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FTX: cade un’altra stella delle cripto valute

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

La cripto finanza conquista ancora una volta le prime pagine dei media. Questa volta con la bancarotta di FTX, la seconda piattaforma exchange più grande nel mondo, dopo Binance. Le exchange solitamente non creano monete digitali (token) ma si occupano di creare asset class per gli investitori, che utilizzano la piattaforma per cambiare dollari o euro in monete digitali e di comprare e vendere queste ultime al solo scopo di fare guadagni. FTX aveva, invece, anche il suo token, il FTT.

Pochi giorni fa, la Security Commissione delle Bahamas, il centro off shore dove FTX ha sede, aveva congelato tutti i suoi averi. La piattaforma, insieme a oltre 130 suoi affiliati, ha chiesto il Chapter 11 nello Stato del Delawere, cioè la procedura d’insolvenza per la riorganizzazione aziendale. Intanto Australia, Giappone e Bahamas hanno preso provvedimenti per congelarne le sue attività. Dopo una simile decisione adottata da Cipro, essa non può più operare nell’Ue.

Oggi la paura di un crollo caotico dell’intero settore si riassume in due parole “contagio” e “effetto domino”. Si parla di “momento Lehman Brothers” per la cripto finanza globale. Il buco varierebbe tra dieci e cinquanta miliardi di dollari. In pochi giorni il mercato delle cripto valute avrebbe perso il 20% del suo valore.

Dopo la crescita a dismisura fino a un picco equivalente a 3.000 miliardi di dollari, il mondo delle cripto monete già nel 2022 si era ridotto a mille miliardi. Inoltre, durante l’estate altre piattaforme cripto, tra cui Celsus Network, Voyager Digital e Terra-Luna sono fallite.

FTX è la breve storia di un “astro lucente” che diventa in pochi giorni una stella cadente. Il suo fondatore, il trentenne Sam Bankman-Fried, SBF per gli amici, aveva accumulato un patrimonio equivalente a 20 miliardi di dollari e, in poche ore, ne avrebbe perso il 94%. Anche tutti quelli che vi hanno investito possono dire addio ai loro soldi! Non c’è rete di salvataggio per la cripto finanza senza regole e controlli.

Alcuni parlano di “frode” poiché SBF avrebbe dirottato i fondi investiti nella piattaforma verso una sua controllata, la Alameda Research, anch’essa con sede alle Bahamas, che li avrebbe usati per operazioni finanziarie ad altissimo rischio andate male. FTX faceva soldi permettendo che investitori prendessero fondi in prestito per scommettere e speculare sui prezzi futuri delle cripto valute. Si era specializzata nella gestione di operazioni leverage (la famosa leva) in derivati con cripto monete. Piccolo particolare: le faceva in campo internazionale poiché esse sono vietate sul territorio americano.

Il vero timore è che la caduta di FTX possa contagiare anche il mercato finanziario tradizionale per via della sua grande interconnessione con la cripto finanza. Una paura che, purtroppo solo a parole, è stata spesso manifestata da vari dirigenti di enti federali americani. D’altra parte è noto che tra i suoi investitori vi sono vari fondi d’investimento, come il Blackrock e persino importanti fondi pensione.

Lo scandalo vero è la mancanza di controlli e d’interventi tempestivi e preventivi da parte delle agenzie governative preposte alla supervisione dei mercati finanziari. Ma forse non è così casuale. SBF è stato molto attivo a Washington nei mesi passati. Secondo resoconti della stampa americana, lui e altri dirigenti di FTX avrebbero sostenuto finanziariamente, legalmente, alcuni candidati sia democratici sia repubblicani nelle recenti elezioni di mid term. Non si sa mai!

SBF era anche un lobbysta molto impegnato a influenzare la stesura di una legge bipartisan per regolare il mercato delle cripto valute. Dopo il fallimento di FTX il procedimento è sospeso.

La nuova legge darebbe alla Commodity Futures Trading Commission (CFTC), l’agenzia che regola il mercato dei derivati, anche la supervisione del mercato cripto. Forse il Congresso americano e la Security Exchange Commission, l’agenzia federale di vigilanza delle borse valori, dovrebbero tenere in considerazione che alcuni top leader di FTX USA, la succursale americana, erano stati alti dirigenti proprio della CFTC! Evidentemente, purtroppo, il conflitto di interessi non esiste solo in casa nostra.

*già sottosegretario all’Economia ** economista