Quale dopo Berlusconi? Scenari ipotetici

Berlusconi ha forse inaugurato un modo nuovo di fare politica? No, perché pur provenendo dal mondo imprenditoriale, non ha dimostrato di essere migliore dei politici di professione. Lui è frutto di una politica corrotta (quella social-democristiana) e in questi suoi anni di governo non ha fatto altro che ampliare la corruzione a tutti i livelli.

Ha cercato anzitutto di svuotare di significato le istituzioni repubblicane (proseguendo sulla scia presidenzialista inaugurata da Cossiga e sposando un tema federalista caro alla Lega), ovvero ha cercato d’imporre uno stile autoritario di governo (che la Lega ha accettato solo perché le permetteva di andare al potere, pensando in tal modo di realizzare meglio l’obiettivo del federalismo).

Grazie al suo carisma personale ha potuto far passare questo stile come un’alternativa necessaria all’incapacità che ha il parlamento di risolvere i problemi della gente comune. Ha concentrato su di sé non solo il consenso delle generazioni che, pur essendo cresciute sotto il fascismo, ne sentono ancora la mancanza, ma anche i favori di quei ceti sociali antistatalisti che vogliono evadere il fisco, raggirare le leggi, eliminare lo Stato sociale (oppure servirsene a proprio esclusivo vantaggio).

Ha inoltre ottenuto il plauso di quegli ingenui che pensano di poter diventare come lui partendo dal nulla, nonché l’appoggio di quei politici e cittadini triviali, che fanno dell’egoismo, del razzismo, del maschilismo e della volgarità il loro modus vivendi.

Può un uomo così avere dei seguaci, degli imitatori, dei successori? No, non può, perché è difficile avere il suo carisma. Quest’uomo sa parlare benissimo alle masse, ha una memoria eccezionale, è spiritoso, sa essere autoritario senza trascendere, non si fa impressionare dalle minacce, anzi sfrutta gli attentati come forma di propaganda, non si vergogna mai di nulla, è in grado di ribaltare la frittata come e quando vuole, facendo sembrare, come i gesuiti, bianco il nero e viceversa, venderebbe ghiaccio agli esquimesi, si vanta di essere un playboy anche di fronte ai cattolici, ha protestantizzato la politica stessa dei cattolici, sdogandola da riserve di tipo etico (tant’è che Cielle stravede per lui). Ha capito per la prima volta in assoluto che la politica non si fa in parlamento e, in un certo senso, neppure sulle piazze, se non c’è la televisione che lo riprende da vicino, e ha soprattutto convinto gli italiani che se avesse avuto più poteri avrebbe potuto fare cose straordinarie.

Un uomo così, che il mondo industrializzato comincia già a considerare come un modello da imitare, che tipo di eredità può lasciare al nostro paese? Considerando cioè che il governo che gli subentrerà non potrà impedire né il dissesto economico che incombe sul nostro paese (in quanto se Tremonti ha voluto salvare le sole banche, queste non stanno salvando le nostre aziende), né quindi l’acuirsi delle tensioni sociali, a causa della crescente disoccupazione e dell’immane precariato, così tipico del nostro paese, a causa soprattutto del fatto che tantissime aziende sono in bilico se chiudere o lasciarsi inglobare dalle più grosse, le quali peraltro sono sempre lì lì per delocalizzare, considerando dunque tutto questo, che tipo di governo ci vorrà per affrontare la prossima, inevitabile, drammatica situazione, che nel nostro paese avremmo avuto anche a prescindere dal crollo americano?

Qui gli scenari possibili sono solo tre.

Scenario n. 1: la Lega vuole il federalismo a tutti i costi. Pur di averlo, indurrà il centro-nord a staccarsi dal centro-sud, e qui è facile pensare che avremo un replay o della situazione jugoslava (molto dolorosa) o di quella cecoslovacca (molto pacifica). In una soluzione del genere il Sud, paradossalmente e inaspettatamente, potrebbe approfittarne per staccarsi dal fardello del Nord, che gli impedisce di svilupparsi.

Scenario n. 2: per ottenere un federalismo senza minare l’unità nazionale, si realizzerà un forte presidenzialismo all’americana, con aspirazioni di tipo militaristico. In questa soluzione chi ci rimetterà sarà soprattutto il Mezzogiorno e, in genere, tutti i cittadini nazionali, che si troveranno a pagare le tasse due volte: per il centro e per la periferia. Saranno però favoriti i ceti imprenditoriali più significativi (specie quelli bancari e le grandi imprese), del Nord e del Sud, ivi inclusa la criminalità organizzata.

Scenario n. 3: la sinistra si convince che l’esigenza del federalismo è giusta. E’ disposta a diminuire progressivamente i poteri delle istituzioni centrali e, per far fronte al dissesto economico-finanziario che incombe, favorisce in tutti i modi la lotta contro la dipendenza dai mercati e dalle borse mondiali, promuove cioè tutte quelle realtà locali capaci di valorizzare le risorse del territorio.

La storia, che è maestra di vita, in quanto le cose si ripetono, ovviamente in forme e modi diversi, non prevede altri scenari. E’ troppo presto infatti per ipotizzare una situazione in cui l’Unione Europea fa scomparire il concetto di “nazione”, abolisce i parlamenti nazionali e impone un governo di tipo “continentale”. Prima che si possa realizzare questo, bisogna che il federalismo abbia radicato l’illusione di un’effettiva autonomia locale.

In ogni caso è auspicabile che, qualunque sia lo scenario, gli italiani comincino a sostituire il culto della famiglia e del clan con quello della società civile.

6 commenti
  1. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,
    lo Stato nazione è ormai già ampiamente superato ,fin dalla fine della II GM, a cui si erano sostituiti i due stati Guida.
    Dopo l’89 è rimasto un solo stato guida che è entrato inesorabilmente in crisi..il tentativo di Obama è quello di sostituirlo con un Policentrismo Moderato , che già “oggi” mostra chiaramente i segni di un precoce fallimento.
    Facciamo un’altra ipotesi :
    Se anche il centro sinistra vincesse in modo eclatante le prossime elezioni, di quanto la politica economica italiana si potrebbe discostare di molto da quella di Tremonti?
    Come sempre ,nonostante tutto e anche i miei migliori auspici, il cammino del capitale mi sembra inesorabile..
    Ci vuole molta fantasia e molta fede per auspicare un nuovo ” riformismo” dopo il tramonto del Welfare classico !!

    cc

  2. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,
    speravo che dopo il mio intervento,(evidentemente provocatorio), di avere una tua risposta.
    Probabilmente sei impegnato in altro !
    Tuttavia la tua mancata risposta “momentanea” mi da la “stura” ,come dicevano gli antichi di avanzare qualche ulteriiore domanda e tentare qualche approfondimento.
    Mi sembra ormai chiaro , che sotto molti aspetti “tu ” aderisci a quelle che sono le teorie che parlano di una diversa crescita, ovvero della possibilità di salvarci con una decrescita (intesa come modello portante fin qui adottato).
    Parlo dell’Occidente, ovviamente !
    Sarò chiaro più che altre volte, questo”teoria “per il momento non mi convince ancora, per la semplice e banale ragione che tutto il modello precedente di sviluppo precedente è stato basato sullo “sviluppo ineguale”.
    Lo “sviluppo ineguale” non ci è passato sulla testa , senza conseguenze , per cui se vi sarà “rottura” sarà quasi impossibile,cambiare il “modello culturale che è figlio del modello di sviluppo” nelle teste degli Occidentali!
    Meno che Mai è “possibile” in un singolo stato della UE.

    Culturalmente veniamo da lontano se solo si pensano alle parole di un Pitt (il giovane) che nel 1796 diceva:

    Considerati i casi in cui l’intervento dei poteri pubblici ha ostacolato lo sviluppo dell’industria, e le migliori intenzioni hanno causato gli effetti più disastrosi….Il commercio,l’industria, lo scambio troveranno sempre da soli il proprio equilibrio, e non potranno che essere danneggiati da quei provvedimenti artificiali che , modificando il loro corso naturale, ne impediranno la felice conclusione..!!

    Queste parole sembrano un manifesto scritto ieri ,prima della crisi, finanziaria…ed è passato nella testa di miloni di uomini,anche i “poveracci”, che stanno vivendo la loro ultima primavera..!!
    Il mondo aspetta una rottura (come è sempre stato) !!

    cc

  3. controcorrente
    controcorrente says:

    ec-..con una decrescita (intesa come modello portante fin qui adottato).

    Si intende che il modello portante è stato ovviamento quello della crescita continua dei paesi sviluppati ,che nascondeva però lo sfruttamento globale del resto del mondo, che invece ne stava alla radice e da cui traeva la sua sola ed unica ragione di esistenza reale !
    in questo le Socialdemocrazie sono sempre state complici, fin dai tempi della I GM e oggi, devono avere molta “fantasia” per inventare nuovi modelli di Stato sociale .

  4. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Certo, tutto lo sviluppo precedente al nostro è stato ineguale, ma a partire da quando? Per andare avanti dobbiamo guardarci indietro, semplicemente per non ripetere gli stessi errori.
    A me il Medioevo sta bene, ma senza servaggio né clericalismo. Se il Medioevo non è sufficiente per pensare un nuovo socialismo democratico, allora guardiamo ancora più indietro. Anche il Neolitico mi sta bene, ma l’idea di dare più peso alla stanzialità che al nomadismo non ha prodotto risultati ottimali. Infatti con quella idea sono poi nate le città-stato, in cui la divisione in classi era la regola. Gli storici dicono che là dove i fiumi straripavano regolarmente, come in Mesopotamia e in Egitto, l’unica soluzione era l’agricoltura irrigua. Ma è un fatto che la preoccupazione di appropriarsi delle eccedenze ha fatto nascere discriminazioni a non finire.
    Allora guardiamo ancora più indietro, al Paleolitico, quando gli uomini vivevano di nomadismo-transumanza e naturalmente di caccia-pesca e raccolta di frutti erbe radici… Ecco, quanto tempo è durato questo periodo del tutto pacifico? Due milioni di anni. Cioè infinitamente di più di tutti gli altri periodi messi insieme.
    Le formazioni sociali cambiano di continuo, come se fossero alla disperata ricerca di una definitiva alternativa al Paleolitico, ma senza riuscire a trovarla. Ci sarà pure una ragione.
    Mi piace qui ricordarti che il servaggio rurale non è nato sotto il feudalesimo, ma nel III sec. d.C., e venne sfruttato da Diocleziano nella maniera fiscale più odiosa (capitatio-jugatio, in pratica inventò il concetto di “servo della gleba”, cioè l’incatenamento a un pezzo di terra).
    Perché anche questa riforma fallì, pur avendo i Romani capito che l’abbandono delle città a favore delle campagne era irreversibile? Semplicemente perché, prima di fare queste riforme sociali, bisogna abbattere politicamente i governi in carica, con una rivoluzione armata. Ma i Romani dovettero aspettare i Germani prima di vedere una cosa del genere.
    Ora chi mai potranno essere, per l’Europa occidentale, i moderni barbari liberatori? Riusciremo a liberarci da soli dal peso di una politica profondamente corrotta o dobbiamo aspettare che qualcuno ci liberi dal male?

    ciaooo

  5. controcorrente
    controcorrente says:

    caro Enrico,
    ho tentato di postare in modo più consistente, ma il pezzo non passa .
    Mettiamola così : usando l’espressione di Hans Jonas, forse solo una sana “Euristica della Paura ” ci può salvare in futuro .
    Oggi ,non abbiamo ancora paura a sufficienza, ci sono ancora margini di Sviluppo-Sfruttamento,o almeno c’è ancora molta illusione in giro che ci si possa portare a casa la “pellaccia”!

    cc

  6. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Certo, è evidente che fino a quando domina l’illusione sul nostro futuro, non ci sarà mai alcuna transizione. Ed è altresì evidente che, di fronte ai dissesti economici prossimi venturi, se non reagiremo abbattendo il potere, il potere abbatterà noi manu militari.
    Ma il vero problema è un altro: quale transizione? Purtroppo siamo ancora lontanissimi dall’avere un’idea sul tipo di socialismo democratico che ci permetterà di tornare al Paleolitico.
    La sinistra oggi non mette in discussione lo sviluppo industriale, né la presenza di un’organizzazione di tipo statale, non capisce neppure l’importanza dell’autoconsumo, della democrazia diretta, dell’assurdità di uno Stato sociale che invece di favorire soltanto i lavoratori, favorisce tutti, anche i ricconi e quelli che non pagano le tasse.
    Militare in un partito di sinistra che serve solo a puntellare un sistema moribondo, che aspira soltanto a dare al capitalismo un volto umano, che pretende di razionalizzare i conflitti tra capitale e lavoro, non ha alcun senso.
    Al limite è meglio un governo di destra che ci porti allo sfacelo, ma anche in questo caso il problema resta sempre quello di come organizzare una resistenza pratica, alternativa al sistema, cosa che però non si vede da nessuna parte.

    ciaooo

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