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Senza Londra l’Europa sarà più tedesca?

L’Europa è già a guida tedesca dal crollo del muro di Berlino. E’ un fatto economico e di organizzazione. Il battibecco tra Renzi e Merkel è solo scena. Ecco i possibili scenari nel dopo Brexit. Punto sulle giunte formate dai nuovi sindaci. Intervista di Carla Signorile a Pierluigi Magnaschi, direttore di MF/MilanoFinanza e ItaliaOggi

 

1) – La vera vergogna è che l’Europa tollera tutte le atrocità di Israele. E che gli Usa vi si inchinano. 2) – Il Family Day

Il rabbino capo Shmuel Eliyahu ha scritto su Facebook, martedì 19 gennaio, che i palestinesi dovrebbero essere giustiziati per garantire la sicurezza di Israele.

“L’esercito israeliano dovrebbe smettere di arrestare i palestinesi”, ha scritto sulla sua pagina Facebook, “ma dovrebbe giustiziarli e non lasciare alcun superstite”.
Secondo il PNN, Eliyahu è famoso per il suo atteggiamento razzista e per le sue affermazioni controverse sugli arabi e sui musulmani. E’ stato chiamato dal governo per condurre una campagna ufficiale e di rappresaglia contro gli arabi per, nelle sue parole, “restaurare la forza deterrente di Israele.”
Il rabbino della città di Safed, estrema destra, assetato di sangue, membro del principale concilio dei rabbini, ha anche dichiarato che i palestinesi sono il nemico dello Stato di Israele e che “devono essere distrutti e schiacciati per mettere fine alle violenze”.
Nel 2007, secondo il Jerusalem Post, Eliyah aveva affermato che “se non si fermano dopo che ne avremo uccisi 100, bene ne uccideremo 1000. E se non si fermano dopo questi 1000, ne dovremo uccidere 10.000. Se nemmeno allora si fermeranno, ne uccideremo 100.000, persino un milione”.
Nel 2012 Eliyahu era stato contestato per queste sue affermazioni razziste, tra le quali queste, riportate dai quotidiani nazionali israeliani: “La cultura araba è molto violenta” e “Gli arabi si comportano secondo vari codici e norme violente che sono poi sfociate in un’ ideologia”.
Il rabbino avrebbe dichiarato che esempi di questa nuova “ideologia” araba includono ora rubare attrezzature agricole agli ebrei e ricattare i contadini per la protezione contro i furti. Egli avrebbe apparentemente anche detto che “nel momento in cui si lascia spazio per gli arabi, tra gli ebrei, già cinque minuti prima questi incominciano a fare quello che vogliono”. Il ministero della Giustizia ha lasciato cadere le accuse perché “le affermazioni potrebbero essere state alterate dai giornalisti”.
Il Jerusalem Post lo ha citato nella sua affermazione: “Dovremmo farli vivere per poi lasciarli liberi e offrire così un altro gesto a favore un altro presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas? Il fatto che essi ancora bramino di commettere attacchi terroristici mostra che noi non stiamo agendo con abbastanza forza”.
Per rincarare la dose a proposito della sua fatwa Eliyahu ha scritto, sulla sua pagina Facebook, che “gli ufficiali di polizia israeliani che permettono ai palestinesi di rimanere in vita dovrebbero essere giudicati anche’essi”.
Ha proseguito dicendo: “Non possiamo permettere a un palestinese di sopravvivere dopo che è stato arrestato. Se lo si lascia vivo, rimane la possibilità che questo venga rilasciato e uccida altre persone. Dobbiamo estirpare questo male dall’interno della nostra società”.
Traduzione di Marta Bettenzoli

http://www.infopal.it/rabbino-israeliano-lancia-un-appello-per-giustiziare-i-palestinesi/

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Sì, Israele sta commettendo esecuzioni extragiudiziarie

Di Gideon Levy – Haaretz – 17 gennaio 2016
Potremmo dirlo così: Israele giustizia persone senza processo praticamente ogni giorno. Ogni altra definizione sarebbe una menzogna. Se una volta c’era qui una discussione sulla pena di morte per i terroristi, ora sono giustiziati anche senza processo (e senza che se ne discuta). Se una volta c’era un dibattito sulle regole d’ingaggio, oggi è chiaro: spariamo per uccidere ogni palestinese sospetto.
Il ministro della Sicurezza Pubblica, Gilad Erdan, ha illustrato chiaramente la situazione quando ha detto: “Ogni terrorista deve sapere che non sopravviverà all’attacco che sta per compiere,” e praticamente tutti i politici lo hanno seguito con nauseabonda unanimità, da Yair Lapid [fondatore del partito di centro “Yesh Atid” (C’è un futuro). Ndtr.] in su. Non erano mai stati rilasciati tante licenze di uccidere, né il dito era stato così nervoso sul grilletto.
Nel 2016, non c’è bisogno di essere Adolf Eichmann [criminale nazista rapito in Argentina, processato e giustiziato in Israele. Ndtr.] per essere giustiziati, basta essere un’adolescente palestinese con delle forbici. I plotoni d’esecuzione sono attivi ogni giorno. Soldati, poliziotti e civili sparano a quelli che hanno accoltellato israeliani, o hanno cercato di farlo o sono sospettati di averlo fatto, e anche a coloro che hanno investito israeliani con la loro auto o sembra che lo abbiano fatto.
In molti casi, non c’era bisogno di sparare, e sicuramente non di uccidere. Nella maggior parte dei casi la vita di chi ha sparato non era in pericolo. Sparano per uccidere persone che avevano un coltello o persino forbici, o gente che ha semplicemente messo le mani in tasca o ha perso il controllo della propria auto.
Li uccidono indiscriminatamente – donne, uomini, ragazzine, ragazzini. Gli sparano mentre stanno fermi, ed anche quando non sono più pericolosi. Sparano per uccidere, per punire, per sfogare la propria rabbia e per vendicarsi. Qui c’è un tale disprezzo che questi incidenti sono a malapena raccontati dai media.
Sabato scorso [16 gennaio 2016] al checkpoint di Beka’ot (chiamato Hamra dai palestinesi), nella valle del Giordano, alcuni soldati hanno ucciso l’uomo d’affari Said Abu al-Wafa , di 35 anni, padre di 4 figli, con 11 pallottole. Contemporaneamente, hanno ucciso anche Ali Abu Maryam, un bracciante agricolo e studente di 21 anni, con tre pallottole. L’esercito israeliano non ha spiegato le ragioni dell’uccisione dei due uomini, salvo sostenere che c’era il sospetto che qualcuno avesse sfoderato un coltello. Ci sono delle telecamere di sicurezza sul posto, ma l’esercito israeliano non ha mostrato il filmato dell’incidente.
Il mese scorso altri soldati dell’IDF hanno ucciso Nashat Asfur, padre di tre figli che lavorava in un mattatoio israeliano per polli. Gli hanno sparato nel suo villaggio, Sinjil, dalla distanza di 150 metri, mentre stava camminando verso casa per un matrimonio. All’inizio di questo mese, Mahdia Hammad, quarantenne madre di 4 figli, stava guidando verso casa attraverso il suo villaggio, Silwad. Ufficiali della polizia di frontiera hanno crivellato la sua macchina con dozzine di proiettili dopo aver sospettato che volesse investirli.
I soldati non hanno avuto sospetti di nessun genere sulla studentessa di cosmetologia Samah Abdallah, 18 anni. Hanno sparato all’auto di suo padre “per sbaglio”, uccidendola; hanno sospettato il pedone sedicenne Alaa al-Hashash di volerli accoltellare. Ovviamente hanno giustiziato anche lui.
Hanno ucciso anche Ashrakat Qattanani, 16 anni, che aveva un coltello e inseguiva una donna israeliana. Prima un colono l’ha investita con la sua macchina, e quando era a terra ferita, soldati e coloni le hanno sparato per almeno quattro volte. Un’esecuzione, cos’altro?
E quando i soldati hanno sparato alla schiena a Lafi Awad, 20 anni, mentre stava scappando dopo aver lanciato delle pietre, non si è trattato di un’esecuzione?
Sono solo alcuni dei casi che ho documentato nelle scorse settimane su Haaretz. Il sito web dell’associazione [israeliana] per i diritti umani B’tselem presenta un elenco di altri 12 casi di esecuzioni.
Margot Wallström, ministra degli Esteri svedese, una dei pochi ministri al mondo che hanno ancora una coscienza, ha chiesto che si indaghi su queste uccisioni. Non c’è una richiesta più morale di questa. Avrebbe dovuto essere fatta dal nostro stesso ministro della Giustizia.
Israele ha risposto con i suoi soliti ululati. Il primo ministro ha detto che ciò era “oltraggioso, immorale e ingiusto”. e Benjamin Netanyahu comprende bene questi termini: è esattamente il modo in cui descrivere la campagna di esecuzioni criminali da parte di Israele sotto la sua guida.
(traduzione di Amedeo Rossi)

Gideon Levy : Yes, Israel Is Executing Palestinians Without Trial

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/01/gideon-levy-si-israele-sta-giustiziando.html

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http://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/01/gideon-levy-loccupazione-israeliana.html

Sintesi personale

DUBLINO – La permanenza in America ha reso Michael Sfard ottimista : “Un giorno l’occupazione finirà” ha scritto in un toccante articolo

Ha descritto come l’occupazione crollerà in un brevissimo lasso di tempo, come Israele cambierà bruscamente, come improvvisamente tutti diranno che erano sempre stati contro l’occupazione. La sua descrizione accende l’immaginazione, infonde speranza, tonifica e ci stimola a continuare la lotta.

E ‘successo in Sud Africa, nell’ Unione Sovietica e a Berlino E ‘così piacevole da leggere Sfard da essere tentati di credergli e ,conseguentmente, è così difficile essere un guastafeste.

Eppure ci sono alcuni fattori che potrebbero determinare il prolungamento dell’ occupazione israeliana , forse non per sempre, ma sicuramente molto più a lungo di quanto Sfard speri . Osservi Michael ciò che sta accadendo qui : una ragazza di 13 anni con un coltello viene giustiziata tra le acclamazioni della folla o con silenzio passivo
Nessuno ha predetto la fine dell’apartheid in Sud Africa, ma l’ apartheid non ha mai avuto forti alleati e finanziatori generosi come l’apartheid israeliana nei territori ha. Non c’era un presidente americano che ha tenuto un discorso nell’ ambasciata israeliana a Washington, un atto imbarazzante di adulazione a uno Stato che non ha mai ascoltato il suo consiglio e a un ambasciatore che non ha fatto altro che minarne il prestigio .

Non c’è nessuno stato al mondo che oserebbe agire in quel modo verso un potere globale Eppure Barack Obama continua a piegarsi ad Israele. Questo non è certamente il modo per porre fine all’occupazione.

Quando in Francia passa una legge che vieta il boicottaggio di Israele, è assolutamente chiaro che l’occupazione è qui per rimanere . Israele non ha mai inteso terminarla . Il mondo continuerà a utilizzare misure come la marcatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti, ma a fornire armi e a supportare l’occupazione . Con questo tipo di comportamento l’occupazione non finirà

A differenza di Israele il Sudafrica non aveva un prigioniero come l’ America, né il senso di colpa dell’ ‘Europa. Così è stato possibile organizzare una campagna di sanzioni in tutto il mondo che alla fine hanno portato al crollo del suo regime. Ci possono essere differenze di opinioni sul piano internazionale , ma i media e i politici hanno ancora molta paura d’Israele per motivi non chiari.

Contro l’abominio del Sud Africa vi sono state figure esemplari : Nelson Mandela, neri e bianchi, tra cui non pochi ebrei . Israele è troppo forte e i palestinesi sono troppo deboli e divisi. A volte, sembra che la loro leadership abbia già rinunciato . Questo non contribuirà alla fine della occupazione.

La società israeliana sta galoppando verso l’estremo opposto. Con il suo sciovinismo e razzismo radicato, la sua vita vissuta nella negazione , nelle bugie e nel lavaggio del cervello, come si può prevedere che Israele si risvegli dal suo sonno? Perché dovrebbe? Si può continuare con l’occupazione fino a quando ciò gli aggrada , quindi perché dovrebbe porre fine ad essa? Chi si preoccupa dei palestinesi? E a chi interessa ciò che il mondo antisemita e gli odiatori di Israele pensano. . Non ci sono segni di speranza, interni o esterni, caro Michele.

Scrivo queste righe nella mia camera d’albergo a Dublino, di fronte al General Post Office, dove è iniziata la lotta per l’indipendenza 100 anni fa. Ci sono voluti 750 anni per eliminare l’occupazione britannica, molto meno brutale e feroce di quella israeliana.

Gideon Levy : Don’t Celebrate the Israeli Occupation’s Impending Demise Just Yet

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UNA AGGIUNTA SUL FAMILY DAY

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E’ IN GIOCO IL FUTURO DELL’EUROPA, NON SOLO DELLA GRECIA

E’ in gioco il futuro dell’Europa, non solo della Grecia

Mario Lettieri* Paolo Raimondi ** 

 La vicenda greca svela la vera natura dell’Europa. Sono ore cruciali, quindi, non solo per il futuro della Grecia ma anche dell’Unione europea. Purtroppo gli organi di informazione riportano il “ping pong” tra Bruxelles e Atene in un modo tanto astratto e banale da confondere. Si afferma soltanto che la Troika, e anche Berlino, non possono accettare le proposte del governo di Tsipras. Si ha la sensazione che spesso non le si conosce nemmeno! Invece sarebbe doveroso partire da esse per qualsiasi valutazione.

Il piano elaborato dal governo ellenico è chiaro e sintetico, contenuto in un documento di 10 pagine. Per il popolo greco sarebbe un boccone amaro, non una piacevole passeggiata. Si prevede l’aumento delle entrate fiscali dell’1,51 del Pil già nel 2015 e del 2,87% nel 2016. Si va oltre la stessa richiesta della Troika. L’Iva, inoltre, verrebbe alzata al 23%, mantenendola al 13% soltanto per i beni di primissima necessità e al 6% per i farmaci e i libri.

La prevista riforma delle pensioni è molto simile a quella italiana ed è “calibrata” sulla media europea. La spesa pensionistica verrebbe ridotta nel 2016 per un importo pari all’1,05% del Pil e dell’1,1% l’anno successivo.

Certo il sistema pensionistico greco è andato in tilt negli ultimi anni a causa dell’aumento del prepensionamento consentito a seguito della crisi e della disoccupazione galoppante. La riforma proposta dovrebbe portare l’età pensionabile a 67 anni, come nel resto dell’Europa.

Non vorremmo che la volontà di Atene di mantenere una certa tutela per le “famiglie più vulnerabili” e l’intento di voler “garantire un reddito minimo non basato su tagli di beni e servizi reali che sono già sotto la media europea” abbia irritato qualche partecipante ai summit europei. Dovrebbe però essere chiaro a tutti che, se a un malato grave si toglie l’ossigeno, si ottiene soltanto un cadavere.

Il governo ellenico annuncia anche l’aumento del contributo di solidarietà e quello, dal 26 al 29%, delle tasse sui guadagni delle imprese. Inoltre per i profitti oltre il mezzo milione di euro si prevede, soltanto per il 2015, un tassa extra del 12%. Vi è anche l’impegno nella lotta all’evasione e nel perseguire i capitali portati illegalmente all’estero.

Si può affermare che trattasi di un piano realistico tanto che vi sarebbe anche un certo riguardo per le banche elleniche che rimarrebbero private. Anche quelle partecipate dal governo arriverebbero alla completa privatizzazione, con l’impegno di “non intraprendere alcuna azione che metta in discussione la loro solvibilità”. Indirettamente si tratta di una concessione non di poco conto alle altre banche europee, a cominciare da quelle tedesche, che in passato hanno fatto il bello e cattivo tempo nel sistema bancario greco.

Certo a fronte dei citati impegni concreti, realmente attuabili, vi è stata anche la richiesta di utilizzare i 35 miliardi di euro che spetterebbero alla Grecia nel periodo 2014-2020. Tali fondi europei, unitamente a quelli del programma “Investment Plan for Europe”, dovrebbero servire a finanziare importanti progetti pubblici e privati. Il diniego di Bruxelles sarebbe dovuto al fatto che i 38 miliardi di euro messi a disposizione nel sessennio 2007-2013 non hanno prodotto risultati positivi. Ciò è vero ma non è imputabile soltanto alla Grecia. Responsabile è la politica di austerità generalizzata imposta dalla stessa burocrazia europea. Si ricordi che il debito pubblico greco, che oggi è pari al 177% del Pil, era del 107% nel 2007.

Se le proposte del governo greco sono credibili non si comprende l’ostilità di Bruxelles e della Troika.

Secondo noi vi sono tre possibili chiavi di lettura. Si pensa che programma di Tsipras non sia veritiero, quasi una sorta di truffa. Così si inficia il principio di fiducia e di reciprocità su cui si basa l’Unione europea. Un domani si potrebbe non credere agli impegni di qualsiasi altro governo, anche di quello tedesco.

Sorge il dubbio, senza essere complottisti, che qualcuno irresponsabilmente stia “facendo un test” sulla dissoluzione dell’Unione europea. Un esperimento che potrebbe sfuggire di mano a chi comunque pensa di controllare e gestire la crisi.

Tra gli altri impegni assunti dal governo ellenico vi sarebbero anche la trasformazione del Pireo in un grande hub ed il suo collegamento ferroviario con i vari corridoi di trasporto e di sviluppo in costruzione sul continente eurasiatico. Noi riteniamo che, se si considera che da tempo vi è un forte interesse cinese e russo nei settori succitati, non sia l’economia, i conti in ordine, ne l’austerità, ma sia la geopolitica la vera causa della chiusura e delle decisioni di Bruxelles e della Troika.

Ci sembra che si sta giocando con il fuoco in una fabbrica di fiammiferi.

*gà sottosegretario all’Economia **economista

Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano: OCCASIONE UNICA E GRANDIOSA PER L’EUROPA! ANCHE PER RITROVARE SE STESSA

ASEM di Milano: occasione unica per l’Europa

Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

Il summit dell’Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano è differente da tutti gli altri numerosi incontri internazionali, a cominciare dal G20. Gli Stati Uniti saranno assenti. Si tratta infatti della conferenza dei capi di stato e di governo dell’Asia e dell’Europa.

Noi auspichiamo che questo evento sia consapevolmente trasformato dall’Unione europea e dai singoli Paesi dell’Europa in una occasione per avviare seriamente una cooperazione economica e strategica con l’intero continente euro-asiatico.

E’ stato un anno di conflitti e di destabilizzazioni, purtroppo non ancora risolti, nel continente europeo, nel Mediterraneo e nel vicino Medio Oriente. I paesi euro-asiatici però si presentano a Milano con una visione alternativa e strategica di sviluppo pacifico multipolare, con proposte concrete di riforma del sistema monetario internazionale e con programmi di ampio respiro nel settore delle infrastrutture e per la modernizzazione dei loro vastissimi territori. Continua a leggere

A proposito di sbarco in Normandia e Seconda Guerra Mondiale: la raccapricciante ferocia di vincitori, vinti e sopravvissuti

http://www.europaorientale.net/sir_liberatori.htm Ovvero, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Che anche in questo caso nessuno potrebbe scagliare.

Interessante il passo dove si ipotizza che i bombardamenti incendiari terroristici sulle città tedesche erano un monito di Churchill all’Unione Sovietica. Che da quel tipo di bombardamenti avrebbe subìto danni ancora più atroci a causa dell’infinità di case in legno, come in effetti è capitato al Giappone prima dell’Olocausto Nucleare di Hiroshima e Nagasaki.

Dall’analisi dei fatti appare chiaro che gli inglesi se avessero avuto le atomiche le avrebbero sicuramente sganciate sulla Germania, oltre che sulla Russia in caso di immediata prosecuzione della guerra contro l’Unione Sovietica. Idem per quanto riguarda gli Usa nei confronti della stessa Russia se la guerra fosse proseguita contro quella che al momento era un’alleata contro l’asse Roma-Berlino-Tokio.

La crisi dell’euro fa bene: alla Gemania

La crisi euro ha fatto risparmiare 40 miliardi alla Germania

Mario Lettieri*  Paolo Raimondi**

In questi anni di profonda crisi dell’euro, la Germania complessivamente non ci ha rimesso. Anzi ci ha guadagnato e non poco. Non c’è lo dice uno dei tanti analisti europei con il dente avvelenato per le troppe polemiche tedesche sull’utilizzo delle loro finanze per salvare altri Paesi europei in deficit e con elevato debito pubblico. E’ direttamente il ministero delle Finanze di Berlino a fornire dati precisi e incontrovertibili. Secondo il settimanale Der Spiegel, il governo tedesco, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, ha dichiarato che, calcolando costi e benefici, al netto avrebbe speso la modica cifra di 599 milioni per sostenere il sistema dell’euro! Secondo il ministero delle Finanze però, dal 2010 al 2014 la Germania risparmierà ben 40,9 miliardi di euro, solo per minori pagamenti di interesse sui suoi titoli di Stato.

Questo è il risultato di una forte domanda di obbligazioni tedesche, dagli investitori ritenute titoli sicuri e rifugio nella crisi generalizzata dei debiti pubblici europei. Di conseguenza il tasso di interesse di tutte le nuove obbligazioni emesse in Germania è sceso di circa un punto percentuale. La combinazione del risparmio sui tassi di interesse e dell’aumento degli introiti fiscali nazionali generati da una economia in crescita ha fatto anche scendere il livello del nuovo debito pubblico tanto che per il periodo 2010-12 la riduzione è stata di 73 miliardi di euro. Continua a leggere

Siamo giornalisti o Minzo Scondinzolini? Uomini o caporali berluschini piegati in preghiera verso Arcore più delle 5 volte al giorno verso La Mecca dei musulmani? La svolta contro l’Iran di Papino il Breve costerà all’Eni, e all’Italia, la perdita degli impianti di Darkhuin e quindi la proprietà di 100 mila barili di petrolio al giorno più una penale e un danno globale di una marea di miliardi di euro. Una stangata di cui approfitterà la Cina, oltre al governo Netanyahu (accusato anche di assassinio in Oman). Intanto il papalinato incassa dai nostri capi di Stato e di governo il silenzio sul silenzio protettore della pedofilia del clero e altri quattrini per la scuola cattolica

Non posso dire, per educazione e rispetto del codice civile e penale, che il direttore del Tguno Augusto Minzolini mi fa augustamente schifo, percò posso dire che il suo giornalismo è ormai davvero esecrabile, servile, se non proprio schifoso. Anzi, è ridicolo. Continuare a battere il chiodo della “giustizia ad orologeria” affermando che le inchiesta giudiziarie arrivano sempre “guarda caso prima delle elezioni” è un argomento da manus habeas o da disonesti in mala fede o da disinformati, tutte cose gravi per un giornalista che per giunta dirige un telegiornale di una tv pubblica anziché del rione Scassanapoli o Spaccamilano. Di elezioni in Italia ce ne sono a getto continuo, tra elezioni per il parlamento europeo, elezioni politiche, cioè per il parlamento italiano, elezioni regionali, cioè per il parlamento regionale, elezioni provinciali, elezioni regionali…. più non di rado qualche referendum. Stando così le cose, egregi Minzolini dello Strapaese, quando lor signori i magistrati potrebbero fare le inchieste ed emettere gli avvisi di reato e gli eventuali mandati di cattura senza venire accusati di “fare politica con l’uso della giustizia ad orologeria”?
Queste cialtronerie accuse minzolinesche sono a ben vedere un boomerang, che dobbiamo far tornare sulla faccia di bronzo, se non peggio, di chi l’ha lanciato. E infatti: di chi è la responsabilità se nello Strapaese ci sono elezioni a getto continuo? Dei magistrati? O piuttosto di una classe politica sempre più gelatinosa, sfaldata, sfaldante, scollata dall’interesse generale, vale a dire berluscona? Il rincorrersi di elezioni anche regionali è responsabilità dei magistrati o dei politici di stampo leghista, localista, “territorialista” cioè affarista?
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Il muro di Berlino è crollato, l’ipocrisia e il doppiopesismo invece no. Mentre Berlusconi trasforma sempre più l’Italia in una repubblica della banane, uno dei principali responsabili del suo successo, Uòlter Veltroni, scrive romanzi buonisti continuando a ignorare la realtà. E i propri giganteschi errori

Trovo francamente strano che si festeggi la caduta del muro di Berlino senza spendere neppure una parola sul fatto che esiste il Muro della Palestina. I politici più coraggiosi si sono spinti a dire che “nel mondo esistono però altri muri che un giorno si spera vengano abbattuti”, ma nessuno – ripeto: nessuno – ha nominato il Muro della Palestina. Mi si dirà che sono due cose molto differenti, non paragonabili tra loro. E’ vero. Ma solo fino a un certo punto. Vediamo perché.
Israele ha imposto e costruito il Muro con la motivazione che era necessario come filtro per arginare gli attentati dei palestinesi, diventati troppo facili a causa della loro libertà di movimento, per quanto già ben lontana da essere comunque priva di filtri come le centinaia di i check point. La Germania Est aveva costruito il Muro con pretesti simili: non si trattava di attentati con bombe, ma comunque di attentato alla sua integrità da parte della Germania Ovest tramite le lusinghe di una migliore tenore di vita e di una maggiore libertà di movimento, lusinghe che spingevano molti tedeschi dell’Est a fuggire all’Ovest. Insomma, ognuno accampa le sue ragioni. Nel caso della Germania Est c’è però da aggiungere che  la faccenda era complicata dal fatto che l’Unione Sovietica e la Russia erano state invase dall’Occidente almeno due volte, prima da Napoleone e poi dalla Germania nazista. Entrambe le invasioni sono state devastanti, ma la seconda in particolare ha massacrato almeno 20 milioni di russi (pari a quasi quattro Shoà) e distrutto l’80% dell’apparato produttivo sovietico.
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