La Storia a volte si ripete, prima come tragedia poi come farsa. In Italia siamo alla pochade postribolare, con il nostro patetico Mu(tande)barack d’Arcore che pur di non uscire di scena e finire dove merita cerca furiosamente le barricate

Dopo la nostra Anita dagli Usa, me l’ha spedita via e-nail anche un mio collega da Nairobi, segno che questa vignetta circola con insistenza ormai ovunque nel mondo. Non so se sia già stata pubblicata in Italia, ma in ogni caso esprime molto bene la situazione. Che pur essendo una farsa, una miserabile pochade postribolare, è comunque molto pericolosa. Il Berluscao Meravigliao pur di scampare alle sentenze, che lui sa bene di meritare non assolutorie, arde dalla voglia di scontro frontale per far crollare se non la Repubblica almeno le sue fondamenta, vale a dire la Costituzione e la distinzione e l’autonomia tra i poteri. Questo Mu(tande)barack che non vuole uscire di scena, non potendo mandare in piazza i carri armati manda nella piazza mediatica vecchi e “nuovi” arnesi come Giuliano Ferrara, l’ex agente della Cia più grasso che intelligente (per dirla con una metafora usata dal suo amatissimo Chiavaliere),  Vittorio Sgarbi, Augusto Scodinzolini, Alfonsino Signorini, ecc. Il tutto mentre “grandi firme” del Corriere della Sera per leccargli i piedi hanno velocemente dimenticato come e perché chiedevano le dimissioni “subito” di Marrazzo quando era governatire del Lazio e si scoprì che andava  a travestiti, peraltro tutti maggiorenni.

Lo schifo mi consiglia di non scrivere oltre. Lo farò domani. Intanto metto in rete questa vignetta, come piccolo contributo alla manifestazione delle donne che, sia pure molto tardivamente, pare si siano svegliate. E accorte del guano nel quale il berlusconismo televisionaro, iperconsumista, stramodaiolo, mignottocratico, blateratore, mitomane e mentecatto ha cacciato soprattutto loro. A partire dalle più giovani.

85 commenti
« Commenti più vecchi
  1. Popeye
    Popeye says:

    Sono le cifre che parlano.
    ============
    x C.G.
    Eccomeno! Per te cantano Bella Ciao! Ma vai …

  2. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    sinceramente questo ripetuto Noi, Voi, siete tutti,comincia a farmi venire un’attacco di orticaria acuto,
    Ovvero Noi chi, Voi chi, tutti chi ?
    Specifica !
    Come avrai visto io non ho fatto il tifo per nessuno, ne tantomeno per la Kervesan, dico solo che tu hai avrai le tue ragioni per affermare che LEi, non deve andare nelle Scuole, ma a quanto vedo nemmeno la Turco ha i “titoli” stabiliti poi da Chi ? da Te? per farlo ?
    Sono in attesa di conoscerle.
    Da un punto di vista storico-scientifico..tise la Kervesan mente, Tu devi dire ha truccato questo e questo e questo dato..!!

    Sinceramente se può essere un punto di discrimine,tra me e te allora te lo dico chiaro e tondo..nelle Scuole Italiani non possono andarci gli eredi di Salò a qualunque titolo…finchè è viva questa Costituzione, per una presunta oggettività storica che sembri invocare,.Punto.
    Sennò apriamo le porte pure ai Negazionisti della Schoah, Nazisti dichiarati e convinti.
    Seminagazionisti, revisionisti, e magari revanscisti..c’è n’è un caravan serraglio che magari dicono pure cose interessanti.
    Le lapidi e piazze sulle Foibe ci sono ,con tanto di Imprimatur di Due Presidenti della repubblica Ciampi e Napolitano..
    Ci sono state pure polemiche all’interno dell’Anpi con chi dice che si è esagerato…e lo sai..soprassedendo parecchio per un malinteso senso di pacificazione..non entro nel merito..
    L’unica vera pacificazione l’ha fatta Togliatti nel 48, con l’amnistia generale, unico caso in Europa che io sappia.
    Magari facciamo pure delle sedute spiritiche con richiami del Morto,con esame preventivo dei medium.
    Sai, in termini di Indottrinamento in Italia per il momento ne abbiamo conosciuto già una e ti assicuro che per l’epoca aveva tutti i crismi dell’Ufficialità Accademica, con specialisti pronti a giurare su tutto.(salvo pochissime eccezioni)

    cc

  3. controcorrente
    controcorrente says:

    Popone ,
    che cacchio fai, solo più ” copia- incolla “dell’anticomunismo viscerale italico !
    Un divertimento come un’altro , inutile se serve a convincerci del tuo Odio di fondo..non c’è ne bisogno..ti conosciamo da tempo, risparmia il tempo e continua a farci divertire con tue “battute”insulse che ti riescono meglio..non cercare di essere quello che non sei..!!

    cc

  4. controcorrente
    controcorrente says:

    La CIA era meglio piazzata con il “grassone” Ferrara, piazzato in un punto chiave a Torino!
    Popone smettila con le cazzate!

  5. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro CC,
    credo che sia il caso di chiudere l’argomento, le posizioni sono state adeguatamente illustrate ma sono antinomiche.
    Tra parentesi ho scoperto che la famosa distinzione di morti di serie A e B è fatta delle organizzazioni di estrema destra, quelle che piacciono tanto al pregevole signor Popeye.
    Io penso che la sinistra post-comunista (italiana), a cui si chiede semplicemente di scomparire cosa che non si chiede neppure ai fascisti, avrebbe dovuto aprire un dibattito sui propri limiti ed errori. Senza paura perchè rimaneva comunque il miglior partito della storia d’Italia.
    Purtroppo hanno preferito andar via per l’acqua bassa cosa impossibile in un paese nel quale metà della popolazione aspetta solo di farti la forca (in senso non solo metaforico).
    Sono errori comprensibili ma che si pagano cari. A volte nella vita bisogna avere molto coraggio, altrimenti si rimane dei popeye qualsiasi.
    Un caro saluto U.

  6. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Uroburo,

    che il Pci abbia commesso errori,senza dubbio,,però non capisco a quali ti riferisci sono tanti e di tipo diverso..a seconda del punto di vista con cui affrontare l’argomento.

    laSylvi ha ragione quando dice….sì la Sylvi ha un sacco di ragioni ..,il problema è che poi alla fine,la colpa dalle Zecche ai Massimi Sistemi è sempre dei Komunisti, della Sinistra e dei Sindacati, brevi accenni di Antiberlusconite ,anche popone ne ha!
    Capirai che a volte sorga qualche ragionevole dubbio!
    Nulla di grave,per carità…Lei non ha mai nessun dubbio sulle sue Verità, personalissime è una” Citazionista” interessante di sè stessa, a cui si può concedere senza ombra di dubbio la buona fede…
    Un pò più scarsetta, in termini di oggettività dal punto di vista meramente scientifico.
    Ma è un male minore..!!

    cc

  7. Popeye
    Popeye says:

    L’unica vera pacificazione l’ha fatta Togliatti nel 48, con l’amnistia generale, unico caso in Europa che io sappia.
    —————
    Per salvare i suoi galla giustizia!

  8. Anita
    Anita says:

    sesta volta….

    Mah…ho scritto un post abbastanza lungo ed e’ sparito.

    x Popeye

    Caro P.

    in questo blog solo pochi pri.vile.giati possono inserire copia-incolla a ripetizione, lenzuolate a non finire, basta che vengano da Gra.n.ma Cu.ba o da Don.chi.scio.tte.com.

    Tu NON hai il per.me.sso o il pri.vil.e.gio.

    Bye,
    Anita

    ========

  9. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Uro,
    si,in effetti hai ragione..è ora di chiudere ..le posizioni sono chiare, io continuo però a leggere per curiosità personale..così tanto per tenermi allenato e scoprire nuove cose…d’altronde a solleticare di nuovo l’argomento è stata la Sylvi, con l’intervento sulla Kervesan che io non conoscevo affatto prima ..
    Adesso mi incuriosisce quello che che scrive , ma in termini di Analisi di dati..e di metodo più che di conclusioni..
    Poi tenterò delle comparazioni sui metodi.
    Serve anche a me in questo momento da un punto di vista personale.
    Vedi quando si comincia a scrivere qualche cosa poi non si riesce mai a chiudere, ti manca sempre quella consultazione , quella visita a quell’archivio ectect, per onestà verso stessi, Anche se poi in fondo per un abbozzo delle conclusioni generali,in fondo bastano già i dati accumulati…non c’è nulla in fondo che in qualche misura in fondo non sia già stato detto e che si possa intuire, però bisogna dimostrarlo sempre con i dati in mano.
    Io sono solo un dilettante con tempo relativo.
    Come dicevo da altra parte, in fondo, oggi, una vera novità sarebbe la scoperta della Kriptonite sulla Terra, ma ne dubito..!!

    cc

  10. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Anita,
    ti sbagli ,sovente ci sono state persone che si sono lamentate delle lenzuolate di Vox, solo che tu sei disattenta come al solito!
    Vox però non si limita alle lenzuolate, popone è bene per il nostro divertimento,che continui nel suo trend storico su questo Blog , sarebbe più credibile!
    Poi mi posso sempre sbagliare..il futuro ci può riservare la scoperta di un nuovo “grande intellettuale”, che solo ora muovendo i suoi primi incerti passi, in fondo hai ragione tu..bisogna dargli del tempo per maturare.

    cc

  11. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Non posso essere disattenta perche’ proprio io ho citato diverse volte le lenzuolate di VOX.

    Anita

  12. Popeye
    Popeye says:

    Possiamo continuare ricordando la storia di don Pietro Leoni che tornò in Italia dopo essersi fatto 10 anni di gulag accusato di un reato che nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche era assolutamente vietato: avere rapporti col Vaticano. Certo che per un prete sarebbe stato davvero ostico non averne, ma la tragedia per quest’uomo si materializzò con il suo ritorno nel suo paese natale, Bologna. Qui cominciò a raccontare la sua esperienza, la verità sull’URSS e su come si viveva. Roba da far impazzire il Pci, tanto che i “compagni” italiani arrivarono a dire che il vero prete fosse morto, che quello che parlava era solo un impostore o un sosia. E cosa fece Sacra Romana Chiesa? Pensò bene di spedirlo in Canada perché “era disfunzionale alla strategia del dialogo” intrapresa dal papa buono.

    Ma vi è un documento storico che vale più di mille altre storie raccontate, che inchioda definitivamente Palmiro Togliatti alle sue responsabilità. Sono trascorsi 50 anni di dibattiti, riflessioni e scontri tra gli storici nello stabilire se Togliatti avesse o meno fatto qualcosa in favore degli italiani comunisti arrestati, perseguitati e trucidati in URSS. In realtà si è trattato di un falso problema, perché il vero dilemma è stabilire quanti siano stati gli italiani consegnati direttamente da Togliatti ai sovietici.
    In un documento datato 25 dicembre 1936, catalogato come «segretissimo», al terzo paragrafo c’è una lista di tredici comunisti italiani, fra cui Vincenzo Baccalà, bollati come «elementi negativi». Accanto ai nomi di Rossetti (pseudonimo di Baccalà) e di Modugno, c’è una nota: «troskista, deportare», E in fondo al testo, la scritta: «Soglasen» («Sono d’accordo»), firmato «Ercoli», ovvero il nome in codice di Togliatti. Da notare un particolare agghiacciante: «Soglasen» era la formula di ratifica dell’incaricato dell’Nkvd che prendeva visione dei mandati di cattura e degli ordini di perquisizione. Togliatti, dunque, anche nel lessico, il codice ristretto dei carnefici, appare tutt’uno con la polizia segreta sovietica. Del resto, come poteva non essere d’accordo, visto che le prime denunce contro quei poveri compagni di base erano partite proprio dai dirigenti «vigilantes» del PCd’I?

    Ma esistono ancora i comunisti in Italia? Forse sono cambiate le sigle, ma nei fatti anche il più anticomunista (sua dichiarazione) dei comunisti della storia italiana, Walter Veltroni, spesso ne ha subito la cultura e le metodologie. Basta riprendere l’Unità diretta dall’attuale sindaco di Roma dell’11 novembre 1993, a pagina 10, dove appare un trafiletto in cui si comunica la morte del compagno Penco, e si legge “vecchio militante comunista, perseguitato politico per le sue idee di libertà e di socialismo”. Peccato che Veltroni abbia scordato di aggiungere un particolare: Penco fu sì un perseguitato politico, ma lo fu da suoi compagni facendosi pure 14 anni nei gulag sovietici. Certo, un particolare irrisorio per chi è cresciuto nella cultura della menzogna.

    Ebbene si, i comunisti esistono ancora e condizionano tuttora la ricerca della verità storica se è vero che tra i consulenti della Commissione parlamentare sul dossier Mitrokhin vi sia anche Giulietto Chiesa, corrispondente dell’Unità dall’80 all’88 che non veniva pagato dal suo giornale, ma dal Comitato della mezzaluna e croce rossa sovietica. Pagato in sostanza da Breznev. Ebbene, Chiesa che veniva pagato tre volte più del direttore della Pravda, con casa, automobile, spese per i viaggi, vacanze garantite, tutte a carico del valoroso stato sovietico, era il giornalista italiano che doveva informare delle cose sovietiche.
    Dinanzi ad un così illuminante scenario, riteniamo di poter chiudere rimarcando il messaggio che Giancarlo Lehner ha lanciato: il lavoro serio dello storico non è quello di usare aggettivi o invettive, ma cercare dati, documenti e fatti. Questo è il principio da seguire per chi vuole rendere giustizia alla verità ed alla storia del nostro paese e che 60 anni di storia repubblicana non sono stati sufficienti a garantire.

  13. sylvi
    sylvi says:

    x Uroburo

    Sono d’accordo con la sua analisi; non si è fatto chiarezza ventanni fa e lei sa che nel perseguire un progetto i tempi sono fondamentali.
    Infatti paghiamo( tutti gli italiani, specifico per cc) ancora!

    I profughi non sono stati maltrattati solo ad Ancona e a Bologna , ma anche in Toscana.
    A fronte però di numerosissimi casi di gente comune che è accorsa in aiuto come ha raccontato C.G.
    Mi sembra molto strano che ai discendenti degli esuli sia ancora mantenuta la riserva dei posti nello Stato.
    Chiederò, ma non capisco perchè …solo per la loro categoria???
    Anche perchè, per chi non ha rinunciato, ci sono ancora in ballo le restituzioni dei beni statalizzati.

    buonanotte Sylvi

  14. sylvi
    sylvi says:

    x cc

    La Scuola non è una stazione ferroviaria…chi entra come esperto deve concordare con i prof. di Classe il proprio intervento, che può essere valutato dal Collegio Docenti e dal Dirigente nell’ambito della programmazione annuale del singolo insegnante e dei docenti di classe!
    Se non si fa, oltre che ad andare incontro a guai col Consiglio di Classe e d’Istituto, ( qualche genitore come me potrebbe non gradire una Kersevan) ma va anche contro i D.D.e allora sono sempre guai grossi con i genitori e con la legge!

    Personalizzo anche ora???
    Buonanotte
    Sylvi

  15. A Z Cecina Li
    A Z Cecina Li says:

    Sei un cretino, ma non un cretino normale, sei cretino super, sise XXXL.
    BELLA CIAO è la prima canzone che ho imparato l’ho imparata dai partigiani della brigata Julia che venivano a cuocere il pane in casa mia, la cantavano allegramente quando tornavano dal monte Barigazzo con i rifornimenti che gli aerei USA gli lanciavano con i paracadute quasi ogni notte, (ho indossato camice fatte con la bellissima seta di quei paracadute fino agli anni ’60). La cantavano quando partivano per andare a sabotare i rifornimenti tedeschi alla Linea Gotica ed anche quando tornavano, quelli che tornavano . La cantavano dei vostri alleati, ma tu sei talmente ottenebrato, stupidamente ottenebrato, dal tuo viscerale anticomunismo che non conosci neppure i canti dei tuoi alleati e li sbeffeggi. Contrariamente a te io non ho mai deriso l’inno americano, che è molto musicale ed anche molto somigliante all’inno comunista “L’INTERNAZIONALE”

    Antonioantonio.zaimbri@tiscali.it

  16. Popeye
    Popeye says:

    x Antonio
    Eccomeno! Quelli alleati erano tutti komunisti. Quando, come, perché hai imparata quella canzone non me ne frega ma forse e’ interessante a altri. Se associare quella canzona con essere comunista e’ denigrare sono fatti tuoi. Se c’è qualcuno stupidamente ottenebrato sei proprio tu con il tuo comunismo. Per te erano e sono tutti bravi.

  17. Popeye
    Popeye says:

    … ed anche molto somigliante all’inno comunista “L’INTERNAZIONALE”
    ————
    Ma vai …

  18. Peter
    Peter says:

    x AZ

    caro Antonio

    scusa la curiosita’, ma pensavo che tu avessi meno di 70 anni!

    ciao, Peter

  19. Uroburo
    Uroburo says:

    controcorrente { 13.02.11 alle 21:12 } che il Pci abbia commesso errori,senza dubbio,,però non capisco a quali ti riferisci sono tanti e di tipo diverso..
    laSylvi ha ragione quando dice….sì la Sylvi ha un sacco di ragioni ..,il problema è che poi alla fine,la colpa dalle Zecche ai Massimi Sistemi è sempre dei Komunisti, della Sinistra e dei Sindacati, brevi accenni di Antiberlusconite ,anche popone ne ha! Capirai che a volte sorga qualche ragionevole dubbio!
    ———————————————————
    Caro CC,
    come sai io appartengo alla sinistra anomala, una sinistra senza dogmi ma con molto realismo. Tuttavia sono di sinistra da tanto tempo e non sono certo un pentito, anzi ho sempre spiegato e difeso le ragioni della mia appartenenza. Le ho spiegate prima di tutto a me stesso per un mio personale bisogno di coerenza, di identità e di non contraddizione. Con tutto questo posso essere contraddittorio come talvolta sono tutti gli esseri umani ma ci tengo a dirmi quando, come e perchè in modo che mi sia ben chiaro dove mi colloco. Come mi sembra del tutto evidente io non appartengo alla schiera dei matti né a quella dei pezzi di emme: i primi neppure si accorgono della contraddittorietà delle loro posizioni, i secondo arrogano a se stessi diritti che negano agli altri e funzionano sulla base del supposto diritto di fare quel che pare a loro. cosa che viene spacciata per verità e giustizia.
    Mi sembra del tutto evidente, quindi, che le mie critiche rimangono all’interno della sinistra ed hanno l’obiettivo di dare una risposta a domande che noi stessi dovremmo farci e che, comunque sia, gli altri ci fanno. Anche questa è una scelta personale: io penso che si abbia sempre il dovere di render conto agli altri; discorso che non vale tanto a livello politico ma più in generale a livello esistenziale. Se qualcuno, chiunque fosse, mi chiedesse conto dei miei atti e delle mie convinzioni, io mi sentirei in dovere di rispondere.
    Io penso che il PCI dovrebbe render conto prima di tutto della sua esistenza. Ora, a quasi un secolo di distanza, riteniamo ancora giusta la scissione di Livorno? Abbiamo a sufficienza spiegato la nostra adesione (ancorchè molto parziale) allo stalinismo? Abbiamo adeguatamente spiegato alla base comunista che la collocazione politica del nostro paese era nel campo occidentale e che non sarebbero state possibili modificazioni? Qual è stato il nostro rapporto con l’URSS fino alla rottura? Quanti finanziamenti sono stati ricevuti e come? Il nostro rapporto con il Partito Socialista (non crassita) è stato adeguato o è stato eccessivamente polemico? Abbiamo a sufficienza lavorato per migliorare il sistema nel quale dobbiamo vivere oppure siamo stati in qualche modo partecipi della mentalità del “Tanto peggio, tanto meglio”? La classe dirigente del PCI è stata scelta con criteri adeguati? Possiamo fare qualcosa per eliminare la perenne dicotomia all’interno dell’attuale PD? Ha ancora un senso l’esistenza del PD o non sarebbe meglio creare un partito socialista italiano che entri nel Partito Socialista Europeo lasciando che i cattolici dell’ex-DC si costruiscano un loro partito cattolico democratico?
    Io credo che a tutte queste domande, che come vedi spaziano nella storia di 90 anni, meritino una riflessione ed una risposta. Una risposta globale e non le risposte spezzettate che abbiamo visto finora. Certo la verità la sappiamo, ma allora perchè non comunicarla ufficialmente? Io appartengo alla categoria di coloro che pensano che la verità ci rende liberi e che non si debba aver vergogna di quel che si è fatto ma illustrare il cosa, come e perché.
    Quel che diranno gli altri interessa poco, avrebbero comunque da dire perchè alla base delle opinioni politiche ci sono diversi interessi e diverse delle visioni del mondo. Noi abbiamo le nostre, gli altri hanno le loro. Alcune particolarmente indegne perché quel che differenza noi dalla gentaglia popeyana è che noi possiamo commettere degli errori per tante ragioni ma i loro non sono errori: le loro porcherie sono un effetto strutturale del sistema.
    Il comunismo storico è fallito. Ma la sfida che esso aveva lanciato è rimasta. … sino a che vi saranno uomini [con] un profondo senso di insoddisfazione e di sofferenza di fronte alle iniquità della società contemporanea…. questi terranno in vita gli ideali che hanno contrassegnato tutte le sinistre della storia.
    Io sono stato e rimango con questa visione del mondo.
    Un caro saluto U.

  20. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    è possibile che limitate manifestazioni di intolleranza ci siano state in tutti quei posti nei quali vi era una certa radicalizzazione politica come nelle regioni cosiddette rosse. Soprattutto nei primissimi tempi dopo la fine della guerra.
    Ho preso parte ad un concorso che è stato vinto da un tizio che aveva presentato documenti dai quali risultava che lui era un profugo dell’Istria Era troppo giovane per esserlo personalmente, quindi credo che la cosa valga anche per i discendenti dei profughi. Però ammetto di non aver letto attentamente TUTTO il documento che aveva presentato. Resta il fatto che costui ha vinto quasi senza titoli, solo perché era un (discendente di un) profugo.
    Francamente credo che gli italiani paghino poco comunque, ed ora ormai non paghi più nessuno, secondo le più proprie caratteristiche del nostro paese, da sempre.
    Lei sa qualcosa sullo scandalo della Banca Romana? U.

  21. sylvi
    sylvi says:

    x Uroburo

    Le risponderò appena posso, cioè quando il nipotino dorme!

    x Tutti
    Credo che oggi sia il compleanno di Antonio; lo ricordo perchè gira assieme a quello di mia figlia e di mia madre.

    Auguri Antonio|
    Anche se le nostre idee sono lontane da qua a Saturno, l’onestà e la buona fede possono sempre trovare una navicella!!!

    Sylvi

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Antonio finisce gli anni nel giorno di S. Valentino?
    Che bello!
    Auguroni Antò e 100 di questi giorni!!
    C.G.

  23. Il puttanume e il facciaculismo impazzano, Napolitano e la decenza possono aspettare.
    Il puttanume e il facciaculismo impazzano, Napolitano e la decenza possono aspettare. says:

    Porte aperte a Palazzo Grazioli Un continuo via vai nella residenza romana del premier Berlusconi: arriva anche Elena Russo, in lizza per “Ballando con le stelle” su Rai UnoI cronisti assiepati in via del Plebiscito a Roma, venerdì sera, scrutano il cancello di palazzo Grazioli aspettando una visita del ministro Giulio Tremonti o un commento in uscita del sottosegretario Gianfranco Micciché. La residenza privata di Silvio Berlusconi ha intorno più telecamere del solito, il colloquio con il presidente Giorgio Napolitano è appena finito. Il taccuino che per settimane ospita nomi di papi girl e incrocia carriere televisive, per un attimo, infarcito di alchimie politiche e incontri istituzionali, è vuoto di Ruby o Iris o Maristhelle.

    Ma tra il chiaroscuro di Roma, da piazza Largo Argentina, s’intravede una ragazza correre verso l’ingresso principale, parlottare con i carabinieri: “Sono Elena Russo”. Le immagini sono chiare nel video pubblicato su ilfattoquotidiano.it. Sono le 19.40. Il presidente del Consiglio un’ora prima aveva incassato i rimproveri del Quirinale: “Fine del conflitto tra le istituzioni”. E dunque a palazzo Grazioli, stavolta, c’era la politica d’attualità.

    Riunioni e strategie annunciate, forse arriva Tremonti, forse arriva Gianni Letta. E invece ecco Elena Russo, l’attrice napoletana citata nelle telefonate dell’inchiesta di Napoli sulle raccomandazioni di Berlusconi – siamo nel 2007 – all’allora direttore di Raifiction, Agostino Saccà. Il Cavaliere non ha mai interrotto i rapporti con la Russo: nel 2009 è stata la protagonista di una pubblicità pagata dal governo sulla raccolta differenziata a Napoli, nel 2010 il suo nome era sull’agenda di B. mostrata in conferenza stampa. La Russo ha lasciato palazzo Grazioli quasi un’ora e mezza dopo l’improvvisa apparizione in via del Plebiscito, nascosta dietro i vetri oscurati di un’auto di grossa cilindrata, parcheggiata nel cortile interno.

    Protagonista di numerose serie televisive sia in Rai che a Mediaset, raggiunta al telefono dal Fatto, non nega la sua amicizia con il presidente del Consiglio: “Il signor Berlusconi è un mio amico, è una cosa che non devo nascondere. Posso sapere le sue amicizie? – dice in tono provocatorio – Lui è un mio amico, lo sa l’Italia intera. Quando posso vado a trovarlo”.
    In questi giorni, per pura casualità, la Russo è tra le candidate-ballerine per Ballando con le stelle di Milly Carlucci, in onda fra tre settimane: ha fatto un regolare provino – dice la conduttrice – ma non è stata scelta. Anche se la selezione è ancora aperta. La Russo spera: “C’era un’ipotesi. Me l’aveva proposto la mia agente. Vedremo”. Con il Fatto all’inizio – al telefono – è cordiale, ma s’infuria quando le chiediamo se avesse parlato a B. di Ballando con le stelle: “Questa persona la conosco da quasi dieci anni e faccio l’attrice da venti. Hai letto il mio curriculum? Ah no, è gravissimo. Lei sta chiamando una professionista”.

    di David Perluigi e Carlo Tecce

    da Il Fatto Quotidiano del 13 febbraio 2011

  24. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    la tua ambiguità di fondo traspare in ogni approccio per qualsiasi problema.
    Ovvero, tutto nel mondo deve passare al vaglio dei tuoi gusti.
    Oggi anche la “burocrazia scolastica”.
    Da un lato te ne lamenti , quando fa comodo a te, salvo definirla giusta e garantista ed invocarla ,quando invece il tuo personalissimo comodo ti permette di avvalertene.

    Prendiamo Marchionne, nel caso venisse invitato a trattare un argomento come le relazioni sindacali e il diritto del lavoro.
    O anche solo un membro di Confindustria della Locale, sezione,tu non avresti nessun dubbio presumo e se io mi opponessi magari, in quanto uomo di parte ?
    Allora Marchionne potrebbe venire a trattare (o altri) di come si manda avanti una fabbrica e io potrei ancora obiettare che non va bene, poichè come si manda avanti una fabbrica , piaccia o meno, a che fare con le Relazioni Sindacali e il Diritto del lavoro, sarebbe ancora una visione parziale..
    Alla fine presumo che sarei un gran Rompi-balle…e tutti potrebbero avere il diritto di mandarmi a quel paese..
    Il problema se Marchionne ha i titoli per parlare si o no,è pari a quello della la Kervesa se ha o meno i i titoli in quanto ricercatrice storica per farlo .Si o no?
    Se No dimmi perché,.. solo per il fatto che magari non dice quello che tu vorresti sentir dire….o perché non né h a titoli.?
    Chi ha titolo quindi I genitori, il prof di storia..il dirigente scolastico o TU.
    Cosa regola quindi…?
    Il fatto che L’Anpi proponga e garantisca…certo, di sicuro a volte non è sufficiente (ma cosa in fondo è davvero sufficiente ,il parere della buona fede della Sylvi ?)…, ma L’Anpi ha titolo, poiché è il legittimo rappresentantei dei partigiani italiani che nel complesso sono stati parte determinante della fondazione della repubblica nella quale noi viviamo ,della democrazia e della Costituzione.
    I reduci di Salò o il parere personale o l’opinione singola ,no.
    Da qualche parte ci deve pur essere un discrimine, sennò non si fa più nulla, che è a mio avviso tutto sommato per chi vuol revisionare la Storia è una tattica eccellente, poiché il nulla corrisponde al tutto, ovvero è vera qualsiasi cosa , quindi anche i fascisti o i nazisti o i revisionisti o i negazionisti.

    buona giornata

    cc

  25. Linosse
    Linosse says:

    È un po lungo,una lenzuolata

    Cosa sono, le foibe? Cioè, quale episodio della storia evocano?

    In poche ed essenziali parole, sono le foibe (caverne e aperture carsiche del terreno) il luogo in cui, a fine guerra mondiale, furono uccisi e gettati, spesso dopo umiliazioni e tormenti, moltissimi italiani. Gli eccidi ebbero due momenti: il primo, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, quando si scatenarono vendette e rancori mai sopiti dopo 20 anni di italianizzazione forzata; il secondo, molto più grave per numero delle vittime, nella primavera del ’45, quando le truppe titine occuparono la Venezia Giulia, la Dalmazia, Trieste e parte del Friuli.

    Le origini antiche di un odio feroce

    Sia nella Serenissima Repubblica Veneta, sia nell’Impero Austro-Ungarico, il concetto di nazionalità era tanto sfumato quanto poco “etnico”. È solo dopo la prima guerra mondiale, cioè quando i nazionalismi si affermano fino a sfociare nei razzismi di Stato, che il Regno di Italia comincia una politica di italianizzazione forzata delle “terre irredente”. Da ogni regione, piovono funzionari e impiegati pubblici, che sostituiscono i locali. La lingua ufficiale, anzi, obbligatoria, diventa l’italiano, e dialetti e lingue dei popoli presenti sul territorio sono vietati, proibiti. Se l’effetto di tale norma è assai violento nelle città della costa, dove comunque gli “italiani” erano in maggioranza o assai numerosi, e dove bi e trilingusmo erano la norma, è nelle zone rurali e nell’interno che gli slavi (sloveni, croati, dalmati, cici), in gran parte contadini poco alfabetizzati, si ritrovano ad essere stranieri in patria.

    Le durissime condizioni imposte dal Regno si fanno ancora più rigide ed intolleranti con il fascismo. Tra gli episodi da ricordare: la chiusura del liceo classico di Pisino, dell’istituto magistrale femminile di Pisino e del ginnasio di Volosca (1918), la chiusura delle scuole elementari slovene e croate, e il confino di alcuni esponenti Sloveni e Croati in Sardegna e in altre località italiane. A ciò si aggiungevano le violenze fasciste non
    contrastate dalle autorità, come gli incendi delle sedi associative a Pola e a Trieste.

    In Istria l’uso dello sloveno e del croato nell’amministrazione e nei tribunali era stato limitato già durante l’occupazione (1918-1920). Nel marzo 1923 il prefetto della Venezia Giulia vietò l’uso dello sloveno e del croato nell’amministrazione, mentre per decreto regio il loro uso nei tribunali fu vietato il 15 ottobre 1925. Il colpo definitivo al sistema scolastico sloveno e croato in Istria arrivò il 1 ottobre 1923 con la riforma scolastica del ministro Gentile.

    L’attività delle società e delle associazioni croate e slovene era stata vietata già durante l’occupazione, ma poi specialmente con l’entrata in vigore della Legge sulle associazioni (1925), Legge sulle manifestazioni pubbliche (1926) e Legge sull’ordine pubblico (1926). Nel 1927 fu il turno del cambiamento dei cognomi (la toponomastica era già stata italianizzata nel 1923). Così vennero italianizzati quasi tutti i cognomi sloveni e croati. Un vero atto di brutalità verso le identità personali. (Non dobbiamo dimenticarci che tali provvedimenti vennero presi anche a Zara e Fiume, città “extraterritoriali” che furono annesse a forza dopo la prima guerra mondiale.)

    Le leggi razziali antiebraiche e genetiche del 1938 (che seguono le meno famose, meno organiche, ma altrettanto famigerate leggi razziali del ’36-’37 emanate nei confronti dei popoli di pelle nera, e altri “coloniali”) dividono ancor più la cittadinanza in due categorie,
    gli “italiani puri” e gli inferiori. Duramente colpita, in particolare, la numerosa e antica comunità ebraica di Trieste, da sempre città cosmopolita e multiculturale.

    La seconda guerra mondiale

    La ignobile aggressione alla Grecia obbliga i comandi italiani in difficoltà a chiedere l’intervento della Germania, mettendo così fine alla illusione della “guerra parallela”. Nel 1941, dopo un criminale bombardamento su Belgrado, che viene rasa al suolo, Tedeschi, Ungheresi e Italiani invadono la Jugoslavia, occupandola completamente in poche settimane.

    All’Italia spettano: l’intera costa dalmata, parte del Montenegro, quasi l’intera Slovenia e la Croazia, sotto forma di protettorato.

    La Slovenia viene annessa, e diventa la provincia di Lubiana. La Croazia diventa un regno “indipendente”, con primo ministro Ante Pavelic, un fascista feroce e sanguinario, amico di vecchia data di Mussolini, e come Re un cugino di Vittorio Emanuele III, Aimone di Aosta. Il partito fascista e razzista croato, gli Ustascia, formato da fanatici religiosi (cattolici) e nazionalisti,
    appoggiati dal vescovo di Zagabria e primate di Croazia Stepinac, intraprendono fin da subito una opera di pulizia etnica nei confronti di Serbi e altre minoranze, spesso spalleggiati dalle truppe italiane.

    L’intera Jugoslavia diventa territorio di stragi e di crudeltà. Alla fine della guerra, sarà uno dei paesi che avrà pagato il più alto tributo di morti, da calcolarsi in circa 1 milione e mezzo di persone su 16 milioni di abitanti (si pensi che i caduti italiani tra civili e militari, fra battaglie e bombardamenti, repressioni e fucilazioni, non supera le 300 mila unità su 45 milioni di abitanti).

    In particolare, sono da attribuirsi alla responsabilità diretta delle truppe di occupazione italiana almeno 250 mila morti, che le fonti serbe però portano ad un totale di 300 mila.

    Di questi, i morti in combattimento sono una parte esigua, perché la stragrande maggioranza delle vittime fu dovuta a vere e proprie stragi e repressioni, a saccheggi e a brutalità. In particolare, è da ricordare il ruolo della II Armata Italiana, sotto il comando del generale Roatta.

    La situazione è differenziata nei diversi territori: le peggiori e più inumane condizioni si verificarono nella Jugoslavia meridionale, dove si aprì una vera e propria caccia al serbo. Vere e proprie spedizioni italo-croate partivano alla volta dei villaggi e delle cittadine serbe, dove, in un’orgia di violenze di ogni tipo, centinaia di uomini, donne e bambini venivano torturati e uccisi. I villaggi jugoslavi distrutti dagli italiani sono non meno di 250, ai quali vanno aggiunti quelli distrutti in collaborazione con i tedeschi o con altre milizie dell’Asse. 250 Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema in cui i colpevoli, i macellai, eravamo noi. Gli episodi di efferatezza e di crudeltà non si contano, e le mutilazioni, gli stupri, gli accecamenti erano all’ordine del giorno. Il comandante partigiano cattolico Edvard Kocbek così descriveva un’offensiva sferrata dall’esercito italiano nell’agosto del 1942: “I villaggi bruciano, i campi di grano e i frutteti sono stati devastati dal nemico, le donne e i bambini strillano, quasi in ogni villaggio degli ostaggi vengono passati per le armi, centinaia di persone vengono trascinate nei campi di prigionia, i bovini muggiscono e vanno vagando per i boschi.

    La cosa più sconvolgente è che questi orrori non vengono perpetrati da un’accozzaglia di primitivi come al tempo delle invasioni turche, ma dai gioviali soldati del civile esercito italiano, comandati da freddi ufficiali che impugnano fruste per cani… “. Spesso i partigiani slavi, o gli indifesi abitanti delle campagne, erano bruciati vivi (su roghi di fascine, o chiusi nelle chiese ortodosse, che furono distrutte – in questo modo- in gran numero). Le deportazioni della “inferiore razza serba” furono massicce, e decine di migliaia di ex soldati o di cittadini serbi fu avviata ai campi di sterminio tedeschi o a quello della Risiera di San Sabba, a Trieste, assieme con ebrei ed altre minoranze.

    In Croazia, nel “regno indipendente”, l’opera delle truppe italiane fu di supporto e affiancamento alle milizie ustascia, mentre nelle coste e isole annesse, la repressione della II armata fu assai più pianificata e scientifica. Stessa cosa in Slovenia, che, entrata a far
    parte del territorio nazionale, doveva essere completamente assimilata.

    Gli occupanti italiani costruirono campi di concentramento che, seppur non scientificamente predisposti allo sterminio, furono la causa di migliaia di morti e di infinite sofferenze. Tutti conosciamo Auschwitz e Buchenwald, ma decenni di censure ci hanno impedito di sapere che noi, italiani, costruimmo e gestimmo i lager di Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab (isola di Arbe). Furono creati campi anche in Italia, per esempio a Gonars (Udine), a Monigo (Treviso), a Renicci di Anghiari (Arezzo) e a Padova. Secondo stime rapportate nel volume dell’A.N.P.P.I.A. ,pericolosi nelle contingenze belliche, i fascisti internarono quasi 30.000 sloveni e croati, uomini, donne e bambini.
    In Slovenia, già dall’ottobre del 1941, il tribunale speciale pronuncia le prime condanne a morte, il mese dopo entra in funzione il tribunale di guerra. La lotta contro i partigiani, che diventano una realtà in continua espansione, si sviluppa nel quadro di una strategia politico-operativa rivolta alla colonizzazione di quei territori.

    Con l’intervento diretto dei comandi militari italiani la politica della violenza si esercita nelle più svariate forme:
    iniziano le esecuzioni sommarie sul posto, incendi di paesi, deportazioni di massa, esecuzioni di ostaggi, rappresaglie sulle popolazioni a scopo intimidatorio e punitivo, saccheggiamento dei beni, setacciamento sistematico delle città, rastrellamenti… prende corpo il progetto di deportazione di massa, con il trasferimento forzato degli abitanti di Lubiana, progetto che i comandi
    discutono con Mussolini in un incontro a Gorizia il 31 luglio 1942 . In una lettera spedita al Comando supremo dal generale Roatta in data 8 settembre 1942 (N. 08906), viene proposta, addirittura, la deportazione della intera popolazione slovena.

    STRALCIO DELLE COMUNICAZIONI VERBALI FATTE DALL’ECC. ROATTA

    NELLA RIUNIONE DI FIUME DEL GIORNO 23-5-1942

    “Il DUCE è assai seccato della situazione in Slovenia perchè Lubiana è provincia italiana. /…/

    Anche il Duce ha detto di ricordarsi che la miglior situazione si fa quando il nemico è morto. Occorre quindi poter disporre di numerosi ostaggi e applicare la fucilazione tutte le volte
    che ciò sia necessario. /…/

    L’Ecc. Roatta esprime il suo pensiero nei riguardi del sistema da usare per risolvere la situazione in Slovenia:

    1) – Chiudere la frontiera con la provincia di Fiume e con la Croazia, specialmente nella zona di Gorjanci. /… /

    2) – Ad oriente del vecchio confine sgombrare tutta la regione per una zona di una profondità variabile (3-4 km.). In tale zona sarebbe interdetta qualsiasi circolazione tranne che sulle ferrovie e sulle strade di grande comunicazione. Apposite pattuglie in servizio di vigilanza aprirebbero senz’altro il fuoco contro chiunque.

    Il Duce concorda nel concetto di internare molta gente – anche 20-30.000 persone.

    Si può quindi estendere il criterio di internamento a determinate categorie di persone. Ad esempio: studenti. L’azione però deve essere fatta bene cioè con forze che limitino le evasioni. /…/

    Il C. d’A. in base alle direttive suesposte dovrà compilare uno studio, da presentare entro 3-4 giorni, dal quale risulti:

    1) – zone da sgomberare dalla popolazione, indicando l’entità della popolazione da internare, suddivisa in famiglie (per categorie);

    2) – quali altri provvedimenti sono ritenuti necessari;

    3) – intenzioni operative nei vari stadi della situazione.

    /…/

    Ricordarsi che tutti i provvedimenti di sgombero di gente, li dovremo fare di nostra iniziativa senza guardare in faccia nessuno.

    Solo per quel che riguarda la piccola Slovenia, nei lager italiani morirono 13.606 sloveni e croati. Nel lager di Arbe (sull’isola di Rab) ne morirono dai 1.500 ai 2.500 circa. I civili e partigiani “fucilati sul posto”, cioè durante azioni belliche, furono non meno di 2.500. 1.500 invece i fucilati civili trattenuti come ostaggi, uccisi cioè mesi dopo il loro internamento, per stanare le bande partigiane o per vendetta contro azioni verso i nostri
    militari. I morti per sevizie, torture, o bruciati vivi arrivano ad un totale documentato di 187. Ripetiamo: questo solo nella “provincia di Lubiana”, dove più numerose sono le documentazioni giuntaci.

    S L O V E N I !

    – Al momento dell’annessione, l’Italia vittoriosa vi ha dato condizioni estremamente umane e favorevoli.

    Dipendeva da voi, ed unicamente da voi, di vivere in un’oasi di pace.

    – Invece molti di voi hanno impugnato le armi contro le autorità e le truppe italiane.

    – Queste, per un alto senso di civiltà ed umanità, si sono limitate all’azione militare, evitando misure che gravassero sul’insieme della popolazione ed ostacolassero la normale vita economica del paese.

    E’ solo quando i rivoltosi sono trascesi ad orrendi delitti contro italiani isolati, contro vostri pacifici concittadini e persino contro donne e bambini, che le autorità italiane sono ricorse a misure di rappresaglia ed a qualche provvedimento restrittivo, di cui soffrite per causa dei rivoltosi

    – Ora, poichè i rivoltosi continuano la serie di delitti, e poichè una parte della popolazione persiste nel favorire la ribellione, disponiano quanto segue:

    1°) – A partire da oggi nell’intera Provincia di Lubiana:

    – sono soppressi tutti i treni viaggiatori locali;

    – è vietato a chiunque viaggiare sui treni in transito, tranne a chi è in possesso di passaporto per le altre provincie del regno e per l’estero;

    – sono soppresse tutte le autocorriere;

    – è vietato il movimento con qualsiasi mezzo di locomozione, fra centro abitato e centro abitato;

    – è vietata la sosta ed il movimento, tranne che nei centri abitati, nello spazio di un chilometro dai due lati delle linee ferroviarie. (Sarà aperto senz’altro il fuoco sui contravventori);

    – sono soppresse tutte le comunicazioni telefoniche e postali, urbane ed interurbane.

    2°) – A partire da oggi nell’intera Provincia di Lubiana, saranno immediatamente passati per le armi:

    – coloro che faranno comunque atti di ostilità alle autorità e truppe italiane;

    – coloro che verranno trovati in possesso di armi, munizioni ed esplosivi;

    – coloro che favoriranno comunque i rivoltosi;

    – coloro che verranno trovati in possesso di passaporti, carte di identità e lasciapassare falsificati;

    – i maschi validi che si troveranno in qualsiasi atteggiamento – senza giustificato motivo – nelle zone di combattimento.

    3°) – A partire da oggi nell’intera Provincia di Lubiana, saranno rasi al suolo:

    – gli edifizii da cui partiranno offese alle autorità e truppe italiane;

    – gli edifizii in cui verranno trovate armi, munizioni, esplosivi e materiali bellici;

    – le abitazioni in cui i proprietari abbiano dato volontariamente ospitalità ai rivoltosi.

    – Sapendo che fra i rivoltosi si trovano individui che sono stati costretti a seguirli nei boschi, ed altri che si pentono di aver abbandonato le loro case e le loro famiglie, garantiamo salva la vita a coloro che, prima del combattimento, si presentino alle truppe italiane e consegnino loro le armi.

    – Le popolazioni che si manterranno tranquille, e che avranno contegno corretto rispetto alle autorità e alle truppe italiane, non avranno nulla a temere, nè per le persone, nè per i loro beni.

    gen. Roatta, Lubiana luglio 1942 – XX

    Altrettanto duro, e crudele, è il campo di Gonas vicino Udine. Qua sono migliaia i bambini, soprattutto croati, lasciati a morire letteralmente di fame.

    (A proposito di morte per fame, è da ricordare come una buona parte dei 100 mila greci deceduti sotto l’occupazione italiana, morì appunto di inedia, poiché, per mantenere i numerosissimi uomini del contingente di occupazione- al quale sono da includere anche i famosissimi reparti di Cefalonia e di Corfù- si procedette con una espoliazione totale delle risorse locali).

    Nota del Generale Robotti

    Al Capo di Stato Maggiore Galli,

    chiarire bene il trattamento dei sospetti, perchè mi pare che su 73 sospetti non trovar modo di dare neppure un esempio è un po’ troppo.

    Cosa dicono le norme della 3° circolare, e quelle successive ?

    Conclusione :

    SI AMMAZZA TROPPO POCO !

    Dopo l’otto settembre, ad una prima ritirata (precipitosa) delle truppe regie, subentrano i tedeschi e i repubblichini di Salò. I partigiani slavi (ai quali, è onesto e necessario dirlo, si sono uniti nel frattempo anche migliaia di soldati italiani) intensificano le loro azioni (è in questo senso istruttivo andare alle grotte di Postumia: si noterà che la prima grande caverna è completamente spoglia e annerita; essa infatti era un deposito di armi nazi-fascista che fu fatto esplodere dalla resistenza). Ciò provoca azioni sempre più feroci ed intense. Questa volta sono proprio i civili i primi obiettivi, e riprendono le deportazioni e le stragi, stavolta dirette dalle SS. Comandante delle SS era il triestino Odilo Globocnik, che si distinse per crudeltà. Se la Dalmazia e la Croazia sono ormai in mano ai partigiani jugoslavi (ricordiamo che la Jugoslavia è l’unico paese europeo che si liberò da solo dalla occupazione nazi-fascista), è nella Venezia Giulia e nella Slovenia che si concentrano le azioni militari.

    I morti italiani

    Come accennato all’inizio di questo scritto, non vogliano, ne potemmo, negare né sottovalutare le sofferenze degli italiani (e dei giuliani, istriani e dalmati di lingua e “etnia” italiana). Ricordando, sempre e comunque, che la guerra di aggressione la dichiarò Mussolini contro la Jugoslavia, e che quindi siamo stati noi i diretti responsabili della guerra e indiretti responsabili di ogni sua più tragica conseguenza, illustriamo quanto accadde nei due periodi (1943 e 1945) della “vendetta slava”.

    Crollato il regime fascista, si verificò un fenomeno alquanto strano e significativo: le “terre irredente” vennero precipitosamente abbandonate. Le autorità civili (composte in gran parte da ferventi fascisti, quasi tutti meridionali) fuggirono verso le loro città di origine, lasciando una terra che evidentemente non avevano mai riconosciuta come loro, nella più totale anarchia. Le autorità militari consegnarono alle poche centinaia di tedeschi presenti non solo l’intera regione, ma anche migliaia di soldati e carabinieri, che furono in gran parte uccisi, internati, deportati in Germania. Questa vera e propria strage in conto terzi, commessa dai comandi dell’esercito e fascisti, dagli stessi comandi che si erano macchiati dei peggiori crimini di guerra, non è considerata da quella propaganda patriottarda che enumera
    martiri ed eroi, ma che sa sempre tacere sui nomi e le responsabilità. Le recenti scuse per il decennale silenzio sui fatti d’Istria, scuse porte da eminenti politici della cosiddetta sinistra, non hanno avuto in contropartita le scuse di coloro che, per vigliaccheria e incompetenza, consegnarono migliaia di giovani al lager e alla morte.

    Dunque, settembre 1943: dopo decenni di repressione e violenze, i contadini croati e altri elementi insorgono contro tutto ciò che è “fascismo”, purtroppo spesso identificato con “Italia”. Come purtroppo accade sempre, quando odio attira e crea odio, gli orrori furono tanti,
    quanto terribili. Il leader del partito comunista sloveno, Kardelj, aveva dato la direttiva di “epurare non sulla base della nazionalità ma del fascismo”, ma, quasi inevitabilmente, è l’elemento italiano che patisce le peggiori persecuzioni, anche a causa del fatto che i posti di potere, sia economico, che terriero, che di responsabilità, sono tutti occupati da italiani. Come illustra nei suoi lavori Giacomo Scotti, con il quale abbiamo condotto la trasmissione radiofonica di cui
    sopra, nel caos generale di quei mesi, furono circa 250-300 i fucilati e “infoibati” dai partigiani o dal popolo in rivolta. La stima più pessimistica, ma anche la meno verosimile, parla di 600 morti. Paradossalmente, furono contestualmente salvati e protetti, rifocillati e ospitati, migliaia e migliaia di soldati delle armate italiane allo sbando, poiché le violenze si scatenarono quasi esclusivamente verso i carabinieri, i gerarchi, le camicie nere. Ripetiamo: quasi esclusivamente. Molte furono le vittime tra i civili, donne, vecchi. Furono passati alle armi anche fascisti sloveni e croati (d’altronde, nella guerra partigiana di ogni parte d’Europa, tali tristi fatti erano all’ordine del giorno), mentre ben maggiore fu il numero di caduti tra i partigiani stessi negli scontri con l’esercito tedesco. Il quale, come accennato, riprese presto il controllo del territorio.

    Altre vittime, ma non da ascriversi nel capitolo “Foibe”, furono fatte in Dalmazia, a Fiume, a Zara, nelle isole. Si può parlare di un totale generale di circa 2.000 persone. La propaganda di destra ha da sempre gonfiato tali cifre, fino a farle giungere alle decine di migliaia. E parliamo solo del 1943.

    Ben altro successe con l’occupazione titina di Trieste e della Venezia Giulia. Con il crollo della Germania, (che, ricordiamolo, si era annesso tutto il nord-est italiano strappandolo all’alleato di Salò), le formazioni jugoslave
    si gettarono in una corsa contro il tempo verso le coste adriatiche per impedire agli anglo-americani di prendere il controllo di quelle terre.

    Giungono a Trieste, Gorizia, Fiume tra il 1° e il 3 maggio, e, per quaranta giorni circa, tengono sotto controllo –sotto occupazione- la fascia adriatica. In questi terribili quaranta giorni, si scatena una violenta epurazione. La volontà jugoslava è chiara: creare uno stato di fatto che preceda l’annessione. Le giunte del CNL partigiane vengono disarmate, destituite, in certi casi arrestate.

    La “jugoslavizzazione”, il tentativo cioè di annessione, è reso chiaramente da questo dispaccio del partito comunista sloveno già nel 1944: “tenere preparato tutto l’apparato. Dappertutto, il più possibile, bandiere slovene e jugoslave. Ad eccezione di Trieste, non permettere in nessun caso manifestazioni italiane. Rinforzare l’Ozna (polizia politica, nda)”. Tutti coloro che possono essere considerati per un motivo o per l’altro, ostili, vengono
    arrestati, deportati, in parte uccisi. D’altronde, lo stesso stava accadendo in tutte le altre regioni della neonata repubblica titina, e non era una specifica anti-italiana. In quei giorni, dunque, si vive un clima di terrore. A Fiume i primi ad essere eliminati sono i fautori dello Stato Libero, coloro che negli anni a cavallo tra il 1919 e il 1925 si erano opposti alla
    annessione italiana; a Gorizia sono gli esponenti partigiani ad essere indicati come “concorrenziali” e fatti immediatamente prigionieri; ma è nella cruciale Trieste che si raggiunge l’apice:
    in città operano l’esercito popolare jugoslavo, l’Ozna, bande irregolari croate, serbe, slovene, (e anche italiane!), elementi del Partito Comunista… ognuno di questi elementi arresta, confisca, deporta, stupra, tortura, uccide “gli ustascia, i cetnici,gli appartenenti alle formazioni armate al servizio del nemico, i collaboratori, le spie, i delatori, i corrieri, tutti
    traditori della lotta popolare, tutti i disertori del popolo, tutti i demolitori dell’esercito popolare”. La situazione sfugge immediatamente di mano alle autorità militari e politiche jugoslave, che ammettono, fin dal 6 maggio: “ci sono stati arresti e fucilazioni arbitrarie. È necessario riprendere il controllo … l’Ozna si rifiuta di capire la situazione, e continua in arresti di massa…dobbiamo renderci conto che tali errori ci portano il danno maggiore” .

    Le esecuzioni si susseguono a ritmo impressionante, e i cadaveri vengono gettati nelle foibe giuliane (la circostanza secondo la quale venivano infoibate anche persone vive legate a cadaveri è stata smentita da testimoni oculari, quali in parroco di Corgnale. Egli, che
    aveva dato l’estrema unzione ai disgraziati di Basovizza, dichiarò, con espressione un po’ burocratica, che le vittime erano “state fucilate in modo corretto prima di essere gettate dentro”.
    Ciò non esclude che, nel clima di violenza e sadismo, episodi come quello ipotizzato si siano verificati, anzi, quelli dei “sepolti vivi” sono stati casi crudeli e accertati, ma, comunque, sporadici). Chi non cade fucilato sul posto o nella mattanza carsica delle foibe, viene avviato verso inumani campi di prigionia, in particolare quello di Borovnica, alle porte di Lubiana.
    Fame, fatica, maltrattamenti… il destino atroce di tutti gli internati si abbatte sugli italiani d’Istria.

    Le foibe localizzate con certezza: Basovizza, Corgnale, Opicina , Scadaicina , Casserova, Podubbo, Semich, Drenchia, Sesana e Orle, Vifia Orizi, Obrovo, Raspo, Brestovizza, Castelnuovo d’Istria, Cava di bauxite di Lindaro, Vescovado, Surani, Pucicchi, Treghelizza, Cava
    di Bauxite di Gallignana, Vines, Gropada, Gargaro o Podgomila, Zavni, Pinguente, Creogli , Cernovizza (più altre fosse e cave nell’arco tra Gorizia e Fiume)

    Il bilancio

    Anche se le dimensioni di una tragedia non dovrebbero essere misurate solo dal numero delle vittime, è chiaro che le cifre sono sempre di forte impatto. In questa ottica, sul numero dei morti dei quaranta giorni di occupazione slava (Tito fu poi indotto a ripiegare e ad
    abbandonare almeno la fascia costiera) e di quelli del periodo successivo dell’immediato dopoguerra, si è scatenato un indegno balletto. Fonti della destra e di associazioni di profughi parlano di 20-30 mila morti, ma tali numeri sono assolutamente esorbitanti. Il dibattito triestino e giuliano, dentro e fuori dei confini nazionali, ha spesso esasperato i calcoli, le cifre
    sono state, talvolta, sparate alla cieca. Gli studiosi, ma non soltanto loro, hanno, invece, fatto un buon lavoro. Si è arrivati a indicare cifre attorno alle quattro-cinque migliaia. Una cifra che comprende, lo ribadiamo, non solo gli infoibati. I quali, calcolati secondo il criterio dei corpi estratti direttamente dalle caverne, sono in effetti 570. Cinquecentosettanta sono dunque gli ufficialmente infoibati. Molti. Ma nulla giustifica i bilanci di fantasia, stilati nell’ordine delle decine di migliaia solo a scopo di pura propaganda e di falsificazione della
    Storia.

    I morti degli altri

    Se non esistono morti buoni e morti cattivi, non crediamo debbano esistere morti
    eroi e morti da dimenticare a seconda di chi li ha uccisi. Perché la stragrande maggioranza delle perdite italiane nella guerra derivano dai bombardamenti angloamericani. Qua non vogliamo elencare le stragi provocate dai massicci e spesso indiscriminati bombardamenti sui civili anche – e soprattutto- dopo la firma dell’armistizio, perché il terreno è troppo vasto. Potremmo raccontare dei 20 mila morti (questi sì, documentati) di una piccola città come Foggia, o di Isernia, che perse un terzo dei suoi abitanti sotto gli attacchi aerei. Potremmo raccontare di
    Napoli, Livorno, Messina, Palermo e Genova, dove i lutti furono numerosissimi e i danni incalcolabili. O del terribile bombardamento di Treviso. O di quelli indiscriminati che gli aeroplani anglosassoni facevano al ritorno dalle loro missioni, sganciando il “carico in eccesso”, cioè le bombe avanzate, su case e paesi (pratica in uso anche nella guerra alla Serbia del 1999, con lo
    scarico di bombe in Adriatico). Potremmo anche soffermarci su episodi di esplicito cinismo e crudeltà, come il mitragliamento di bambini alle giostre di Grosseto, o quello dei civili in fila per il pane nelle campagne di Caltagirone. Ma circoscriveremo l’analisi alla sola zona geografica della quale stiamo trattando.

    Trieste viene attaccata massicciamente, per la prima volta, nel 1944. Il bombardamento più pesante è quello del 10 giugno, che viene effettuato come rappresaglia per l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Solo quel giorno, i morti sono più di 400, migliaia i feriti. Solo nei raid del 15 luglio, del 9 – 10 settembre e del 23 ottobre 1944, si contano rispettivamente 50, 150, e 75 morti. I bombardamenti proseguono fino al maggio 1945 sia
    sul capoluogo, che sulle cittadine circostanti. Molti i morti anche a Muggia.

    Pola, Istria e Fiume: anche le più piccole località furono martellate ininterrottamente. Pola fu gravemente danneggiata, con decine e decine di morti, fin dal 1943, ma il primo attacco massiccio è datato 8 settembre 1944. Fiume, con porto e industrie militari, subisce distruzioni enormi e paga un altissimo tributo in vite umane.

    Ma l’accanimento degli anglo-americani si manifesta soprattutto nei confronti di Zara. La piccola enclave (1,5 Km quadrati) subirà infatti ben 54 bombardamenti, che ne provocheranno la quasi distruzione. I morti saranno più di 4.000 su una popolazione di 38mila persone.

    Ma per i revisionisti, per i professionisti della cantilena anticomunista, questi morti – dilaniati, straziati, bruciati dagli ordigni caduti dal cielo- non contano. Non contano come non contano gli altri, nel resto d’Italia, caduti – dal 1943, anno dell’armistizio, in poi-
    esattamente come gli infoibati, anche se la loro morte cadeva dal cielo. La teoria della “pulizia etnica” è tanto forzosa quanto miserabile, poiché la parte politica che, con questo pretesto, insiste da 60 anni in una violenta e brutale campagna (basta leggere alcuni siti web ed alcune riviste di … irredentisti) è la stessa che, negli anni del conflitto, intraprese una pianificata, scientifica, ufficiale e legale, nel senso che fu supportata da infami leggi razziste, campagna di genocidio e di morte nei confronti di ogni minoranza etnica, e, nelle terre conquistate, verso anche i popoli autoctoni maggioritari. Chi ha approvato ed esaltato, forse anche eseguito, i massacri, le deportazioni, i lager, i forni crematori, oggi dovrebbe avere la dignità di tacere.

    I criminali di guerra.

    Nell’immediato dopoguerra, tutte le parti politiche italiane, con l’appoggio ed il contributo determinante del comando anglo-americano, intrapresero una campagna, ed una opera, di de responsabilizzazione. Gerarchi, federali, comandanti fascisti non solo evitarono punizioni ed
    epurazioni, ma furono lasciati ai più alti gradi di comando. Nessun generale, nessun comandante di armata, nessun ufficiale che si fosse macchiato di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, venne mai processato o anche solo destituito. Il culmine della ipocrisia fu toccato, contemporaneamente, da De Gasperi e da Togliatti; dal primo, quando, alla Conferenza di Pace, illustrò meriti e onori del nostro Paese, e addirittura denunciò le pretese territoriali jugoslave che costringevano migliaia di profughi a scampare nella madrepatria (…l’Italia, stato
    aggressore, aveva perso la guerra!); il secondo, quando, da ministro di Grazia e Giustizia, emanò una amnistia generale che, se presentata come necessaria per pacificare il paese, in realtà permise la liberazione e il reintegro di migliaia e migliaia di fascisti.

    Mentre Germania, Polonia, Romania, Ungheria subivano mutamenti territoriali drammatici, con trasferimenti di milioni e milioni di persone (otto milioni soltanto i tedeschi che abbandonarono la Prussia), le clausole del trattato di pace di Parigi venivano presentate in Italia come un affronto alla Patria.

    Nessuno vuole negare né disconoscere il dramma dei 250 mila profughi istriani e dalmati, che dovettero abbandonare le loro terre (spesso indotti a farlo dallo stesso governo italiano), ma è necessario ribadire che quello non fu un dramma causato dalla volontà persecutrice titina e comunista, come è stato troppe volte ripetuto, ma fu un dramma causato dalla sete di potere e di sangue di un regime dittatoriale militarista ed espansionista, che non aveva esitato, solo pochi anni prima, ad aggredire un altro membro della Società delle nazioni, l’Etiopia, nel quale aveva provocato non meno di mezzo milione di morti in soli cinque anni di occupazione.

    Ma il senso di responsabilità mancò del tutto all’italia post-bellica, e, mentre le carceri si riempivano di ex partigiani, mentre i CNL venivano sciolti, mentre i consigli di fabbrica venivano cancellati, tutti i prefetti, tutti i questori, tutti i vicequestori nominati
    dal fascismo rimanevano saldamente sulle loro poltrone. Saranno gli stessi che, nel 1948, repressero con brutalità le manifestazioni seguite all’attentato a Togliatti, e gli stessi che, una volta epurata la polizia dai membri “sovversivi” (8.000 poliziotti definiti comunisti furono licenziati, o trasferiti in Sardegna e in Sicilia in una inutile e sanguinosa lotta al banditismo),
    provocarono gli scontri e i morti nel 1960, al tempo dell’infausto governo Tambroni.

    I militari, in particolare, ebbero le più alte protezioni. Lo stesso Badoglio, considerato dal governo abissino come il diretto responsabile di stragi e bombardamento con i gas asfissianti, godeva dei favori particolari degli inglesi. I quali inglesi negarono in modo risoluto ogni possibilità di consegna dei criminali di guerra fascisti ai paesi richiedenti. In una Italia che vedeva il passaggio di gerarchi nazisti da Roma, in fuga verso il sudamerica, fuga organizzata e gestita direttamente dal Vaticano, la cosa non deve – purtroppo- sorprendere. Lo stesso Ante Pavelic, il più sadico dei dittatori d’Europa, si rifugiò in Vaticano per poi
    imbarcarsi verso l’Argentina.

    Le autorità jugoslave fornirono immediatamente la lista dei criminali di guerra, con grande profusione di documenti. Le autorità militari inglesi, preoccupate del pericolo comunista, trovarono fin da subito ogni scusa per rimandare l’esecuzione degli arresti. Quando poi la
    sovranità tornò completamente al governo italiano, le richieste di estradizione furono semplicemente ignorate.

    Da Belgrado era stata presentata una lista con circa 800 nomi. Essa fu via via ristretta, fino ad arrivare al numero quasi simbolico di 40 . Ma neanche questo indusse De Gasperi e gli alleati a ricercare la verità e la giustizia. Anzi! È in quegli anni che si decide di
    occultare, nascondere, insabbiare anche ogni inchiesta sulle stragi nazi-fasciste compiute in Italia. Sarà solo negli anni ’90 che un caparbio procuratore militare scoprirà un armadio, con le ante chiuse e volte verso il muro, contenente i fascicoli e le prove di decine e decine di massacri compiuti nell’Italia centro-settentrionale da tedeschi e repubblichini. È “l’armadio della vergogna” che Franco Giustolisi racconta con profusione di particolari nel suo libro omonimo.

    Mentre in Germania si celebrano i processi di Norimberga (il più famoso, quello ai grandi gerarchi, provocò la condanna a morte di tutti i più alti esponenti del terzo Reich, ed altri ne seguirono contro funzionari minori, contro generali, medici, funzionari, magistrati e industriali corresponsabili delle barbarie naziste), in Italia le responsabilità della guerra e delle sue atrocità vennero semplicemente ignorate, ovattate, nascoste, poi, negate.

    L’unico grande gerarca condannato (ma soltanto per il suo ruolo nella Repubblica di Salò, non per i crimini contro i popoli stranieri) fu il Maresciallo Rodolfo Graziani. Graziani fu processato da un tribunale militare e condannato il 2 Maggio 1950 a 19 anni di carcere, di
    cui 13 condonati, per la sua attività legata alla RSI. La pena da scontare di un anno e otto mesi fu ulteriormente ridotta a quattro mesi per la richiesta della difesa, subito accolta, di far iniziare la decorrenza della carcerazione preventiva al 1945. Pertanto, quattro mesi dopo la sentenza, il 29 agosto, Graziani tornò in libertà lasciando l’ospedale militare dove aveva trascorso gran parte della durata del processo. Nel marzo 1953 divenne presidente onorario del MSI. Morì nel 1955 per collasso cardiaco.

    totale di 1992 italiani accusati di aver commesso crimini di guerra, da nazioni belligeranti o che avevano subito l’occupazione militare durante il conflitto
    mondiale. Non viene tenuto conto delle azioni svolte dai militari italiani in Africa (Libia, Eritrea, Etiopia e Somalia)

    Di Marco Ottanelli

    Premessa:Questa redazione ha, come suo scopo principale, sempre privilegiato quello della ricerca obiettiva della realtà dei fatti, anche quando scomoda e
    dolorosa. In un momento storico in cui gli eredi del partito fascista sono al governo del Paese, ed in cui la retorica patriottarda risuona ancor più violenta e oscurantista del solito,
    riteniamo necessario ricollocare storicamente e documentatamente la vicenda delle foibe istriane, vicenda alla quale la destra e le sinistra amorevolmente unite hanno deciso di dedicare una
    speciale giornata della memoria. Anzi, il ministro Gasparri ha voluto sollecitare tutti i mezzi di informazione liberi ad occuparsi della vicenda. Ci siamo occupati di questo aspetto
    nell’articolo “Ultime dal Minculpop”.La nostra redazione ha partecipato ad una trasmissione radiofonica – trasmessa da
    Controradio- che è servita a far luce e a chiarire la verità, appunto, di quel tragico periodo. L’audio completo della trasmissione, cui hanno partecipato Raffaele Palumbo, Nicola Tranfaglia,
    Giacomo Scotti, Marco Ottanelli, Giovanni Bellini, Sandro Damiani è disponibile nel CD intitolato “l’impunità” in vendita tramite il nostro sito. ”
    L.

  26. sylvi
    sylvi says:

    x Linosse

    Ognuno resta della sua!
    Ma una volta tanto, mi pare che l’unico che è lucido sia Uroburo!

    Sylvi

  27. sylvi
    sylvi says:

    x cc

    Ti ho illustrato quali sono le leggi che regolano gli interventi “esterni” a Scuola.
    Sono leggi non ancora revocate. E valgono PER TUTTI!
    A parte il fatto che venire a parlare di una Azienda, cosa fa, come funziona…non significa fare lezioni di economia capitalista o comunista. Questo vale anche per le relazioni sindacali e le leggi sul lavoro.
    Ripeto: l’argomento deve essere “congruente” con la programmazione dell’ins della disciplina e con l’interdisciplinarità del gruppo classe!!!
    Anche e soprattutto quando venisse gratis!
    I ragazzi delle superiori che vengono in Azienda da mio marito hanno “il benestare” anche del Coordinatore Regionale ex Provveditore agli Studi!
    So che spesso si fa “alla buona”…fin che va dritta…fin che un genitore , uno, non scrive una lettera…
    Logico che può essere “un piantagrane”…e la cosa muore là…ma può anche essere uno che abbia argomenti…legali e burocratici… io ne avrei a bizzeffe su certi argomenti!

    Sylvi

  28. sylvi
    sylvi says:

    ps: x CC

    Come spero ti sia chiaro, l’ANPI non ha alcun titolo davanti agli art. 33 e 34 della Costituzione!
    Si contenga…si contenga!

    Sylvi

  29. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Uroburo,
    giunge a “fagiuolo” un pezzo di Galavotti appena postato sul rapporto tra “umano e politico” e parte da una vecchia”diaspora” tra Camus e Sartre (si può leggere cliccando a sinistra su “Ultimi articoli”.
    Ognuno di Noi di Sx può dissentire sulle “conclusioni” di Enrico Galavotti, ma di sicuro almeno io condivido perfettamente l’analisi che Enrico fa .
    Ti invito a leggerlo perché è essenziale al fine di comprendere quello che dirò in questo pezzo.
    Allora analisi :
    Lucidissima ,di un’estrema attualità.

    Per cui da tempo, devo ormai ammettere che sinceramente degli Errori che può ,che ha compiuto il Pci e di che cosa sia oggi il PD, non è un problema che mi interessa più di tanto, ovvero mi interessa per quel breve o lungo percorso di vita che mi resta,ma per per Quanto riguarda i “destini della sinistra”,avrà poca influenza nel senso da te invocato.
    Se leggi bene l’intero “pezzo” ti potrai rendere facilmente conto del perché ed anche del percome ti sto dicendo quello che ti dico, proprio in questo momento.

    Tu dici con enfasi…”Il comunismo storico è fallito. Ma la sfida che esso aveva lanciato è rimasta. … sino a che vi saranno uomini [con] un profondo senso di insoddisfazione e di sofferenza di fronte alle iniquità della società contemporanea…. questi terranno in vita gli ideali che hanno contrassegnato tutte le sinistre della storia.
    Io sono stato e rimango con questa visione del mondo.

    Va bene, benissimo,sono state le mie posizioni di partenza…, ma credimi l’analisi della situazione mondiale per fortuna va oltre a questo,nel senso che tutte le nostre visioni del mondo tua mia della Sylvi si scontreranno con la realtà del”esaurimento del trentennio d’oro del capitalismo , le nuove crisi e il fallimento sostanziale delle politiche di Welfare…se il Comunismo storico è fallito, la Social democrazia mostra la corda in maniera impietosa, tanto che Blair e D’Alema ancora un pò e si chiamavano ultra liberali ,sbattendo il naso entrambi con la fine del neo-liberismo e del fallimento mondiale di queste politiche economiche.

    Sinceramente il tempo del cuore è finito, nel senso che lo rimando al mio” personale” non certo al politico…e quindi capirai quanto effettivamente sia ridicola la situazione italiana..!!
    Se mi arrabbio è solo perché si tenta di prendermi per il Kulo anche su questo Blog e sinceramente è ancora una cosa a cui ci tengo, qualche volta più del Cuore, oltreché del piacere del dialogo ( che è anche scontro) che è innato ,poiché siamo esseri sociali e non si vive di solo pane…ma nemmeno di illusioni o peggio bevendo quelle degli altri sia in buona o cattiva fede, tanto per arrivare ad un punto comune di arrivo.

    cc

  30. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
    BUONA LETTURA.
    pino nicotri
    P. S. Per questa puntata provvedo perciò a bloccare i commenti. .

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