Teatro degli orrori, un abbraccio vale tutta la canzone

Ultimamente me li son ritrovati un po’ dappertutto, toni entusiastici sempre: Il Teatro degli orrori, a forza di dai, me li son dovuti andare a cercare in rete per vedere se almeno stavolta i giornali avevano ragione. Non mi fido più. E così sono incappata nel video di “Direzioni diverse”. Musica e sound da flash-back, mi han riportata di forza negli anni Ottanta. Sono cresciuta nutrendomi anche di quel tipo di dark-rock, oggi mi sa tanto di già dato, ma tocca anche se non voglio qualche corda del mio dna musicale che non mi lascia indifferente e mi commuove. Il bello però è tutto nel finale del video: chi mi vedo sbucare dal nulla, ad abbracciare Pier Paolo? Carlo Casale dei Frigidaire Tango! Ma allora volete proprio farmi piangere, tornare indietro di vent’anni e più. Carlo, che forza, allora quand’era così figo e oggi, senza aprir bocca. Un abbraccio in cui vorrei potermi intrufolare anch’io…

IL GIORNALISTA GIDEON LEVY PARLA DI ISRAELE, DELLA PALESTINA E DEL “CAMPO DI CONCENTRAMENTO CHIAMATO GAZA”, LA CUI POPOLAZIONE AMMIRA E LODA. ANCHE LEVY VEDE ARRIVARE ALTRA GUERRA, A CAUSA DELLA POLITICA DI NETANYAHU, DEL DISINTERESSE DI OBAMA E DEL MENEFREGHISNO DELL’EUROPA

Colloquio con Gideon Lévy di Françoise Germain-Robin

Nato nel 1955, a Tel-Aviv, giornalista israeliano e membro della direzione del quotidiano Haaretz, Gideon Levy denuncia implacabilmente le violazioni commesse contro i Palestinesi e il ricorso sistematico ad una violenza che disumanizza i popoli, aizzati l’uno contro l’altro. Gideon Levy occupa un posto particolare nella stampa israeliana, quello dell’imprecatore. I suoi editoriali e le sue cronache nel quotidiano Haaretz sono altrettanti atti d’accusa contro la politica di occupazione e colonizzazione del suo paese, Israele, contro i territori palestinesi. E’ uno dei pochi giornalisti che si sono espressi contro la guerra a Gaza.
Di passaggio a Parigi, dove presentava la raccolta di suoi articoli pubblicata da Éric Hazan [1], ha dedicato un ampio spazio di tempo a L’Humanité.

- Quando leggiamo i suoi articoli, ci diciamo che lei va giù pesante nella critica ad Israele, molto più di quanto non possa permettersi la maggior parte dei giornalisti francesi [aggiunta di Nicotri: “Per non parlare di quelli italiani!”.]

Lo so, una volta ho rilasciato un’intervista a TF1 e dopo il giornalista mi ha telefonato per scusarsi di non poter diffondere i miei discorsi perché se lo avesse fatto sarebbe stato accusato di antisemitismo e avrebbe avuto delle noie. Io ho la fortuna di essere in un giornale che mi lascia piena libertà e mi ha sempre sostenuto, anche se capita spesso che dei lettori protestino e anche disdicano l’abbonamento a causa dei miei articoli. Continua a leggere