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Il giudice della Cassazione Antonio Esposito ha sbagliato. Punto.

Che il magistrato Antonio Esposito abbia sbagliato non ci piove. A mio avviso bene farà il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) a sanzionarlo in qualche modo, ammonendolo o trasferendolo. Giudice della sezione della Cassazione che nei giorni scorsi ha confermato la nota condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni di detenzione, Esposito è stato così sprovveduto, ingenuo, imprudente e scorretto da accettare di conversare al telefono con un giornalista riguardo le motivazioni della sentenza nonostante la Cassazione non le renderà note prima di un paio di mesi. E, come se non bastasse,  tale giornalista ha anche autorizzato a pubblicare come sua intervista il testo con le domande e le risposte inviatogli via fax. Che poi tale giornalista sia “una persona che conosco da 35 anni” non fa che peggiorare le cose. Esposito non è stato “tradito da un amico”, ma dalla propria leggerezza e dabbenaggine.

Detto questo, e senza minimizzare la gravità dell’episodio né dimenticare l’obbligo dei magistrati di parlare solo attraverso le proprie sentenze, c’da chiedersi se il giornalista in questione abbia o no commesso un illecito, anzi due. Il primo avere pubblicato come intervista un testo diverso da quello inviato per l’approvazione a Esposito. Posso io pubblicare un’intervista a Berlusconi nella quale aggiungo come sue alcune affermazioni utili a sputtanarlo? Non credo che Il Giornale, Libero e le tre reti Mediaset sarebbero contente. Neppure lo stesso Berlusconi, immagino. O no? Continua a leggere

Il caso Dominique Strauss Kahn insegna varie cose. A partire dalla facilità degli Usa alla violenza

Lo abbiamo scritto a botta calda a maggio e lo ripetiamo oggi: come può un uomo sano di mente e non ridotto alla fame sessuale stuprare una sconosciuta senza usare il preservativo a New York, capitale mondiale dell’Aids? Bastava porsi questa elementare e doverosa domanda per dubitare delle clamorose accuse mosse dalla cameriera Ofelia del Sofitel Hotel contro Dominique Strauss Kahn oppure delle facoltà mentali di quest’ultimo. Che, si scopre oggi, s’è visto segare le gambe sia da presidente del Fondo Monetario Internazionale che da probabile prossimo presidente della Francia grazie a calunnie inventate di sana pianta, anche se a ben vedere forse non di calunnie si tratta. Danni incalcolabili, dal risarcimento impossibile. Non è certo la povera cameriera Ofelia che pare proprio lo abbia incastrato con delle bugie a poter pagare e mandarla in galera non risolve nulla. A pensarci bene, visto anche che un ritorno alla guida del FMI è ormai molto arduo se non impossibile, Strauss Kahn potrebbe essere candidato ed eletto a furor di popolo presidente della Francia. Sarebbe un risarcimento adeguato. Alla faccia di Sarkozy, i cui reggicoda potrebbero avere imbeccato la cameriera “stuprata”, e alla faccia del puritanesimo Usa che ora davvero appare, proprio come sostenevano molti intellettuali francesi, poca cosa e rozza di fronte alla più prudente ed elastica civiltà giuridica francese ed europea in genere. La facilità con la quale negli Usa si montano accuse, campate per aria, contro interi Stati per poterli invadere trova riscontro nella facilità con la quale si arrestano singole persone “senza guardare in faccia a nessuno”. Per fortuna negli Usa l’Fbi fa quasi sempre e bene il proprio dovere, con avvocati all’altezza della situazione almeno quando difendono imputati dalle tasche floride e con giornali capaci di mordere chiunque debba essere morso, fosse pure il presidente degli Stati Uniti. Continua a leggere

Lo strano bipolarismo italiano: dai guelfi e ghibellini ai parlamentarelfi e berluschini. Mentre il Chiavaliere è in partenza per Israele con intenti bellicosi anche nei confronti di un editore italiano…

La degenerazione politica è arrivata ormai al punto di registrare non solo la ventesima legge ad personam per evitare processi e condanne a Silvio Berlusconi, ma anche la prima legge ad familias per evitare che finiscano nei guai anche suo  figlio Piersilvio nonché il fedele Fedele Confalonieri con l’inchiesta Mediatrade che ha svelato il meccanismo berlusconiano di accumulo di fondi neri e naviga ormai verso il dibattimento in aula. Di fatto l’Italia è prigioniera della pretesa dell’attuale capo del governo di essere legibus solutus con la scusa che è stato “eletto dal popolo”. Scusa risibile a fronte delle dimissioni date per molto meno da molto più civili leader politici e dell’impeachment evitato sul filo del traguardo dal presidente Usa Bill Clinton e dalle dimissioni cui fu costretto un altro presidente Usa, Nixon, reo “solo” di una irruzione nella sede del partito avversario per sapere cosa ci fosse scritto nei loro documenti e programmi elettorali e di avere mentito all’opinione pubblica. Bazzecole di fronte agli addebiti mossi e provati nei confronti di Berlusconi. Ripeto ancora una volta che per renderlo indegno di sedere non già a palazzo Chigi ma anche solo in parlamento basta e avanza il molto disonesto tentativo di far nominare ministro della Giustizia il suo avvocato, Cesare Previti, addetto alla corruzione di giudici romani e al conseguente scippo di imperi editoriali altrui. Corruzione che la Corte di Cassazione nel rendere definitiva la condanna di Previti ha scritto chiaro e tondo nella sentenza essere stata consumata in tandem col suo datore di lavoro Berlusconi Silvio. Continua a leggere

La nostra solidarietà a Berlusconi colpito in faccia da uno squilibrato. Ciò non toglie però che deve smetterla di mentire e che deve dimettersi. Ecco perché, e senza bisogno né di Spatuzza né dei Graviano

Come spiegavo a una nostra forumista nel mio ultimo commento della puntata precedente, gli squilibrati esistono in tutto il mondo, ma ciò non toglie che colpire per giunta in pubblico un capo di governo, spaccandogli un labbro e rompendogli un dente, come è successo a Berlusconi, è cosa grave e inammissibile. Per fortuna non ci sono state conseguenze drammatiche o tragiche, e per fortuna il gesto è frutto di uno squilibrato anziché dell’idiozia di un gruppetto “politico”, eventualità che avrebbe precipitato il Paese nel baratro: è chiaro infatti da troppi sintomi che nelle file del partito berluscon-bossiano non aspettano altro che poter “regolare i conti”. Immagino però che gli untori di professione soffieranno sul fuoco comunque sulle prime pagine dei giornali, e del resto Berlusconi paga bene i suoi mazzieri mediatici.

E che i suoi mazzieri si metteranno alacremente all’opara è già chiaro fin dalle prime parole attribuite a Berlusconi al pronto soccorso. Leggo infatti sul sito di un quotidiano:
“Comunque Berlusconi, riferisce chi gli ha fatto visita, si è detto “amareggiato” per “questa campagna di odio nei miei confronti. Questo è il frutto – ha spiegato – di chi ha voluto seminare zizzania. Quasi me l’aspettavo…”. Berlusconi a tutti ha ripetuto di essere stato nei giorni scorsi nel mirino di una campagna di veleni. “Tutti dovrebbero capire che non è possibile oltraggiare un presidente del Consiglio, questa è la difesa delle istituzioni”. Al di là dell’amarezza, il Cavaliere ha sottolineato di non voler minimamente farsi impressionare dall’episodio. “Sono ancora qui e non mi fermeranno””.
Per parlare così ci vuole una bella dose di irresponsabilità e di faccia di bronzo. Se c’è qualcuno che conduce una campagna di odio è proprio lui, Berlusconi Silvio, che da mesi – anomalia unica nell’intero Occidente democratico –  accusa in continuazione i magistrati – fino alla Corte Costituzionale! – e ormai anche il presidente della Repubblica.
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Non c’è bisogno di Spatuzza. E neppure di aspettare Godot. In un Paese civile per cacciare Berlusconi basta e avanza il tentativo nel suo primo governo di far diventare ministro della Giustizia il suo avvocato personale usato per corrompere magistrati: Cesare Previti. Che la Cassazione ha condannato in via definitiva scrivendo chiaro e tondo che la sentenza scippa Mondadori l’ha comprata in combutta con Berlusconi. Caso Boffo: Feltri ammette che avevo ragione io. Il grande “No Berlusconi Day”: opera della e-generation e del popolo del web che già a novembre dell’anno scorso ho definito come inevitabili e sottovalutati scavatori della fossa per il Cavaliere e il suo impero mediatico

“L’enorme afflusso di gente alla manifestazione per la libertà di informazione dimostra che urge una manifestazione nazionale contro il governo Berlusconi e il suo capo. Che politicamente, oltre che moralmente, somiglia ormai a un cadavere”. E’ il titolo della puntata del 3 ottobre (  http://www.pinonicotri.it/?p=1413 ), scritta al ritorno dalla grande manifestazione di Roma contro i continui attacchi al giornalismo e quindi alla libertà di stampa e alla qualità della democrazia.  Siamo stati i primi a far notare che una manifestazione nazionale contro Berlusconi e il suo governo, andata finalmente in porto il 5 dicembre, era ormai inderogabile. Piano piano se ne sono resi conto anche tutti coloro che l’hanno miracolosamente messa in piedi, organizzata materialmente e portata a buon fine, vale a dire gli altri grilli parlanti “fuori gioco” come me, ossia l’anonimo popolo del web, dei blog, dei social network  e di Facebook, la e-generation che non ha accesso alla tv e alla grande stampa e non conta nulla nei partiti. Salvo essere da questi corteggiati come portaborracce, esattamente come a suo tempo sono stati corteggiati il movimento studentesco, gli extraparlamentari, il movimento femminista, ecc., prima di essere presi a bastonate perché irriducibili al mercato della vacche che dài oggi e dài domani ha portato il parlamento e l’Italia intera nella morta gora nella quale galleggiamo annaspando sempre di più. Il ruolo di questa e-generation come scavatori della fossa per Fininvest-Mediaset e Berlusconi lo avevo già previsto e scritto in una puntata del blog nel novembre dell’anno scorso, come ho voluto ricordare nel Post Scriptum numero 2 in fondo a questa puntata.

Come è noto, Berlusconi in 15 anni si è fatto confezionare 18 leggi su misura per proteggere i propri interessi, non sempre trasparenti, e proteggere se stesso dalla giustizia, e ora tenta disperatamente con la 19esima: sepolto il lodo Alfano ci riprova con il “processo breve” oppure con la non processabilità del capo del governo finché è in carica oppure con qualche altra trovata dei suoi servitori in livrea doppia, di ministro della Repubblica italiana, che in tale veste è tenuto a fare gli interessi dell’Italia intera, e di avvocato del Signore d’Arcore, veste nella quale  in cambio di grasse parcelle si acconciano alle invenzioni di leggi e ai tentativi di altre leggi sempre più indecorosi in nome degli interessi privati del loro straricco cliente spacciati impudicamente per interesse generale. Mi chiedo se il cosiddetto ministro della Giustizia Angelino Alfano si faccia la barba ogni mattina, e se quando si rade si guarda allo specchio. Continua a leggere