IL GIORNALISTA GIDEON LEVY PARLA DI ISRAELE, DELLA PALESTINA E DEL “CAMPO DI CONCENTRAMENTO CHIAMATO GAZA”, LA CUI POPOLAZIONE AMMIRA E LODA. ANCHE LEVY VEDE ARRIVARE ALTRA GUERRA, A CAUSA DELLA POLITICA DI NETANYAHU, DEL DISINTERESSE DI OBAMA E DEL MENEFREGHISNO DELL’EUROPA

Colloquio con Gideon Lévy di Françoise Germain-Robin

Nato nel 1955, a Tel-Aviv, giornalista israeliano e membro della direzione del quotidiano Haaretz, Gideon Levy denuncia implacabilmente le violazioni commesse contro i Palestinesi e il ricorso sistematico ad una violenza che disumanizza i popoli, aizzati l’uno contro l’altro. Gideon Levy occupa un posto particolare nella stampa israeliana, quello dell’imprecatore. I suoi editoriali e le sue cronache nel quotidiano Haaretz sono altrettanti atti d’accusa contro la politica di occupazione e colonizzazione del suo paese, Israele, contro i territori palestinesi. E’ uno dei pochi giornalisti che si sono espressi contro la guerra a Gaza.
Di passaggio a Parigi, dove presentava la raccolta di suoi articoli pubblicata da Éric Hazan [1], ha dedicato un ampio spazio di tempo a L’Humanité.

- Quando leggiamo i suoi articoli, ci diciamo che lei va giù pesante nella critica ad Israele, molto più di quanto non possa permettersi la maggior parte dei giornalisti francesi [aggiunta di Nicotri: “Per non parlare di quelli italiani!”.]

Lo so, una volta ho rilasciato un’intervista a TF1 e dopo il giornalista mi ha telefonato per scusarsi di non poter diffondere i miei discorsi perché se lo avesse fatto sarebbe stato accusato di antisemitismo e avrebbe avuto delle noie. Io ho la fortuna di essere in un giornale che mi lascia piena libertà e mi ha sempre sostenuto, anche se capita spesso che dei lettori protestino e anche disdicano l’abbonamento a causa dei miei articoli.- Siete molti in questa situazione?

Non sono proprio l’unico, ma quasi. C’è anche Amira Hass. Oltre a noi due, non vedo altri.

- C’era anche Amnon Kapeliouk, che era un grande amico, ed è morto l’estate scorsa.

Si, lui aveva aperto la strada molto prima di me. Lui era a Yediot Aharonot, ma non scriveva più in questi ultimi anni. Collaborava ancora con Le Monde Diplomatique. Una settimana prima della sua morte ha chiesto di parlarmi e io gli ho telefonato, ma il suo spirito non c’era già più.

Perché lei occupa uno spazio così particolare? E’ a causa della sua formazione?

No. C’è un unico motivo per il mio atteggiamento. Alla fine degli anni ’80, al tempo della prima Intifada, ho cominciato a visitare i territori occupati, la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Settimana dopo settimana, ho capito che si svolgeva un dramma, ma un dramma del quale nessuno in Israele voleva sentir parlare. Se non fossi andato nei territori occupati a quel tempo, non sarei diventato quel che sono. Sarei come la maggioranza degli Israeliani.

- Il suo ambiente familiare è di sinistra?

Assolutamente no. A differenza di Amira Hass, la cui famiglia era comunista, io vengo da una famiglia totalmente apolitica. I miei genitori venivano dall’Europa e appartenevano alla classe media. Mio padre era un Tedesco dei Sudeti, un tipico rifugiato. Ha vissuto sessant’anni in Israele senza riuscire a trovare il suo posto. Aveva lasciato tutto laggiù, la sua vita, i suoi genitori, la sua fidanzata. Aveva studiato diritto ma non ha potuto praticarlo in Israele, era troppo diverso. Ha lavorato in una fattoria. Ma non parlava mai di tutto questo. Aveva chiuso la porta del passato e non voleva affatto riaprirla. Era traumatizzato dall’esilio. Ha incontrato mia madre in Israele. Lei era nata in Cecoslovacchia ed era venuta nel 1939, all’età di sedici anni. Si sono incontrati nel 1945. Lei era infermiera, ma non ha mai esercitato. Si parlava tedesco in casa mia, ma non si parlava né del passato né di politica.

- Dov’è nato?

A Tel-Aviv. Amo questa città. E’ la mia città. Vi succedono molte cose, è molto viva. E’ contemporaneamente una Babele e una bolla. Ho bisogno di questa bolla per riprendermi quando torno dai territori, a differenza di Hamira Hass che vive a Ramallah e detesta Tel-Aviv. Io, ne ho bisogno. Della sua agitazione, dei suoi caffè, della sua cultura, della sua atmosfera. Molti di quelli che vengono a manifestare la loro solidarietà con i Palestinesi non vanno mai a Tel-Aviv, si accontentano di passare per l’aeroporto. Fanno male. E’ molto diverso da Gerusalemme, dove la tensione è continua: tra Askenaziti e Sefarditi, tra laici e religiosi, con i Palestinesi. Ovunque uno si volti, a Gerusalemme, sente l’occupazione.

- Com’è diventato giornalista?

Era uno dei miei sogni da bambino: volevo essere autista di bus, primo ministro o giornalista! Così ho fatto Scienze – politiche e durante il servizio militare ho lavorato per la televisione dell’esercito. Poi ho fatto un’incursione in politica, lavorando per Shimon Peres. Questo è durato dal 1978 al 1982, a 16 ore al giorno! All’epoca Peres era il capo dell’opposizione, avevo fiducia in lui.

Ora so che ha una grandissima responsabilità nella colonizzazione e in molte cattive cose. Mostra al mondo una bella immagine di Israele, ma è un bluff. Non ha meritato il Nobel per la pace. Come si può parlare di pace e al tempo stesso costruire colonie? E’ quel che si sta facendo ed è proprio lui che ha cominciato: era ministro della difesa quand’è stata costruita la prima colonia ad Hebron e lui ha lasciato fare. Chiunque costruisca colonie non vuole la pace, non può essere un uomo di pace.

- Come spiega che la colonizzazione sia proseguita dopo gli accordi di Oslo, che si riteneva conducessero alla pace?

Perché non c’era una sola parola sulle colonie in quegli accordi. E’ uno dei motivi del loro fallimento. Penso che sia un grosso errore di Arafat non aver preteso l’arresto della costruzione di colonie. E’ un errore che capisco, perché voleva arrivare a qualcosa che fosse basato sulla fiducia reciproca, vedeva quello come un primo passo. Ma è un errore storico, perché, all’epoca, sarebbe stato più facile che adesso smantellare le colonie: ce n’erano molte meno, neanche la metà.

- Che cosa pensa di questa frase di Mofaz [2] che dice che i suoi articoli su Haaretz provano che Israele è una democrazia?

Non ho sentito questa frase. Ma non è una prova, e Israele non è una democrazia. Salvo che per gli Ebrei! Come ebreo è vero, ho tutta la libertà di scrivere ciò che voglio. Senz’altro più di quanta ne avrei in Europa. Non sono sicuro che se fossi stato cittadino di un paese europeo in guerra, mi avrebbero lasciato pubblicare un articolo contro la guerra fin dal primo giorno. E’ quel che ho fatto l’anno scorso, nel primo giorno della guerra contro Gaza.

- Dove nasce questo suo proclamato amore per Gaza? E’ abbastanza controcorrente in Israele.

Ciò che amo, è il popolo di Gaza. E’ un popolo che trovo molto bello. Perché ha sofferto tanto, da tanto tempo, e ha saputo, dentro questa miseria e queste umiliazioni che gli sono state imposte, conservare la sua dignità e la sua umanità. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono rifugiati del 1948, non bisogna dimenticarlo. Hanno vissuto per decenni cose orribili e non si sono abbattuti. Non sono dei grandi combattenti – e in ogni caso cosa possono fare contro la potenza dell’esercito israeliano? Ma loro resistono, cercando, malgrado tutto ciò che devono sopportare, di condurre una vita normale. In questo grande campo di concentramento che è la striscia di Gaza, loro sono molto poveri, ma restano umani e calorosi. Sono rinchiusi, ma restano aperti agli altri.

- Come spiega che abbiano votato in maggioranza per Hamas ?

Perché erano delusi da Fatah e dall’OLP, che non avevano portato la pace promessa, né la sicurezza, né la fine dell’occupazione. Hamas era l’unica alternativa. I dirigenti di Hamas si presentavano come più puliti. Si attribuivano l’immagine di veri resistenti, mentre Fatah continuava ad accettare negoziati senza contenuto, “per l’immagine”, con Israele. A mio avviso, molti hanno votato per Hamas con rincrescimento, per disperazione, perché vedevano nero per il futuro.

- E lei, come lo vede lei?

Nero, e anche molto nero. Non solo per i Palestinesi. Anche per noi, Israeliani. Non ci sono prospettive, perché Israele non ha pagato alcun prezzo per l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi. Perciò, questo continuerà. Non c’è sufficiente pressione perché questo cambi, né dall’interno, dove l’area pacifista è molto debole, né dall’esterno. Obama non è riuscito a piegare Netanyahu e si disinteressa della questione. L’Europa lo segue e non fa niente. L’Europa porta una responsabilità molto pesante per quanto è capitato a Gaza e nella prosecuzione del blocco che strangola un milione e mezzo di Palestinesi. Essa aveva loro promesso che il blocco sarebbe stato tolto, che ci sarebbero stati fondi e mezzi per la ricostruzione. Continua a non esserci niente e Gaza è di nuovo completamente dimenticata. Ci vorranno di nuovo dei Qassam perché qualcuno se ne interessi? E’ questo che è terribile.

- Non c’è speranza di vedere la giustizia internazionale occuparsene, dopo il rapporto Goldstone ?

No, gli Stati Uniti lo bloccheranno. Il rapporto dice che ci sono stati crimini di guerra, il che significa che ci sono dei criminali di guerra. Normalmente, dovrebbe essere Israele a giudicarli, come chiede il rapporto stesso. Ma Israele rifiuta e quindi deve essere il mondo a farlo. Dov’è oggi quel mondo che ha applaudito il giudice Goldstone quando si occupava dei Balcani e del Rwanda? Perché l’atteggiamento è così diverso quando si tratta di Israele? Eppure è lo stesso giudice, con la stessa competenza e la stessa serietà. Ma gli Americani non lo lasceranno andare fino in fondo perché sostengono Israele e perché hanno paura per se stessi, a causa dei loro propri crimini in Iraq e in Afghanistan.

- Che ne è dei negoziati per lo scambio del soldato Shalit contro prigionieri palestinesi, tra i quali Marwan Barghouti e forse anche Salah Hamouri ?

Ricordo che ci sono 11.000 prigionieri palestinesi nelle nostre prigioni, che in maggioranza, come Salah Hamouri, non hanno fatto niente e sono prigionieri politici. Per quanto riguarda Barghouti, non sono sicuro che Israele accetti di liberarlo. Netanyahu lo considera una minaccia perché può diventare un partner per la pace. Io lo conosco molto bene. Siamo andati insieme a Strasburgo e in Spagna dopo Oslo. E’ un vero uomo di pace, ma ha sempre detto: “Se voi non volete smetterla con l’occupazione, noi condurremo la lotta armata” Credo che solo lui sia capace di riunificare i Palestinesi, ma non sono sicuro che Abu Mazen ci tenga molto a vederlo libero.

- Il suo pessimismo è quindi totale?

No. Credo che si debba essere realisti e credere ai miracoli. E anche che si debba agire, che si debba continuare a disturbare Israele, a punzecchiare la sua pelle d’elefante moltiplicando le campagne di solidarietà, svegliando l’opinione pubblica.
[1] Gaza, articoli per Haaretz, 2006-2009, di Gideon Levy, tradotti dall’ebraico da Catherine Neuve-Eglise. Éditions la Fabrique, 240 p.
[2] Shaul Mofaz, generale, già ministro della Difesa ed ex capo di stato maggiore sotto Sharon, oggi è il numero due del partito Kadima di Tzipi Livni. E’ autore di un piano di pace che prevede la creazione provvisoria di uno Stato Palestinese, le cui frontiere diventerebbero definitive entro tre anni.

http://www.humanite.fr/2010-02-02-G..

http://www.france-palestine.org/article13886.html

da

http://rete-eco.it/

684 commenti
« Commenti più vecchi
  1. marco tempesta
    marco tempesta says:

    this is the kettle calling the pot black ( Peter)
    —-
    Bella questa, non la conoscevo. Beh, valeva ai tempi del focolare a legna, però. Oggi anche the pot non è più black.

  2. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro marco,
    attendo ancora una presa di “posizione” di Pino Nicotri , che vedo che ha letto e ti rispondo per cortesia.
    Prima di tutto non “penso affatto” che una mia “dipartita” dal Blog ,costituisca di per se una “chiusura”del Blog.
    Sarà pur vero, che ognuno di noi possa nutrire una “alta considerazione di se stesso”, ma credimi la MIA non si spinge fino a tal Punto..poichè sfiorebbe il “senso del ridicolo”, anzi non lo sfiorebbe proprio per nulla…
    Ho già detto che la mia presa di posizione non attiene alla mia persona, ma riguarda tutti “coloro” che per un motivo e per un’altro si trovarono sotto le “insegne” della falce e martello a difendere la Libertà.
    Comprendo anche che ci sia un’esagerazione nel vedervi una “possibile denuncia” nelle frasi del ….,in quanto essa è sottile e tende a distinguere …., ma coinvolge me in quanto “difensore morale di “asssassini e ladri”..( e da qui non si scappa, poichè addirittura il …chiede scuse anticipate, quindi dà per assodato il fatto, anzi lo certifica,senza il beneficio del dubbio)e questo sarebbe un bel “rebus” dal punto di vista del DIRITTO ITALIANO,ma penso che con un buon avvocato..si potrebbe anche sperare in una sentenza favorevole…
    In sostanza , lo faccio quindi per evitare che da “insulto ad insulto ,si finisca per far diventare il Blog una “cloaca” come certi Bolg del passato..!<Come credo che in fondo sia lo scopo “mai sopito” del signore in questione, fin dai tempi antichi…!!

    cc
    ps- per Peter , per carità ..apprezzo la tua solidarità, ma non penso valga la pena di insistere, in quanto tu sei molto bravo più di me a smontare la “protervia esuberante del broccolo marcio di oltreoceano,proprio sul suo terreno, essendo tu un “broccolo verace e sano”!

  3. crime in US
    crime in US says:

    Source: wikipedia:
    http://en.wikipedia.org/wiki/Crime_in_the_United_States
    http://en.wikipedia.org/wiki/Race_and_crime_in_the_United_States

    Many theories of causation have been proposed, the most prominent of which assume predominantly social and/or environmental causes, though notable exceptions argue for a reconsideration of the role of biology.[3] Sociologist Orlando Patterson has summarized the controversy as a dispute between liberal and conservative criminologists in which both parties focus on a single aspect of the causal net, with liberals focusing on factors external to the groups in question and conservatives focusing on internal cultural and behavioral factors.[4]

    As of 2008, a statistics report which surveyed all persons arrested for offending, stated that of the crimes surveyed for which the identity of the offender could be determined, 69.2 percent of all persons arrested were white or Hispanic, 28.3 percent of people arrested for offending were black or black and Hispanic; and the remaining 2.4 percent were of other races
    A 2008 FBI Uniform Crime Report on rape and sexual-based crime published by the United States Department of Justice stated that of the crimes surveyed, Whites represented 65.2% of persons arrested for rape, Blacks represented 32.2%, with American Indians and Asians ranking just above 1%. “Hispanics”, “Hispanic-White” or “Hispanic-Black” was not specified into any specific category.[13].

    According to the latest “Hate Crimes Reported by Victims and Police,” a 2008 Bureau of Justice Statistics Report, hate crime offenders were predominantly white (61%), whereas the victims were predominantly black (72.9%) and targeted because of their race (51%).

    Prison statistic: “Compared with other countries, the United States has the highest incarceration rate in the world. As of 2006, a record 7 million people were behind bars, on probation or on parole, of which 2.2 million were incarcerated. The People’s Republic of China ranks second with 1.5 million. The United States has 5% of the world’s population and 25% of the world’s incarcerated population”

    General population: The racial composition of the US population as of 2008 was 79.79% White American (65.60% non-Hispanic and 14.19% Hispanic), 12.84% African American (12.22% non-Hispanic and 0.62% Hispanic), 4.45% Asian American (4.35% non-Hispanic and 0.10% Hispanic), 1.01% American Indian or Alaska Native (0.76% non-Hispanic and 0.25% Hispanic), 0.18% Native Hawaiian or Pacific Islander American (0.14% non-Hispanic and 0.04% Hispanic), and 1.69% Multiracial American (1.64% non-Hispanic and 0.05% Hispanic). 15.25% of the total US population identified their ethnicity as Hispanic.

    Prison population
    The racial composition of the US prison and jail population as of 2008 was 33.44% White American (non-Hispanic), 40.21% African American (non-Hispanic), 20.29% Hispanic, and 6.06% Other (American Indian, Alaska Native, Asian American, Native Hawaiian, Pacific Islander American, and Multiracial American).
    The data from 2008 reveals that, though White Americans constituted the vast majority of total arrests made, African Americans were disproportionately represented in all forms of violent crime and property crime, as well as in the three measured forms of white-collar crime, with the average rates of representation 2 to 3 times higher than African American representation in the general population

  4. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x CC
    Beh, io credo che, se Mr P lo si lascia senza risposte e senza commenti, poi si affloscia da solo, visto che nessuno se lo fila.
    Se poi insiste, beh, zitto tu, zitto io, zitti gli altri, non sarà lui il vincitore della contesa.
    Spesso, il miglior commento è il silenzio.

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Al di fuori del caso specifico dobbiamo anche ammettere, ed in mezzo mi ci metto anch’io, che quel tipo di aggressività che tra noi sembra normale e a cui siamo abituati, dall’esterno appare come un’arena di gladiatori. Scoraggia perciò chiunque dall’intervenire direttamente. Come si spiegherebbe altrimenti il fenomeno che molti leggono ma nessuno a parte noi interviene? Noi siamo gli attori ( comici o tragici a seconda del caso) e gli altri gli spettatori?
    Si spiega che, come qualcuno interviene, lo sbraniamo vivo chi di una maniera e chi di un’altra. Non va bene. Sbraniamoci tra noi, visto che ci conosciamo e in qualche modo sappiamo che come nel wrestlig le botte sono finte, ma cerchiamo di essere un po’ più tolleranti con chi espone idee diverse, foss’anche molto in contrasto con le nostre o offensive del nostro sentire. Gli si risponderà con argomenti e non con insulti, perchè solo in questo modo lo si aiuta ad allargare il suo modo di pensare. Sempre ammesso e concesso che siamo noi nel giusto e l’altro nell’errore, il chè magari non sempre è vero.

  6. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro marco,
    c’è un limite a tutto ,come in tutte le cose.
    Nicotri ha spiegato chiaramente il limite.
    Personalmente , non mi sognerei mai di andare negli USA e sputare sulla bandiera dei “reduci” della guerra del Vietnam,come neanche mi sognerei di sputare su una bandiera dei “reduci di salo”.
    Però esiste una differenza “fondamentale” e costituzionale ,in manifestazione ufficiali “istituzionali”non è consentita In ITALIA una esibizione della bandiera dei reduci di salò.
    Questa è per il momento una “discriminante fondamentale”sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
    Questa Repubblica,questo stato, questa nazione!Con le sue leggi!
    Prova andare a fare lo “spiritoso” negli Usa e vedi quello che ti succede in materia!
    Per questo non permetto con la legge dalla mia parte di fare lo spiritoso ad un “broccolino marcio qualsiasi” in Italia, seppur attraverso un Blog.
    E come dice Nicotri, buona serata!

    cc

  7. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Una battuta in barese ( molto tipica dei baresi, comunque) su Facebook:
    -“nonna, sto andando a vedere avatar in 3D”
    -“Mo… 3 di p vdè nu film”

  8. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Faust e x marco tempesta

    Mi pare che la polemica personale tra voi due continui, con non capisco quele utile sia per voi che per i lettori, a parte le offese reciproche che mi sembra siano comunque e sempre fuori luogo.
    Poiché non avrebbe nessun senso schierarsi con uno o con l’altro, anche perché non è questo il ruolo né mio né del blog in quanto tale né dei lettori, non vedo che senso possa avere questo vostro continuare a prendervi pubblicamente a schiaffi.
    Forse è bene ricordarsi che esiste il motto “Noblesse oblige”.
    Buona tarda serata.
    pino

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Scusa Pino, avrei tranquillamente potuto ribattere all’ultimo post di Faust, ma ho lasciato perdere, eppure era un post offensivo. Mi sembra che io abbia fatto veramente solo il minimo per difendermi, senza voler andare a prendere tutti i post passati e rigirarglieli contro, come avrei facilmente potuto fare.
    Per me la faccenda è chiusa, ho dato i riferimenti che sia tu che Ber o Rodolfo, che siete miei amici anche su Facebook potere direttamente verificare. Per il resto, se lui vuole l’ultima parola glie la lascio tranquillamente, tanto ormai mi sembra sia chiaro a tutti come stanno le cose.

  10. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Grazie CC
    Per aver segnalato bella sfilza di perle del post 601 mi era sfuggita, di solito non leggo le cose che sbrodola quell’individuo, le scorro appena, ma nel caso specifico avevo aperto il link proposto da Anita nel post 600, ritornando su “arrruotalibera” ho fatto l’aggiornamento ed ho ripreso a leggere più sotto e quel cumulo di spazzatura lo avevo saltato.

    Devo comunque fare anche a voi, vecchi utenti di arrotalibera, un rimprovero, chi è costui lo dovreste sapere, e dovreste conoscere anche quale presumibilmente è la finalità della sua partecipazione, intromissione, intrufolamento.

    Per evitare tutto questo probabilmente bastava ignorarlo e parlar d’altro come ho fatto io per parecchio tempo, e quindi anche in questo caso non interverrò certamente a controbattere simili bassezze, mi parrebbe di offendere la memoria dei miei/nostri morti.

    Vi avevo avvertito che il blog stava deragliando, purtroppo no mi avete ascoltato ed avete dato spago a chi merita solo corda.

    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

    Ps. se poi devo anche sopportare le offese di chi fa l’apologia delle mafia è veramente troppo anche per le mie robuste spalle.

  11. Il signor P.
    Il signor P. says:

    X Peter
    Come fai a dire che una stronzata come questa:
    “Che la societa’ americana sia a molti ivelli, ed in molti stati, razzista e discriminatoria e’ cosa nota a tutti.”
    Non e’ un pregiudizio? Parli di oggi? 50 anni fa? Hai mai vissuto nella nostra società? Porta i fatti, metti un link di riferimento, cita qualche studio, e non stronzate.

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Non ho nulla da andare a controllare.
    Un saluto.
    pino

  13. Il signor P.
    Il signor P. says:

    x AZ
    Ha sbrodolare sei tu. Nessuno ti ha fermato di ripudiare quello che avevo scritto. Mi vergogno di quello che fecero i soldati americani a Mi Lai o in Sicilia durante la seconda guerra mondiale. Ma non sono stupido abbastanza di far finta che non e’ mai successo o che anche questi erano eroi ecc. Fai bene a sorpassare quello che scrivo peccato che ogni tanto ti smarri.

  14. Anita
    Anita says:

    x CC

    Scusa CC, non mi sembra che nessuno abbia sputato su nessuna bandiera.

    Anch’io ho espresse le mie opinioni dovute ad ingiustizie fatte a me personalmente all’eta’ di 15 anni appena compiuti.
    Sono ricordi indelebili.

    Perche’ non se ne puo’ parlare?

    Anita

  15. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro Az,

    ti ringrazio per le considerazioni di carattere “generale”,così come ho apprezzato l’intervento di marco tempesta nel suo “post”655,chiaro, conciso , inequivocabile.
    Mediamente sono più presente sul Blog di quanto tu lo sia tu, almeno ultimamente, e per quello che mi riguarda è anche l’unico.
    Non che non avessi percepito il”pericolo” che tu avevi giustamente paventato in passato,ma presuontuosamente “pensavo” di poterlo addomesticare con “ironia”..fino a quando dopo un Post proprio indirizzato a te e partito un attacco diretto , sornione e senza alcuna specifica “ragione”al sottoscritto.
    Su questo come già detto non ci sono dubbi di sorta, mi è stato chiesto di “scusarmi” di essere complice morale di assassini e ladri.(questo il suo unico errore grave , per il resto molto ambiguo sul piano più generale e per questo maggiormente pericoloso)
    Spero che ….si allarghi di più nel futuro e ne commetta altri, lo attendo al varco, sicuro che l’o……ne commetterà altri, ma questa volta non di sicuro non per merito mio..!!
    Pertanto scusami fin d’ora se nel futuro “ti userò” come interlocutore principale ,…quando ti ho conosciuto ho visto nei tuoi occhi l’integrità morale ,senza ambigiutà degna del compagno.
    E come si usava ai bei tempi..
    permettimi ..
    saluti comunisti

    cc

  16. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Quaraquà , quaraquà, quaquaraquuaquà ù
    e te pareva, non poteva mancare!

  17. Anita
    Anita says:

    Sto guardando la partita finale di OKEY a Vancouver.

    Kanuk vs USA x la medaglia d’oro.

    I Canadesi hanno un ottimo goalie, fino ad ora 2-1

    A Nagano Giappone, la figlia del mio ex giardiniere si e’ guadagnata la medaglia d’oro goalie per il suo team.

    Anita

  18. Il signor P.
    Il signor P. says:

    x crime in US
    Come al solito, i numeri non dicono bugie ma i bugiardi truccano o giocano sempre con i numeri. Le statistiche di qui sopra sono vere ma tengono in considerazione il fatto che le gente di colore sono solo 14 o 15 % della popolazione. Tenendo questo fatto in mente ricalcolate i reati per capita dei bianchi verso gli altri.

  19. Anita
    Anita says:

    x CC

    Controcorrente { 01.03.10 alle 0:18 } Quaraquà , quaraquà, quaquaraquuaquà ù
    e te pareva, non poteva mancare!
    ___________________________________

    Non e’ una novita’, avevo gia’ scritto delle mie esperienze personali, solo piu’ estesamente.
    Ed erano solo uno punto.

    Io ti ho sempre portato rispetto, ricordatelo.

    Anita

  20. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    forse molti qui si sono dimenticati quello che è stato detto in questo blog all’indirizzo della sottoscritta e , a volte, nemmeno tu hai risparmiato “carinerie”.!
    L’unica cosa utile è stata quella di riprendere in mano libri già letti, acquistarne di nuovi, documentarmi per ribattere colpo su colpo!

    Io vi ringrazio, perchè ho cercato la verità meglio di quanto avessi fatto prima.
    Non è facile trovare la verità, a volte non si sanno nemmeno bene i confini, nè il colore…e spesso fa male!
    In fondo, non l’ho cercata per rispondere a voi del blog, ma soprattutto a me stessa.
    Mi ha aiutato, e mi sento più forte e in pace con me stessa.
    Buonanotte a tutti

    Sylvi

  21. Dopo la terra Israele occupa i luoghi sacri di Palestina – Il dossier di Umberto De Giovannangeli
    Dopo la terra Israele occupa i luoghi sacri di Palestina – Il dossier di Umberto De Giovannangeli says:

    Dopo la terra Israele occupa i luoghi sacri di Palestina – Il dossier
    di Umberto De Giovannangeli

    Questa è una triste storia. Una storia dove passato e presente s’intrecciano indissolubilmente, in cui ogni corda identitaria viene toccata e tesa all’estremo. Una storia nella quale politica e religione si fondono dando vita a una miscela esplosiva. Una storia che fa riemergere quella bramosia di possesso assoluto in nome della quale si è combattuto e sparso sangue in Terrasanta. «Dopo la terra ora vogliono toglierci anche i luoghi della memoria. Dopo l’annientamento politico, i falchi israeliani hanno deciso di espropriarci anche di qualcosa ancor più importante della terra: la memoria storica di ciò che è stato, di ciò che è la Palestina», dice a l’Unità Sari Nusseibeh, rettore dell’Università Al Quds di Gerusalemme Est, il più autorevole intellettuale palestinese. A scatenare l’ira dei palestinesi è stata la decisione del governo di Benyamin Netanyahu di includere fra i luoghi della «memoria storica» del popolo ebraico che vanno preservati anche la Tomba di Rachele a Betlemme e la Tomba dei Patriarchi a Hebron. Luoghi santi che si trovano in zone autonome palestinesi e sono venerati sia da fedeli ebrei sia da fedeli islamici. La decisione israeliana «è una provocazione per i musulmani di tutto il mondo e soprattutto per i palestinesi», denuncia il capo dei negoziatori dell’Anp, Saeb Erekat. «Siamo di fronte ad una ulteriore, gravissima escalation politica unilaterale, dei fatti compiuti, messa in pratica dai governi israeliani succedutisi negli ultimi quindici anni», gli fa eco Hanan Ashrawi, più volta ministra dell’Anp oggi paladina dei diritti umani nei Territori. «Il dialogo, per avere senso – ci dice Ashrawi – deve partire dal riconoscimento non solo delle ragioni dell’altro, ma ancor prima, riconoscerne l’esistenza in quanto nazione, con una sua storia, una sua identità culturale. Una sua memoria». «Ora – aggiunge Ahrawi, prima donna portavoce della Lega Araba – come si può pensare ad una pace fondata su due Stati se Israele rifiuta anche di condividere luoghi sacri a ambedue i popoli?». Una considerazione che ci conduce al cuore di questa sottrazione in divenire. Ci porta a Hebron, alla grotta di Makpelah, dove la tradizione vuole siano inumati Abramo, Isacco, Giacobbe con le loro mogli. È la Tomba dei Patriarchi, luogo di culto sia per i musulmani che per gli ebrei. Luogo conteso, che venerdì 25 febbraio 1994 si trasformò in un campo di battaglia. Quella mattina, giorno di Purim per gli ebrei, ultimo venerdì di Ramadan per i musulmani, un colono di Kiryat Arba, il grande insediamento presso Hebron, roccaforte della destra ultranazionalista ebraica, superati controlli militari israeliani all’ingresso della Moschea di Abramo, dove sorge anche la sinagoga che gli ebrei chiamano Makpelah, si avvia verso una delle sale – la sala Isacco – dell’edificio. Baruch Goldstein, medico piuttosto noto tra i coloni, nasconde un fucile mitragliatore M16 in una borsa sportiva blu. Indossa la divisa da riservista. Senza pronunciar parola, spara diversi caricatori sui musulmani in preghiera, uccidendone trenta e ferendone decine prima di essere a sua volta linciato dai sopravvissuti. Negli incidenti che seguirono altri 20 palestinesi saranno uccisi dall’esercito israeliano. Da quel giorno tragico, la tomba di Goldstein, a Kiryat Arba, è meta di continui pellegrinaggi dei militanti dell’estrema destra – moltissimi i giovani – che considerano «Baruch, eroe di Erez Israel». Tra i gli organizzatori delle visite alla tomba di «Goldstein, re d’Israele» c’era pure Yigal Amir, l’assassino di Yitzhak Rabin. «Israele non ha il solo il diritto ma anche il dovere di preservare i luoghi della memoria del popolo ebraico. E Makpelah è parte inalienabile di essi. A sancirlo è la Torah, guai a dimenticarlo…», dice a l’Unità David Wilder, leader degli ultraortodossi israeliani, in maggioranza originari degli Stati Uniti, che vivono – 500, circondati da 170mila palestinesi – in una enclave trasformata in fortino nel cuore di Hebron. La tensione è tornata altissima. Un portavoce della Jihad islamica ha detto al sito web del quotidiano Yediot Ahronot che la iniziativa di Netanyahu è un tentativo israeliano di «annettere» luoghi islamici di preghiera, e dunque un atto «aggressivo» che provocherà la ripresa degli attacchi armati. In una Terrasanta che si «nutre» di simboli, è altamente simbolico anche il fatto che l’annuncio del governo israeliano di un piano nazionale per «riabilitare» circa 140 siti storico-religiosi dell’ebraismo, è stato dato dopo un Consiglio dei ministri straordinario, tenutosi a Tal Hai, nel nord di Israele, luogo in cui nel 1920 ebrei e arabi combatterono. «L’annessione della Tomba dei Patriarchi – incalza l’ex ministro Mustafa Barghouti – e di quella di Rachele a Betlemme, non è altro che una dichiarazione da parte di Israele del fatto che imporrà azioni concrete: annettendo terre e impedendo la pace». Preoccupazione condivisa dall’emissario Onu per il processo di pace israelo-palestinese, Robert Serry, che definisce allarmanti le rivendicazioni israeliane sul «territorio palestinese occupato». Per realizzare questa «sottrazione di memoria» è funzionale anche la Barriera di sicurezza (il muro dell’apartheid per i palestinesi) in Cisgiordania. Nel settembre 2002, le autorità israeliane approvarono l’inclusione della Tomba di Rachele (la seconda moglie di Giacobbe), alle porte di Betlemme, all’interno dei confini del Muro. Da allora il progetto è marciato spedito. Quella barriera impedisce ai palestinesi di Betlemme di recarsi a pregare alla Tomba di Rachele. Il piano rientra a pieno titolo nel disegno della «Grande Gerusalemme» ebraica coltivato dalla destra oggi al governo in Israele. La Barriera-Muro spezza in mille frammenti la Cisgiordania e crea dei ghetti. Uno di essi, il ghetto-sud, una volta portato a compimento, comprenderebbe Betlemme e Hebron, e i loro luoghi sacri. La Tomba dei Patriarchi, la Spianata delle Moschee, la Tomba di Rachele… Ciò che un intero popolo, quello palestinese, vive è una doppia confisca: quella della terra, e quella, non meno dolorosa, dei luoghi di identità. Legami che uniscono, è il titolo di prima pagina del Jerusalem Post che parla dell’inserimento della Tomba dei Patriarchi a Hebron e della Tomba di Rachele a Betlemme nella lista dei 150 siti dell’identità nazionale israeliana. Ma ciò che unisce Israele spezza i palestinesi, espropriandoli del passato e del futuro. «Vi chiediamo di impedire ad Israele di attuare il suo brutale, espansionistico progetto di annettere la zona della Tomba di Rachele e le terre circostanti e di chiudere l’entrata principale della nostra città che collega Betlemme con Gerusalemme, impedendo il flusso dei pellegrini e dei turisti in Betlemme». Era l’appello disperato rivolto dai palestinesi di Betlemme al mondo libero. Un appello rimasto senza risposta. udegiovannangeli@unita.it

  22. Anita
    Anita says:

    x Rodlofo

    3-2

    Hanno giocato overtime.
    Una magnifica partita, i Canadesi hanno vinto, ma tutti hanno giocato ottimamente.

    Anita

  23. Peter
    Peter says:

    x signor P.

    50 anni fa era sicuramente molto peggio, ancora mi ricordo ‘black boy’ e ‘fear’ di un certo R. Wright. Il secondo si conclude appunto con l’esecuzione del protagonista nero. Romanzi che hanno fatto storia.
    E’ anche cosa ben nota oggi che a parita’ di reato commesso essere nero o di colore (e di basso ceto) comporta un rischio assai maggiore di condanne pesanti ed anche di pena capitale rispetto ai bianchi di condizioni simili. Specie in alcuni stati.
    Quanto alla vexata quaestio che le minoranze delinquono in proporzione di piu’, e’ un dato che io ho dato per buono. Immagino che rabbia e frustrazione esistenziale siano piu’ forti in tali minoranze. Vi saranno anche dei fattori ‘culturali’ in alcuni gruppi, ma sta’ attento: non ti lamentare poi se i wasps ti dicono che gli italiani sono mafiosi fino a prova del contrario, o che hanno la mafia nel sangue, o che la succhiano col latte materno. Spiegato mi fui?
    In ogni caso, dimmi tu, che sei ‘in the know’, come spieghi che le minoranze etniche delinquono di piu’. I’m all ears

    Peter

  24. Peter
    Peter says:

    x signor P.

    comunque le cose andranno un po’ meglio da quando avete un presidente nero. Mi sarebbe piaciuta vedere la tua faccia dopo il risultato delle elezioni…

    Peter

  25. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Nel mio Stato in due giorni sono stati 3 omicidi , tutti 3 con cognomi latinos.
    I colpevoli e le vittime.
    Forse e’ perche’ sono piu’ violenti nelle loro nazioni di provenienza.
    La cittadina di Fall River richiede piu’ polizia.

    Anita

  26. Vox
    Vox says:

    gli agricoltori del mondo preferiscono i semi della Monsanto

    Balla megagalattica.
    Gli agricoltori europei da anni protestano contro i tentativi di introdurne la coltura nel nostro continente. Ne fa fede anche l’aumento delle coltivazioni BIO (organic).

    Monsanto, Bayer e altre multinazionali criminali consimili non hanno bisogno di eserciti armati per forzare i loro pericolosi e devastanti prodotti di laboratorio. Dispongono di armi economiche e politiche più che sufficienti. Operano anche in combutta con eserciti veri, per esempio in Iraq molti coltivatori si sono visti “costretti” da alcune leggi fatte introdurre ad hoc a incentivare produzioni GM. Oppure gli accordi con le multinazionali GM sono contenute nei pacchetti-prestito-nazionale ai paesi in via di sviluppo, usati come cavie.

    Le coltivazioni GM, come ha già dimostrato la pratica, per esempio in India, finiscono col rendere i parassiti ancora più resistenti e richiedere quindi un uso ancora più esteso di pesticidi e una spesa maggiore di investimenti. E i pesticidi, si noti bene, non a caso sono prodotti dalle stesse multinazionali degli OGM.

    In India l’esperimento GM col riso ha portato alla rovina interi villaggi di coltivatori, i quali, dopo che parte del prodotto era andata perduta a causa del maltempo, non avevano più denaro non solo per pagare nuove sementi GM, ma neppure per ripagare i debiti contratti per acquistare quelle precedenti. Il risultato è stata una spaventosa catena di suicidi per fallimento.
    Alla faccia della convenienza.

    La cosa più vergognosa è che le sementi siano create in modo tale da rendere le future piante sterili e in modo da costringere l’agricoltore a ricomprare dal produttore le sementi brevettate.

    Inoltre, gli OGM lasciano i terreni devastati e improduttivi. Se un agricoltore ha poca terra, è fregato. Benchè studi siano ancora in corso, molti ricercatori sceintifici indipendenti (ovvero non al soldo delle multinazionali interessate) ritengono che i cibi GM possano essere pericolosi per la salute umana e animale e che, in ultima analisi, possano portare a danni irreversibili le coltivazioni naturali e tutta la catena alimentare.

    Basti pensare ai semi di cui si nutrono molte specie di roditori e di uccelli, o a quelle specie di piante che possono moltiplicarsi solo grazie agli uccelli che si nutrono dei loro semi e li trasportano altrove, o ad altre specie che si nutrono di quei particolari roditori che si ntrono di sementi, e così via e così di seguito, fino ad arrivare all’Uomo. Vengono a mancare i semi e si crea un disastro ecologico di proporzioni incalcolabili.

    In ogni caso, già il solo fatto che gli agricoltori debbano essere costretti a prestarsi all’assurdo business di comprare sementi di laboratorio per ogni semina, quando Madre Natura offre loro da millenni sementi gratis, basterebbe a rendere chiaro che gli OGM non sono la strada da seguire. Di certo, non per il bene dell’umanità.

  27. Faust ... ccè la luna piena... ecco xcche...
    Faust ... ccè la luna piena... ecco xcche... says:

    … tutto sto nervosismo… tuti beli e bruti allitigar… uuuuuuuuhhhh …. ccicci lascia perder le denunce, ci va di mezzo Pino… amme lha spiegato bene… Come AZ… sapevo cosa succede con la riammissione di sP … ma Peter non lo conosceva??
    F.

  28. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Il fatto che continui battere col Presidente nero, mi dice che il razzista sei tu.

    Io ricordo benissimo o commenti su questo blog, allora de L’Espresso, su Condoleezza Rice quando prese la carica di Secretary of State:
    La strega nera, l’angelo nero, la morte nera…etc…

    Poi Obama non e’ neanche nero, e’ di razza mista.

    Non hai la minima idea quanti neri in alte posizioni sociali, governative e religiose, siano contrarie a Barack Obama.

    Anita

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