Quanta ipocrisia sulla Cina e la Russia. Cuba no, Sud Ossezia sì?

Basta guardare come sono composte le prime pagine dei giornali per sospettare che la crisi georgiana sia stata spinta in scena per offuscare le Olimpiadi di Pechino. Gli articoli sui record e anche sulle medaglie d’oro italiane non hanno lo spazio adeguato, cioè quello che hanno sempre avuto durante le Olimpiadi passate, devono contendere lo spazio alla crisi russo-georgiana-osseta, alle foto dei carri armati, dei militari russi e dei morti. Chi ha ragione, in questa crisi? Andiamo per ordine.

E’ da tempo che si tenta di creare grossi problemi economici alla Cina, la prima mossa è stata l’enorme allarme sull’influenza aviaria. Ricordate? Pareva che gli uccelli in arrivo dall’ex celeste impero avrebbero provocato una mezza apocalisse nell’immacolato, sano e ricco Occidente. Invece l’unica cosa che provocò fu la paura di molti nostri operatori economici ad andare non solo in Cina, ma anche nelle vicinanze come per esempio in Vietnam, per continuare a concludere affari specie nel settore tessile.

Poi è arrivato il continuo allarme sul Darfur, del quale si preconizza continuamente lo spopolamento da stragi armate dai cinesi. Oddio, che la Cina per avere il petrolio del Darfur rifornisca di molte armi il governo di quel Paese è vero, con le non belle conseguenze, ma è ciò che abbiamo sempre fatto noi per avere il petrolio altrui. L’Eni italiana ha finanziato la rivoluzione algerina, contro la nostra cugina Francia. Gli Usa e l’Inghilterra non hanno esistato a fare carne di porco dell’Iraq e di un enorme numero di iracheni con ben due guerre contro quel Paese, dopo avere già fatto carne di porco di qualche milione di vite iraniane e irachene rifornendo all’impazzata tutti di armi nella disastrosa e assolutamente inutile guerra Iran-Iraq. Per non parlare del menefreghismo verso i palestinesi, tenuti al guinzaglio di un “processo di pace” che è solo un miraggio nel deserto, una chimera, mentre gli israeliani fanno quel che gli pare e piace. La Cina ha le sue colpe nel Darfur, certo, ma noi siamo gli ultimi a poterci scandalizzare. E poi leggetevi “Dio non è grande”, di Cristopher Hitchens: scoprirete che la Chiesa non è estranea alla mattanza….

Poi è arrivato il Tibet, e siamo diventati todos tibetanos, sull’esempio di quel mediocre promotore della guerra col Vietnam che fu il presidente John Kennedy quando davanti al Muro di Berlino gridò “Io sono un berlinese!”. Bella frase. Bello spot. Bella autopubblicità. Peccato che davanti ad altri muri nessuno mai gridi “io sono un palestinese!” oppure “Io sono un rom!”. Del resto, perfino Walter Veltroni, votato al buonismo delle sconfitte, si è accorto che il Bel Paese sta perdendo la memoria. Resterà solo la Memoria, a senso unico e a uso e consumo dei furbi.

Chi invece ha ancora memoria ricorda che la Russia è stata invasa da noi europei già due volte, da Napoleone e da Hitler, con il macello che così bene conosciamo e così male ricordiamo, tralasciando gli attacchi dei signori della Svezia prima di Napoleone. Ma la Russia non s’è mai sognata neppure di notte di invadere l’Europa. Il Patto di Yalta gli assegnò il potere sui Paesi “satelliti” dell’Est europeo, né più e né meno come assegnò agli Usa il dominio su altre zone, esercitato ora con i soldi e la democrazia come in Germania Occidentale e in Italia, ora con i colpi di Stato come in Grecia e Turchia, ora con i colpi di Stato e le mattanze di desaparecidos in Centro e Sud America.

Chi ha memoria ricorda anche che gli Usa si sono sfiziati a finanziare la guerriglia dei tagliagole kosovari per inoculare in un fianco debole dell’Europa il virus del separatismo, che alla lunga colpirà forse duro anche in Italia. E qualche anno prima la Germania Occidentale, con il valido aiuto quanto meno ex post del Vaticano, si è sfiziata a sfaldare la Jugoslavia per poter avere la sua bella area di influenza almeno economica (vedi Slovenia e Croazia, con il Montenegro a seguire).

Chi non è così disonesto da far finta di dimenticare perfino quello che è successo ieri mattina sa bene che la Nato ha messo in campo una ingiustificabile strategia di allargamento all’Est europeo che arriva fino sull’uscio di Mosca, comprendendo provocatoriamente in prospettiva non solo la Georgia. Napoleone è arrivato a Mosca a cavallo e con qualche cannone (potete ammirarli in un cortile del Cremlino, dove sono rimasti giustamente come trofeo e come monito). Hitler è arrivato in vista delle guglie del Cremlino con i carri armati, i bombardamenti, gli incendi, le rappresaglie, lo sterminio, il macello anche dei soldati italiani mandati criminalmente allo sbaraglio da un imbecille come Mussolini in mano ai criminali as usual incapaci dello Stato Maggiore militare italiano, culi di pietra romani desiderosi di fare carriera sul sangue dei poveracci. Andando da non ricordo quale dei tre aeroporti di Mosca verso la città a un certo punto si vedono ancora i cavalli di Frisia e i blocci di cemento anticarro che segnano, a imperitura memoria anche alla faccia degli smemorati di professione, il punto esatto dove l’eroico popolo sovietico ha fermato la barbarie nazista vomitatagli addosso da noi civilissimi europei, pura razza ariana e pertanto superiori al resto del mondo…

Bush alle porte di Mosca c’è arrivato esportando democrazia con le rivoluzioni democratiche più o meno arancioni. Strano: quando si tratta della rivoluzione pacifista con i colori dell’arcobaleno Bush non ci sente e gli arcobalenieri italinai si devono sorbire le prediche della Chiesa e perfino del rabbino capo Di Segni, ovviamente basate sulla sacra bibbia. E che Bush ami il colore arancione lo si era capito già dal colore delle divise dei detenuti a Guantanamo… Ma in ogni caso i russi non amano si arrivi a casa loro o sull’uscio di casa senza essere invitati, sia che si indossino i caschi degli Ussari sia chi si indossino le camice nere o quelle brune o quelle arancione.

Con quale diritto gli Stati Uniti, che minacciarono una guerra mondiale nucleare quando i russi si permisero di dare ai cubani le armi utili a difendersi evitando un nuovo sbarco finanziato dalla Cia, si permettono oggi di dire cosa devono fare o non fare Mosca, la Georgia, l’Ossezia, ecc? Altro che due pesi e due misure! Chiaro come il sole che il diritto non c’entra nulla, c’entra solo la forza. Come sempre. La forza e il petrolio. Come sempre. Con anche il gas, questa volta. Gli Usa sono impegnati a strangolare economicamente la Russia evitando vadano in porto i suoi piani dei grandi gasdotti attraverso terrori sui quali Washington non a caso ha iniziato a soffiare sul fuoco, magari mettendovi addosso non solo gli occhi arancioni ma anche quelli grigioverdi delle basi militari “temporanee” come in Kazakistan con la scusa della guerra, assurda e persa in partenza, contro l’Afganistan. Cosa c’entrino con il Nord Atlantico, visto che la Nato il Nord Atlantico riguarda, la Georgia o il Kazakistan o l’Afganistan non lo sa manco il Padreterno, ma tant’é: la Nato c’è  e, come qualunque gigantesco apparato dotato di burocrazia costosa, vuole continuare a vivere e succhiare soldi, alimentando il famoso “complesso militare-industriale” e venendone a sua volta alimentato.

Contrastare i piani economico-petroliferi-gazieri dei russi ha il pregio di mettere un’ipoteca sui rifornimenti energetici anche dell’Europa, ha cioè il pregio di indebolirci e ricattarci: o con noi, o senza corrente elettrica. Contrastare i russi su questi argomenti significa rendere più arduo il rifornimento energetico dei cinesi, in vista di capire meglio come affamare o almeno spaccare con i soliti separatismi “democratici” anche il gigante cinese. Perciò si può strillare per l’Ossezia e fottersene, per ora, della Cecenia e affini, tanto c’è il temuto, potentissimo, ascoltatissimo e decisivo Berlusconi che, in camicia azzurra, garantisce per la democraticità di Putin e per il crudele terrorismo dei ceceni che osano pretendere l’indipendenza. Ma chi credono di essere questi cazzi di ceceni? Lituani? Lettoni? Estoni?

Allo zio Sam servono il petrolio e il gas del mondo, non possono più mettere le mani su quello latino americano, almeno per ora, ed allora si bastona la Russia in attesa di bastonare la Cina e si aspetta il momento buono per bastonare l’Iran, dopo avere già bastonato a sangue l’Iraq, con i politici israeliani che si fregano di nuovo le mani fingendosi preoccupati per le (inesistenti e irrealizzabili) “bombe atomiche iraniane”, a onta di quanto da decenni consigliano i più realistici stati maggiori militari e perfino i capi dei servizi segreti, molto più informati e molto meno ideologici e imbecilli dei governanti e dei fanatici che ne sono lo zoccolo duro.

Una volta esportavamo la “vera religione” e la civiltà, a fil di spada e di fucili. Poi il liberalismo, a cannonate. Ora esportiamo le democrazie, in realtà caricature di democrazie che sono solo clientele e corruttele, e le esportiamo più modernamente a colpi di missili, bombardamenti, guerre “preventive” e patrocinio di separatismi sanguinosi. Non mi si venga a dire che è una questione di giustizia: è solo una questione di forza. E di risorse energetiche, petrolio o gas che siano.

Il roseto ardente arde di nuovo, ma in tutt’altro modo.Gli americani sono sempre in preda ai loro miti, al sogno americano che consuma e inquina moooooooolto più degli altri. credono sempre di poter fare stragi di nativi per la loro grande Nuova Frontiera da spostare a Ovest. Oggi soffiano sul fuoco della Georgia altrui, un domani si godranno il soffiare sul fuoco della Georgia propria. Gli spiriti della prateria non dimenticano. Nemmeno quelli del mondo. La Cina nei mesi scorsi ha superato gli Usa come percentuale di produzione mondiale di beni da industria leggera, mi pare siamo al 16% contro il 15 e qualcosa. Bush non sa trattare, porta ancora gli stivaletti da cow boy e tracanna whisky. Speriamo i suoi successori siano migliori.

3 commenti
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