Debora Petrina, danza al pianoforte, insieme

Me l’aveva preannunciato ma mi sarebbe molto piaciuto vederla in azione per crederci: riuscire a suonare il pianoforte e cantare, allo stesso tempo senza rinunciare alla danza, altra sua grande passione. Un’insolita coreografia che non la stacchi dalla tastiera (nella prima foto di Fabio Montecchioun demi-plié à la seconde…), sperimentata in scena l’altra sera al Contemporary Jukebox sul mare di Senigallia (foto di Francesco Sardella). Con sé «un pianoforte10410519_1047740508575056_9166588250620663103_n, delle biglie di vetro, un e-bow, 7 bulloni, un campanello, 2 strisce di Patafix e un rotolo di Pattex (tutta roba legale), un martello di legno, un rullante, un bicchiere, un metronomo, una teiera, un cellulare, un mini amplificatore cinese, un I-Pad pieno di lucine e piedi scalzi per saltellare qua e là» racconta . «Ho presentato “Roses of the Day” nel bel mezzo di una specie di Apocalisse: vento a 200km/h, pali di cemento a terra, scuole e bar chiusi, sabbia ovunque, e io dentro la Rotonda sul Mare (sì proprio quella della canzone!), con onde altissime contro le vetrate e vento che muggiva paurosamente». Il suo ultimo disco è uscito il 14febbraio, dieci canzoni firmate da grandi nomi del jazz, del pop, del rock e della musica contemporanea dagli anni Quaranta ad oggi, non necessariamente d’amore anche se il disco è in vendita dal giorno di San Valentino. Tutt’al più potrebbe essere un omaggio galante dalle donne, visto che è una donna ad inaugurare “Tǔk voice”, una nuova sezione dell’etichetta discografica di Paolo Fresu“Tǔk Music”, dedicata alle voci. La frequentazione tra il celebre trombettista e la compositrice e pianista padovana va avanti da qualche anno: «Mi ha invitata nel 2013 al suo festiva10986881_1052066154809158_127322650530425385_nl “Time in jazz” con due diverse formazioni – racconta Debora – abbiamo anche suonato insieme dal vivo un paio di pezzi, e da allora siamo ottimi amici». La scelta di proporre in “Roses of the day” soltanto cover viene dagli esordi, quando si cimentava con musiche altrui prima di passare alla composizione, ma le sue versioni sono volutamente molto distanti dalle originali. Spazia da “River man” di Nick Drake a ”Ghosts” di David Sylvian, da “Burning down the house” dei Talking Haeds a “Light my fire” dei Doors, da ”Ha tutte le carte in regola” di Piero Ciampi a “Sweet dreams” degli Eurythmics e a “Angel eyes” di Matt Dennis, memorabile la versione di Chet Baker. Il disco si apre e si chiude con due piccole perle: “Only” dell’amatissimo Morton Feldman e “Can you follow?” di Jack Bruce. La canzone che dà il titolo all’album riprende l’ultimo verso di una straordinaria poesia di Cummings, “It is at moment after I have dreamed”, escluso dalla composizione di John Cage per voce sola intitolata “Experiences n.2”. «Dalle edizioni Peters di New York ho avuto l’autorizzazione a depositare il brano con il mio nome accanto a quello di Cage – racconta entusiasta – non solo, stanno dando alle stampe la partitura. Una collaborazione postuma alquanto singolare, credo piacerebbe molto a Cage…».

 

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