7 aprile 1979: la lezione è sempre attuale, ma nessuno impara. Si insiste negli stessi clamorosi errori, quasi sempre disonesti

Sono passati ormai ben 30 anni dal 7 aprile 1979, quando di primo pomeriggio mi trovai in manette assieme a un’altra dozzina di miei amici e conoscenti famosi, da Toni Negri a Franco Piperno, da Oreste Scalzone a Luciano Ferrari Bravo ed Emilio Vesce, accusati in blocco dal sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero di essere i responsabili del rapimento e dell’uccisione dell’onorevole Aldo Moro, uomo di punta della Democrazia cristiana e di qualche governo, e i membri della direzione strategia del’intero terrorismo di sinistra italiano: dalle Brigate Rosse alla cosiddetta Autonomia Organizzata (“cosiddetta” perché non ho mai visto nulla di più disorganizzato) passando per Prima Linea. Mi spiace molto non poter essere il 7 di questo mese a Padova a rimembrare quei giorni assieme ai superstiti – alcuni infatti purtroppo non ci sono più – di quella straordinaria esperienza non solo giudiziaria, ma anche umana e – nei confronti di molti – anche disumana. Le tragedie quando sono basate sull’ignoranza e sulla supponenza hanno sempre anche un lato ridicolo.

E infatti. Nel carcere romano di Regina Coeli, dove mi sbatterono dopo qualche settimana passata nelle carceri di Bassano e Venezia, potei finalmente leggere il mostruoso e voluminoso mandato di cattura (su 80 pagine, ne lessi solo poche, mi pareva tutto troppo irreale, assurdo, manicomiale) e scoprii così che ero accusato non solo di una quantità industriale di omicidi, ma perfino di non aver pagato il bollo della Renault rossa in cui era stato rinvenuto il cadavere di Aldo Moro.Il processo è stato l’inizio della demolizione del cosiddetto antagonismo sociale, un modo per togliersi dai piedi gli intelligenti senza collare, i “capi” o presunti tali comunque sospetti e non addomesticabili. Non a caso il sociologo Francesco Alberoni ha scritto che il fenomeno della moda italiana è esploso a Milano a partire dal ’79, quando “finalmente si respirava aria nuova”. Il botto del 7 aprile 1979 è stato innescato, a detta dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, da me interpellato nel 2004, dal Pci che aveva passato alla polizia gli elenchi di tutti coloro che dopo la fine degli anni sessanta per un motivo o per l’altro non avevano rinnovato la tessera del partito. Io non l’avevo rinnovata nel ‘66 o ’67, ed ero comunque sospettabilissimo: ero infatti corrispondente e collaboratore fisso de L’Espresso e di Repubblica, nonché capo servizio del Mattino di Padova, che ho contribuito a fondare per conto di Giorgio Mondadori reperendo quasi tutti i giornalisti da assumere ed alcuni soci locali per la neonata società editoriale Giorgio Mondatori e Associati. Ma non avevo in tasca nessuna tessera di partito.

Come se non bastasse, mi occupavo specie per L’Espresso di terrorismo, prima di destra e poi anche di sinistra. In più, negli anni caldi dal 1968 fino alla partenza per il servizio militare nel ’70 o ’71 ero stato il presidente dell’intera Assemblea d’Ateneo (oltre che della facoltà di Fisica, dove ero iscritto) e abitavo alla Casa dello Studente Fusinato, su decisione dell’assemblea degli studenti che ne gestivano la lunga occupazione, ospitato nella foresteria di solito riservata a docenti in visita all’Ateneo, Nel febbraio 1973 avevo pubblicato il mio primo libro, “Il silenzio di Stato” (Sapere Edizioni. Di recente ho saputo che nel ’78 ne è stata fatta una edizione a mia insaputa), e avevo aiutato poco prima L’Espresso e suo tramite la magistratura milanese a scoprire che le valige utilizzate nella strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 69 erano state comprate nella valigeria di Piazza Duomo a Padova, vicina alla Bettola Dal Capo dove usavo mangiare e a fianco del bar Duomo dove sempre bevevo il caffè. I giornali e la Rai, cioè gli inquirenti che imbeccavano sia questa che quelli, avevano invece sostenuto, mentendo a bella posta, che si trattava di borse non in vendita in Italia.

Di fatto la mia carriera di giornalista è iniziata con quel libro, della preparazione del quale vennero a sapere a L’Espresso a Roma perché ne diedi anticipazioni in una assemblea alla Fusinato e quindi le voci iniziarono a circolare. Come si legge cliccando sotto la mia fotina nella home page del blog, L’Espresso spedì il famoso inviato “pistarolo” Mario Scialoja, giornalista di razza come ce ne sono pochi e al quale devo molto, a parlarmi per farsi dare delle anteprime. Raccontai a Scialoja che uno studente di ingegneria che nel ’69 abitava con me in via Oberdan 2 possedeva una borsa del tipo usato per gli attentati del 12 dicembre, caratterizzato da una chiusura metallica particolare: il profilo di una testa di gallo, logo della ditta tedesca Mossbach&Grueber. Raccontai anche che inutilmente tre giorni dopo gli attentati quel mio amico – di ritorno dal fine settimana a casa dei suoi a Treviso – tentò su mio consiglio di andare a mostrare in questura la borsa e a dire dove l’aveva comprata. Uscito di casa alle 11 di mattina, dopo pochi metri aveva incontrato davanti al palazzo del Bo un noto commissario della squadra politica e gli aveva mostrato la borsa, ma era stato liquidato con una risata: “Non ci interessa, sappiamo già chi è il colpevole”. Una delle cose che in quell’occasione mi colpì fu che il presunto colpevole, l’anarchico Pietro Valpreda, venne arrestato a Milano alle 12, cioè un’oretta dopo quelle parole del commissario, che evidentemente già sapeva della montatura in atto. Mi ripromisi di rendere nota quella strana storia, ma all’epoca io il giornalismo non sapevo neppure cosa fosse, ero solo uno studente lavoratore e molto fuoricorso, inoltre non avevo ancora fatto il servizio di leva e sicuramente ero nella “lista nera” degli apparati statali più o meno “riservati”. Il giorno dopo la strage di piazza Fontana infatti sia la polizia che i carabinieri vennero a perquisire il mio appartamento in via Oberdan e con ben tre mandati di perquisizione: uno per me, uno per il mio coinquilino e uno per la sua ragazza, che abitava con noi. Il mio timore di scherzi da prete durante la “naja” se avessi fiatata sulla faccenda delle borse e dintorni era quindi giustificato, ecco perché il libro ho iniziato a scriverlo dopo il congedo a fine leva militare.

Scialoja portò al magistrato milanese Gerardo D’Ambrosio la borsa che recuperammo dal mio ex inquilino e sparò su L’Espresso la notizia che quelle borse si vendevano anche in Italia, per giunta nel Veneto della cellula neonazista del padovano Giorgio Franco Freda…. La pista anarchica crollò come panna montata irrancidita di colpo e venne fuori clamorosamente la realtà dei “servizi” deviati e della complicità dello Stato in quella stagione di attentati culminati nella strage del 12 dicembre ’69. Era la strategia della tensione, a base di bombe, per spingere il Partito comunista sempre più verso l’accettazione del “sistema” e dei suoi vizi, strategia per porre anche un argine alle conquiste dei lavoratori e ricacciare indietro l’onda lunga di quella che era allora la classe operaia. Il “blitz” del 7 aprile servì di fatto a certi apparati anche per vendicarsi di quei miei “colpi” giornalistici. Quando mi arrestarono, il giornale Repubblica si guardò bene dallo scrivere che ero il suo corrispondente da Padova e di fatto dalle Tre Venezie: si limitò a dire che ero caposervizio del Mattino e collaboratore de L’Espresso. Però L’Espresso mi diede il miglior avvocato d’Italia, Adolfo Gatti, e con Repubblica si accollò tutte le spese processuali. Purtroppo però quando fui scarcerato e non rispettai l’invito di Scalfari a non difendere quelli con cui ero stato arrestato, su Repubblica non mi fecero più scrivere. Scalfari, non uso a essere disobbedito, si arrabbiò molto perché la prima cosa che feci appena tornato a Padova fu una conferenza stampa a Scienze Politiche nel corso della quale sostenni che certi magistrati padovani erano dei “mentecatti”, espressione che venne riportata dall’Ansa e dai giornali alla lettera. Appena uscito da Rebibbia, Scalfari mi fece prelevare da un’auto di Repubblica e portare al suo cospetto in redazione a Roma. Mi invitò ad andarmene “per qualche mese in ferie e a tacere perché questa del 7 aprile è una storia molto sopra le nostre teste”. Gli risposi che non potevo accettare perché proprio dalla sua scuola giornalistica avevo imparato che quando si morde un polpaccio non bisogna mollare la presa a nessun costo: “Su Repubblica avete scritto che noi imputati del 7 aprile siamo o tutti colpevoli o tutti innocenti.

Bene: sul mio ordine si scarcerazione c’è scritto che i magistrati romani già sapevano che io, spedito loro in manette dalla Procura della Repubblica di Padova, col caso Moro, Br, ecc, non c’entro assolutamente nulla. Se ne deduce, proprio con la logica di Repubblica, che sono innocenti anche tutti gli altri coimputati”. Ecco perché una volta scarcerato non potevo che fare come sempre il mio mestiere di giornalista, evitare cioè di avvalorare accuse del cavolo e battermi invece perché fosse fatta piena luce, fosse cioè riconosciuta l’innocenza di persone in galera, alcune delle quali conoscevo da anni, erano miei amici e mai ne avrei tradito l’amicizia. Ecco perché Repubblica/Scalfari mi fece fuori. Persone come Emilio Vesce e Luciano Ferrrari Bravo si fecero invece fino a sette anni di galera gratis: li avrei fatti anch’io se L’Espresso mi avesse mollato. Oggi è impossibile che un giornale si comporti come L’Espresso di allora: il panorama giornalistico mostra più che altro macerie e schiene curve, grazie alla scomparsa dell’editore “puro”, che di mestiere fa cioè solo l’editore, come era il caso di Carlo Caracciolo, e il dilagare della genia di editori che usano i giornali e le tv come taxi per dare passaggi ai politici dai quali poi avere favori, se non come scale per l’arrampicata al potere (vedi alla voce “Berlusconi Silvio”…..). E’ legittimo anche il sospetto che il “blitz” del 7 aprile servì in realtà a depistare le indagini sul caso Moro quando la pista era ancora calda. A capo dei vari servizi segreti e nei gangli più sensibili anche del ministero dell’Interno c’erano infatti quelli della P2, che la apposita commissione di indagine parlamentare presieduta da Tina Anselmi appurò essere dediti ai depistaggi più vari. Il “teorema” dell’unità “Brigate Rosse/Prima Linea/ Autonomia Operaia Organizzata” era un teorema basato sul nulla più assoluto, tant’è che crollò miseramente già prima del processo.

Il “teorema” servì però per stroncare anche l’opposizione nemica del terrorismo, ma comunque extraparlamentare e pericolosamente intelligente perché in grado di capire il nuovo e spiegarlo. Una opposizione alla quale io non appartenevo come militante, però facevo il giornalista come credo che vada fatto, cioè senza riverenze, senza leccare i piedi o fare sconti a nessuno. L’allora ministro dell’Industria Toni Bisaglia, venetissimo, ex preferito dell’ex grande capo democristiano Mariano Rumor, fu a un passo dal doversi dimettersi perché scoprii un suo conflitto di interessi che oggi farebbe ridere i polli, visti i giganteschi conflitti di Berlusconi, ma allora fece scandalo: lui, che aveva varato l’aumento dei “premi”, cioè dei costi, delle polizze assicurative, era socio nell’agenzia padovana delle Assicurazioni Generali! Lo scrissi su Repubblica e Bisaglia, evitate per un pelo le dimissioni, si vendicò pretendendo e ottenendo da Mondadori nel dicembre ’78 il mio licenziamento dal Mattino, licenziamento annullato dal pretore del Lavoro Luciano Jauch. Formalmente fui coinvolto nel “blitz” del 7 aprile perché a detta di due persone – Renato Troilo e Severino Galante – la mia voce assomigliava a quella del brigatista che telefonava a casa dei Moro durante la prigionia del rapito. Negri era accusati di essere l’autore di una telefonata brigatista, a me invece – sapete bene che sono sempre stato logorroico – ne appiopparono cinque! La voce dei due telefonisti, che anni dopo si venne a sapere essere Valerio Morucci e Mario Moretti, il primo addebitato a me e il secondo a Negri, erano state fatte diffondere dal ministero dell’Interno fornendo a radio e televisioni alcune intercettazioni telefoniche.

Pur in carcere con accuse di una gravità pazzesca, L’Espresso non mi mollò, non tolse il mio nome dall’elenco dei suoi giornalisti nel tamburino della gerenza e mi pubblicò due articoli che ero riuscito a fargli recapitare dal carcere. L’avvocato Gatti fu eccezionale: dopo tre mesi, due dei quali in isolamento stretto con soli 30 minuti di “aria” al giorno in solitudine, ero fuori. Del resto a Roma anche i sassi, e certo anche gente di alto livello non solo del Pci, sapevano che la voce fatta diffondere dal ministero dell’Interno via radio e tv era quella di Morucci: lo sapevano per conoscenza diretta, per il semplice motivo che Morucci, che a Roma era vissuto, aveva studiato e si era laureato, aveva amicizie e frequentazioni anche di rango. Ma veniamo ora al vero problema, che si ripete sempre: il caso 7 aprile fu in realtà un sequestro e un processo di massa a mezzo stampa. A tenere gli imputati in galera era il baccano dei mass media, che avvaloravano man mano le balle più colossali rifilate dagli inquirenti che non sapevano più come tenere in piedi una montatura tanto mostruosa quanto vacua. Venne sparata la “notizia” che Toni Negri aveva parlato con un magistrato milanese per organizzare l’uccisione del magistrato Emilio Alessandrini. Si strombazzò Urbi et orbi che a casa mia era stata trovata la bozza originale della “risoluzione strategica” delle Brigate Rosse su Moro. Il mio collega de L’Europeo Roberto Chiodi giunse a scrivere che “l’ergastolo a Nicotri non glielo toglie nessuno perché una perizia fonica eseguita prima del suo arresto dimostra senza possibilità di dubbio che la voce del telefonista delle Br è la sua”. Perizia ovviamente mai avvenuta. Porcheria nella porcheria, non ho mai saputo che fine hanno fatto la mia querela per diffamazione contro Chiodi e le altre querele contro altri giornali con articoli cialtroni e mascalzoni: il palazzo di Giustizia di Roma era capace di questo ed altro, non a caso si era guadagnato il soprannome di “porto delle nebbie”.

E del resto Chiodi, quando in seguito venne assunto a L’Espresso nell’88, nella redazione di Roma dove in quel periodo lavoravo anch’io, non ebbe mai la decenza di chiedermi scusa. “E il giornalismo, bellezza”, si potrebbe parafrasare con Via col vento…. Il giornalismo pessimo, però, non quello degno del nome. Embé, non tutti sono all’altezza di uno Scialoja. Appena quattro anni dopo il 7 aprile ’79, lo stesso uso vergognoso dei mass media è dilagato alla grande con il caso della scomparsa della cittadina vaticana Emanuele Orlandi, che ancora oggi, a 25 anni di distanza, si insiste a dire sia stato un rapimento, quando invece perfino il giudice Severino Santiapichi, lo stesso che a Roma ha presieduto il collegio giudicante del caso 7 aprile e poi anche del caso Moro, ha dichiarato a più riprese che si è tratto di un “rapimento mediatico”: cioè di balle rifilate ai mass media e da questi ingordamente avvalorate per nascondere i veri motivi della scomparsa della ragazza. Motivi che nulla hanno di politico, ma molto devono avere a che vedere con gli obbrobbri del Vaticano se dobbiamo giudicare dalla ostinata e documentatissima volontà della “Santa Sede” di tacere e sabotare l’inchiesta dei magistrati italiani. Il culmine dell’uso violento e politicamente finalizzato dei mass media è stato senza dubbio l’invasione dell’Iraq, avvenuta grazie alla campagna di stampa a base di panzane sulle “bombe atomiche” e altre armi di distruzione di massa che si è voluto far credere a tutti i costi che fossero in mano agli iracheni.

Oggi seminare la paura e l’odio verso i “diversi”è diventato normale: gli extracomunitari, i rom e i gli altri dannati della terra sono eternamente sotto accusa. In Italia dalla strategia della tensione tramite le bombe del ’69 si è passati alla strategia della paura e dell’insicurezza tramite i mass media sempre più irresponsabili, come se gli stupratori, i rapitori di bambini, i terroristi non più “rossi” ma islamisti, i rapinatori di tabaccherie e gioiellerie e altri barbari di vario tipo stiano in agguato dietro ogni angolo non appena usciamo di casa. Si tratta di una variabile rozza del classico “Divide et impera”. Ora non sono più i cosacchi, ma i musulmani, i palestinesi, gli arabi, i romeni e i rom che stanno per abbeverare i loro cavalli in piazza S. Pietro…. E’ il nostro nuovo modo di dirottare su capri espiatori di comodo e impossibilitati a difendersi la paura e l’insicurezza che nascono dalla mancanza, dalla perdita o dall’incertezza del posto di lavoro, dalla crisi del sistema produttivo più forte e minacciosa del solito, dal pericolo di “deriva argentina” dell’Italia. Gli antichi romani quando qualcosa andava male correvano a controllare se le vestali erano o no ancora vergini, e se non lo erano davano loro la colpa della sventura e le sotterravano vive. La strategia e l’uso del capro espiatorio è vecchia più del cucco, ma ha sempre funzionato. La gestione del potere costituito e di quello arrembante per perpetuarsi, per poter fare e giustificare le guerre, ha bisogno di costruire società percorse dalla paura e dalle paure. Che portano immancabilmente alla costruzione del capro espiatorio di turno, per scoprire solo dopo che si trattava di un nemico è fasullo. Si tratta di una strategia che oggi serve a Berlusconi – dominus delle televisioni sue e di quelle della Rai, oltre che di qualche giornale – per distogliere l’attenzione dalla crisi epocale in atto, nascondere il bilancio fallimentare dei suoi decantati governi e ministri al di sotto di ogni sospetto e poter eventualmente reprimere meglio le possibili banlieue future: se in Francia si comincia a temere che iniziano le rivolte di piazza, in Italia si impallidisce al pensiero di ciò che potrà avvenire a settembre, quando molti rientrati dalle ferie per tornare al lavoro non lo troveranno più. Tant’è che circola con insistenza la voce che Berlsuconi cederà palazzo Chigi a Gianfranco Fini, onde evitare che la dura repressione che potrà essere usata contro la piazza faccia sparire molto del pubblico delle sue televisioni mandando così in malora Mediaset e dintorni.

Ma si tratta anche di una strategia che serve anche a ciò che resta della sinistra per poter in qualche modo mettere una pezza alla sua mancanza di programmi, analisi e idee adeguate ai tempi. Quando non si sa più dove portare il gregge e su quali pascoli continuare a farlo ingrassare, è sicuro che il gregge inizia a sfaldarsi: nulla di meglio, per ricompattarlo e governarlo, della paura tramite i cani pastore che abbaiano, ringhiano, mostrano i denti e se necessario azzannano….. Dopo che la sinistra ha gridato “Al ladro, al ladro!” per l’intera stagione di Mani Pulite, ecco che con il governo Berlusconi si è passati al grido di “Al lupo, al lupo!”: i lupi sono gli immigrati extracomunitari, i rom e di fatto un po’ anche gli islamici in generale, che nei nostri pregiudizi e nelle nostra fobie hanno occupato almeno parte del posto lasciato vacante dopo la guerra dagli ebrei. Si è arrivati al punto che l’anoressia è diventata una malattia di massa perché si semina ad arte nelle giovanissime la paura di non essere sufficientemente “strafiche”, alte, magre, bionde, disinibite e, ovviamente, anche straricche. Milano è la capitale della moda così come del leghismo e del berlusconismo (e tralasciamo che è stata anche la culla del fascismo). Può parere assurdo che si voglia imporre soprattutto alle giovanissime un modello fisico nordico, per giunta di un nord Europa immaginario, comunque impossibile per le italiane e le mediterranee in genere, ma di assurdo non c’è nulla: anzi, è una ben precisa strategia funzionale al seminare la paura per meglio dominare e, in questo caso, anche vendere qualunque cazzata purché “griffata” e a prezzi ladreschi. L’insegnamento del 7 aprile è che non bisogna quasi mai credere ai mass media, specie alla tv. Bisogna rimanere critici e avere una propria visione critica del mondo, sapersela costruire: oggi tramite Internet e le tv satellitari si possono mettere a confronto le notizie e i giornalismi, il mondo dell’online permette di fornire e veicolare informazioni e giornalismi diversi dalla voce del padrone e dei padroni. Purtroppo i mentitori e i servi sciocchi molto prezzolati non pagano mai il fio delle loro menzogne.

Il Corriere della Sera e la Repubblica hanno dato per certo che nell’Iraq di Saddam Hussein “continua la costruzione di bombe atomiche”, e il settimanale Panorama, proprietà di Berlusconi, ha potuto avvalorare la gigantesca balla dell’”uranio del Niger comprato dall’Iraq per costruire bombe atomiche”, balla gigantesca ma utile a supportare la politica servile del padrone di Panorama nei confronti di un bugiardo disonesto e fallito come George W. Bush. Se i mass media del can can sul 7 aprile avevano le mani macchiate “solo” dell’incarcerazione di molti innocenti, quelli che hanno spianato la strada alla guerra all’Iraq hanno le mani sporche di sangue. molto sangue. Eppure né l’Ordine dei giornalisti né la magistratura procura loro un qualche fastidio. L’informazione, o meglio il controllo sull’informazione, è una merce più preziosa dell’oro, sia di quello giallo che di quello nero, vale a dire del petrolio in nome del quale si sono combattute, si combattono e si combatteranno ancora guerre rovinose.

301 commenti
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  1. sylvi
    sylvi says:

    Complimenti all’Ingegner Comunista!

    Dopo una giornata faticosa, dedicata a tener a bada i merli che nidificano;
    le gondole sbilenche;
    la borghesia che lega con l’abulia, con la noia e il denaro;
    dopo aver assistito il consuocero comunista- sessantottino non pentito che cuoce la griglia mentre mi affida l’educazione del co-futuro-nipote;
    dopo aver magnato i ovi, insieme, furlani, veneti, lombardi, piemontesi, croati, serbi, bosniaci…
    xe vansà qualche ovo anca pe’ i altri…
    e un prossechin fresco e frizzante per el passator de strada.

    Se poi mi spiega chi è l’imprenditore opaco…
    -xe sempre tempo pe’ imparar!

    Grazie per la risata!

    Sylvi

  2. sylvi
    sylvi says:

    Dimenticavo:

    il mio primo “pensierino” a sei anni !
    – Oggi è una bellissima giornata,
    il sole splende,
    il cielo è azzurro!-
    Quasi come lei! bambina prodigio?

    buona pasquetta!

    Sylvi

  3. Peter
    Peter says:

    xVox

    freddo o tiepido? beh, dipende se siamo al solstizio o equinozio di primavera….veda lei. E se e’ in dubbio…i suoi amici dotti amici astrofisici la illumineranno, eh eh eh. Chiusa parentesi ludica.
    Orbene, questa che lei fa mi pare una sorta di deificazione di madre Terra. E poi mi chiede di volgere lo sguardo al vasto cosmo… le stelle e la coscienza morale sopra di noi, diceva quel tale. A proposito di coscienza, la nostra e’ l’unica specie ad avere coscienza di se’, fino a prova del contrario. Forse anche le scimmie antropomorfe (che si riconoscono allo specchio), ma molto rudimentalmente. Come diceva anche Sartre, un paesaggio (e quindi anche il mondo o il cosmo) sara’ bello e compiuto in se’, pero’ ‘marcisce’ se non vi e’ una mente umana che lo contempli e gli dia un senso. Compreso il senso del bello, e di quella perfezione che in natura non esiste, perche’ e’ appunto un’astrazione della mente umana. L’uomo e’ il prodotto piu’ creativo, e quindi anche piu’ distruttivo, del suo mondo.
    Molto semplicemente, io spero che i cambiamenti ambientali e climatici trovino una soluzione prima di tutto a vantaggio della sopravvivenza della nostra specie.

    Peter

  4. Vox
    Vox says:

    Come diceva anche Sartre, un paesaggio (e quindi anche il mondo o il cosmo) sara’ bello e compiuto in se’, pero’ ‘marcisce’ se non vi e’ una mente umana che lo contempli e gli dia un senso. Compreso il senso del bello, e di quella perfezione che in natura non esiste…
    @ Peter

    Illazioni dovute al narcisismo dell’Uomo che, naturalmente, si deve per forza mettere al centro del mondo che, senza il suo fine apprezzamento, vedi un po’, marcisce.

    E che ne sapete, lei e Sartre, di quello che prova un gorilla, guardando, giu’ da una collina, il verde della sua foresta che va scomparendo, grazie al fine apprezzatore-Uomo (cosi’ fine che gli possiamo pure perdonare le distruzioni)?

    Che ne sapete – o che ne sappiamo, se preferisce – del senso del bello di una gazza, quando raccoglie cose dai colori a tono per abbellire il proprio “nido di nozze”? Che ne sappiamo delle capacita’ di un elefante, visto che e’ in grado di dipingere un suo simile, in modo del tutto riconoscibile?
    Se non ci siamo noi ad apprezzare la grandezza della natura, chissa’ quanti altri esseri sono o saranno in grado di farlo.

    Trovo deplorevole e arrogante ogni forma di speci-smo (dato che parliamo di specie e non di razze) e di autocompiacimento dell’uomo, che ricordano la pretesa superiorita’ dell’uomo bianco sui “selvaggi” . Proprio il modo di pensare che sta alla base del nostro usare, sfruttare e distruggere la natura, segando il ramo sul quale siamo seduti e dando, cosi’, prova della nostra profondissima intelligenza.

    Il mondo e’ vissuto magnificamente senza di noi per millenni, poi arriviamo noi a farne scempio – pardon – fine apprezzamento, e siamo insostituibili e unici!
    Mah. Fossimo un poco piu’ umili, piu’ saggi, con orizzonti mentali piu’ aperti, saremmo sicuramente migliori e piu’ felici.

  5. Vox
    Vox says:

    Molto semplicemente, io spero che i cambiamenti ambientali e climatici trovino una soluzione prima di tutto a vantaggio della sopravvivenza della nostra specie.
    Peter

    Io, molto semplicemente, spero in una soluzione che sia prima di tutto a vantaggio di tutte le specie. Anche perche’ se loro possono sopravvivere senza di noi, noi non possiamo certo sopravvivere senza di loro.

  6. Vox
    Vox says:

    @ Peter
    Un’ultima cosa: a scanso equivoci, vorrei fin d’ora precisare che quando uso il ‘voi’ o il ‘noi’, intendo tutta la razza umana, non faccio alcun riferimento, ne’ recondito, ne’ diretto a lei personalmente.
    Sa, avendo gia’ avuto modo di apprezzare la sua suscettibilita’, con e senza motivo alcuno, metto le mani avanti nella speranza che lei comprenda che sto semplicemente dialogando su temi generali e su opinioni.
    Buona serata e buone feste.

  7. Peter
    Peter says:

    xVox

    allora puo’ condannare tutte le specie viventi, visto che ogni specie bada prima di tutto alla propria sopravvivenza (e cosi’ gli individui, anche se in misura inferiore, che ci si creda o no). I batteri stanno solo ‘campando’, anche quando faranno morire lei come tanti altri di setticemia (cosa che non le auguro, sia chiaro). Un leone si nutre anche se si sta mangiando l’Einstein di un’altra specie…E cosi’ via. L’uomo moderno sta solo facendo shopping (come i suoi progenitori andavano a cacciare o raccogliere bacche), quindi sta campando, anche se ha radicalmente cambiato il mondo, per cui la competizione biologica non e’ tra il cacciatore piu’ forte o piu’ astuto, ma tra quelli col portafoglio piu’ gonfio. Ammesso poi che il valore dello shopping sia reale valore di sopravvivenza….come facciamo i conti col colesterolo alto, per esempio?
    Tutti i ‘mea culpa’ e ‘memento mori’ che lei fa lla nostra specie non sono altro che una conferma della nostra specificita': dovremmo fare meglio perche’ possiamo capire, siamo intelligenti, coscienti, senzienti….il narcisismo e’ invece cio’ che ci accomuna alle altre specie, animali e non

    Peter

  8. Peter
    Peter says:

    xVox

    l’uomo e’ il prodotto piu’ creativo, e quindi anche piu’ distruttivo, del suo mondo

    se ci tiene tanto ad estrarre citazioni dai miei posts, credo che la piu’ interessante sia quella

    buona serata a lei

    Peter

  9. Vox
    Vox says:

    Io non sto condannando proprio nessuno. Anzi. Sto facendo un discorso egualitario. Come il prete che, se ruba, pecca piu’ di un comune ladro, cosi’ l’essere umano, se capisce, o crede di capire di piu’, dovrebbe comportarsi di conseguenza. Ottimo a parole. Ma i fatti lo contraddicono, non solo nell’usurpazione del mondo, ma anche nella costruzione della propria societa’ e dei propri rapporti con gli altri umani (e non). Nessun’altra creatura fa a individui della propria specie le mostruosita’ che facciamo noi e nella stessa quantita’. E anche nelle piccole cose, a volte noi siamo shallow, come quando, per esempio, facciamo notare ai nostri interlocutori un errore di sintassi, o una svista, cosi’, tanto per far capire quanto siamo superiori, fini, arguti e colti, dando prova, pero’, di altre manchevolezze. Gli individui delle altre specie si confrontano per motivi piu’ seri, per il territorio, per conquistarsi la partner, per mangiare, ovvero per sopravvivere. Noi lo facciamo per motivi molto piu’ futili. Bene quando sono motivi innoqui e di poco, ma questi stessi comportamenti tendono a replicarsi, ingigantiti, in cose molto piu’ serie, mortali, devastanti. Non per sopravvivere, ma per avere di piu’, e quando si ha dipiu’, per avere potere su tutti gli altri.
    Forse, in ultima analisi, anche questo e’ in natura, ma… Il discorso e’ come quello del prete di cui sopra. Potremmo fare meglio, ma non lo facciamo. Alla fine, il ‘potremmo’ non conta piu’. Conta il risultato. Non trova?

  10. Vox
    Vox says:

    Non la citavo, le rispondevo con il suo stesso giro di frase. Perche’, e’ un crimine in UK?

    Quanto all’asserzione che “l’uomo e’ il prodotto piu’ creativo, e quindi anche piu’ distruttivo, del suo mondo”, capisco che lei se ne compiaccia, ma e’ un’ovvieta’. Non siamo a un concorso letterario, sa, nessuno ci sta giudicando per il Pulitzer, stiamo semplicemente scambiando qualche banale opinione su un blog.
    Buone cose e a domani

  11. Anita
    Anita says:

    Ho scritto un post x Peter sul colesterolo, ma non e’ mai entrato.
    Forse domani ci provero’ ancora.

    Anita

  12. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Ma guarda un po’ i tuoi eroi non sono i miei.
    I miei “eroi” sono gente comune.

    Tu continui a scrivere le magnificenze dei tuoi dittatori.
    Tu li chiami EROI, pardonne moi…

    Scusa, se io quaglieggio, tu cazzeggi.

    Ogni tanto ci vuole !!!!!!!!!!!
    Anita

  13. Faust x Anita
    Faust x Anita says:

    … non rispondi in tema, quindi quaglieggi e dici falsita invece di rispondere….. come i miei sono dittatori e forse non lo sai, apparte Castro, gli altri sono eletti democraticamente, se non lo dici, e li chiami dittatori, sei una persona faziosa…. e mi dispiace… mentre dare dellidiota criminale sociale ai tuoi eroi e volerne discutere è la verita….. e il crak bancario e le migliaia di morti innocenti, sono il prodotto dei tuoi eroi semplici… si, semplicemente criminali… e ricordati, quando scrivi un post…. di rispondere in tema… altrimenti obblighi anche gli altri a quaglieggiare… mentre preferisco cazzeggiare… ffa ppiu cool..!!! ciao neee!!!
    Faust

  14. Peter
    Peter says:

    xVox

    vedo che lei fraintende, almeno in parte. Io dicevo contemplare, non apprezzare, che significa dare un valore. Raramente l’uomo ha apprezzato terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni, pestilenze, siccita’, glaciazioni e tante altre piacevolezze che hanno messo a dura prova l’esistenza della sua e tante altre specie nel corso casuale della ‘magnifica’ esistenza del suo pianeta, per il poco che l’uomo l’ha vista finora. Di certo ha invece apprezzato il mare, le albe ed i tramonti in periodi di calma, ed i comforts che gli sono venuti dalla natura si’, ma essenzialmente da quando e’ divenuto in grado di modificarla efficacemente a suo vantaggio. Purtroppo un’ora di shopping di una grande citta’ implica adesso tante cose: milioni di tonnellate di CO2 in piu’, deforestazioni, inquinamento, sfruttamento di terzi, competizione feroce tra mercati, rischio di guerre, etc etc. Su questo siamo d’accordo. Come pure che produrre, vendere e comprare sono diventate sempre piu’ attivita’ fini a se stesse, regolate dalle leggi del mercato e quasi dotate di una mente propria, per cosi’ dire, che e’ un grave sintomo di alienazione.
    Comunque che creativita’ e distruttivita’ vadano mano nella mano non e’ un’ovvieta’, semmai una constatazione

    buona giornata

    Peter

  15. Peter
    Peter says:

    xAnita

    sul trattamento dei gays nei paesi islamici ci sarebbe molto da dire (ma non e’ il caso, giustamente Faust dice che ce frega?).
    Vorrei dire solo che i tuoi commenti vanno bene se vuoi difendere i gays nel mondo, meno bene se sono una scusa per dare addosso ad un paese ‘scomodo’ come l’Iran. Che dire senno’ dell’Arabia Saudita (perbaccolina), al cui sovrano il vostro Presidente si inchina e forse bacia anche la mano? (e l’ altro lo portava a braccetto nel suo ranch…). So ‘horror’ stories di prima mano su cosa succede in quel paese. Mi guarderei bene dal prendervi un taxi (ammesso che ci andassi mai in primis…), per esempio. Infatti mica solo le donne sono a rischio ad andare in giro sole. Proibire severamente una cosa per motivi religiosi e’ il modo migliore per farla accadere regolarmente, anche se di nascosto, in modi violenti, e con conseguenze spesso nefaste per i malcapitati turisti o visitatori. Cosi’ mi dicono.
    Direi che al confronto l’Iran e’ adesso un paese ‘tollerante’.
    Una nota sulla repressione dei gays nel mondo. Secondo Human Rights Watch, oltre la meta’ dei paesi che criminalizzano gli atti omosessuali lo fanno perche’ erano una volta parte dell’impero britannico (mi duole dirlo, ma la fonte e’ inglese). Le leggi vennero introdotte non per deferenza alle culture locali, ma perche’ i dominatori pensavano che i nativi non punissero tali atti in modo severo. Tipico l’esempio dell’India, ma anche Giamaica e forse anche Iraq.
    Un altro problema per i sostenitori di leggi a protezione dei gays e’ anche che in molte culture (compresa quella italiana, ripeto, italiana) e’ abbastanza comune avere sesso tra maschi (e forse tra femmine) senza affatto che i partecipanti pensino o si dicharino gay…

    ciao, Peter

  16. Faust x Peter e Vox
    Faust x Peter e Vox says:

    … felice come una Pasqua, di conoscervi, siete due persone di rara cultura ed etica ragionata… Anche a voi… Abbacchi e Bacci!!!
    Faust

  17. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Sono al corrente dei costumi o leggi di altri paesi in riguardo ai “gays”.

    Non ho singolato l’Iran, ho singolata la “BUGIA” di Ahmadinejad alla Columbia University, negando che ci sono gays in Iran.

    Infatti in un altro post ho segnalato che in IRAQ c’e’ la caccia ai gays, non da parte del governo ma di sette religiose.

    Anche Faust e’ saltato di corsa ad accusarmi di propaganda per aver postato il preambolo di un articolo sulla Stampa.
    A cui io ho risposto:

    “Di propaganda tu ne sei sovrano indiscutibile.
    Evviva Castro, evviva Chavez, evviva Morales, Evviva el Che Guevara, evviva Amadinejad,…………………….”

    Da anni mi assorbo tutte le offese di Faust, poi fa la parte lesa il momento che gli toccano i suoi eroi.

    Ciao, Anita

  18. Faust x Anita
    Faust x Anita says:

    … i miei sono EROI, che stanno facendo il bene dei loro Popoli… i tuoi hanno fatto disastri criminali all umanita… eppoi Faust non ti ha mai offeso a te personalmente, ma non ci metto ne uno ne due ad offendere i tuoi amici criminali… ed il tempo mi da ragione… mentre i denigratori di Chavez, sono anni che si arrampicano sui vetri con le unghie… Il Socialismo si espande a macchia dolio ed il Capitalismo vva affondo… con tutti i filistei ( …gli azionisti fregati e il dollaro svalutatissimo…) gli ultimi accadimenti, preannunciano il fallimento totale del capitalismo usuraio… Cara Anita, ti sei ricordata di ringraziare i tuoi conservativi??? il tuo amico buscccccc…. se non lhai ancora fatto… vuol dire altro………
    Faust

  19. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Quote:
    “Cara Anita, ti sei ricordata di ringraziare i tuoi conservativi??? il tuo amico buscccccc…. se non lhai ancora fatto… vuol dire altro………”

    Se parli della situazione economica, devi andare molto indietro.
    Avere ideali conservativi non e’ esculsivo dei repubblicani, io sono indipendente con morale conservativa, molti Democratici sono di morale conservativa.

    Anita

  20. Anita
    Anita says:

    Bye, sono in via per il cimitero.
    In ritardo a causa della pioggia che ci ha assillato per giorni o settimane, intermettenti, ma giornaliere.
    Devo prendere cura della lapide e cambiare i fiori, cosa che non ho potuto fare sotto la pioggia.

    Anita

  21. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita e x AZ

    Ho trovato un commento di AZ bloccato dall’antispam e l’ho sbloccato, ma non c’è nulla di Anita.
    Mi spiace.
    pino

  22. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    se faticava a trovare un computer dovrebbe aver passato delle belle giornate di stacco!

    Più che la battuta del Capo, il quale ci ha abituato a ben altro!,io ho riflettuto su un’altra circostanza.
    Venerdì Santo, funerali solenni di quelle povere vittime, i Rappresentanti dello Stato in fila davanti alla serie sterminata di bare avrebbero dovuto farci pervenire il messaggio di unità di intenti e di determinazione ad agire presto e bene.
    Berlusconi invece si è piazzato in mezzo ai Vigili del Fuoco e alla Protezione Civile.
    Il messaggio, furbo, – io non sono come quelli là, io sono in mezzo a voi, lavoro per voi!!!- e ha tirato fuori il fazzoletto per asciugarsi le” lacrime”!!!!

    Questo bel tomo vende fumo a gente che vuol comprarlo!
    E la religione c’entra fino a un certo punto, perchè altre Nazioni praticano una religione ma accoglierebbero con indignazione un leader del genere.
    Difficilissimo combatterlo, solo l’anagrafe può provvedere.
    Ma poi…non saremo da capo?

    Meglio mangiarsi le ultime uova di cioccolato rimaste dalle Feste!!!

    mandi Sylvi

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    Questo bel tomo vende fumo a gente che vuol comprarlo!
    …………………………..
    Ogni paese, come ogni uomo, ha il suo destino …. U.

  24. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Il mio messaggio x Peter non e’ partito.
    Ecco perche’ non l’ha trovato.
    Comunque, grazie.

    Anita

  25. Marta x Pino e tutti gli amici del blog
    Marta x Pino e tutti gli amici del blog says:

    carissimi tutti spero abbiate trascorso queste due giornate di festa tranquillamente, da noi non è mancato il sole e naturalmente temperatura gradevolissima.

    Caro Pino qualche minuto fa ho letto il tuo ultimo argomento, sono rimasta sconcertata per quello che ti è capitato.Ho letto parecchio sulle Brigate Rosse molto dopo la fine dei cosidetti “anni di piombo”, la morte di Moro ecc….non avendoli vissuti da vicino non sono a conoscenza di tanti fatti.Ho pero` amici con conoscenze in Italia che invece all’epoca bazzicavano Milano e ogni tanto raccontano quegli’anni bui.Anche loro come te hanno sempre pensato che i colpevoli erano altri.
    Tu conoscevi Alvaro Lojacono Baragiola? Si disse che faceva parte del commando che sequestro`Moro, si disse che fece parte dell’uccisione di un magistrato romano di cui mi sfugge il nome. E`stato processato nell’88 a Lugano!!!!!…..la famiglia, da parte materna ,ricchi borghesi,lui cresciuto a Roma con il papa`tornava spesso a Lugano. Conoscenze importanti lo portarono a lavorare alla nostra radio e, si disse, qualcuno lo seppe e fece la soffiata.
    Processo ridicolo secondo me, dopo tanti anni e con fatti accaduti lontano dal Ticino. E lo schifo della politica continua tutt’oggi…..come le balle che ci propinano tutti i giorni.
    Un abbraccio M.

  26. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    X Sylvi
    Brava!! …. Bella sintesi, … in dieci parole ….

    “Questo bel tomo vende fumo a gente che vuol comprarlo!”

    … dici tutto del personaggio berlusconi e, molto amaramente, di una grandissima parte del popolo italiano.

    Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.it

  27. AZ Cecina Li
    AZ Cecina Li says:

    Cara Marta, nei giorni del sequestro Moro e dintorni di cose strane ed inquietanti ne sono successe in quantità tali che è impossibile pensare che fossero cose casuali. A cominciare per esempio dalle perquisizioni in sedi di partiti, sindacati, movimenti, circoli, con la puerile scusa di cercare la prigione di Moro in posti dove chiaramente non poteva essere, si faceva opera di intimidazione. Ricordo che i tre giovani poliziotti che vennero a perquisire le due stanze, sempre affollate, di “Radio Cecina Popolare” quando gli chiesi se erano consci della stupidità di quel loro servizio, risposero solo “ordini dall’alto”, non entrarono neppure nel bagno, l’unica cosa che “controllarono” fu lo scafale dei dischi e ci chiesero qualche copia su cassetta.
    Antonio - – – antonio.zaimbri@tiscali.it

  28. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Al civico 11 di via D’Annunzio ho visto delle lesioni sui muri.

    Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che la situazione era sotto controllo.

    Nicola, caro viceministro, è stato ucciso dall’imprudenza delle istituzioni.

    Lettera a Guido Bertolaso di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente morto nel terremoto

  29. Vox
    Vox says:

    PER FAVORE DITECI DOVE STA ANDANDO ISRAELE

    di JOHN J. MEARSHEIMER
    Foreign Policy

    Benjamin Netanyahu sta per ultimare la formazione del prossimo governo israeliano, che si pone quale alternativa alla soluzione dei due stati. Ma ciò che più conta è che il nuovo primo ministro e il suo Likud Party sono fermamente contrari ad uno stato palestinese…

    Avigdor Lieberman, a capo di Yisrael Beiteinu, l’altro principale partito della coalizione governante, difficilmente farà pressione affinché i palestinesi ottengano un stato solo per loro. La sua preoccupazione principale è di “trasferire” i palestinesi fuori da Israele, di modo che questo divenga uno stato ebraico puro quasi al 100%.

    Quindi Israele continuerà a espandere i propri insediamenti nella West Bank. Infatti, la stampa israeliana ha detto che, nelle loro negoziazioni per formare un governo, Netanyahu e Lieberman si sono accordati per far costruire a Israele 3.000 abitazioni nell’area conosciuta come E-1 tra Gerusalemme e Maale Adumim (un enorme complesso residenziale).

    Una volta che questo progetto sarà completato, Israele avrà effettivamente tagliato la Cisgiordania in due, rendendo quasi impossibile la creazione effettiva di un stato palestinese.

    Questo accordo sarebbe dovuto rimanere segreto, perché gli Stati Uniti sono contrari alla creazione dell’area E-1 da parte di Israele…

    I palestinesi, naturalmente, rimarranno rinchiusi a Gaza e in un pugno di enclave situate in Cisgiordania. In sostanza, Netanyahu e i suoi due ministri chiave — Ehud Barak (Difesa) e Avigdor Lieberman (Affari Esteri) – sono impegnati a creare una Grande Israele, che comprenda tutto il territorio che un tempo era il territorio palestinese[…]

    http://walt.foreignpolicy.com/posts/2009/03/26/please_tell_me_where_is_israel_headed

  30. sylvi
    sylvi says:

    caro Ber,

    forse tu sai darmi approssimativamente una informazione:
    – delle Province dell’Abruzzo quante sono governate dalla sinistra?
    quante dalla destra?
    Quanti Comuni della Provincia dell’Aquila sono di sx? quanti di dx?

    Capirai che da queste risposte dipende chi e come avrà gli aiuti!
    Spero i Comuni si battano strenuamente per decidere da soli come ricostruire!
    Spero che la regione gestisca la ricostruzione e il ripristino degli edifici pubblici: scuole, ospedali.

    Spero che , dove è possibile, le casette di legno siano posizionate accanto alle macerie e che ciascuno sia responsabilizzato a ricostruire la propria casa.
    Qui in Friuli è stato così, e ha funzionato!

    E’ il mio augurio al popolo abruzzese!

    mandi Sylvi

  31. Anita
    Anita says:

    x Silvy

    Negli Stati Uniti ognuno di noi e’ responsabile per la nostra casa o edificio commerciale.
    Va secondo gli Stati, per esempio negli Stati soggetti a terremoti l’assicurazione e’ altissima, ed e’ una parte separata della polizza.
    Cosi’ pure per zone soggette ad allagamenti, tornadoes, incendi e fenomeni naturali.
    Io pago di piu’ perche’ sono in una zona di alto vento, in caso di uragani.
    Se hai il mutuo e perdi la casa, il mutuo rimane tuo e devi continuare a pagare.

    Naturalmente gli edifici pubblici sono a cura dello Stato in cui vivi, il governo federale subentra se la zona e’ dichiarata “disaster area” dal Presidente.

    Pero’ dati i vari uragani, alluvioni, incendi, tutte le nostre assicurazioni sono rincarate anche senza aver subito alcun danno.

    Ciao e buon pomeriggio.
    Anita

  32. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    buona mattinata e buon pomeriggio anche a te.

    Ci sono molte cose che in Italia non sono normali!!!!!!!!!

    Per esempio che un Ospedale,come quello dell’Aquila, costruito in TRENT’ANNI, costato dieci volte il previsto, funzionasse senza certificazione di abitabilità!
    E il Sindaco ha affermato oggi, poco fa, ” che è solo questione di burocrazia”!
    Se la certificazione è ritenuta burocrazia, non controllo dei materiali e dei muri…ebbene, poveri abruzzesi.

    Normalmente qui non ti danno l’abitabilità per un terrazzo non recintato in maniera adeguata.
    L’Italia è per la gran parte “disaster area” ma per la gran parte ha edifici non a norma, quando non sono abusivi.

    Andando da Palermo a Trapani, lungo la costa, non c’è praticamente l’accesso al mare; è un rosario di ville e villette semifinite, senza tetto o copertura, con i fili della luce volanti, senz’acqua e senza fogne, tutto abitato e abusivo, tutto edificato sulla riva del mare!
    Una provinciale come me ha ancora la bocca spalancata per la meraviglia!
    Ed è solo un esempio!
    Eppure…basterebbe che l’auto della Polizia Urbana passasse davanti ai cantieri…che l’Ufficio tecnico vigilasse…

    Sempre più spesso mi sento estranea a tanti miei connazionali e ai politici di riferimento.
    Non vorrei dar ragione a Uroburo, ma a volte…

    -Ahi serva Italia, di dolore ostello,
    nave sanza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di province ma bordello.-

    Dante lo diceva 800anni fa!

    ciao Sylvi

  33. Faust x il  blog
    Faust x il blog says:

    … ho ascoltato orora una notizia e la riporto::::

    Un giovane è morto in un incidente stradale con la sua moto. Giusto un mese fa, suo fratello gemello, mori in moto, in un simile incidente, nello stesso punto della strada, dove oggi il suo gemello ha fatto bis…
    incredibbile, ma vero!!!
    Faust

  34. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Che dolore per la famiglia.
    Un famigliare molto vicino, era stato dichiarato morto, un grave incidente stradale che lo lascio’ in coma.
    La sua auto colpi’ una quercia centenaria.
    Come per un miraclo il giovane Mike, dopo un paio d’anni di cure e terapie ritorno’ al normale.
    Una sventurata sera usci’ di casa per fare un giretto con un auto che aveva intenzione di collaudare, nel ritorno colpi’ la medesima quercia e’ mori’ sul colpo.
    Aveva ingannata la morte la prima volta, ma non la seconda.
    Mike era per me come un figlio, un tesoro di ragazzo, aveva 23 anni.
    La quercia e’ ancora li, dopo tanti anni porta ancora le ferite dell’incidente.
    Ogni volta che la passo in auto, quasi giornalmente, il mio pensiero va a Mike.

    Anita

  35. sylvi
    sylvi says:

    Io invece ne ho un’altra da evidenziare:

    il sondaggio sull’Espresso a proposito se sia giusto o meno sequestrare i top manager da parte degli operai.
    Immagino come la pensi questo blog; all’incirca come l’Espresso…
    non sarebbe giusto…ma si può capire la rabbia ecc. ecc.
    Sequestro di persona?
    Ma no, solo uno scherzetto!
    Scripta manent…i voti!!
    Discriminare fra onesti e disonesti e quest’ultimi consegnarli alla giustizia?
    Troppo lungo , e poi…chissà non ci scappi la rivoluzione tanto amata da Faust e altri!!!

    Ho un serio discorso da fare a mio figlio!!!
    Saluti

    Sylvi

  36. Anita
    Anita says:

    x Silvy #286

    Cara Silvy, l’hanno fatto in Francia ed il nostro Presidente ha licenziato un CEO di una banca e il CEO della General Motors.
    Il Presidente non ha questa autorita’ in business privati, nessuno dei due aveva commesso crimini e anche se lo avessero fatto, il Presidente non ha nessuna giurisdizione nei business privati.
    Cosi’ come non ha il diritto di fissare i salari.
    Porta precedenti….

    Ciao, Anita

  37. L'Ingegner Comunista
    L'Ingegner Comunista says:

    A proposito dell’ospedale dell’Aquila.

    Non credo si possa ragionare di sanità e del rapporto tra politica locale ed imprenditoria della sanità privata senza tenere conto delle trasformazioni che lo sviluppo capitalistico ha determinato in questi ultimi tempi nella società in cui viviamo.

    L’invadenza del privato nel settore pubblico risponde ad un preciso attacco del capitale finalizzato a polverizzare definitivamente ogni ipotesi di welfare: la salute non è più uno stato da preservare nell’interesse proprio e della collettività poiché, la collettività appunto, è in via di disgregazione.

    Il comune è una specie in via di estinzione. Come le balene, come i panda.

    Il pubblico non esiste più, esiste una mandria disordinata e pilotata dai media genuflessi davanti al loro padrone nano liftato, a fronte di un individualismo esasperato che trova massima espressione nell’impresa opaca privata; tutto si fa merce e nulla è gratis e garantito, neanche la salute.

    Anzi, la stessa salute diviene merce, gli ospedali si fanno mercati opachi come l’ospedale dell’Aquila costruito con materiali scadenti e costato alla comunità in trent’anni di lavoro una cifra assurda.

    I medici e gli imprenditori opachi, ( ecco spiegato alla splendida silvy cosa intendo io per opaco) che spesso sono la stessa cosa, alla stregua di mercanti, vendono a caro prezzo le loro prestazioni. Come in Abruzzo.

    L’attacco del privato al pubblico che è la forma capitalistica che stiamo subendo, è ovunque nelle metropoli contemporanee che, in questo modo, si fanno spazio in vendita, spazio per ipermercati, per complessi residenziali recintati e super controllati a ribadire la loro privatezza, la loro inviolabilità, la loro esclusività per mungere meglio la mandria disordinata, mentre noi società civile e sana viviamo nell’incertezza e nella precarietà.

  38. Vox
    Vox says:

    IL PROGRAMMA DI LICIO GELLI –
    UNA PROFEZIA AVVERATA ?

    di Oscar Marchisio

    Visionario e pragmatico, il “maestro” ha trovato nel “fratello” 1816 della P2 il suo allievo prediletto, il suo continuatore. Padre, figlio e fratello: nel paradigma trinitario il “venerabile” ha incardinato e benedetto il suo rapporto con il “figlio prediletto”, “l’unico che può andare avanti”, dopo di lui, come ha precisato nell’ottobre del 2008.

    Tutti gli obiettivi e i metodi del “Piano di rinascita democratica”, dal club bipartisan come forma dei partiti, ovvero “un rotary allargato”, alla “creazione dell’agenzia centralizzata” per il comando sui media, dalla separazione delle carriere in magistratura fra “requirente e giudicante”, alla rottura del fronte sindacale, usando pezzi della Cisl e tutta la Uil contro la CGIL, sono pienamente recepiti e in via di realizzazione nei vari governi Berlusconi[…]

    Da Florio Fiorini a Tassan Din, da Publio Fiori a Gianni Letta, dall’ammiraglio Geraci a Giuseppe Santovito, da Federico D’Amato, consigliere di Cossiga, a Walter Pelosi, da Ferdinando Guccione a Fabrizio Cicchitto, si articola pienamente l’occupazione dell’Italia e l’instaurazione della “dittatura morbida” come nuova “Costituzione”, materialmente già realizzata, così che il ‘fratello’ 1816 ogni tanto vorrebbe anche adeguarla formalmente. Come dire un atto dovuto, visti i cambiamenti concreti già realizzati.

    Come aveva profetizzato nel lontano 1967 Guy Debord, il capitalismo attuale si traduce “in una immensa accumulazione di spettacolo”, per cui il media stesso diventa la “politica”, il comando si addensa nella televisione che rappresenta fisicamente la “videocrazia”, la trasformazione cioè dei cittadini in “audience”.

    La separazione dell’audience dalle decisioni e la sua subalternità al consumo, anzi al desiderio del consumo, completano l’operazione di marketing politico, generando dunque una nuova forma di democrazia, la “videocrazia” appunto, forma evoluta di “dittatura”, che prevede appunto di “coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata… e di dissolvere la Rai-tv in nome della libertà di antenna ex art.21 costituzione” (Piano di rinascita democratica, obiettivi, articolo 2, punto b).

    […]Uno spostamento d’asse che svuota le istituzioni della rappresentanza, o meglio le tiene in vita ma plasmate dall’audience invece che dal sistema politico-partitico.

    [Nella] fase di modello nascente, la “videocrazia”, per affermarsi contro le resistenze e i lacciuoli della magistratura e della “obsoleta” macchina parlamentare, a volte deve accelerare e scrollarsi via vincoli e legami.
    Nel fare questo slalom, vi sono incidenti di percorso che richiedono soluzioni “chirurgiche” o meglio “suicidi” provvidenziali: da Luciano Rossi, tenente colonnello delle Fiamme Gialle che indagò su Licio Gelli e si suicidò nel 1981, al suo superiore Salvatore Florio, morto in uno strano incidente d’auto nel 1978, al troppo loquace Mino Pecorelli che rischiava di aprire falle impreviste nei rapporti fra “videocrazia nascente” e “obsolete associazioni”, ucciso il 20 marzo 1979.

    Questa fase iniziale, che potremmo definire di “accumulazione primitiva”, disturba un po’ lo schema nobile del “venerabile”, che prevede la “creazione di club”, d’impianto “rotariano”, “uno, sulla sinistra e l’altro sulla destra”, per simulare una specie di dialettica politica.

    Impianto “rotariano”, in qualche modo “nobile ed alto”, si pensa a Letta, a Gustavo Selva, a Cicchitto appunto, a Gervaso, che mal si adatta con questa deriva iniziale un po’ troppo “movimentista”. Ma si sa: i processi “nascenti” a volte richiedono accelerazioni e “accumulazioni”[…]

    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5780

  39. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Marta

    > Anche loro come te hanno sempre pensato che i colpevoli erano altri.

    Non ho mai pensato in termini di colpe, bensì di responsabilità. Per le prime basta battersi il petto e recitare un paio di pater, ave e gloria, a mo’ di bidet dell’anima. Le seconde invece restano e se ne pagano le conseguenze alla società o ai diretti interessati.
    A Padova frequentando l’Università e nel Veneto vivendoci e lavorandoci come giornalista ho conosciuto futuri ministri, futuri banchieri, industriali, politici, parlamentari, sacerdoti, futuri brigatisti, futuri militanti di Prima Linea, molti “autonomi”, democristiani, socialisti, comunisti del Pci, sindaci, assessori comunali, assessori provinciali, assessori regionali, uomini, donne, omosessuali, vecchi, bambini, monaci, suore, magistrati, giornalisti, ecc. Non ho mai chiesto a nessuno se avesse una seconda vita e chi la aveva non veniva certo a raccontarla a me. Col senno di poi ho capito che ignoravo molto di quasi tutti, compresi alcuni amici e alcune amiche, cosa del resto inevitabile. Ero troppo impegnato a vivere per occuparmi delle vite altrui non in relazione stretta con la mia.
    L’unico Lojacono che ho conosciuto è stato Anselmo, il mio caro insegnante delle elementari in Puglia. Dopo il luglio ’79 o durante il 1980 a una festa di compleanno a Roma della moglie di un grosso nome della cultura mi sono stati presentati due giovani più o meno della mia età, mai visti prima né rivisti dopo, e di uno dei due mi ha colpito il fatto che si chiamasse come il mio ex insegnante.
    Della mia carcerazione non ho mai fatto una tragedia: vivere comporta vari rischi, si può finire sotto un’auto mentre si attraversa la strada o nella mani di un medico incapace. Tutti possiamo sbagliare, anche i magistrati. Non ho fatto tragedie neppure per il fatto che a volerci in carcere fosse il Pci, che avevo sempre votato e ho continuato a votare anche dopo: sapevo infatti già che la politica è “sangue e merda”, come ha detto non ricordo chi, e che il movimento comunista aveva visto nel mondo tragedie vere, ben più grandi del 7 aprile, “operazione” che in fin dei conti non ha ammazzato nessuno: in Urss saremmo stati fucilati, in Germania Ovest ci avrebbero “suicidato” e in Francia ci avrebbero fatto sputare sangue. Io poi mi sono fatto appena tre mesi di carcere, e nessuno mai si è permesso di torcermi un capello o anche solo di alzare la voce: certe scorrettezze le ho stroncate subito, perché mio nonno e mio padre mi hanno insegnato a rispettare il prossimo e quindi anche a farmi rispettare, fosse pure davanti al plotone di esecuzione.
    L’unica cosa che ho trovato rivoltante è stato il servilismo di troppi giornalisti, cancro che oggi si è espanso mooooolto di più. Il cattivo giornalismo fa molte vittime, come i pessimi chirurghi o i pessimi poliziotti. La guerra in Iraq e le leccate di culo alla politica israeliana che provoca vittime su vari fronti sono una conseguenza anche e soprattutto della disponibilità di troppi miei colleghi a scrivere e a fare credere ciò che fa comodo al loro editore e/o padrone.
    Un abbraccio.
    pino

  40. Peter
    Peter says:

    xFaust

    non credo che sia stato un caso. E’ lecito pensare ad un suicidio, piu’ o meno intenzionale, forse non premeditato in modo consapevole. Non so un granche’ della psicologia dei fratelli gemelli, ma so che perdere un gemello puo’ avere conseguenze devastanti ( non era il mio caso, Anita mesi fa fraintese, credo. Mio fratello aveva 6 anni piu’ di me)

    ciao, Peter

  41. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Si’ Peter, ho frainteso.
    Credevo che fosse il tuo gemello. Ma sempre un fratello, cosa che io avrei desiderato moltissimo, avrebbe avuto un anno meno di me.

    Anita

  42. roberto chiodi
    roberto chiodi says:

    Avevo già mandato una e-mail, non la vedo pubblicata. A distanza di anni ribadisco alcuni fatti e concetti. Non mi ricordo affatto di avere scritto che “l’ergastolo a Nicotri non glielo leva nessuno”. Il senso, semmai, era questo:”L’accusa contestata è gravissima e comporta l’ergastolo”.
    Poi: a Padova intervistai un tuo amico glottologo. Fu lui a mostrarsi imbarazzato e convinto che la voce della telefonata BR fosse la tua. E mentre stavamo parlando venne a trovarlo la tua compagna. E lui non sapeva come rifiutare la probabile richiesta di una perizia di parte. Particolari che tralasciai di raccontare proprio per non aggiungere un carico a quella che era la tua posizione giudiziaria in quel periodo.
    Quindi nono capisco – una volta che fummo colleghi all’Espresso -di cosa mi sarei dovuto scusare con te.
    Non ritengo giusto essere inserito nella lista dei tanti colleghi mascalzoni di quei giorni e per questo ti chiedo di pubblicare sul sito queste righe.
    chiodi

  43. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Roberto Chiodi

    Non è mai arrivata nessuna sua e-mail neppure sotto forma di commento prima di questa.
    pino nicotri

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  1. […] ricerca di qualche lettura interessante a riguardo, vi segnalo, copiando per intero, un articolo di Pino Nicotri: un altro di quelli che il 7 aprile l’hanno vissuto sulle loro teste. E che il PD continui a […]

  2. […] Pino Nicotri, giornalista de L’Espresso arrestato il 7 aprile 1979,  ricorda quegli anni. Oreste Scalzone, ex leader dell’Autonomia, risponde a Maurizio Gasparri […]

  3. […] Il primo articolo che viene fuori è di Pino Nicotri. Scritto a trent’anni di distanza. […]

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