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Punizioni assurde in Russia sulla pelle di orfani adottati

In Russia è stata approvata una legge che depenalizza il reato di percosse in famiglia, motivo per cui d’ora in poi i mariti potranno picchiare la moglie e viceversa ed antrambi picchiare i figli cavandosela tuttalpiù con un’ammenda. La legge però vale solo per botte che non lascino segni evidenti come per esempio lividi o graffi. Non potrà quindi essere utilizzata per risolvere la vicenda di assurdità burocratica dal sapore gogoliano accaduta nell’asilo GBOU 1528 di Zelenograd, a 50 chilometri da Mosca. Una educatrice la scorsa settimana ha notato un livido sul collo di Sergey, un bambino di 5 anni adottato con altri 15 da una famiglia che di suo ha un solo figlio. Tanto le è bastato per chiamare la polizia, che è intervenuta immediatamente con mano pesante: dieci dei bambini di quella famiglia sono stati portati d’autorità chi in ospedale e chi di nuovo in un orfanatrofio, che in Russia spesso somigliano a dei lager. Alla madre adottiva, signora Svetlana Dell ( questa la sua pagina su Instagram: https://www.instagram.com/svetkaaa2012/?hl=ru Dalla Russia senza amore), è stato impedito di vederli e il sindaco di Mosca Sergej Semënovič Sobjanin ha promesso in regalo una casa a chi adotta almeno otto di quei bambini. Come se non bastasse, Svetlana e suo marito, fino a ieri considerati eroi come tutti coloro che in Russia, cosa non rara, adottano tanti bambini, sono sotto processo: sentenza prevista per il 1° febbraio. Per fortuna si è offerto come difensore Ivan Pavlov, uno dei migliori avvocati russi, noto per il suo impegno nella difesa dei diritti umani.

Tramite amiche comuni la giornalista Tatiana Baydack mi ha inviato la seguente dichiarazione della signora Dell:
“Ora mi è molto difficile analizzare questa vicenda, mi sembra di impazzire e mi preoccupo dei miei bambini che ci hanno portato via. Quello che sta succedendo nella mia famiglia mi sembra che non è nella mia vita, ma che sia una storia fantastica. Ci tengo a chiarire intanto una serie di punti:

1) Io e mio marito non abbiamo mai picchiato i nostri figli! Ma se per ipotesi assurda mio marito avesse picchiato Sergey fino a procurargli dei lividi io sarei stata così scema da portare quel nostro figlio all’asilo? Teniamo presente che la polizia era già intervenuta perché girava la voce che un altro bambino fosse stato bastonato, ma sul suo corpo non ha trovato nessun segna di bastonate.

2) Tutta la settimana precedente l’educatrice che ha chiamato la polizia si è lamentata che mio figlio Sergey era troppo vivace, troppo maleducato, che picchiava gli altri bambini ed è un bambino difficile. Ma è comprensibile che i bambini che hanno perso i genitori e prima di essere adottati hanno vissuto in un orfanatrofio possano essere piuttosto difficili. Come potrebbero essere bambini facili?!

3) Nonostante la legge lo vieti, sono stati divulgati i particolari delle nostre adozioni e diffuse – soprattutto da 1TV – le diagnosi dei nostri bambini, due dei quali soffrono d’immunodeficienza, per la quale in questi giorni sono rimasti senza le cure e i medicinali necessari perché riportati in un orfanatrofio e in ospedali non attrezzati. Tutto è dilagato via Internet. La gente ignora che l’immunodeficienza non è infettiva, specie se curata, perciò ne ha paura e così quei due miei figli soprattutto in questi giorni avranno vita ancor più difficile.
Strano che l’educatrice e la polizia non abbiano pensato che il livido Sergey possa esserselo procurato cadendo o giocando con i fratelli o gli altri bambini dell’asilo. I media russi hanno affermato che uno degli psicologi che in questi giorni assistono i dieci bambini portati via ai Dell ha dichiarato che uno di loro, il piccolo Piotr, ha detto e ripetuto con forza che non vuole tornare a casa. Non esiste però un video del bambino che confermi questa notizia. Esiste invece un fatto ben preciso che fa pensare possa essere falsa: Piotr è affetto dalla sindrome di Down e, a meno che gli psicologi in questione non abbiano fatto un miracolo o un prodigio, non è in grado di parlare esprimendosi in modo coerente.

La buonanima di Giulio Andreotti usava dire che a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca. Sta di fatto che c’è chi pensa che gli orfanatrofi russi siano alquanto seccati per l’aumento del numero di famiglie che adottano anche più di 10 bambini e un po’ preoccupati dalla possibilità che tale fenomeno prenda piede. Lo Stato infatti paga agli istituti per orfani quasi 2.000 euro al mese per ogni bambino e di più se ha problemi di salute. Non è certo un mistero che in tutto il mondo anche gli orfanatrofi possano diventare un business, con nessuna intenzione di perdere “clienti”.
Vedremo come andrà il processo. Ma intanto è meglio non lasciare sola la famiglia Dell. E la sua numerosa cucciolata.