Rispetto all’autentico messaggio umano e politico del Cristo, ch’era privo di alcun connotato religioso, le eresie cristiane che hanno avuto maggior successo, in rapporto alla loro durata e diffusione geografica, sono state tre, che qui elenchiamo in ordine alla loro rigorosità teologica e raffinatezza mistica: ortodossia greco-bizantina (poi slava), cattolicesimo-romano (o latino) e evangelismo riformato (o protestantesimo luterano-calvinista).
L’ortodossia ha rappresentato il tentativo di restare fedeli ai principi fondamentali del cristianesimo petro-paolino, espressi in tutto il Nuovo Testamento. Per un laico è questa l’ideologia religiosa più difficile da superare, proprio perché essa va oltre la sfera “politica”.
Il cattolicesimo nasce nell’VIII secolo, con l’eresia filioquista (1), inserita nel Credo, considerata dagli ortodossi come la “madre” di tutte le eresie della chiesa romana; e ciò contestualmente alla nascita del potere temporale dello Stato pontificio nell’Italia centrale, grazie all’appoggio politico-militare dei Franchi. Tale eresia si formalizza ufficialmente nel 1054, con lo scisma, mai più sanato, tra cattolici e ortodossi.
La terza eresia nasce nel 1517, con la pubblicazione di 95 tesi teologiche che Lutero rivolge contro il papato, senza che ciò abbia mai comportato, da parte dei protestanti, un avvicinamento alle posizioni della chiesa ortodossa. Tra capitalismo e protestantesimo il rapporto è – come vuole M. Weber – “organico”, anche se oggi si sostiene che il capitalismo (pre-industriale) ha potuto porre tranquillamente le proprie basi nel basso Medioevo, grazie alla teologia cattolica (Scolastica, neoaristotelica).
All’interno di queste tre grandi eresie europee nei confronti di Gesù Cristo (e ognuna di esse anche nei confronti della precedente), si sono sviluppate altre varie centinaia di eresie, alcune delle quali, nonostante le persecuzioni subite, contano ancora oggi non pochi seguaci (nestoriani, copti, ecc.).
Tutte le centinaia di eresie minori sono nate per opporsi al concetto di “chiesa trionfante” (imperiale, statale, nazionale ecc.), ovvero per affermare un concetto di chiesa più democratico ed egualitario, che recuperasse le origini del cristianesimo apostolico.
Le prime eresie (arianesimo, nestorianesimo, monofisismo ecc.) apparvero tra il IV e il V secolo, quando il cristianesimo era divenuto, grazie agli imperatori Costantino e Teodosio, la religione dominante dell’impero romano.
L’unica eresia cristiana che ha cercato di trasformare la fede religiosa in un’appartenenza politica, che avesse valenza istituzionale e che si ponesse in alternativa all’autorità indipendente del sovrano (o dello Stato) è stata quella cattolico-romana, che è chiesa politica per definizione, in quanto ancora oggi legittimata da un proprio Stato autonomo, il cui monarca assoluto e infallibile (il papa-re) si considera indipendente dalle leggi di qualunque altro Stato.
Tutte le eresie cristiane apparse in Europa occidentale, dal Mille (a partire da quella catara) sino alle più recenti del XX secolo (modernisti, teologi della liberazione, cristiani per il socialismo ecc.) hanno sempre messo in discussione la legittimità del potere temporale della chiesa romana, ma nessuna è mai riuscita a riformarla in senso “spirituale”.
I cattolici che si definiscono “democratici” o “umanistici”, quelli aperti al “pluralismo”, alla “laicità”, dovrebbero sapere che un regime di separazione tra chiesa e Stato non può che far bene alla “spiritualità” della loro fede. E allora perché lasciano che siano soltanto i non-credenti a chiedere l’abrogazione dell’art. 7 della Costituzione? Per quale ragione la fede cattolica può dimostrare la propria fondatezza solo a condizione di detenere un certo potere politico? E soprattutto, perché questo potere politico viene sempre gestito in maniera antidemocratica, contro la laicità dello Stato? Per quale ragione un cittadino-cattolico prima è “cattolico” e poi “cittadino”?
(1) Con l’eresia filioquista il padre e il figlio, da cui lo spirito procede, vengono posti sullo stesso piano, mentre secondo gli ortodossi figlio e spirito sono simbolicamente “le due mani di dio”. Con questa eresia per la prima volta la chiesa, che rappresenta Cristo, si pone sullo stesso piano dell’imperatore, che rappresenta dio, mentre in area bizantina il patriarca, nelle questioni politiche, restava nettamente subordinato al basileus. Reinterpretando laicamente questo dogma si può sostenere che mentre nella teologia ortodossa l’ateismo si può rinvenire nell’idea di irrapresentabilità di dio, in quella cattolica invece la si può rinvenire nella stretta identificazione di realtà divina e papato: il che rispecchia la differenza tra teologia apofatica e catafatica.