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Che fare? Tre indicazioni pratiche

Da tempo è stato detto che la triade hegeliana di Essere, Essenza e Concetto altro non era che una laicizzazione della trinità cristiana di Dio, Spirito e Figlio. Oggi però ci siamo talmente laicizzati da arrivare a dire che non esiste alcun dio. Tuttavia sarebbe assurdo sostenere che è sparito anche l’Essere.

L’Essere continua a esistere, ma insieme al Non-essere, ed entrambi fanno parte di un’Essenza universale, eterna nel tempo e infinita nello spazio, che è insieme umana e naturale. All’origine di tutto vi è questa Essenza, dal carattere duplice, ambivalente, cui tutto l’universo partecipa, e in modo particolare il genere umano, che ne rispecchia l’intelligenza.

Il significato della vita su questa terra e nell’intero universo è tutto qui: siamo dunque destinati a esistere, cioè a essere quel che dobbiamo essere. Se oggi il nostro essere non è umano e quindi non è conforme a natura, allora vuol dire che per noi il problema è diventare quel che dobbiamo diventare. Sia come sia non si scappa dal compito di “dover essere”.

Il significato della vita su questa terra sta appunto nel tentativo che dobbiamo porre di tornare ad essere quel che eravamo. Il tentativo non può essere rimandato, proprio perché chi “non-è” si autodistrugge o distrugge la vita altrui, impedendo agli altri di essere.

Non si può transigere sul compito di realizzare questo obiettivo. Semmai si può discutere sul modo di conseguirlo. E siccome fino ad oggi un modo sicuro, definitivo, non l’abbiamo trovato, in quanto tutti i tentativi compiuti sono falliti, siamo arrivati a un bivio: o smettiamo di cercare e ci rassegniamo al peggio, oppure cambiamo completamente i nostri strumenti e le metodologie.

Cioè invece di cercare di migliorare le cose del nostro presente, sarebbe meglio azzerarle e chiedersi come potremmo essere se non le avessimo. Se accettiamo con fiducia e coraggio questa seconda strada, ci possono venire in aiuto due elementi fondamentali: la natura e la storia.

Quando si parla di “natura”, si deve intendere qualcosa di “naturale”, cioè di non soggetto a sfruttamento intensivo, a sistematico logoramento. La natura ha bisogno di riprodursi agevolmente. Deve fruire di un proprio spazio di autonomia. Gli strumenti con cui la si gestisce non possono ferirla.

Dobbiamo quindi renderci conto che ogni nostro lavoro produttivo dev’essere eco-compatibile coi processi riproduttivi della natura. Tutto ciò che non è eco-sostenibile va progressivamente ma decisamente rimosso. E questo, per noi, abituati a vivere in maniera del tutto artificiale, è cosa altamente complessa, realizzabile solo da un collettivo.

Ci può venire però in aiuto la storia, anzi, la preistoria. Infatti, un’altra cosa che dobbiamo eliminare è la storia di tutte le civiltà sorte a partire da quella schiavistica. Oggi, come noto, viviamo quella denominata “capitalistica”, cui alcuni paesi hanno cercato di opporre, come alternativa, un’esperienza di “socialismo statale”, rivelatasi però largamente fallimentare.

Ora, come si può uscire da un sistema standoci dentro? Pacificamente è impossibile. Il sistema è totalizzante. Persino se si provasse a uscirne fisicamente, trasferendosi altrove, si sarebbe sottoposti ai suoi condizionamenti. È illusorio pensare di potersi sottrarre alle pressioni – espresse in varie forme e modi – di chi esercita un potere altamente conflittuale sul piano sociale, e devastante su quello ambientale. Questo potere va abbattuto con la forza. Costi quel che costi.

La battaglia contro il sistema è anzitutto politica. Il vero problema, semmai, viene dopo, quando si tratta di costruire l’alternativa. Qual è il modello da seguire? Purtroppo i modelli da seguire, in questi millenni di antagonismo sociale, li abbiamo distrutti tutti. Sappiamo solo una cosa, che non possiamo andarli a cercare nelle cosiddette “civiltà storiche”.

Quindi dobbiamo uscire non solo dal sistema, abbattendolo con la forza, ma anche dalla “storia”. Dobbiamo andare a recuperare tutto ciò che, in questo momento, ci appare “preistorico”. E dobbiamo farlo subito, perché bisogna aver chiara l’alternativa nel momento stesso in cui si lotta politicamente contro il sistema.

Storicamente dobbiamo fare un grande passo indietro, e praticamente dobbiamo andare a cercare, nel nostro presente, gli ultimi brandelli, sparsi nel pianeta, che ci riportano alla preistoria. Sul piano culturale dobbiamo fare un lavoro da etnologi e antropologi.

Le cose da fare, in simultanea, sono dunque le seguenti: lotta politica contro il sistema in sé, che prescinda da qualunque esigenza riformatrice; recupero culturale (etno-antropologico) della preistoria; esperienza diretta di tutte le forme possibili di tipo non-antagonistico, dove il bisogno sia condiviso e la proprietà dei mezzi produttivi sia comune.