Bomba atomica su Gaza? Per gli estremisti di destra amici di Netanyahu è una opzione: la bomba N, Israele ne dispone?

Bomba atomica su Gaza? Per gli estremisti di destra amici di Netanyahu è una opzione: la bomba N, Israele ne dispone?

Bomba atomica su Gaza? “Sganciare una bomba atomica sulla Striscia di Gaza è una delle possibilità”.
Affermazione fatta non da amici al bar o da ubriachi, ma da un ministro dell’attuale governo israeliano. Sta quindi cadendo il tabù dell’uso della bomba atomica contro un popolo nemico?
A sganciare l’idea in un’intervista radiofonica è stato ministro israeliano del Patrimonio Amihai Eliyahu, membro del partito Potere Ebraico guidato dal fanatico Itamar Ben Gvir, seguace convinto del rabbino Meir David Kahane, famoso per essere favorevole all’ideale della Grande Israele ed alla deportazione di tutti i palestinesi fuori d’Israele.
A questa pulizia etnica definitiva è favorevole lo stesso Ben Gvir, stampella che ha permesso a Benjamin Netanyahu di andare al governo e che non a caso ha collezionato almeno 50 incriminazioni per incitamento all’odio. Per parte sua il ministro Eliyahu da bravo kahanista ha specificato che per quanto riguarda Gaza “non forniremmo aiuti umanitari ai nazisti” e che “a Gaza non esistono civili non coinvolti”.
E come risolvere l’ormai più che 70enne problema palestinese? “Possono andare in Irlanda o nei deserti”.
Poche ore dopo il premier Netanyahu ha sospeso Eliyahu “da tutte le sedute del governo, fino a nuovo ordine”. Si noti bene: NON definitivamente, ma solo fino a nuovo ordine. Ciò significa che Eliyahu resta comunque ministro.
Il pericolo di ricorrere alle atomiche è dunque scongiurato? Tutto bene? Non proprio. Anche perché è un vecchio pallino dello stesso Netanyahu. Ma andiamo per ordine.
1) – Verso la fine di settembre del 2006 alla annuale conferenza internazionale di tre giorni organizata dall’International Institute for Counter-Terrorism (ICT) alla Marc Rich University di Herzliya, città costiera di 95.000 abitanti parte dell’agglomerato metropolitano di Tel Aviv, è intervenuto Netanyahu all’epoca capo dell’opposizione.
Presentatosi come sostenitore dell’ICT davanti a un pubblico che ufficialmente raccoglieva i combattenti contro il terrorismo, ma in realtà i sostenitori più estremisti della destra israeliana, Netanyahu ha parlato per primo e in ebraico.
Alla fine del suo discorso però, perché lo capissero tutti senza possibilità di equivoci, parlò in inglese. E scandì bene le ultime parole:
“La questione non è se bombardare Teheran con i missili nucleari. La questione è: quando”.
Notiamo en passant che si tratta di una chiara ammissione pubblica di possesso di bombe atomiche da parte di Israele, che su tale argomento ha sempre nicchiato o alluso o negato.
Alla conferenza erano stati invitati anche tre giornalisti italiani: Paolo Fusi, Lorenzo Cremonesi e Guido Olimpio, questi ultimi due entrambi del Corriere della Sera.
Cremonesi però, probabilmente fiutata l’aria, decise di non partecipare, contrariamente a Fusi e Olimpio.
E c’è stato chi a quelle parole – mai condannate né dagli USA né dagli Stati europei – si è alzato e se n’è andato: Paolo Fusi, curriculum di livello molto elevato che possono vantare solo in pochissimi. Disgustato, Fusi se ne rimase chiuso in albergo per tutta la durata del convegno. cioè per tre giorni.
Il 13 aprile di due anni fa – 2021 – in un articolo che parlava anche di quanto detto a fine settembre 2006 dall’attuale premier israeliano alla Marc Rich University, Fusi ha accusato Netanyahu e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan di sovranismo populista e di puntare a un conflitto globale.
Riguardo il premier israeliano Fusi ha scritto:
“Netanyahu ha torto: non esiste alcuna salvezza per Israele in un attacco militare all’Iran. Non esiste alcun modo per impedire che l’Iran, prima o poi, abbia in mano l’arma atomica – perché il suo Governo se ne frega del benessere dei cittadini ed andrà avanti per la sua strada a prescindere dalle sanzioni.
“L’unica strada percorribile è quella della diplomazia e della pace come opzione reale ed efficace”.
2) – Tutti ritengono impossibile lanciare atomiche su un territorio minuscolo come la Striscia di Gaza perché le radiazioni investirebbero in modo disastroso anche la stessa Israele. Giusto. Ma c’è un ma. Vediamo quale.
A rilasciare in grande quantità radiazioni mortali che durano a lungo e rendono così inutilizzabile per un bel pezzo da parte dei vincitori il territorio conquistato e tutti i suoi manufatti – industrie, ponti, palazzi, macchinari, ecc. – sono le bombe atomiche A e H. Queste infatti affidano la propria enorme potenza distruttiva alla gigantesca esplosione, all’elevatissima temperatura e quantità di calore sprigionate, oltre che almeno nelle vicinanze al brutale spostamento d’aria prodotto dal “botto”.
Ci sono però le bombe atomiche a neutroni, dette bombe atomiche N.
Sono congegnate in modo che l’esplosione sia di bassa potenza e non rilasci quantità rilevanti di radiazioni persistenti, motivo per cui non provoca il fallout, cioè la ricaduta radioattiva.
Le bombe a neutroni hanno il pregio, se così lo vogliamo chiamare, di uccidere gli esseri viventi, ma senza contaminare con radiazioni per più di 24-48 ore il territorio. Che quindi è prontamente utilizzabile dal vincitore, comprese le industrie, gli armamenti e i manufatti.
Di fatto è l’arma ideale per colpire edifici in cemento e gallerie sotterranee. L’arma ideale cioè da usare per la lunghissima rete di tunnel costruiti a Gaza da Hamas a più o meno 50 metri di profondità.
Ecco perché Israele potrebbe usarla, nel caso ne possedesse. Cosa non improbabile perché l’inventore della bomba atomica N oltre che della bomba H all’idrogeno, enormemente più potente della A anche perché questa le fa da detonatore, è l’ebreo statunitense di origini ungheresi Edward Teller, che è stato a lungo consigliere proprio di Israele per le questioni nucleari.
Teller è anche il padre delle cosiddette “guerre stellari”, consistenti nel lancio di missili capaci di intercettare quelli nemici in arrivo con bombe atomiche. L’idea di Teller aveva il pregio che non era necessario colpire il missile o i missili nemici in arrivo, cosa non facile, ma che bastava lanciare un missile armato con una bomba N da fare esplodere nelle loro vicinanze. La tempesta di neutroni avrebbe messo fuori uso le bombe atomiche in arrivo evitando che esplodessero..
Nel 1978 il presidente USA Jimmy Carter bloccò i progetti di produzione delle bombe N. Ma tre anni dopo, cioè nell’81, il presidente Donald Reagan stanziò i fondi necessari per avviarne la produzione. Adottata dalla NATO come arma nucleare tattica, da campo di battaglia, cioè con bassa potenza esplosiva ma alta capacità di uccidere grazie all’ondata di neutroni, è stata poi ritirata dall’Europa quando è stato firmato il trattato Intermediate Nuclear Forces (INF).