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Se siamo preoccupati per Israele, non possiamo più restare in silenzio. Un aiuto per il Freedom Theatre di Jenin

http://www.hakeillah.com/2_13_13.htm

Appello da Israele agli ebrei progressisti nel mondo

Pubblichiamo una lettera-appello rivolta da israeliani agli ebrei progressisti nel mondo perché agiscano nel sostenere la battaglia di quegli israeliani che difendono un Israele etico e democratico contro il degrado  che da tempo lo scuote.

L’appello è firmato da scrittori fra i quali Sami Michael, David Grossman, Yoram Kaniuk, lo psicologo Daniel Kahneman, Premio Nobel per l’economia, molti accademici insigniti del Premio Israele, ex deputati del Meretz e del Partito laburista – fra questi Yael Dayan, Nomi Chazan, Mossi Raz e Abu Vilan – e tanta gente comune (l’elenco dei firmatari è disponibile cliccando su questo link).

L’appello è affiancato da un lungo e articolato documento (disponibile qui) che denuncia i guasti dell’occupazione e il degrado dei valori democratici in Israele e contiene proposte di azione nella Diaspora (descritte qui).

E’ raro che lo schieramento pacifista e d’opposizione in Israele faccia appello agli ebrei della Diaspora perché si schierino e si impegnino in difesa di un Israele fedele ai suoi ideali. Questa petizione dimostra la gravità della situazione e l’urgenza di un impegno della Diaspora. Il documento di cui sopra, in sintesi, sottolinea come il persistere dell’occupazione della Cisgiordania e l’espansione degli insediamenti ebraici violino i diritti umani e collettivi dei Palestinesi e compromettano il tessuto democratico ed etico di Israele.

L’annessione implicita e strisciante di territori densamente abitati da palestinesi renderà impossibile una soluzione basata sul principio di “due stati per due popoli”. Il sistema di discriminazione, che comprende l’esclusione dei palestinesi dall’accesso a risorse economiche e ad alcune aree di residenza, ha portato al formarsi di un sistema legale differenziato per 5 diversi gruppi di popolazione: 1) i coloni ebrei che vivono nei territori occupati e che godono di diritti maggiori, privilegiati rispetto agli stessi ebrei israeliani che vivono al di qua della Linea verde (i confini di Israele prima del 1967);  2) gli ebrei che vivono al di qua della Linea verde con pieni diritti civili;  3)  gli arabi cittadini di Israele che godono di pieni diritti civili ma soffrono di discriminazioni socio-economiche;  4) gli arabi residenti a Gerusalemme est con lo status di residenti permanenti e limitazioni nei diritti civili;  5) i palestinesi abitanti nei territori occupati privi di diritti civili, soggetti a un  regime militare e discriminati rispetto agli ebrei che abitano in quegli stessi territori. Con questa sua condotta il governo di Israele non solo viola il diritto internazionale, ma infrange anche leggi dello Stato di Israele, mettendo in forse le stesse fondamenta della democrazia in Israele. Lo testimoniano continui, sistematici tentativi di approvare leggi che contraddicono il principio democratico dello status di eguaglianza delle minoranze. Il governo scorso ha varato politiche educative che tendono a erodere valori umani e democratici nel sistema dell’istruzione, promuovendo invece i valori del nazionalismo e dell’intolleranza. Vi sono poi tentativi sistematici di reprimere il dissenso sui media, nell’accademia e nel mondo delle ONG, nonché di controllare il sistema giuridico attaccando la Corte Suprema e mirando a limitarne l’ indipendenza. Continua a leggere

1) – Cipro: un test per far pagare ai risparmiatori i debiti delle banche in default. 2) – Francesco cala l’asso della povertà evangelica

Cipro: un test per far pagare ai risparmiatori i debiti delle banche in default

Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

La vicenda di Cipro è la prova provata dell’incompetenza di Bruxelles e della Troika (Fmi, Commissione europea e Bce) a trattare le crisi finanziarie e bancarie in Europa. Gli euroburocrati hanno potuto mostrare la loro arroganza sostenuti da quei “duri” europei che vogliono il rigore soltanto per poter salvare le banche in default. Il sistema bancario di Cipro, a metà strada tra il legale e l’offshore, è pieno di soldi. Spesso di provenienza non limpida. Secondo il Fondo Monetario Internazionale avrebbe attività per 152 miliardi di euro pari a circa 8 volte il Pil del Paese. I depositi bancari, favoriti da tasse basse e da ancor più bassi controlli, ammonterebbero a 68 miliardi, dei quali il 40% sarebbe in mani russe.

La Cyprus Bank e la Cyprus Popular Bank, le due maggiori banche cipriote, sono in gravi difficoltà per le perdite in miliardi di euro subite sui bond greci. Ovviamente si può anche ipotizzare che il rischio di insolvenza sia dovuto all’accumulo di debiti causati da speculazioni andate male. Il governo cipriota deve far fronte alla crisi di bilancio come tutti i Paesi europei dell’area mediterranea. Servirebbero circa 17 miliardi di euro. Chi paga? Il Meccanismo di Stabilità Europea, cioè il fondo di salvataggio creato ad hoc per simili situazioni? Oppure il governo cipriota che non ha soldi e che non può chiedere prestiti in quanto violerebbero il patto da stabilità europeo? Continua a leggere

Attacco aereo di Israele all’Iran? Tecnicamente impossibile: può servire solo a voler costringere gli Usa a intervenire militarmente

Le guerre peggiori scoppiano d’estate. Forse perché il gran caldo fa impazzire non solo le menti deboli. La prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio, la seconda il 1° settembre, l’invasione israeliana del Libano che portò alla mattanza di Sabra e Chatila scattò il 6 giugno. Sta dunque per esplodere anche la guerra di Israele contro l’Iran? Quasi tutti lo danno per certo. Netanyahu, Barak, Lieberman e il loro rabbino di riferimento Josef Ovadia, che prega per “la distruzione dell’Iran”, forse hanno tutte le rotelle a posto, ma sono spinti da uno zelo politico “religioso” (!) tipico dei fanatici pericolosi sotto ogni cielo. E in effetti il governo israeliano sta costruendo caparbiamente la legittimità morale della sua guerra contro Teheran senza tenere in conto – almeno in apparenza – neppure i sondaggi che dimostrano come la gran parte degli israeliani sia contro questa nuova guerra: 42% di no contro il 32 di sì, il resto è incerto. Se poi si dovesse tener presente il parere dei palestinesi che di fatto vivono insaccati in enclave interne a Israele, pari a 2,1 milioni di persone, e quello degli arabi con cittadinanza israeliana, il 20% della popolazione israeliana, pari a quasi un altro milione e mezzo di persone, ecco che quel 42% schizzerebbe molto più in alto. Ma in Israele i non ebrei non hanno molta voce. E la stampa è impegnata a suonare la grancassa a favore del governo  in modo da coprire o diluire le voci critiche. Eccone un buon campionario, scelto non da me, ma da chi è per Israele senza se e senza ma, sempre e comunque, e come se non bastasse spinge anche per la guerra all’Iran: http://www.israele.net/articolo,3513.htm .

Senza contare l’atteggiamento di parte di alcune comunità all’estero, come quella che in Italia si riconosce nella linea isterica di  Informazione Corretta, il cui motto è in pratica l’allucinante e allucinato “Armiamoci e partite”, con la strana pretesa di insegnare agli israeliani cosa devono fare e di spingerli alla guerra restandosene però loro comodamente al calduccio e al sicuro in Italia e altrove lontano da Israele. Continua a leggere

Siamo giornalisti o Minzo Scondinzolini? Uomini o caporali berluschini piegati in preghiera verso Arcore più delle 5 volte al giorno verso La Mecca dei musulmani? La svolta contro l’Iran di Papino il Breve costerà all’Eni, e all’Italia, la perdita degli impianti di Darkhuin e quindi la proprietà di 100 mila barili di petrolio al giorno più una penale e un danno globale di una marea di miliardi di euro. Una stangata di cui approfitterà la Cina, oltre al governo Netanyahu (accusato anche di assassinio in Oman). Intanto il papalinato incassa dai nostri capi di Stato e di governo il silenzio sul silenzio protettore della pedofilia del clero e altri quattrini per la scuola cattolica

Non posso dire, per educazione e rispetto del codice civile e penale, che il direttore del Tguno Augusto Minzolini mi fa augustamente schifo, percò posso dire che il suo giornalismo è ormai davvero esecrabile, servile, se non proprio schifoso. Anzi, è ridicolo. Continuare a battere il chiodo della “giustizia ad orologeria” affermando che le inchiesta giudiziarie arrivano sempre “guarda caso prima delle elezioni” è un argomento da manus habeas o da disonesti in mala fede o da disinformati, tutte cose gravi per un giornalista che per giunta dirige un telegiornale di una tv pubblica anziché del rione Scassanapoli o Spaccamilano. Di elezioni in Italia ce ne sono a getto continuo, tra elezioni per il parlamento europeo, elezioni politiche, cioè per il parlamento italiano, elezioni regionali, cioè per il parlamento regionale, elezioni provinciali, elezioni regionali…. più non di rado qualche referendum. Stando così le cose, egregi Minzolini dello Strapaese, quando lor signori i magistrati potrebbero fare le inchieste ed emettere gli avvisi di reato e gli eventuali mandati di cattura senza venire accusati di “fare politica con l’uso della giustizia ad orologeria”?
Queste cialtronerie accuse minzolinesche sono a ben vedere un boomerang, che dobbiamo far tornare sulla faccia di bronzo, se non peggio, di chi l’ha lanciato. E infatti: di chi è la responsabilità se nello Strapaese ci sono elezioni a getto continuo? Dei magistrati? O piuttosto di una classe politica sempre più gelatinosa, sfaldata, sfaldante, scollata dall’interesse generale, vale a dire berluscona? Il rincorrersi di elezioni anche regionali è responsabilità dei magistrati o dei politici di stampo leghista, localista, “territorialista” cioè affarista?
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