L’enorme afflusso di gente alla manifestazione per la libertà di informazione dimostra che urge una manifestazione nazionale contro il governo Berlusconi e il suo capo. Che politicamente, oltre che moralmente, somiglia ormai a un cadavere. Tant’è che impazzano gli scherzi da prete…

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Ho partecipato alla manifestazione di Roma per la libertà d’informazione e quindi del giornalismo. Davvero grande. La partecipazione deve avere sorpreso gli stessi organizzatori, tant’è che a me è parsa un po’ arraffazzonata per quanto riguarda gli oratori, più il solito intermezzo canterino. Che il segretario nazionale del sindacato dei giornalisti, by the way Franco Siddi, parli a 2-300 mila persone è impressionante, ed è il sintomo di un ulteriore scollamento tra Paese reale e Paese strutturato. Interessante il discorso del costituzionalista Onida, che si può così riassumere: 1) senza informazione o con informazione insufficiente i cittadini sono meno liberi, e quindi di fatto l’informazione e il giornalismo reticente o azzoppato sono un attentato alla Costituzione; 2) Il giornalismo è il cane da guardia della democrazia, e quindi non può esercitare un ruolo compiacente; se la democrazia resta senza cani da guardia è ovvio che i ladri ne possano approfittare, e anche i suoi assassini. Io aggiungerei che il cane da guardia non solo deve sapere abbaiare forte e ringhiare minacciosamente, ma anche azzannare quando è il caso…. Ma chi lo fa oggi in Italia?

Accolti come eroi Michele Santoro e Marco Travaglio, altra cosa che a mio avviso è troppo sovradimensionata: se diventano eroi dei giornalisti che fanno bene il proprio mestiere, e che sono privilegiati rispetto la gran massa, allora butta male, e per due motivi. Il primo è che è roba da repubblica delle banane cercare di zittire dei giornalisti. Il secondo è che forzare a un ruolo politico dei giornalisti è sempre una cosa sbagliata, i due ruoli sono e devono restare distinti, sovrapporli o mescolarli è un po’ come mescolare il diavolo con l’acqua santa. Le delusioni, politicamente parlando,  sono inevitabili. Il ruolo della figura salvifica, alla quale affidare la delega delle nostre responsabilità civili, è sempre e solo una faccenda fideistica, da uomo della Provvidenza sia pure in sedicesimo, e la Storia insegna che “no bbuono”.

Applausi ai vari nomi delle varie adesioni alla manifestazione, compresi i Comitati di redazione (cioè gli organismi sindacali dei giornalisti nelle redazioni) di molte testate e quando ho sentito nominare anche Federica Sciarelli – che dovrebbe essere fischiata per come mena il torrone e il fumo con il “mistero” della scomparsa di Emanuela Orlandi, nascondendo in realtà perfino quanto appurato dai magistrati riguardo le responsabilità del Vaticano – ho capito che la manifestazione si stava sprecando come supporto ai soliti noti. Compresi i Comitati di redazione che troppo spesso sono i corresponsabili del degrado della professione nella Rai e nei giornali: troppo facile regalare adesioni per far dimenticare l’ormai longevo andazzo da schiene prone, inciuciste e cooptate.

La enorme folla romana ha dimostrato che c’è urgente bisogno di una manifestazione nazionale contro il governo Berlusconi e contro il suo capo di governo, cioè contro il Chiavaliere a Dondolo. Se non si muove la piazza, forzando l’opportunismo compiacente dei partiti, questo governo durerà tutto il tempo necessario per scassare e affondare definitivamente l’Italia e la sua unità. Continua a leggere