Articoli

FARE ATTENZIONE AGLI IMMIGRATI CHE VOGLIONO L’ADOZIONE DELLA SHARIAH IN ITALIA E NELL’INTERA EUROPA

Il polso fermo e la mano decisa contro il pericolo terrorista di fanatici musulmani in Europa è benvenuto perché necessario. In Italia il governo ha alzato al livello 7, su un massimo di 10, l’allarme per le forze di polizia e di sicurezza, e speriamo ne sia fatto buon uso. Sono benvenuti e necessari anche gli incontri tra esponenti delle comunità musulmane con quelli delle comunità cristiane ed ebraiche. Non vorrei però che si sottovalutasse un fenomeno che non ha nulla di terrorista, ma che può portare comunque ad esiti drammatici. Mi riferisco alla propaganda pacifica, e quindi almeno formalmente legittima, di frange musulmane presenti in Italia perché tutti gli immigrati della loro religione lavorino, sia in Italia che nell’intera Europa, per la creazione di uno Stato islamico e per la conseguente adozione della Legge, cioè della Shariah che prevede la lapidazione delle adultere, il taglio della mano ai ladri ed altre cose che mal si accordano non solo con “l’infinita misericordia” di Allah e del suo Profeta, ma soprattutto con le leggi dei Paesi democratici europei.

Ho scoperto e denunciato questo tipo di propaganda con un articolo su L’Espresso dell’ottobre 2001 ( http://digilander.libero.it/arpasquini/articoli/altri/artesp.html ). L’articolo avvertiva che nel corso di un’inchiesta per L’Espresso sui musulmani italiani mi ero imbattuto nella moschea di Segrate in opuscoli in lingua italiana che esortavano gli emigrati in Europa a lottare perché le leggi del nostro continente venissero sostituite appunto dalla legge islamica nota con il nome di Shariah. , che prevede tra l’altro il taglio della mano ai ladri. La reazione non si fece attendere. Sul giornale in lingua italiana Il Messaggero di Allah comparve un articolo contro di me intitolato “Geppetto all’opera su L’Espresso” ( http://digilander.libero.it/arpasquini/articoli/art009.html ), il cui autore autore, Angelo Sarno, è un italiano convertito all’Islam. E, come spesso accade con i neofiti, più realista del re.

Non so se quel tipo di propaganda abbia continuato a vivere né che seguito abbia eventualmente raccolto tra gli immigrati, in Italia e nell’intera Europa, ma non sono così presuntuoso e ingenuo da credere che sia cessata d’incanto per merito del mio articolo. E’ oltretutto evidente che, anche senza nessi operativi, si tratta di propaganda sicuramente gradita agli autori delle due stragi parigine, quella nella redazione di Charlie Ebdo e quella nel supermercato ebraico di cibi kosher.

Un altro fenomeno da non sottovalutare, anche se ha fatto capolino solo una volta, in Germania, è il debutto in pubblico l’anno scorso della “polizia della Giustizia islamica”, fondata da un certo Sven Lau, tedesco convertito all’Islam di marca fondamentalista. A Wuppertal per vari giorni, nella più completa assenza di reazioni da parte delle autorità locali e non, pattuglie di musulmani con tanto di giacca fluorescente con scritto in inglese ‘Shariah police’ hanno fermato i passanti ( http://www.repubblica.it/esteri/2014/09/09/news/germania_le_pattuglie_islamiche_della_polizia_della_sharia-95371072/?ref=HREC1-8 ) per rivolgere loro alcune raccomandazioni:

‘Donna, copriti col velo, vestiti in modo decente, non insultare l’Onnipotente e misericordioso!’;

‘Moglie, sii devota, cammina tre passi dietro il tuo consorte e i figli maschi’;

‘Ragazzo, ricorda che l’Islam è la tua fede e la tua identità, piantala con l’immonda birra, bevanda degli infedeli’.

Fiero del debutto, il fondatore Sven Lau ha potuto vantarsi dichiarando tra l’altro al giornale Sueddeutsche Zeitung:

“Siamo riusciti ad allontanare le care e cari sorelle e fratelli dall’alcol, da abiti peccaminosi e immorali, dall’inferno infedele di discoteche, locali notturni, case da gioco”.

Chissà cosa succederebbe se la “polizia della Giustizia islamica”, Shariah è infatti il nome della giustizia “religiosa” islamica, debuttasse anche a Milano incontrando magari le “ronde padane”. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini potrebbe rilanciarle non solo a Milano sulla scia del suo irresponsabile grido “siamo in guerra!”. Oppure, per farsi pubblicità internazionale a buon mercato, sulla scia dell’ormai prossima Expò. Con la neofascista francese Marina Le Pen, che reclama a gran voce la reintroduzione della pena di morte, farebbe sicuramente un figurone.

Samarcanda. E non solo….

La prima cosa che colpisce arrivando in Uzbekistan, Paese musulmano ma repubblica laica, è che le donne non portano il velo. E hanno gli stessi diritti degli uomini. Pensandoci bene, non lo portano in nessun Paese musulmano dell’ex Unione Sovietica, mentre lo portano invece in tutti i Paesi islamici che hanno patito la colonizzazione europea. Nei Paesi musulmani dell’ex Unione Sovietica il fondamentalismo non attecchisce, tanto meno le sue  diramazioni eversivo terroristiche,, e se fa capolino viene combattuto rapidamente, senza se e senza ma, come è avvenuto proprio in Uzbekistan. Tutto ciò è l’ennesima prova che a spingere i musulmani verso un’interpretazione restrittiva, e a volte fanatica, della loro religione è solo la reazione al violento dominio subìto sotto il tallone europeo e quindi cristiano. Una reazione rinfocolata dalle troppe umiliazioni inflitte ancora oggi dall’Occidente neocolonialista, Stati Uniti in testa, che spinge scientemente quei Paesi verso il fanatismo religioso per poter meglio mobilitare le proprie opinioni pubbliche a favore del duro confronto col mondo islamico. Confronto che rischia di diventare scontro: “scontro di civiltà”, anche se a ben vedere lo vogliono le reciproche inciviltà…

La repubblica uzbeka è tanto laica da avere affittato agli Usa una grande base militare con annesso aeroporto dal quale partivano gli aerei per andare a bombardare il confinante Afganistan, musulmano anch’esso ma assai più retrivo. Poi però la repubblica uzbeka gli americani li ha sfrattati, forse percheé ha capito la reale strategia degli Usa: il solito vecchio “divide et impera” applicato all’Asia centrale. Uno sfratto che è un lusso reso possibile dal  fatto che l’Uzbekistan è talmente ricco di gas, avviato anche in Europa via Russia, da non avere bisogno di entrate straordinarie che alla lunga creano più problemi di quanti ne risolvano. Continua a leggere