Marco Travaglio spara una grande fesseria, ma nessuno se ne accorge. Ignoranza dei giornalisti, che preferiscono il moralismo fuori luogo.

Sorprende che delle infelici frasi del discorso di Marco Travaglio a Bologna contro Mario Draghi nessuno si sia accorto dell’enorme fesseria declamata sotto il sole cocente, della quale parleremo più avanti,  e che tutti abbiano invece puntato il dito scandalizzati contro l’affermazione che l’attuale premier è stato un figlio di papà. A detta degli scandalizzati lo scandalo deriva dal fatto che Mario Draghi è rimasto orfano del padre, cioè del papà, a soli 15 anni “e l’anno dopo” (in realtà quattro anni dopo) anche della madre.
Come i libri di Storia insegnano, si può essere figlie e figlie di papà anche se orfani di entrambi i genitori fin dalla più tenera età, come dimostra la lunga serie di teste coronate diventate tali già da bambini per morte del genitore titolare del trono o di grandi ricchezze e annesso potere. Il padovano Carlo Draghi, padre di Mario,  non era un re, ma un dirigente della Banca d’Italia, proprio quella dove poi regnerà suo figlio, oltre che in seguito un dirigente dell’IRI e della Banca Nazionale del Lavoro. Posizione sociale, professionale ed economica più che solida quella del papà Carlo, già di per se capace di assicurare al figlio – anzi ai tre figli – una ottima educazione e formazione non solo scolastica, di quelle che un po’ per invidia si definiscono da figlio di papà. Anche se un tale papà passa a miglior vita quando il figlio è 15enne, questi non resterà certo sul lastrico. 
La madre di Mario Draghi, Gilda Mancini, era una farmacista titolare della  farmacia di famiglia a Monteverde, posseduta dal nonno e dal padre. Anche la mamma quindi, che scompare quando il figlio ha 19 anni, ha una ottima posizione economica e non lascia certo i figli sul lastrico. Tant’è che la figlia Andreina, diplomata al famoso liceo Tasso a Roma, ha potuto diventare una storica dell’arte e il figlio minore, Marcello, un imprenditore. Sia Marcello che Mario hanno frequentato a Roma il liceo classico dell’Istituto Massimiliano Massimo, retto dai gesuiti e mai frequentato da indigenti.
Tutte scuole più da figli di ricchi, o come si suol dire da “figli di papà”, e papà membri della classe dirigente, che scuole da figli di proletari. Tant’è che al Massimiliano Massimi il nostro futuro premier si è trovato nella stessa classe di Luca Cordero di Montezemolo e Luigi Abete, altri due bei figli di papà.  E in ogni caso a Monteverde molti ricordano (  https://web.archive.org/web/20140904171649/http://corriereirpinia.it/default.php?id=999&art_id=25000  ) le riunioni di famiglia dei Draghi per dividersi le non irrilevanti proprietà lasciate in eredità da genitori e nonni.
Come si vede, assolutamente fuori luogo dare addosso a Travaglio per avere definito Mario Draghi “figlio di papà”, anche se ha purtroppo usato un linguaggio piuttosto volgare e tranciato giudizi per emettere i quali Travaglio  non ha nessun titolo. Ma si sa, il successo, la comproprietà di un giornale ed esserne il direttore  possono anche insuperbire e dare un po’ alla testa. Così come può dare alla testa stare seduto e parlare sotto un sole boia al parco Cevenini di  Bologna, dove domenica scorsa alla festa nazionale di Articolo Uno Travaglio ha presentato il suo ultimo libro: “I segreti del Conticidio”. 
La tesi del libro è che il governo Conte è stato ucciso da un complotto ordito dai poteri massonici, con alla testa Draghi, e gestito dal Quirinale con il supporto operativo della Cia e di servizi segreti, ovviamente deviati. Complotto che ha armato la mano del killer Matteo Renzi fattosi assassino del governo Conte Due proprio quando, amato da tutti in Italia ed Europa, stava facendo cose meravigliose.
 
Veniamo ora all’enorme fesseria declamata dal direttore del Fatto Quotidiano e passata stranamente inosservata. Nel suo applaudito discorsetto seduto in poltrona  sotto un sole cocente Travaglio riferendosi al secondo governo di Giuseppe Conte ha tra l’altro detto:
 “E il problema è che quel governo era popolare per estrazione ma era popolare anche per la popolarità che aveva. Il presidente del consiglio era il presidente del consiglio più popolare degli ultimi venticinque anni (come risultava dai sondaggi fatti da Repubblica). E i ministri come Speranza erano ai primi posti della graduatoria della popolarità. E quindi voi capite per quale motivo invece di dire “sono popolari” si dice “sono populisti”: perché “popolare” è un pregio, “populista” è un difetto (l’”ismo” è sempre deteriore, no?).  (  https://www.primaonline.it/2021/07/26/328123/travaglio-lha-fatta-fuori-dalla-vaso-con-il-suo-intervento-alla-festa-di-articolo-1-grande-imbarazzo-di-speranza-che-non-ha-capito-la-strategia-del-direttore-del-fatto/  ).
Stando quindi a Travaglio, il suffisso “ismo” è tipico delle parole con le quali si vogliono indicare cose deteriori, spregevoli. E nell’applauso partito freneticamente nessuno si è accorto – come nessuno se n’è accorto neppure nei giorni successivi – che finisce in “ismo” anche la parola “giornalismo”, quella cioè indicante la professione dello stesso Travaglio. 
Per l’esattezza, come indica la Treccani ( https://www.treccani.it/vocabolario/ismo/  ), “ismo” è il suffisso di molti vocaboli astratti utilizzati per indicare dottrine e movimenti religiosi, sociali, filosofici, letterarî, artistici, politici (per es.: manicheismo, islamismo, socialismo, suffisso, empirismo, …). Per un totale di parole tra le 1537 (  https://www.parolecon.it/search.php?f=ismo&tv=2  ) e le 1552 (  https://www.listediparole.it/f/i/4/parolefinisconoismo.htm  ). 
Come si vede, anziché dare addosso a Travaglio per avere definito Mario Draghi “un figlio di papà”, meglio e molto più fondato sarebbe stato attaccarlo per la sua ignoranza della lingua italiana almeno per quanto riguarda i suffissi, a partire da quello della parola “giornalismo”. Ignoranza che per un giornalista, per giunta direttore di giornale, è molto più grave dell’ignorare che Draghi è rimasto orfano di padre a 15 anni e di madre a 19. 
Evidentemente però tale ignoranza è anche di tutti i colleghi che in preda al solito moralismo (suffisso in “ismo) un tanto al chilo hanno massacrato Travaglio per la faccenda “figlio di papà” anziché infilzarlo con la boiata dell’”ismo sempre deteriore”.  
164 commenti
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  1. Sylvi
    Sylvi says:

    x Peter

    E così sotto una bella Bora, con il mare che corre per i quattro punti cardinali si gioca ad andare senza timone e a controllare se la randa orza e il fiocco poggia, invece di due mani di terzaroli e della tormentina? E io non stavo stappando Prosecco, anzi, qualche sguardo al cielo ben abbarbicata al tienti bene.
    Ma delle vele orziere e prodiere è l’ultima lezione che hai imparato?
    Non ho mai parlato di vela per non annoiare chi velista non è, anche se avrei potuto parlare di milioni di sarde che ci venivano incontro in un branco argentato e luminescente sotto i raggi del sole, dei tonni che le seguivano fendendo maestosamente l’acqua, delle ricciole che guizzavano all’inseguimento e chiudevano la processione i pescherecci che pregustavano già le reti stragonfie.
    E noi con tutte le vele lasche ammirati e increduli a dondolare stupidamente.
    Oppure avrei potuto raccontare, chissà forse lo farò, della dolcezza del tramonto incipiente quando il sole gioca a nascondino con una nuvola mentre ci prepariamo a un ormeggio in una caletta accogliente.
    Oppure…delle albe in mare a raccattare le nasse colme di astici e granseole.
    Oppure…facevo la maionese in pozzetto con l’unico uovo dell’unica gallina del pescatore per poter mangiare in compagnia.
    Oppure …delle storie di velieri che i vecchi raccontavano seduti sul molo a bere travariza.
    Oppure…oppure…
    Il mare l’ho vissuto in tutte le sue sfaccettature affascinanti.

    Sylvi

  2. Sylvi
    Sylvi says:

    Sylvi aveva ragione su di un punto che avra’ letto di straforo su un romanzo d’appendice, a proposito.Peter

    Si, dev’essere stato sul The Sun mal tradotto!

    Sylvi

  3. Peter
    Peter says:

    @Sylvi

    Non leggo il Sun ma sono certo che se tu capissi la lingua e’ il tipo di giornale che divoreresti.
    Magari fatti dire dai cugini cosa sono i tabloids.

    Si vede bene che di vela non ne capisci un accidente

    ‘Notte

    P.

  4. Sylvi
    Sylvi says:

    Si vede bene che di vela non ne capisci un accidente Peter

    Ma non farmi ridere, o per il fatto di essere in GB ti fa sentire un Sir Ainslie?
    Io frequentavo le Barcolane , partecipate anche dai Grandi dell’America’s Cup, quando tu raccoglievi olive negli uliveti di Puglia.
    E la nostra prima barca a vela stava sul tettuccio della 500. Era poco più di un optimist. L’unica cosa che non ho fatto in barca è stato partorire, ma ci è mancato un pelo:
    Figurati se perdo tempo dietro i tuoi tabloids, anche perchè vivo benissimo senza l’inglese, con quel che sapevo ho girato benissimo il mondo.
    E sto ancora ridendo della conversazione che ho avuto con un gallese , io in friulano,a proposito della sua passione per i mulini a vento! Mia figlia con tutto il suo inglese ci guardava allibita.
    Cerca di non essere così provinciale che appena impara qualcosa si ringalluzzisce come un pavoncello in amore.

    Sylvi

  5. Peter
    Peter says:

    @tutti i 4 gatti

    Una vela e’ orziera se fa avvicinare la prua della barca alla direzione del vento, poggera se fa l’opposto. Manovrando opportunamente, sarebbe possibile cambiare direzione anche col timone in avaria. Come di fatto successe ad alcuni nell’Atlantico molti anni fa.
    Oltre a blaterare di ricciole, tonni e sarde, Sylvi mi attribuisce vele orziere e ‘prodiere’, prendendo lucciole per lanterne.

    Mi pare che basti

    P.

  6. Peter
    Peter says:

    Inutile aggiungere (salvo per eventuali dementi che piu’ che a vela dovrebbero andare in carrozzella) che la terminologia velica italiana la imparai in Italia quando avevo i calzoni corti e Sylvi andava in 500 da una caserma all’altra.

    Qui non si parla di vele poggere e orziere….

    P.

  7. Sylvi
    Sylvi says:

    x Peter

    Chissà perchè le tue descrizioni sulle barche che orzano e poggiano mi fanno pensare a uno sculettamento , a una danza tribale delle barche che oltrettutto vanno anche col timone in avaria.
    Sculettava così anche la mia 500 sul ghiaccio delle strade che mi portavano in Caserma. Naturalmente arrivava un plotone di militari che mi aiutavano a raddrizzarla!!!

    Mio caro, io in Caserma ho imparato a capire benissimo dove tira il vento , ero naturalmente orziera o prodiera a seconda dei casi.

    Ma i calzoni corti fino a quando li hai portati?

    Sylvi

  8. Sylvi
    Sylvi says:

    Inutile aggiungere (salvo per eventuali dementi che piu’ che a vela dovrebbero andare in carrozzella) Peter

    x Peter

    Che eleganza!!!

    Sylvi

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x i velisti Sylvi e Peter

    Ho una patente nautica conquistata mi pare nel ’76, con la quale potrei comandare una nave a vela in attraversamento oceanico. Esame nel mare di Chioggia con commissione esaminatrice del Club della Vela a pochi metri da piazza S. Marco. Patente che in realtà serviva solo a non far sequestrare la barca nelle navigazioni mediterranee sulla balla barca a vela del mio amico Mario Scialoja, barca sloop 12 metri internazionali, in barca bravo più che a guidare l’auto, il che è tutto dire, e barca sulla quale c’era il mostro di bravura Francesco “Pancho” Pardi. Estati INDIMENTICABILI. Non navigo purtroppo da vari decenni, ma la patente l’ho voluta rinnovare anche se assolutamente ormai inutile.
    Ciò premesso, è la prima volta che – certo per mia ignoranza – sento parlare di VELE orziere e puggiere. Sono fermo alle nozioni di BARCA – e NON di vela – orziera o puggiera a seconda della posizione
    del centro di deriva e del centro velico. Centro velico a proravia del centro di deriva uguale barca puggiera. Centro velico a poppavia del centro di deriva uguale barca orziera.
    Non capisco come una vela possa di per sé essere anch’essa orziera o puggiera.
    P. S. Immagino sappiate tutti perché in barca ci si dà del tu e non del lei.

  10. Peter
    Peter says:

    @Pino

    Allora per una volta facciamo finta di stare in barca e diamoci del tu.
    Consiglio di ignorare i post di Sylvi che e’ evidentemente satura di bile atra e poi di tante cose non se ne intende.
    Mi stupisce molto che tu non abbia sentito di effetto poggero o orziero delle varie vele persino allora.
    Se vai in barca a vela solo col fiocco, per esempio, la prua tende a poggiare, cioe’ allontanarsi dalla direzione del vento, effetto che dovrai compensare con l’azione opposta del timone.
    Se vai solo con la randa, sempre ad esempio, la barca tendersa’ ad orzare.
    Lascando una vela e cazzando l’altra, prevarra’ l’effetto di una vela sull’altra in merito all’andatura della barca. La barca e’ bilanciata se i due effetti si annullano a vicenda, cioe’ se la barca mantiene una certa andatura col timone in posizione neutra.
    Molti anni fa come dicevo dei velisti riuscirono a giovernare senza timone regolando le vele come di cui sopra, ma usarono all’uopo anche uno spinnaker.
    Ho introdotto tutto cio’ solo perche’ ieri la cinquecentista si vantava di poter virare sia con ruota che con timone, o altre cosette che francamente non hanno molto senso, come pure confondere prodiero con poggero.
    Sembra che a fine mese potro’ finalmente andare a vela ancora, ma nel Mediterraneo, visto che il Canada riapre la frontiera solo per US.

    Buona giornata

    P.

  11. Sylvi
    Sylvi says:

    x Pino e il Soldini de noaltri.

    Caro Pino,
    caso mai, e farei male, non mi fidassi del marito e del figlio, potrei rivolgermi per sfizio a un paio di ragazzoni tornati dalla Nuova Zelanda senza Coppa ma con l’onore alto.
    Luna Rossa, di cui erano equipaggio, non ha sfigurato.
    Trieste e Grado pullulano di velisti che non hanno niente da imparare da nessuno, GB compresa.
    Detto ciò mi viene confermato che hai ragione tu.
    E’ la barca che è orziera e poggiera, io ho detto un po’ volgarmente con ironia “sculetta”.
    Peter ha un’esercito di mosche che gli ronzano attorno al naso, si infastidisce facilmente soprattutto se lo prendi un po’ in giro, ma ha anche una così grande opinione di sè che gli fa perdere il senso della misura, Il senso dell’umorismo poi è senz’altro quello di un pugliese, non certamente di un inglese.
    Non mi sono mai chiesta perchè in barca ci si dia
    del tu; forse lo spazio è così limitato che ci si deve limitare anche nei pronomi!

    Sylvi

  12. Peter
    Peter says:

    @la cambusiera che straorza abitualmente

    Gli inglesi non sono ‘fessi’ come li vorresti tu, e se li insultassi volgarmente come fai di solito con me ti manderebbero ….
    Diciamo che ti risponderebbero per le rime come faccio io quando esageri troppo

    Buona giornata!

    P.

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi e non solo

    In barca ci si dà del tu per evitare che i due ordini principali dati al timoniere, vale a dire “cazza molla”, dandosi del lei diventino invece le parole “cazzi molli”.
    :-) :-) :-)

  14. Peter
    Peter says:

    @Pino e non solo

    Divertente ma il timoniere non cazza o lasca niente, o non dovrebbe farlo, a meno che non navighi in solitario su barche speciali.

    https://www.nauticando.net/lezioni-di-nautica/equilibri-della-barca-a-vela-centro-velico-e-centro-di-deriva/

    Questo sito e’ in italiano, quindi si spera non ci siano problemi.

    Andate a vedere cosa dice a proposito di randa come vela orziera, e fiocco come vela poggiera. E’ elementare.

    E’ ovvio che sara’ la barca in toto a poggiare o orzare, ma sono quelle vele a farlo almeno in prevalenza …

    Oh Dio bono!

    P.

  15. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Sul Bella – sloop di 12 metri – erano ordini o suggerimenti o consigli dati normalmente al timoniere, specie quando timonavo io. Compreso “cazza a ferro!”.

  16. Peter
    Peter says:

    @Pino

    Nauticando…

    Forse su quella barca la scotta della randa era sotto il naso del timoniere cioe’ molto a poppa. Si vede un carrello di scotta o meglio trasto di scotta molto ‘appoppato’ anche in certe barche da regata come il Bavaria 38 Match; una grande rottura di (…) e puo’ esserlo anche letteralmente….

    In ogni caso, il timoniere dovrebbe timonare e basta, mai mollare il timone per fare altre manovre, a meno di emergenze.

    Un saluto

    P.

  17. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Peter,
    al tuo solito tu parli come un libro stampato. Hai studiato la lezioncina e l’hai diligentemente applicata.
    Guai metterci qualcosa di tuo, guai uscire dal seminato!
    Per esempio esiste il timone automatico che ti permette di fare comodamente la pipì fuoribordo.-
    Questo me lo diceva il nostro carissimo amico Antonio Solero, 14 volte la traversata in solitario dell’Atlantico, primo italiano alla Minitransat, skipper nel Mediterraneo e nei Caraibi…
    a tempo perso fa il maestro di sci a Cortina.
    Mi spiegava non la regola col disegnino, mi metteva la ruota in mano e mi diceva:
    – senti il vento, sentilo con il naso e con le orecchie, accompagnalo e vedrai che le vele verranno con te.-
    -Se hai paura il vento e l’onda lo sentono e ti giocano brutti scherzi.
    La barca ti segue e il tuo tocco leggero sul timone la porta dove vuoi tu.-
    Era “una corrispondenza di amorosi sensi” che escludeva qualsiasi testo teorico!
    Poi quando il mare è cattivo, ma cattivo come sa essere il mare…allora bisogna abbandonarsi e pregare…chi sa farlo!
    Ma tu puoi capire? Chissà!
    Sono tante però le cose del mare che non capisci, per questo ritengo che tu con lui abbia un rapporto asettico e robotizzato.Ma che fai ogni volta che ti metti al timone?
    Gasato dici al mare: a noi due?-
    Attento; di solito vince lui!

    Fine della psicoanalisi ruspante!

    Sylvi

  18. Peter
    Peter says:

    @Sylvi

    Se tu avessi letto davvero i miei psts, non faresti commenti cosi’ cretini come quello del pilota automatico….
    In breve, non hai qualifiche veliche, scrivi a vanvera per sentito dire e soprattutto per avere ‘ultima parola’ come i bambini petulanti di una volta. Sei pedante e leziosa come le peggiori maestre in pensione sempre di una volta. E GB Shaw disse che chi non sa una cosa di solito la insegna.

    Sinceramente e spassionatamente, credo che una robusta psicanalisi ma non ruspante come dici tu ti avrebbe potuto fare un gran bene da giovane.
    Tu la hai evitata accuratamente perche’ il confessore ti voleva tutta per se’ o altre ragioni deplorevoli di quel tipo. Pazienza.
    Un bravo analista ti avrebbe fatto capire, senza dirlo a parole, cosa e’ la proiezione come meccanismo psicodinamico di difesa.
    Per restare in tema marittimo, tu proietti meglio della Lanterna di Genova.

    Riguardati

    P.

  19. Peter
    Peter says:

    ripeto, senza dirlo a parole.

    Ma come al solito penso che restero’ vox clamantis in deserto.

    Ovvero, qualcuno postera’ vuote definizioni da EB o simili

    P.

  20. Sylvi
    Sylvi says:

    In breve, non hai qualifiche veliche///, scrivi a vanvera per sentito dire e soprattutto per avere ‘ultima parola’ come i bambini petulanti di una volta///. Sei pedante e leziosa come le peggiori maestre in pensione sempre di una volta. Peter

    caro Peter
    credo che tutti i velisti che conosco abbiano fatto la patente solo e soltanto per poter, come Pino, uscire dalle sei miglia senza rogne. Qui con sei miglia sei già in acque slovene e gli sloveni sono piuttosto cavillosi. Certamente portare la patente in giro per gli oceani non è una priorità dei velisti che conosco.
    La proiezione psicodinamica di difesa è una situazione tua che ribalti a me, non occorre Freud o sua figlia per capirlo, basta leggerti. Giusto per avere l’ultima parola.
    Pedante e leziosa? Saresti in assoluto il primo a dirmelo! Glielo chiederò al tecnico di casa.
    Maestra in pensione di una volta assolutamente sì…peggiore di chi? Di qualche tua conoscente pugliese? Bah!
    Ma non più pitima di te !

    Pitima a Venezia era colui che assillava ossessivamente i debitori per costringerli a pagare.
    Insomma non mollava!

    Sylvi

  21. Peter
    Peter says:

    @Sylvi

    Come dicevo, riguardati.

    Per tutto il resto, sapevo che era ‘mano sprecata’

    P.

  22. Peter
    Peter says:

    Orbene, questa signora macaca ha chiesto al suo gruppo di famiglia: sono forse pedante e leziosa e vi faccio scendere le (…) a terra?!

    Risposta in coro e persino in latino: optime, divina Bruta!

  23. cc
    cc says:

    Vabbè, e io che pensavo che “orzare” significasse un verbo che derivava dalla bevanda “orzata” e che strambare derivasse dai tipi “strambi “per la serie : hanno preso una strambata ,oppure quello è un tipo “strambo “.

    cc

  24. Sylvi
    Sylvi says:

    Sì,sì CC

    Quello sopra stramba spesso e beve troppa orzata che, solo a lui, fa uno strano effetto, un rigurgito di fiele!
    Un vero tipo da strambate che non poggia mai l’osso!

    Buonanotte

    Sylvi

  25. Uroburo
    Uroburo says:

    La libbbbertà personale è ormai la cifra della modernità. Il motto universale è: Faccio quello che voglio!
    Quindi mi vaccino, mi certifico, mi isolo ecc. SE, e solo se, ho voglia. I poteri pubblici tentennano, come se emettere una legge coercitiva fosse illegittimo.
    Giusto, poffare! Però IO non ho voglia di pagare le tasse. Non ho voglia di accettare il rifiuto di una donna. Non ho voglia di aspettare il semaforo rosso. Ecc.
    Un saluto U.

  26. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Uroburo

    “Non ho voglia di aspettare il semaforo rosso”.
    Forse ti sei confuso col semaforo verde.
    :-) :-) :-)

  27. Sylvi
    Sylvi says:

    X Uro

    Sono, come ho già scritto, ossessionata dai NO-Vax che urlano il loro diritto alla Libertà , mentre troppi benpensanti mi blaterano che bisogna convincere non imporre.
    Mi sono sforzata di essere una cittadina anche comprensiva ma ora comincio ad avere veramente le nespole sfatte.
    Siamo letteralmente sommersi da un’alluvione di divieti alla nostra libertà, non appena mettiamo il naso fuori casa; nella borsa devo avere la patente, il tesserino sanitario, le chiavi di casa per evitare di trovarla saccheggiata, e poi in macchina l’assicurazione, il bollo, la revisione ecc. ecc.
    Poi le tessere…di ogni specie. In piscina se non ho pagato , se non ho prenotato il tornello si rifiuta di darmi l’OK.
    Invece pare che l’unico problema sia il green pass, e se ne parla da mattina a sera su tutti i mezzi di comunicazione. a proposito , a volte ho il sospetto che face book, che uso pochissimo, sappia di me più di mio marito!
    E allora mi chiedo: tutta questa cagnara cui prodest?
    Ecco a questa domanda non so rispondere .
    Intanto io vaccinata con greenpass elettronico e anche cartaceo mi ritrovo a non avere più un dialogo normale e rilassato con parenti e amici carissimi. Si tace per non discutere, si cammina sulle uova per non baruffare!!!

    In nome della LIBERTA’.

    Sylvi

  28. Uroburo
    Uroburo says:

    Da corriereonline:
    Dai no-vax insulti e minacce di giudizi negativi ai ristoratori che chiedono il Green pass.
    I metodi mafiosi coprono.ormai tutto il “Belpaese”.

  29. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    le persone carissime possono diventare degli esaltati fuori controllo.
    Io ho chiuso i rapporti con un vecchiissimo amico e con una carissima e carinissima scopamica con cui era diventato impossibile perfino limonare…
    Il fanatismo è un’altra cifra della modernità, come la libbbbertà. U.
    La libbbbertà (intesa come: Faccio quello che voglio) è il valore degli adolescenti e degli adulti Petr Pan. Oggi tantissimi.
    Nel mio piccolo: TUTTE, sette su sette, le mie amichette di questi ultimi dodici anni erano persone con tolleranza alla frustrazione zero, impulsività continua, capacità di riflessione assente, pretese altissime, autostima ridottissima, narcisismo esasperato e fragilissimo, bisogno di continua attività.
    È la sintomatologia dei caratteriali. U.

  30. Sylvi
    Sylvi says:

    x Chi ha voglia di leggere

    Peter, che qualche buona qualità ce l’ha, mi ha fatto ricordare il mio mare, non quello certo di velista assatanata, ma di una giovane donna che , per amore di un compagno, affronta situazioni che possono essere spaventose ed eccitanti e perchè no, anche effervescenti e stimolanti.

    Venendo da sud l’isola di Lussino si apre sul Golfo del Quarnaro : verso terra va verso Lussingrande e lo stretto di Ossero , canale aperto alla Bora che spira dai monti di terra; dall’altra parte va verso Lussinpiccolo, graziosissima Portofino croata molto riparata dalla Bora.
    A separare Lussingrande da Lussinpiccolo c’è uno stretto canale , canale di Privlaka, unito da un piccolo ponte girevole.
    Tornavamo da Sebenico e da tutte quelle piccole meravigliose isole che difendono Zara dal mare aperto. Il meteo, dopo una serie di neverini , prevedeva bel tempo, cioè Bora.
    Ma non eravamo abbastanza esperti per capire e naturalmente ci dirigemmo verso Lussingrande che ci pareva più breve e più sicuro.Almeno questo era il parere del marinaio di bordo.

    E la Bora venne, e cominciò ad increspare l’onda, poi la fece via via più alta e prepotente.
    Noi in mezzo con la barca che pareva un guscio di noce in balia di Nettuno incazzato.
    Ci infilammo nel canale di Privlaka che divideva Lussingrande da Lussinpiccolo con un piccolo ponte girevole.Eravamo sicuri di riparare al più presto nel porto di Lussinpiccolo.
    La barca sbattacchiava di qua e di là ,la cima dell’albero toccava le sponde del canale; chiamammo l’addetto all’apertura del ponte perchè l’albero non passava.
    Ci rispose che il dispositivo elettrico era saltato. E noi lì, nè di qua nè di là; l’onda montava, la Bora soffiava e la barca si imbizzarriva sempre di più.
    E ancora l’acqua spumeggiava, l’onda ci sferzava la faccia, e il sole splendeva irridente.
    Che fare? Persino quell’allegro zuzzerellone che avevo a bordo mostrava qualche preoccupazione.
    Qualcuno ha avuto pietà di noi, perchè due meravigliosi ragazzi ci proposero di aiutarci a smontare l’albero. Saltarono in barca e aiutarono mio marito ad abbattere l’albero. Passammo!
    Oltre il piccolo canale c’era la quiete, Lussinpiccolo nel suo nido di pace.
    Avrei abbracciato appassionatamente quei due ragazzi che si accontentarono di una bottiglia di whisky del dutyfree.
    Io no, non mi accontentai, ero traumatizzata e sconvolta, spaventata e incazzata perchè mio marito non era stato abbastanza attento al meteo, al ponte girevole e ai fulmini che lo avevano messo fuori uso.
    A Lussinpiccolo comprai il loro meraviglioso prosciutto crudo, peperoncini, cipolle, cetrioli, formaggio di Pag, un filone d pane e una bottiglia di Malvasija che mi scolai quasi tutta!
    Dormii dondolata dal vino e da una dolce onda del mare che si era rasserenato.

    Sylvi

  31. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Tornando dalla Croazia (allora Jugoslavia) a Chioggia si ruppe il timone dello sloop di 9 metri costruito a mano nel garage a piano terra di casa dal padre di un mio ex alunno e studente, nonché mio caro amico, dello scientifico di Padova. Per fare uscire la barca una volta finito di costruirla hanno dovuto abbattere dei muri.
    Timone rotto, mare non propriamente calmo, ma velista eccezionale a bordo: manovrando con le sole vele arrivammo a Chioggia sani e salvi. Ero però incazzato e deluso perché la giovanissima e bella ragazza francese, turista pagante, nelle notti in Croazia s’era infilata in cuccetta con lui anziché con me. L’altra ragazza turista pagante a bordo nascondeva il proprio cognome, che ho letto di soppiatto sul suo passaporto: Vespasiano. Crollo di ogni eventuale velleità.

  32. Peter
    Peter says:

    Massimo Stano di Grumo Appulo vince ieri la marcia dei 20 km in piena Tokyo.
    Tallonato da due giapponesi arrivati secondo e terzo.
    Con finora almeno due ori e un argento, Apulia si conferma la regione piu’ olimpica d’ Italia, o almeno lo sono i suoi ragazzi.
    God bless

    P.

  33. Uroburo
    Uroburo says:

    Ossignursignuuuurrr!!!
    Ma le pare che il buon Dio, ammesso che ci sia, abbia tempo da perdere a benedire Grumo Appulo?

  34. Uroburo
    Uroburo says:

    @ Pino
    Io, fosse stata carina e disponibile, non mi sarei troppo formalizzato. E poi le donne o si chiamano per nome oppure, per non fare confusione, si chiamano tutte “cara”.
    Ricetta di un mio amico che riusciva ad avere quattro QUATTRO amanti contemporaneamente (non disdegnando mai eventuali avventure a brevissimo termine). Dopo alcuni incidenti sul percorso si era messo a chiamarle TUTTE Cara….

  35. Peter
    Peter says:

    @Uroburo

    Uffah, il solito pignolo.

    E’ solo un’espressione di approvazione e soddisfazione dato che non sono credente.
    Avrei potuto dire Godspeed e non mi riferivo a Grumo Appulo in particolare.

    Anche avere partners multipli e frequenti in Italia era considerato un sintomo di….
    A proposito

    P.

  36. Sylvi
    Sylvi says:

    …dello sloop di 9 metri costruito a mano nel garage a piano terra di casa dal padre di un mio ex alunno e studente, nonché mio caro amico, dello scientifico di Padova. Per fare uscire la barca una volta finito di costruirla hanno dovuto abbattere dei muri.Pino

    Ma allora è un vizio che dalle nostre parti si costruiscano barche nei garage.
    Antonio Solero, di cui ho parlato , ha costruito la sua prima di 7m nel suo garage di Sappada.
    Ci ha fatto la sua prima traversata atlantica.
    Mino per non essere da meno ha acquistato dalla Sibma navale di Torino la sua scatola di montaggio di un EM24.
    Lo scafo nacque a Udine in un garage di piazza Garibaldi, poi fu necessario scardinare un portone e chiamare i vigili urbani per trasportarla fuori città sotto una serra preparata all’uopo.
    Mino ci lavorò due anni con l’aiuto intermittente di qualche amico idraulico ed elettricista, con l’arte di un tappezziere provetto e un velaio amico.
    Niente gite, niente pizze, il centro del mondo era la serra.
    Ma quanto ho amato quella barchetta , parva sed apta mihi, affidabile, ubbidiente e soprattutto pareva sentisse il vento e ci giocasse.
    Abbiamo girato la Dalmazia con lei, abbiamo scovato calette che erano angoli di paradiso,ha affrontato spesso la Bora senza tradirci.

    Ma costruttori navali da garage ne conosco altri e tutti animati da uno sviscerato amore per le barche non solo fatte in casa ma anche fatte bene.
    Quando l’abbiamo venduta avevamo un groppo alla gola, ma i figli crescevano, gli amici premevano e lo spazio era diventato troppo ridotto.
    Adhara l’abbiamo chiamata, come una stella della Costellazione del Cane Maggiore.
    Naviga ancora nel Golfo di Trieste.

    Sylvi

  37. Peter
    Peter says:

    @Pino

    Mio fratello si costrui’ la sua prima barca a vela in vetroresina in garage nel lontano 1980.
    Vedo che il suo amico manovro’ a vela senza timone ‘seguendo il mio modesto consiglio’ :)
    Anche da noi vi erano robuste tradizioni veliche

    Un saluto

    P.

    Ps

    Ma voleva forse dire che la sua conoscente era un vespasiano di nome e di fatto???

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    UNA BRUTTA NOTIZIA, CHE MI ADDOLORA, ARRIVATA POCO FA DA ANITA VIA MAIL:

    CARO PINO, HO BRUTTE NOTIZIE…..QUESTA MATTINA RODOLFO SI E` SPENTO, HO RICEVUTO LA TELEFONATA ALLE 4 DI MATTINA…..HA LOTTATO PER LA SUA VITA, IL LYMPHOMA ERA RITORNATO CON VENDETTA, NON C`ERA PIU` NIENTE DA FARE….

    I`LL MISS HIM A LOT, HE WAS MY LIFE… ANITA

  39. Uroburo
    Uroburo says:

    Anche un mio collega si era costruita una barca da solo. Però era piuttosto grande, sparerei un 12 metri, così a memoria.
    Aveva fatto tutto lui con l’aiuto di un altro nostro collega che faceva da “manovale”. Ma tutto tutto, compresi gli impianti. Credo che ci avesse messo almeno un paio d’anni. Era iscritto ad un royal club inglese perchè navigava da Cipro alla Scozia, ma non so con chi. Però erano sempre in tanti, diciamo almeno sei. Faceva vela da quando era un ragazzino, prima sul lago e poi in mare. Ed anche il lago, diceva, quando tira vento forte non è uno scherzo. Diceva che era stata un’ottima scuola per il mare, e poi per l’oceano. Non ha mai fatto la traversata atlantica ma mi diceva he un anno aveva navigato da Genova in Francia e che era rientrato usando i canali. Le sue barche erano sempre miste, ovviamente.
    Le vele (e forse anche altro) le aveva comperate in Inghilterra perchè diceva che in nessun paese il materiale nautico era così buono ed a buon prezzo. In effetti credo che forse solo in Norvegia ci siano tradizioni marinare così diffuse come in Inghilterra, percentualmente. Chissà se la vela e la marineria sono molto diffuse anche in Scozia ed in Irlanda. Sulla seconda avrei dei dubbi. U.

  40. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino,
    ti prego di scrivere ad Anita da parte mia manifestandole la mia sincera compartecipazione. Ti prego anche, se lei può farlo, di fare altrettanto con il figlio di Rodolfo, Alessandro se non sbaglio. Di cui mi rimane un ottimo ricordo. Mi pare che avesse fatto la scuola di giornalismo.
    Un caro saluto Uroburo

  41. Peter
    Peter says:

    @Pino

    La prego di porgere ad Anita anche le mie condoglianze

    We are terribly sorry about your loss
    Our thoughts and prayers are with you and his family
    Take good care of yourself

    P.

  42. Uroburo
    Uroburo says:

    Cari tutti,
    avevo veramente poco in comune con Rodolfo, ma alla fine mi rimane verso di lui una sorta di legame amicale non diverso d quello che sento un po’ per tutti noi; Popeye compreso. Di Anita poi ho sempre apprezzato la signorilità. Un caro saluto a tutti U.

  43. Peter
    Peter says:

    @Uroburo

    Scusi, dicendo ‘anche da noi’ mi riferivo alla mia regione di origine, che spesso chiamo Apulia come gli stranieri.

    Lodare gli inglesi per la vela e’ come portare vasi a Samo.

    Quanto ai ‘prezzi accessibili’ pero’ non saprei…. :)

    P.

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