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La resistibile ascesa grazie ai vari Veltroni e l’indecorosa caduta del Cavaliere per antonomasia



[Didascalia della foto: come si vede, la trippa del Cavaliere non solo deborda, ma si piega in avanti come la panza di Giuliano Ferrara. Chissà la goduria anche estetica della fidanzata Francesca Pascale, una vecchiaccia di 27 anni, nell’intimità con il giovanissimo Silvio di appena 49 anni più di lei.]

“La Rivoluzione Berlusconi è di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si ostina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente di modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale televisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità produttive”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano difficilmente sottoscriverebbe anche oggi queste parole apparse nell’ormai lontanissimo 1986 sul periodico Il Moderno, organo della corrente “migliorista” del Partico comunista italiano della quale lui era il leader. Oggi siamo arrivati al punto che lo stesso Napolitano viene spintonato per evitare che Berlusconi sia trattato come un cittadino italiano anziché come un satrapo medioevale.

Ma come si è arrivati a questo punto? Cercare di capirlo è davvero istruttivo. Prima però osserviamo alcune cose delle ultime ore. Continua a leggere

Troppo berlusconismo nell’esordio del governo Monti. E l’Italia, a furia di subire “lacrime e sangue”, è governata da governi o da becchini, sanguisughe e vampiri?

Non solo Mario Monti è andato a Porta a Porta da Bruno Vespa in prima serata, commettendo così il grave errore di debuttare in pubblico officiando la politica nello stesso salotto televisivo usato e abusato da Silvio Berlusconi e molti altri personaggi della politica, ma poi da Vespa ci sono andati anche, in seconda serata, verso le 23,20, due suoi ministri, Vittorio Grilli ufficialmente viceministro all’Economia, e Corrado Passera, superministro allo Sviluppo Economico. Per  giunta, il ministro del Welfare  Elsa Fornero e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà sono andati a Ballarò per prestarsi al solito prolungato battibbecco da pollaio avendo come dirimpettai, tra gli altri, l’ex ministro dellla Pubbblica Istruzione, Mariastella Gelmini, e l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Monti ha avuto almeno il buon gusto di stare a Porta a Porta da solo, senza altri ospiti con cui litigare e far baccano, in una sorta di intervista colloquiale e illustrata con tabelloni vari condotta da Vespa. Però dopo le 23,20 tra Ballarò e Porta a Porta i membri del governo impegnati contemporaneamente a tentare di spiegarsi facendosi largo tra le chiacchiere da ballatoio erano in totale quattro. Come inizio berlusconiano, per il nuovo governo non c’è male. Neppure Monti e i suoi ministri hanno capito che NON è la tv, anche se Rai invece che Mediaset, il centro dell’Universo e neppure dell’Italia. Continua a leggere

Nulla di nuovo: usare gli estremisti per squalificare e frantumare l’opposizione. Berlusconi andrebbe davvero processato per alto tradimento non solo della realtà

Ho scritto più volte ironicamente che Berlusconi andrebbe processato per alto tradimento della realtà, visto che da decenni usa le sue televisioni per far credere che la realtà sia quella di comodo che viene esibita in continuazione dai teleschermi, ingannando e tradendo così l’Italia intera e soprattutto i giovani. Ora però, dopo la pubblicazione delle sue telefonate eversive, con le quali auspica la discesa in piazza di milioni di suoi sostenitori armati, la distruzione del tribunale più scomodo per lui e l’assedio di un giornale, per l’ironia resta poco spazio. Scherzando ho scritto più volte che il capo dello Stato dovrebbe fare come fece il re con Mussolini: convocarlo per un colloquio e  farlo portar via dai carabinieri su un’autombulanza. Ora c’è poco da scherzare: Napolitano è tenuto a convocare Berlusconi e a obbligarlo a dimettersi. Il governo di centrodestra può proseguire sotto la guida di Roberto Maroni o Giulio Tremonti o Pisanu o di una personalità esterna che goda di prestigio e che sappia fare il capo del governo per almeno fare le due o tre cose essenziali, compreso il cambio dello sciagurato sistema elettorale, e poi magari andare a nuove elezioni.

Se Berlusconi riesce invece a farla franca anche questa volta, dopo che ha dimostrato di essere anche peggio del Caimano del film di Nanni Moretti, che a fine film fa proprio attaccare con le molotov dai suoi fans il tribunale di Milano, allora significa che l’Italia è messa molto peggio di quel che si crede: la strada verso un duro ridimensionamento della democrazia e verso l’impoverimento irreversibile è tutta in discesa, con possibili esiti di rottura dell’unità nazionale e con scontri da guerra civile. I fattacci di Roma a contorno della manifestazione degli Indignati sono una scintilla che sia pure per un attimo illumina e lascia intravedere una tale strada. Continua a leggere

Umberto Bossi, il padano Arcitaliano

“Sì, no, forse, vedremo, sì, no, forse, vedremo….”. Ormai a Bossi chi lo capisce è bravo. E che saltabecchi abbaiando un po’, scodinzolando molto al guinzaglio di Silvio Berlusconi come una donnetta da bunga bunga pagata più delle altre, cominciano ad accorgersene perfino i leghisti, tanto che stando a un recente sondaggio la quasi totalità dei “padani”, per l’esattezza il 95%, non lo vuole più come leader. Un “fora dei ball!” in percentuale bulgara, che però a dire il vero non sorprende troppo. E il partito gli sta sfuggendo di mano, se non gli è già sfuggito in quella di Roberto Maroni, bravo ministro dell’Interno così come a suo tempo è stato un buon ministro del Lavoro. Cosa ha provocato l’improvvisa perdita di peso e autorità di Umberto Bossi? L’età? In definitiva ha “solo” 70 anni, cioè quasi cinque meno di Silvio Berlusconi, che è primo ministro e campione di bunga bunga. La salute non più ottima dopo il famoso ictus? La salute non è ottima, ma non ci sono peggioramenti ulteriori. La recente operazione alla cataratta? Ma si tratta di una operazione ormai quasi di routine, priva di conseguenze di peso. E allora? Di che si tratta? Continua a leggere

Lo Strapaese del Bunga Bunga e di Bongo Bongo. Svegliaaaaa! Mentre loro fanno quattrini e scopano come ricci a noi ce la mettono a quel posto

E dunque siamo ridotti a Paese del Bunga Bunga. Guarda caso, l’espressione Bunga Bunga inizia per B in entrambe le parole, eguali tra loro, esattamente come Berlusconi-Bossi. Parole queste ultime due diverse nella scrittura ma riferite a personaggi eguali tra loro non solo negli interessi politici, ma anche in certo andazzo.
Della vita privata del signor Berlusconi Silvio non ci interessa il classico fico secco, e anzi abbiamo anche invidia: beato lui che è beato tra le donne, per giunta giovanissime. Beato lui che può, anche e soprattutto a quattrini. Male fa la sinistra – se così la possiamo chiamare – a prendersela con il capo del governo su questo piano. Che è un piano perdente, perché se alla politica si sostituisce il moralismo e l’accidia vuol dire che non si ha una linea politica. Come del resto è ben chiaro da tempo. Ma la politica non si improvvisa in base all’andamento della vita sessuale del signor Berlusconi Silvio, anche se capo del governo, usare le sue mutande come coperta non serve a coprire il vuoto di proposte di chi lo vorrebbe mandare a casa. Pierluigi Bersani ha gridato pubblicamente “Qualcuno stacchi la spina a questo governo” senza rendersi neppure conto che quel “qualcuno” o è la sinistra capeggiata dal PD dello stesso Bersani oppure non è niente. Forse Bersani si illude che esista un “qualcuno” in grado di cacciare Berlusconi da palazzo Chigi? Il capo dello Stato non può – purtroppo – convocarlo al Quirinale e farlo arrestare dai carabinieri, facendolo poi uscire su una autombulanza come fece il re con Mussolini. Né è pensabile – per fortuna – che provvedano i militari, perché sarebbe un golpe. Bersani dovrebbe stare perciò bene attento a come parla. Fermo restando il fatto che ridursi a un tale balbettio è più che comprensibile per un partito che non solo NON ha mai voluto sbarrare la strada a Berlusconi oberato dal mega conflitto di interessi che sta colando a picco l’Italia ridotta al Bunga Bunga, ma NON ha mai neppure voluto far rispettare la legge: in base alle vigenti leggi infatti Berlusconi in quanto titolare di una concessione da parte dello Stato (per l’esattezza, la concessione delle frequanze televisive che lo hanno fatto straricco) NON poteva – e NON può – presentarsi alle elezioni come candidato, ma solo come cittadino che va a votare. Purtroppo la corruzione di vario stampo e natura e l’insipienza dei vari personaggi della sinistra si sono lasciate bungabungare dalla presa per il sedere del “mero proprietario”. Ma veniamo al sodo.
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Perché alla Fiat non licenziare anche i manager e gli azionisti incapaci che l’hanno portata a questo punto di inadeguatezza ormai fuori mercato?

Come è noto, tre operai del reparto montaggio dello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat – dove si produce la Punto Evo – sono stati prima sospesi e poi licenziati con l’accusa di aver ostacolato il percorso di un carrello robotizzato durante un corteo interno. Secondo l’azienda il blocco del carrello robotizzato impediva di lavorare agli operai che non partecipavano allo sciopero e al corteo interno. Ed è di oggi la notizia di un quarto licenziamento, sempre per motivi dello steso tipo, piuttosto speciosi. Ma tralasciamo.

Bene. Ma allora perché non licenziare i manager e gli azionisti di riferimento incapaci che con le loro incapacità e strategie perdenti impediscono di lavorare a centinaia di migliaia di dipendenti compromettendo anche il futuro di molti di loro? Altro che blocco del carrello robotizzato: nei primi sei mesi del 2010 la quota di mercato della Fiat nell’Europa composta da 27 Paesi è calata del 20, 8%. Si è cioè ridotta nel giro di sei mesi addirittura di un quinto! A fronte di un mercato dell’auto di fatto stazionario anche se registra un incrementino dello 0,2%. Detto in parole povere, la Fiat è fuori gioco, va peggio di tutti i suoi principali e con la sua fettina del 7,4% di quota di mercato è solo la sesta casa automobilistica del Vecchio Continente. Che fine hanno fatto le profezie dell’Avvocato, cioè dello scomparso Gianni Agnelli che in realtà non era neppure avvocato, di quando – pochi anni fa – si diceva sicuro che la Fiat sarebbe cresciuta fino a diventare uno dei pochi giganti automobilistici mondiali? Evidentemente sono state seppellite con lui. Purtroppo. Continua a leggere