La percezione del tempo

La nostra percezione del tempo si pone a diversi livelli.

1. Astronomico: è il sistema solare che dà un concetto oggettivo dello scorrere del tempo al nostro pianeta; e questo è su base annuale, mensile, giornaliero. Il nostro calendario del tempo può essere solare, lunare, lunisolare; possiamo avere mesi divisi in settimane o in decine di giorni; possiamo avere misurazioni quotidiane del tempo molto diverse (per ore, per gruppi di ore ecc.), ma non si può in alcun modo calcolare il tempo in maniera indipendente dal sistema solare (anche quando si usa il calendario lunare, dopo un certo periodo bisogna fare un aggiustamento per evitare le sfasature).
Il motivo di questa dipendenza oggettiva ci è ignoto: sappiamo soltanto che se agiamo in modo tale da non tenerne conto, subiamo degli scompensi: il nostro organismo, inclusa la nostra mente, subisce pericolose o innaturali modificazioni (p.es. insonnia, allucinazioni, stress…). Noi abbiamo bisogno di essere regolati da un preciso movimento del tempo (cosa che nelle donne è ancora più visibile che nell’uomo).
Il fatto stesso che esista un periodo di veglia e un periodo di sonno lo dimostra. L’assenza di luce, in maniera naturale, ci fa piombare nel sonno, come se la natura volesse dirci che abbiamo bisogno di riposare dalle fatiche sostenute nel periodo di veglia (e chi vive di notte, se non riesce a dormire di giorno, impazzisce).
Quando si dorme si ricaricano le pile della nostra esistenza: un terzo della nostra vita lo passiamo dormendo. La natura non ha bisogno della nostra attività per 24 ore al giorno. Siamo noi che abbiamo bisogno di comportarci in maniera naturale, accettando l’invito a dormire. E se è così, qualunque cosa che ostacoli questo processo, andrebbe vietata.
2. Fisico: ogni essere umano è soggetto inevitabilmente a morire. Noi possiamo anche non sapere quando siamo nati, chi ci ha messo al mondo e dove l’ha fatto, ma non possiamo sottrarci all’esperienza della morte. Sappiamo cioè, guardando i nostri simili, che, oltre una certa età, si moltiplicano vistosamente le possibilità di morire.
I processi degenerativi sono parte costitutiva del nostro fisico e dobbiamo accettarli come un fenomeno naturale. Ogni tentativo di ritardarli, di ridurli, di renderli addirittura impossibili attraverso un uso scriteriato della scienza e della tecnica (ibernazione, coma artificiale ecc.), serve soltanto ad aumentare la frustrazione, a creare ingiustificate aspettative.
Se si accetta la propria morte con naturalezza, la si affronterà con maggiore serenità, anzi come occasione di liberazione di un corpo malato, indebolito, non più in grado di rispondere alle nostre esigenze.
La morte è necessariamente il trapasso da una condizione di vita a un’altra, poiché nell’universo tutto si trasforma. Se il nostro spirito morisse progressivamente col nostro fisico, non avvertiremmo la morte come una liberazione, ma come un’inspiegabile condanna.
3. Psicologico: il tempo che viviamo è in funzione delle nostre aspettative. Questa è una caratteristica tipicamente umana, sconosciuta al mondo animale. Noi abbiamo la percezione che il tempo sia lungo o corto, leggero o pesante, intenso o noioso, a seconda di come ci poniamo nei confronti della vita.
Quanto più forti sono i nostri desideri, tanto più un tempo breve ci apparirà lunghissimo; quanto meno sono intensi, tanto più accadrà il contrario. E l’età che abbiamo sicuramente ci condiziona nell’avere uno dei due atteggiamenti: i giovani vogliono “essere”; gli anziani si accontentano di “non essere”.
Lo scorrere del tempo diventa insopportabile, ci angoscia o addirittura ci impaurisce quando i nostri desideri non si realizzano e soprattutto quando abbiamo la percezione che sia giunta la nostra “ora” (che può essere sì quella di morire, ma anche quella di andare in esilio o di nascondersi per non finire nelle mani del nemico).
Quando arriviamo ad aver paura del tempo, dovremmo chiederci che cosa fare per mutare la situazione che ci induce in questo stato d’animo innaturale. Se il tempo ci pesa, perché ci pesano le contraddizioni dello spazio in cui lo viviamo, dovremmo reagire e non comportarci come talpe, conigli o camaleonti.
Ci è dato da vivere un tempo proprio per soddisfare le esigenze identitarie dell’io, nel rispetto di quelle altrui. Chiunque ostacoli questo processo, andrebbe messo nella condizione di non nuocere.
4. Logico: spazio e tempo vengono costantemente usati nelle scienze esatte (matematica, geometria, fisica, astrofisica, chimica ecc.). Sono forme computabili, calcolabili, proprietà dell’intelletto – direbbe Hegel -, non della ragione, proprio perché una verità tende a escludere l’altra, a meno che non si arrivi a dimostrare, dopo molti ragionamenti astratti, la fondatezza di altre verità ancora. Qui lo spazio e il tempo non vengono usati per scoprire la vera essenza delle cose, ma solo le forme in cui metterle tra loro in relazione.
5. Metafisico: spazio e tempo sono categorie usate per interpretare le cause ultime della nostra esistenza, dell’origine del nostro pianeta, del suo sistema solare e di tutti gli altri infiniti sistemi solari dell’universo. E’ questo – dicono i filosofi – il campo della ragione, ma, molto più spesso, sembra il campo della fantasia, specie quando la filosofia s’ammanta di concetti religiosi.

3 commenti
  1. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro Enrico ,

    ai tuoi 5 livelli della precezione del tempo,mi permetto di aggiungerne uno.
    E’ quello che chiamerei il “il tempo della Storia”, con ciò intentendo il rapporto” che esiste ed è esistito proprio tra tutti i tuoi cinque tempi.
    In fondo altro non è che il rapporto che esiste tra la “percezione” dell’io in rapporto agli altri,in tal senso da intendersi anche come percezione collettiva del tempo corrente.(In questo caso esistono diverse percezioni comuni e sai a cosa mi riferisco.

    Oserei dire un tempo sociologico ,se e solo se, al termine sociologico non si intenda estrarre artificiosamente la storia dei fatti e la storia delle loro interpretazioni.

    Nel passato come tu ben sai e insegni Metafisico e Fisico , non erano così ben disgiunti nei pensatori classici.
    Ancora oggi è impressionante in questo contesto ciò che è attribuito al pensiero di Eraclito di Efeso : ” Il mondo è pieno di contraddizioni e di variabilità.Tutte le cose cambiano.Il Tempo corre incessantemente, e tutto ciò che esiste si muove insieme a questo fiume inesorabile.I corpi celesti si muovono,i corpi fisici si muovono e ciò vale anche per i sentimenti e la coscienza umani.” Nello stesso fiume non è possibile scendere due volte”.

    Direi che Eraclito è molto più attuale di molti altri del periodo , compresi Platone e Aristotele, in però non per colpa loro ,ma piuttosto del tentativo di voler “bloccare ” il mondo su una concezione (vd. Aristotele e l’uso che la Chiesa ha fatto del suo pensiero).

    Qualcuno direbbe invece che nonostante tutto il tempo è dialettico….anzi a mio avviso è prorio dialettico !!

    Vorrei terminare questo mio post di fine anno con un consiglio…Leggere ” Il fiume del Tempo” di Igor Novikov, scienziato fisico russo…dalla prefazione del quale traggo questa poesia di Marina Katys

    Dico a me stessa ,che come l’acqua,
    scorre via il tempo fra le nostre dita
    sulla sabbia che lenta si raffredda,
    e penetra svanendo nel nulla..

    e se lo Stige è veramente un fiume
    che separa due mondi si lontani
    il suo corso si perde fra i millenni.

    Noi conosciamo un fiume senza fondo,
    il cui corso non frenano le rive..
    viene un momento in cui l’acque sue ingoiano
    come ogni altra cosa i nomi umani

    L’Acque sue sono trasparenti e oscure,
    riempieno tutto e le si può discernere
    fra le righe e ascoltare nella musica.

    Non entrerai due volte in questo fiume,
    nè mai potrai conoscere la sorgente
    là dove il Tempo è quasi addormentato,
    avviluppato in un compatto bozzolo
    sul duro grembo dell’Eternità.

    ________________________________

    Buon anno

    cc

  2. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Sì in effetti hai ragione, il rapporto tempo / storia non l’ho messo, ma è talmente complesso, specie dopo Heidegger, che meriterebbe una trattazione a parte. Solo il fatto che lui dica che noi facciamo storia perché siamo inseriti in un tempo e non è questo a essere in funzione di quella, solo questo potrebbe impegnarci in un volume di 800 pagine in ottavo, che fu poi quello che scrisse Kant con la sua prima Critica, per arrivare a dire, seraficamente, che la cosa in sé è del tutto inconoscibile. D’altra parte anche Heidegger alla fine non poté andare avanti col suo voluminoso Sein und Zeit perché non riusciva a capire fino a che punto siamo metafisicamente determinati dal tempo. Convengo dunque con te che il nesso tempo / storia sia l’argomento più affascinante in assoluto, ma purtroppo anche quello più difficile.
    Ti posso soltanto rimandare alle poche cose che ho scritto: http://www.homolaicus.com/teoria/tempo.htm
    Buon anno anche a te!

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