Strategie e prospettive
Mi fa abbastanza paura la prospettiva americana che vede nella Cina il suo principale avversario economico (e forse militare) e che lascia all’Unione Europea il compito di affrontare militarmente la Russia, facendole credere che questa potrebbe avere mire espansive nel mondo Baltico o in Moldavia o in Finlandia.
Il fatto che negli attuali negoziati tra USA e Russia siano completamente esclusi sia gli europei che il governo di Kiev è piuttosto preoccupante. Si sta decidendo qualcosa di importante sulle loro teste. D’altronde né gli europei (salvo eccezioni) né gli ucronazi sono disposti a trattative: si sono tagliati fuori da soli. Sconcertante è la loro mancanza di diplomazia e di senso della realtà.
A questo punto pare evidente che l’Ucraina verrà suddivisa in due parti: una a est del Dnepr, gestita dai russofoni, e una a ovest, gestita dagli americani, che rivogliono i soldi indietro, quelli prestati in oltre tre anni di conflitto e che il governo di Kiev pensava fossero a fondo perduto.
Tutta l’area ovest dovrà essere completamente smilitarizzata. Gli europei potranno partecipare al suo saccheggio se gli americani glielo permetteranno. Odessa passerà giuridicamente sotto i russi, per permettere di unire il Donbass alla Transnistria, anche se sul piano economico si permetterà alla suddetta area occidentale di usare i suoi porti, altrimenti l’Ucraina non potrà più riprendersi e forse addirittura cesserebbe di esistere come Stato politico.
È incredibile come i calcoli completamente sbagliati degli occidentali circa la capacità di resistenza dei russi sul piano economico, finanziario, sociale e militare, abbiano prodotto uno sconvolgimento così epocale sui destini dell’umanità, soprattutto sulla tradizionale egemonia globalista dell’anglosfera.
Sintomatico inoltre il fatto che gli americani, quando vedono la mala parata, facciano molto presto a mutare atteggiamento, confidando di poter far valere i loro interessi in altri modi, mentre gli europei preferiscano restare legati ai loro pregiudizi ideologici (quelli russofobici) che tanto male fanno ai loro interessi. La UE si vanta di avere la saggezza di un anziano e guarda con sufficienza la spregiudicatezza del proprio figlio americano. Ma che gli statisti europei siano più saggi di quelli americani solo uno stupido può crederlo. Almeno per adesso.
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Quando si vive in un villaggio globale, dove tutto è interconnesso, la cosa da temere di più sono i giochi sotto banco tra i capi tribù più influenti. Cioè quelle intese che non vengono dette esplicitamente o integralmente al popolo, ma che avranno un peso sulla sua vita per gli anni a venire. La mancanza di trasparenza è una caratteristica di questo mondo, dominato dall’interesse.
In tal senso non mi meraviglierei più di tanto che una delle condizioni per far finire la guerra in Ucraina sia quella di permettere agli USA di vendere alla UE il gas russo attraverso il gasdotto del Nordstream. Oppure che gli USA allentino la stretta dei dazi nei confronti della UE a condizione che la UE assicuri che comprerà il loro costoso gas liquido per il prossimo decennio. Oppure che gli USA alleggeriscano la pressione dei loro dazi sulla Cina, a condizione che questa, con le sue merci sottocosto, in grado di soddisfare qualunque esigenza, si rivolga soprattutto al mercato europeo, destabilizzando le imprese autoctone. Oppure che Russia e USA si mettano d’accordo nello spaventare militarmente la UE, inducendo quest’ultima a comprare più armi dagli stessi americani.
Nel mondo di oggi i popoli raramente possono esercitare la loro sovranità, e i poteri forti, se non obbedisci alla loro volontà, fanno presto a usare le maniere pesanti.
In questi rapporti basati sulla forza, dove il diritto è un semplice paravento, la democrazia non viene concessa da nessuno: o un popolo se la conquista usando la forza, oppure resta servo. Si tratta soltanto di capire fino a che punto siamo disposti a lottare. Questo perché con le armi oggi esistenti, i disastri umani, materiali e ambientali saranno apocalittici. Quanto, in questi ultimi tre anni, è successo in Ucraina o a Gaza, potremmo vederlo come una pallida anticipazione. Questo naturalmente a prescindere dalle considerazioni che soggettivamente si possono fare sulla bontà o cattiveria delle parti in causa, ma semplicemente limitandosi a guardare l’esito finale nell’uso delle armi distruttive. Togliere la vita a migliaia di persone o traumatizzarle per tutta la vita, o riportarle – come spesso si dice – all’età della pietra, son cose che si fanno in un tempo incredibilmente breve. Certo, già nella seconda guerra mondiale ci eravamo accorti di questa cosa, ma, a quanto pare, le promesse che ci eravamo fatti di non ripetere gli errori compiuti, erano solo da marinaio.
Ora però dobbiamo deciderci se guardare le cose dalla finestra o se uscire di casa.