Che cos’è la libertà di coscienza?

Qualunque siano le condizioni di spazio-tempo in cui deve essere vissuta, non cambia nulla. La libertà di coscienza va comunque salvaguardata. E’ un elemento imprescindibile, perché costitutivo, dell’universo. Possono cambiare le forme, le circostanze in cui viverla, ma resta sempre una legge dell’universo. Come la gravitazione universale. Non si può violarla impunemente e rimanere se stessi, umani. Va rispettata come elemento fondamentale del sé.
Certo, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di non rispettarla, proprio perché sarebbe una contraddizione in termini cercare di imporla. Una cosa tuttavia è sintomatica: noi su questa terra violentiamo di continuo la libertà di coscienza e, nello stesso tempo, pretendiamo di non tener conto della gravitazione universale. Sin dai tempi dei Sumeri, che con le loro altissime ziqqurat.
A cosa è servita questa duplice violazione che ci portiamo dietro dai tempi della nascita delle civiltà? A nulla di positivo. Violando la coscienza aumentano le dittature e violando la gravitazione aumenta la possibilità dell’autodistruzione, poiché oggi abbiamo riempito lo spazio (aereo, cosmico, sottomarino) di armi distruttive di massa (contro cui al momento non v’è difesa) inquinando in maniera irreparabile l’ambiente, per non parlare del fatto che impieghiamo infinite risorse, umane e materiali, che potrebbero servire per risolvere i grandi problemi dell’umanità.
Noi non sappiamo star dentro i limiti che l’universo ci dà. Ma la cosa più grave è che la resistenza al male non è proporzionata alla gravità del problema. Noi lasciamo che la coscienza venga impunemente violata e lasciamo che si spendano ingenti risorse per uscire dal nostro pianeta, quando il vero problema da risolvere è come starci nel migliore dei modi, il primo dei quali è appunto quello di rispettare la libertà di coscienza e, contemporaneamente, quello di rispettare le esigenze riproduttive della natura. Le due cose s’influenzano reciprocamente.
Tutto quello che non serve a rispettare l’essere umano e la natura va abbandonato, non solo perché inutile ma proprio perché dannoso. Quindi se non ci dovrebbe essere nessuno che possa imporre di vivere la libertà di coscienza, non ci dovrebbe neppure essere qualcuno che possa imporre di non viverla. Tutta la questione dei diritti umani si riduce a questo semplice impegno che dobbiamo prendere con noi stessi.
Noi abbiamo una percezione falsata di cosa sia davvero utile allo sviluppo della libertà di coscienza. Siamo abituati a far coincidere il livello di cultura, tecnologia, scienza, diritto, politica, economia ecc. coll’indice di sviluppo dell’umanizzazione delle relazioni sociali. Abbiamo persino inventato, in statistica, l’Indice di Sviluppo Umano perché quello quantitativo del prodotto interno lordo ci sembrava troppo limitativo. Ma che cosa abbiamo messo nell’ISU? I medici, i posti-letto, gli alfabetizzati, i telefoni, i cellulari, gli host internet per mille abitanti, e così via. Sempre indici quantitativi. Vogliamo essere più obiettivi, esaminando da vicino le condizioni di vivibilità di un’intera società, ma, ancora una volta, facciamo i calcoli sui beni che possediamo.
Siamo abituati a pensare che la vera umanizzazione dei nostri rapporti dipenda dalle forme materiali che ci diamo, per cui tendiamo a considerare primitive quelle popolazioni o civiltà che non hanno le nostre stesse forme o non le hanno ai nostri stessi livelli. Essere “civile” per noi vuol dire disporre di certe forme materiali dell’esistenza: un’abitazione, un mezzo di trasporto, un lavoro che permetta di riprodurci e, se li abbiamo, di mantenere i nostri figli, una certa padronanza dei vari linguaggi ecc. Tutti gli altri esseri umani sono rozzi barbari incivili: hanno diritto a meno diritti, in quanto minus habens.
Ciò che fa sentire gli uomini uguali non è l’essenza di umanità che alberga in ognuno di loro, ma il fatto che qualcuno si adegua a ciò che qualcun’altro è, il cui essere è determinato dall’avere. E’ chi detiene il potere (politico, economico, culturale) che detta i modelli di comportamento e di pensiero.
Ora, è proprio in nome della libertà di coscienza che noi dobbiamo uscire da questa condizione di schiavitù. La libertà di coscienza può essere garantita solo dall’autodeterminazione dell’essere umano, che si organizza in forme sociali basate sull’autoconsumo. Qualunque ente esterno, laico o religioso, pretenda di garantirla, di fatto, cioè automaticamente, a prescindere da tutto il resto, la nega. Finché permane anche solo un’istituzione statale, che impone la delega della responsabilità personale, la libertà di coscienza non sarà mai un diritto pienamente acquisito.
Che cos’è dunque la libertà di coscienza? E’ la facoltà di scegliere o di decidere autonomamente il proprio destino, il proprio modo di essere.
Bisogna dunque trovare il modo di decentrare al massimo i luoghi dell’autodecisione popolare, che non possono riguardare soltanto la sfera della politica (vedi p.es. la polemica tra “centralisti” e “federalisti”), ma devono riguardare anche quella dell’economia. Se è giusto non illudersi che una semplice scelta federalista possa superare i limiti dello Stato centralista, ancora più giusto è chiedere al socialismo democratico di rivedere profondamente i propri presupposti.
Una qualunque realizzazione del socialismo a prescindere dall’autoconsumo, è destinata a trasformarsi in una dittatura. Esattamente come una qualunque realizzazione del federalismo che non metta in discussione le leggi del capitalismo, non servirà a nulla per la democrazia.