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E Renzi ha fatto plof

La notizia è che Matteo Renzi ha perso e perso male. Però ha dalla sua il merito di avere suscitato l’interesse alla politica di una buona fetta dei giovani che di tutto si interessano fuorché di politica. Speriamo solo che non restino talmente delusi da questa sconfitta da ripiombare nel loro ghetto giovanile avulso da partiti, elezioni, politica, istituzioni, parlamento, ecc. Sarebbe un danno grave, molto grave. Che si aggiunge a danni già notevoli che i giovani subiscono con il degrado della scuola, dell’Università, dell’educazione civica e personale provocata da decenni di blablablà e scosciamenti televisivi oltre che di iperboli modaiole, e infine  dalla grande difficoltà a trovare un lavoro degno di questo nome e di una vita tutta da vivere.

In tv, e non solo nel confronto con Pierluigi Bersani, Renzi è parso un po’ troppo enfatico, troppo verboso, pronto più alla battuta a effetto che all’esposizione di programmi e strategie per risolvere i problemi dell’Italia. In politica estera la sua tirata contro l’Iran, che pareva quasi l’anticamera di una dichiarazione di guerra se fosse diventato premier, è apparsa di una rozzezza sorprendente come pure il molto riduttivo accenno a Gaza. In  vista del ballottaggio Renzi è diventato anche un po’ troppo polemico, lamentoso, in affanno, con quel suo  innescare il vicolo cieco del sospetto su trucchi vari per impedire ai suoi supposti fans il voto al ballottaggio: il tipico comportamento di chi sente sul collo il fiato della sconfitta e comincia perciò a straparlare di complotti. Non ho capito perché al ballottaggio non poteva partecipare chi non aveva votato al primo turno, e non l’ho capito anche perché nei Paesi dove vige il ballottaggio – Italia compresa per sindaci, presidenti di provincie,  senato e corte costituzionale – vota chiunque voglia di votare anche se non lo ha fatto al primo turno. Continua a leggere

Per chi suona il minareto? Falsi allarmi e razzismi veri

Ho l’impressione che la vittoria del no ai minareti in Svizzera abbia giocato un brutto scherzo un po’ a tutti, fornendo così l’occasione a molti bei nomi di mettersi in ridicolo. La palma dell’imbecillità e dell’ignoranza va – sa usual – alla Lega Nord, con la sua proposta sanfedista di inserire il disegno della croce nella bandiera italiana e di far “votare al popolo” su minareti, croci e crocifissi. E infatti, dal momento che Bossi&C hanno sempre detto che con il tricolore loro ci si puliscono il culo, i casi sono solo due: o si puliscono il culo anche con la croce oppure si occupano di una bandiera con la quale per loro stessa ammissione c’entrano meno del classico cavolo a merenda. Questi imbecilli inoltre non sanno che solo i barbari votano contro quelli che sono diritti civili universali, il “popolo” non può abolire o pretendere una mazza su certi argomenti, se per esempio il popolo vuole il cannibalismo non per questo lo si può concedere per legge

Mi sa che molti hanno scambiato il no ai minareti con il no alle moschee. Il minareto è solo la lunga e affusolata torre della moschea, l’equivalente del campanile delle nostre chiese. Solo che al posto della campana che chiama alla preghiera o degli altoparlanti che ne diffondono il suono registrato c’è il muezzin che chiama alla preghiera o gli altoparlanti che ne diffondono la voce registrata. Con buona pace dei leghisti e tromboni alla Vittorio Messori, il no ad altri minareti non significa né che verranno demoliti quelli già esistenti, demolizione che sarebbe di puro stampo nazista, né che non verranno costruite altre moschee.
E a proposito di Messori, cattolico dall’ego smisurato, tanto da vantarsi di avere convinto lui papa Wojtyla a togliere dalla preghiera del “Padre nostro” la molto infelice frase “Non ci indurre in tentazione”, nonché accoltellatore alla schiena del già ferito (da Vittorio Feltri) Dino Boffo per farlo cacciare dalla direzione del quotidiano L’Avvenire d’Italia, a proposito dunque di Messori sono da giardino degli stralunati i suoi (s)ragionamenti sul Corriere della Sera inneggianti alla vittoria del “No ai minareti” in Svizzera.
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Il muro di Berlino è crollato, l’ipocrisia e il doppiopesismo invece no. Mentre Berlusconi trasforma sempre più l’Italia in una repubblica della banane, uno dei principali responsabili del suo successo, Uòlter Veltroni, scrive romanzi buonisti continuando a ignorare la realtà. E i propri giganteschi errori

Trovo francamente strano che si festeggi la caduta del muro di Berlino senza spendere neppure una parola sul fatto che esiste il Muro della Palestina. I politici più coraggiosi si sono spinti a dire che “nel mondo esistono però altri muri che un giorno si spera vengano abbattuti”, ma nessuno – ripeto: nessuno – ha nominato il Muro della Palestina. Mi si dirà che sono due cose molto differenti, non paragonabili tra loro. E’ vero. Ma solo fino a un certo punto. Vediamo perché.
Israele ha imposto e costruito il Muro con la motivazione che era necessario come filtro per arginare gli attentati dei palestinesi, diventati troppo facili a causa della loro libertà di movimento, per quanto già ben lontana da essere comunque priva di filtri come le centinaia di i check point. La Germania Est aveva costruito il Muro con pretesti simili: non si trattava di attentati con bombe, ma comunque di attentato alla sua integrità da parte della Germania Ovest tramite le lusinghe di una migliore tenore di vita e di una maggiore libertà di movimento, lusinghe che spingevano molti tedeschi dell’Est a fuggire all’Ovest. Insomma, ognuno accampa le sue ragioni. Nel caso della Germania Est c’è però da aggiungere che  la faccenda era complicata dal fatto che l’Unione Sovietica e la Russia erano state invase dall’Occidente almeno due volte, prima da Napoleone e poi dalla Germania nazista. Entrambe le invasioni sono state devastanti, ma la seconda in particolare ha massacrato almeno 20 milioni di russi (pari a quasi quattro Shoà) e distrutto l’80% dell’apparato produttivo sovietico.
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Il fratello di Karzai è un grande produttore di oppio, al servizio della Cia. Nel nostro piccolo, Berlusconi col video di Marrazzo s’è comportato da ricettatore o da favoreggiatore? Mentre i vari “addict” della pantofola papalina, Rutelli-Binetti-Casini-& C se la intendono più che mai con lo Stato nemico della democrazia laica della Repubblica italiana

Sia in Italia che all’estero ormai capita spesso che non si riesca  distinguere se ciò che leggiamo sui giornali o vediamo in tv si riferisca alla situazione politica o a un film di gangster.
Per esempio: non solo si scopre che in Afganistan i brogli elettorali sono stati tali e tanti da costringere l’attuale presidente, Hamid Karzai, ad accettare il ballottaggio dopo essersi attribuito da un pezzo la vittoria elettorale al primo turno, ma si scopre anche che suo fratello Ahmed  è uno dei più grandi produttori locali di oppio, e quindi di eroina, droghe che rendono schiavi e uccidono decine di migliaia di giovani anche in Occidente. In altri termini, un criminale che miete vittime in tutto il pianeta. Eppure si scopre anche che è al soldo della Cia! La stessa Cia degli stessi Usa che nello stesso Afganistan si dicono impegnati a combattere anche i produttori di oppio perfino concedendo ai propri militari la licenza di ucciderli con “omicidi mirati”, come quelli degli israeliani contro i presunti terroristi palestinesi. Da notare che l’Afganistan che si rivela essere una fogna di corrotti molto peggiore di quel che già si sapeva e di quel che si intuiva è lo stesso Afganistan per il quale muoiono anche militari italiani. E nel quale in nome della democrazia di stampo occidentale vengono uccisi da militari occidentali una marea di civili afgani innocenti.

In Italia siamo al punto che i pericolosi deliri del nostro capo di governo contro qualunque organo giudiziario che faccia il proprio dovere, dalla magistratura di Milano alla Corte Costituzionale si sono incrociati perfino con una storiaccia come i ricatti a Piero Marrazzo, il governatore del Lazio fresco di dimissioni per una brutta vicenda di sesso a pagamento con transessuali per la quale ha purtroppo accettato di essere ricattato anziché denunciare subito i ricattatori. Come abbiamo appreso dalla stampa, Berlusconi e almeno un suo giornale sono venuti in possesso del filmato del ricatto, e il primo ministro ne ha anche parlato con il ricattato anziché denunciare tutto alla magistratura. Un comportamento talmente grave che anche se non integra il reato di omessa denuncia – il capo del governo non è equiparabile a un pubblico ufficiale? – emana il cattivo odore del reato di ricettazione e/o concorso in favoreggiamento e magari anche del ricatto implicito. Continua a leggere