AUGURI e una riflessione per Pasqua: i costi pazzeschi ma incompleti della guerra in Afganistan e Iraq.

Pasqua, festa di resurrezione di Cristo per i credenti e di resurrezione interiore anche per i non credenti. Pasqua in pieno periodo di crisi finanziaria mondiale pericolosa e non ancora superata, tanto meno nel Belpaese. Assieme agli auguri, forse è utile riflettere su qualche cifra. Anche per capire meglio la realtà in cui viviamo e quella che ci aspetta se non si reagisce. E cosa ci aspetta se davvero l’indecente governo israeliano attaccherà militarmente l’Iran come Netanyahu pare proprio sia deciso a fare, stando anche la sua intervista odierna su Repubblica, infarcita delle solite frottole. Come sempre mai rilevate dagli intervistatori.

http://znetitaly.altervista.org/art/4104

Il costo reale della guerra

6 APRILE 2012

Di Bill Moyers – 6 aprile 2012

Molte discussioni inerenti il “costo della guerra” si concentrano su due tipi di cifre: i dollari spesi e i soldati americani che hanno dato la propria vita. Dopo un immersione di un decennio nella guerra al terrore questi sono i costi ufficiali: oltre mille miliardi di dollari e più di 6000 morti.

Ma, per quanto sconcertanti, questi numeri non ci raccontano tutta la storia.

In uno degli studi disponibili più completi, i ricercatori del Gruppo di Studio Eisenhower alla Brown University’s Watson Institute for International Studies hanno valutato il costo economico, politico, sociale ed umano delle guerre in Afghanistan e in Iraq e nel computo hanno incluso anche le nostre azioni militari in Pakistan. Quanto verificato è disponibile al sito www.costofwar.org. I dati che riportiamo di seguito sono un estratto di questo report, datato giugno 2011. Quando lo studio ha proposto due tipi di ipotesi sulle cifre (al ribasso e al rialzo) noi abbiamo scelto quelle al ribasso. E’ difficoltoso trovare dati più recenti per molte di queste voci ma aggiornamenti sul numero dei morti (con incluse biografie e foto) sono disponibili sul Faces of the Fallen collection del Washington Post’s.

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Morti

6051 soldati USA

2300 mercenari USA

9922 forze di sicurezza irachene

8756 forze di sicurezza afghane

3520 forze di sicurezza pakistane

1192 truppe alleate

11700 civili afghani

125000 civili iracheni

35600 pachistani (civili e ribelli)

10000 ribelli afghani

10000 membri dell’esercito di Saddam Hussein

168 giornalisti

266 cooperanti umanitari

Totale: 224475 vite perse

Feriti

99,065 soldati USA

51,031 mercenari USA

29,766 forze di sicurezza irachene

26,268 forze di sicurezza afghane

12,332 truppe alleate

17,544 civili afghani

109,558 civili iracheni

19,819 civili pachistani

Totale: 365383 feriti

Profughi

3315000 civili afghani

3500000 civili iracheni

1000000 civili pachistani

Totale: 7815000 rifugiati e profughi

Costi per il contribuente statunitense.

1300 miliardi di dollari USA : il costo ufficiale per le guerre in Afghanistan e in Iraq.

Tra i 3700 e 4000 miliardi di dollari USA il costo totale stimato per il contribuente statunitense. Questa cifra include il già citato budget del Pentagono, i costi per l’assistenza medica e le disabilità permanenti dei veterani, le spese per la sicurezza nazionale, gli aiuti internazionali direttamente connessi con la guerra e le spese previste dal Pentagono stesso fino al 2020. Ulteriori 1000 miliardi di dollari in interessi fino al 2020 per i soldi chiesti in prestito per queste guerre.

Costi politici, sociali ed ambientali

Centinaia di migliaia di persone sono state imprigionate nei 10 anni trascorsi dall’undici settembre;

Il trattamento ingiusto che alcuni di loro hanno ricevuto ha prodotto una generale sfiducia nei confronti degli USA in tutta la regione. Negli USA i mussulmani vengono schedati, sono vittime di discriminazioni e di crimini d’odio.

Il cosiddetto complesso militare-industriale ha giovato delle crescenti spese militari con centinaia di miliardi di dollari riversati sulle aziende private. Un’azienda, la Lockheed Martin, ha ricevuto in contratti (e solo nel 2008) 29 miliardi di dollari dal Pentagono: più di quanto hanno ricevuto l’agenzia per la protezione ambientale (7,5 miliardi) , il ministero del lavoro (11,4 miliardi) ed il ministero dei trasporti (15,5 miliardi)

L’inquinamento legato alla guerra ha influito gravemente sulla salute degli iracheni – uno studio ha mostrato un tasso di mortalità infantile causata da cancro significativamente più elevato in Iraq che nei paesi vicini. L’uranio utilizzato nelle munizioni è probabilmente la causa di tutto questo.

La polvere tossica generata dalle basi militari ha contribuito, relativamente ai militari in servizio dal 2001, ad un aumento del 251% dei disordini neurologici, un 47% di aumento nelle difficoltà respiratorie ed un aumento del 34% nelle malattie cardiovascolari.

Da: Z Net – lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.zcommunications.org/the-real-costs-of-war-by-bill-moyers

Traduzione di Fabio Sallustro


204 commenti
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  1. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Perche’ abitavo in Sicilia e conoscevo signorine ed i loro garzi…..

    La cugina di mio marito se la faceva nel pollaio, un calciatore si e’ dovuto sposare una santarellina accondiscendente, nei paesi non scherzavano….

    Questo non succedeva nelle famiglie piu’ modernizzate ed affluenti, le ragazze erano libere, andavano a sciare, alle spiagge, a ballare, etc….senza chaperon.

    Anita

  2. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    non erano solo le ragazze delle montagne che partivano per la città a fare le domestiche.
    Per anni ho girato con il registratore a casa di donnette per sentire le loro storie; lo facevo per studi storici sul territorio.
    Avevo suddiviso le mie ricerche in tre parti:
    – prima della guerra , dopo la crisi del ’29
    – durante la guerra
    -dopo la guerra
    Avevo privilegiato soprattutto le donne, perchè erano quelle che tanto pagavano più dei maschi sia a livello di fatica che a livello psicologico-affettivo.

    Mi era soprattutto insopportabile sentire i racconti delle balie, cioè di quelle che abbandonavano i loro nati per andare a nutrire i figli dei ricchi.
    Non erano proprio poche…ho sentito più volte Piero Angela parlare con grande affetto della sua balia friulana…ma io pensavo ai figli che quella povera donna aveva lasciato a casa.

    Mi colpiva anche sentire che, nelle montagne più abbandonate della Carnia, le mamme al mattino mandavano i figli a scuola con un po’ di polenta e poco latte con grappa!!! perchè si scaldassero.
    A scuola davano un po’ di pane e miele, quando c’erano le api.
    Il nostro territorio usciva da guerre a ripetizione e non c’era possibilità mai di risollevarsi.

    Le ragazze, a questo punto, non avevano scelta…bisognava partire per sfamare anche chi stava a casa.

    C’è una villotta ( canto popolare friulano) che canta con grande tristezza:
    – al cjante il gjal
    – al criche el dì,
    – mandi ninin (o ninine)
    – mi tocjie partì.

    Canta il gallo,
    spunta il giorno,
    ciao caro (o cara)
    sono costretta a partire.

    Sicuramente la miseria era di tutta l’Italia, ma questo spopolamento della migliore gioventù femminile verso altre Regioni italiane è stato sicuramente un fenomeno soprattutto
    friulano e veneto.

    E’ passato, come dice Uroburo, ma è meglio non dimenticarlo!

    ciao cara
    Sylvi

  3. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    mi ricordo delle domestiche friulane, non ti dimenticare che ero bambina percio’ i miei sono solo i ricordi di quelle che ho conosciuto.
    Io ero contenta perche’ erano giovani ed allegre, non duravano molto, finivano con sposarsi con giovani militari, spesso del Sud Italia.

    Mio papa’ si era innamorato della Angela, una bella bionda, alta e simpatica, questo dopo che se ne ando’ mia mamma.

    Non sapevo delle balie, mia suocera fece da balia per orfanelli, cose di campagna.

    Ebbe 11 figli e solo 4 sopravvissero, percio’ allattava gli orfani.
    Una rimase con lei, ebbe un figlio che fu adottato da un fratello di mio marito per farlo venire negli US.
    Ha la mia eta’, si e’ rovinata la vita, tra donne, giochi d’azzardo e imbrogli…ha perso tutto e vive con una misera pensione, i figli l’hanno dimenticato e io preferisco tenere le mie distanze.

    Buonanotte mia cara
    Anita

  4. peter
    peter says:

    che storie lacrimevoli, toccanti, persino edificanti…Sylvi ed Anita potrebbero riscrivere il libro Quore in versione friula novecentesca…
    Poi Sylvi potrebbe aggiungere un capitolo ‘moderno’, la badante di Bossi, o la perfida moglie terrona …

    Peter

  5. Uroburo
    Uroburo says:

    http://it.wikipedia.org/wiki/File:Emigrazione_italiano_per_regione_1876-1915.svg
    ———————————————
    Cara Silvy,
    le mando l’indirizzo allegato che è un’interessante cartina dell’emigrazione italiana divisa per regioni nel periodo 1876-1915.
    Non so quanto sia attendibile ma certamente dà un’idea di quella che è stata una vera desertificazione di massa, calcolando che l’Italia aveva 30 milioni di abitanti ed il totale riportato è di circa 14 milioni di emigranti (che sono circa il 45%).
    Il Friuli è forse la zona di maggiore emigrazione, in relazione al numero di abitanti.
    Tuttavia quello in questione era stato un periodo ininterrotto di pace da molto tempo …
    Un saluto U.

  6. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    molto interessante la sua cartina…se ne possono trarre informazioni a bizzeffe!
    Per esempio: la differenza fra la emigrazione del Centro-Nord , a ridosso dell’Unità d’Italia fino al 1900 e quella del Centro-Sud…
    un terzo!
    Dal ‘900 al 1915 il centro-sud si avvicina, come numeri di emigranti, al centro-nord, ma ne resta ancora ben distanziato!
    Poi, esaminando le singole Regioni se ne imparano di cose…

    La ringrazio davvero per la visione generale che mi ha fornito …ci rifletterò sopra.

    Come ho scritto, io mi ero dedicata soprattutto alle donne…e la sua cartina in questo non mi aiuta.
    La “vera” emigrazione era considerata quella dei maschi , che, forse, in un secondo tempo sarebbero stati raggiunti dalle famiglie.
    Era la storia delle giovani donne che mi interessava, anche quelle che, molto spesso, come scrive Anita, sposavano un meridionale e …se ne andavano al sud.
    Ma ascoltavo le storie di quelle tornate a casa dal fare le serve, anche per comprarsi un piccolo “corredo”…per sposare il moroso che tornava dall’aver fatto il militare…o poi dall’essere andato in guerra.
    Lei a servizio in città, lui a fare il militare …poi a combattere in mezza Europa!!!

    Queste storie sarebbero quelle dei nostri nonni , ma anche quelle dei nostri genitori…
    lei dice che ci fu un periodo di pace…sicuramente dalle sue parti…dalle mie non si riusciva mai ad avere i frutti di una vigna piantata, perchè qualsiasi scarpone o carrarmato la scardinava di nuovo.
    Cose vecchie? Mica tanto se ci ritroviamo oggi nella sponda sud del Mediterraneo con gli stessi problemi!
    L’unica differenza sarà che quei bambini non saranno costretti a bere latte e grappa per riscaldarsi!

    saluti
    Sylvi

  7. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,

    sono esperienze della vita, vedi se non mi fossi sposata in Sicilia non potrei sapere tante cose da persone di altre generazioni e delle loro esperienze e modo di vivere.

    Mia suocera era oltre due generazioni piu’ anziana di me e vissuta in un mondo a me totalmente sconosciuto, un mondo non bello, crudele, dove i bambini venivano dopo il bestiame, dove lavoravano i campi a 4-6 anni…per giornate intere…..

    No, il mio sarebbe un libro triste, non Quore.

    Ho visto, sentito e provato molto, e non per letto.

    Anita

  8. peter
    peter says:

    x Anita

    e chi ha mai detto che Cuore (o Quore…) fosse un libro divertente?
    il fatto e’ che qui si cade nel patetico, no?
    Povere friulane o venete carpite da meridionali arrapati o allupati…costrette a lasciare la loro prole a casa, emigrando a Sud a fare le serve…ma quando? e soprattutto dove? sara’ successo a casa di qualche ‘gattopardo’ allampanato grande proprietario terriero…
    Invece e’ arcinota l’emigrazione da sud a nord, lo devo ricordare io?
    da prima dell’ultima guerra. Strehler scriveva gia’ ‘sta brutta faccia di terrun’ negli anni 30-40, nelle sue ‘eleganti’ poesie, in cui invece di prendersela coi fascisti se la prendeva coi fascisti meridionali…vedo vaghe analogie con la Sylvi strappalacrime, si parva licet…(il parva e’ ovviamento riferito a Strehler, non Sylvi…).
    E poi i preti veneti che facevano arrivare stuoli di donne meridionali nel Dopoguerra per sposare pii uomini del loco, tramite contatti colle parrocchie del Sud…
    Fatemi il santo piacere, neh?
    e’ vero che ho una loquace e simpatica zia veneta, spero ancora viva dato che sono molti anni che, ma lei e mio zio si conobbero da pari, in Svizzera

    Peter

  9. Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** : Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica SI MUOVONO PER UN NUOVO SISTEMA ECONOMICO GLOBALE
    Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** : Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica SI MUOVONO PER UN NUOVO SISTEMA ECONOMICO GLOBALE says:

    I BRICS SI MUOVONO PER UN NUOVO SISTEMA ECONOMICO GLOBALE

    di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

    I paesi BRICS – dalle iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, che sono i cinque Paesi membri – non vogliono più stare al gioco delle vecchie oligarchie occidentali sullo scacchiere geopolitico globale. La loro recente dettagliata “Dichiarazione di Delhi” segna una svolta e un cambiamento di atteggiamento importanti. Dalle enunciazione di principi e dalle richieste di riforme, si passa all’azione nella costruzione di un nuovo sistema economico e monetario internazionale in un mondo “multipolare, interdipendente e sempre più complesso”.

    Naturalmente, purtroppo, la stampa e la maggioranza del mondo politico occidentale, anche quello europeo, tendono ancora una volta a sottovalutare i risultati della Quarta Conferenza dei BRICS riuniti a fine marzo in India. Sono troppo impegnati a guardare il “proprio ombelico” mentre la “Storia è in cammino”.

    Le iniziative concrete sono tante. Prima di tutto i BRICS annunciano la creazione di una nuova Banca di Sviluppo al fine di “mobilitare risorse per la realizzazione di infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibili nei paesi BRICS e in altre economie emergenti e in via di sviluppo”.

    Sarà una banca che potrà contare sulle risorse e sulle monete dei BRICS. Si ricordi che questi paesi hanno il 75% delle riserve monetarie a livello mondiale.

    E’ il primo passo verso la creazione di quel paniere di monete di cui anche noi parliamo da tempo. Esso può essere il nucleo di quel paniere più grande comprensivo anche del dollaro, dell’euro, dello yen e dell’oro che diventerà la base del nuovo sistema monetario internazionale, superando il decotto e fallimentare “sistema del dollaro”.

    La nuova Banca di Sviluppo avrà il compito di emettere crediti nelle valute nazionali a sostegno di grandi progetti regionali, come i corridoi eurasiatici di trasporto ferroviario e di energia e moderne reti di infrastrutture in Brasile e in Sud Africa miranti a coinvolgere e ad unire gli altri paesi dei due continenti.

    Essa si propone anche la crescita del commercio tra i paesi BRICS facendo uso delle rispettive monete nazionali, bypassando così il ruolo del dollaro come dominante moneta di scambio.

    In verità da tempo molti accordi tra Brasile e Cina già vengono regolati nella moneta locale scelta. Inoltre India e Cina non pagano più in dollari il petrolio acquistato dall’Iran. E non si tratta di una quota minoritaria visto che i due paesi assorbono il 40% della produzione petrolifera iraniana.

    Per far capire che non stanno parlando di ipotesi, i 5 governi hanno siglato in India due importantissimi accordi. Si tratta dell’”Extending Credit Facility in Local Currency under the BRICS Interbank Cooperation Mechanism”, proprio per emettere da subito crediti in monete nazionali sotto la supervisione del sistema interbancario dei BRICS, e del “Multilateral Letter of Credit Confirmation Facility Agreement” per la creazione e la gestione delle lettere di credito necessarie allo sviluppo del commercio tra i BRICS.

    Tali decisioni mettono di fatto fuori gioco sia il Fondo Monetario Internazionale sia la Banca Mondiale. Il primo è accusato di “perdere la propria legittimazione ed efficacia” non avendo riformato la sua governance e il sistema delle quote di controllo in relazione all’effettivo peso economico e politico dei paesi emergenti e in via di sviluppo.

    Per la Banca Mondiale i BRICS chiedono un nuovo presidente che provenga dal mondo in via di sviluppo che dia maggiori garanzie per far affluire le risorse necessarie alla crescita di quei paesi. In pratica la Dichiarazione evidenzia l’esigenza di passare dalla vecchia cooperazione Nord-Sud ad un vero partenariato tra paesi da considerare uguali superando anche quella sudditanza dei paesi riceventi rispetto a quelli cosiddetti donatori.

    I cinque paesi riconoscono anche che i loro settori di ricerca stanno crescendo in qualità e in eccellenza. In alcuni casi sono secondi a nessuno. Oltre alle tecnologie tradizionali, essi stanno operando per delle strette collaborazioni nel campo delle nano tecnologie, delle biotecnologie e delle scienze dei nuovi materiali.

    La “Dichiarazione di Delhi” traccia un quadro netto della situazione economica mondiale. Essi crescono mentre l’Occidente, gravato anche dalla crisi dell’euro, frena la ripresa. Si denuncia l’“eccessiva liquidità immessa dalle banche centrali per stabilizzare le loro economie interne inondando i mercati delle economie emergenti e provocando una eccessiva volatilità nei flussi di capitale e sui prezzi delle commodity… particolarmente quelle alimentari e dell’energia”.

    Ciò sta destabilizzando le monete di parecchi paesi emergenti provocando pericolosi effetti inflazionistici. Dilma Rousseff, la presidente del Brasile, ha duramente stigmatizzato tali immissioni di liquidità come un vero “tsunami finanziario”. Perciò i BRICS chiedono anche “regole più stringenti del mercato dei derivati sulle commodity per evitare effetti destabilizzanti sui rifornimenti di cibo e di energia”.

    Infine essi sfidano di petto il G20 il cui compito dovrebbe essere quello di “ricreare l’architettura finanziaria e monetaria internazionale” che è la condizione essenziale per la stabilità e la ripresa economica.

    In tale contesto intenderebbero giocare con forza la carta di una presidenza russa del G20 nel 2013.

    Di fronte a tutto ciò l’Europa sembra sempre chiusa sui suoi problemi. Invece sarebbe il momento per una mossa strategica di alleanza con i BRICS per convincere gli Usa che è arrivato il momento della “grande riforma”.

    *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi **Economista

  10. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Quello che ho scritto mi pareva chiaro; ho parlato di emigrazione delle donne friulane nel resto d’Italia.
    Lei non vuol proprio capire la differenza fra le ragazze di qui che andavano a fare le serve ” in Italia”…a Palermo le due signore che ho intervistato erano a casa di un barone o latifondista…che per me è lostesso!…e le ragazze meridionali che , ai tempi, stavano chiuse in casa sotto la protezione di padre , zii e fratelli!!!

    I periodi delle mie interviste li ho citati e i racconti erano molto diversi, nel tempo.
    Non ho notizie di preti che combinavano matrimoni nord-sud; nè lo nego nè lo affermo, anche perchè so che in Veneto la Chiesa era potente,… faceva e brigava!
    Però quello che ho scritto è sicuramente una buona visione del nostro territorio…ne ho fatto uno studio, ovviamente in gruppi di ricerca, che è stato stampato, se ne è fatto un lavoro documentale audiovisivo catalogato, e archiviato!

    Ho parlato di differenze, che riguardano la vita delle donne, fra nord e sud.
    Quando dico che era un altro mondo so quel che dico…e lo sa anche Anita, da quel che ha scritto come sua esperienza diretta.

    Sylvi

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Peter & Silvy

    Quando costruii casa, il capocantiere figlio di italiani emigrati da queste parti nei primi del Novecento mi raccontò un anedotto:
    “Vedi, mi disse, la nostra impresa negli anni 50- 60 aveva esclusivamente muratori friulani e bergamaschi. Al mattino, prima di iniziare quello che c’era da fare, mio nonno o mio padre diceva loro, per esempio: “questo muro deve essere lungo 20 metri” e alla sera quando veniva a controllare, il muro misurava 20 metri esatti.
    Quando cominciò il ricambio di manodopera straniera dato che molti dei sudetti rientrarono definitivamente a casa loro, vennero assunti muratori dal sud dell’Italia.
    Bene, senza togliere niente alle capacità di questi ultimi, quel “muro” alla sera misurava 19 metri e mezzo”…

    C.G.

  12. controcorrente
    controcorrente says:

    Non per essere il solito guastafeste,ma a me tutto sommato delle domestiche (serve o altro che dir si voglia) e dei loro procedimenti Nord-Sud o SUD -Nord,veramente mi interessa relativamente, se non per il fatto di essere anche un “cultore ” di storie locali.
    Le storie locali mi interessano , perché sovente dimostrano i “movimenti delle storie più grandi” anche quando sembrano non “azzeccare” un accidente..basta saper leggere…quello che serve !(tutto il mondo è paese in fondo)da Nord a Sud ad Est ed a Ovest si è pieni di miserie , di puttane , di serve..all’abbisogna e di gente piena di fame e non importa e che “qualcuno” si sia pulito il culo nel frattempo, la storia è continuata e continua..!!
    In sostanza dei preti veneti, degli allupanati signorotti locali del SuD o dei meschinelli segaioli e bruttini contadinotti veneti,me ne può fregar di meno nel senso che, se uno avesse la creanza di leggersi il 110 di Raimondi e Lettieri, magari intuirebbe che potrebbe finire anche la Storia delle brasiliane o russe seminude dei carnevali o del sesso facile delle comitive all’Est per i “bruttini” locali…
    Vi potrebbe essere anche una inversione di tendenza, per cui a darlo /a via potrebbero essere in futuro gli attuali Bellocci

    notte eh !

    cc

    ps- Per i cultori in privato , posso raccontare poi “piccanti storie di servette”e di borghesotti che si sono fatti fregare il patrimonio per “due seghe e un paio di pompini o veramente storie atroci di miserie e sfruttamento bestiali !
    Però se lo chiedete, ve le mando in privato VIA MAIL

    ri-notte
    cc

  13. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x p

    Massì, figuriamoci.. mezzometro di muro in più o in meno non esclude la capacità di saper fare il proprio lavoro.
    C’è chi lo fa in maniera certosina e si danna l’anima per farlo bene mentre altri presi e convinti da i loro “penza a campà e alla salute e tiramm’ innanz”…
    Insomma, qualcosa del genere.
    C.G.

  14. Anita
    Anita says:

    Dipende da che muro e’.

    Se e’ un muro di fondamenta per costruire una casa la misura fa molta differenza.
    Il resto del materiale e’ a misura, se un muro e’ piu’ corto c’e’ spreco non solo di materiale ma anche di mano d’opera.
    Lo stesso se e’ piu’ lungo dalla misura specificata.
    Almeno cosi’ e’ negli US.

    Anita

  15. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Caro Peter,

    io ho scritto quello che so’ e che sapevo.

    Ti posso anche dire che una volta le persone di servizio fisse venivano dalle campagne lombarde, vivevano e morivano nella stessa casa.

    Piu’ in la’ ci fu un influsso dal Veneto e dal Friuli, non cameriere finite, i tempi erano cambiati, dovevano imparare, solo che spesso si sposavano entro un anno o piu’ o meno.
    A Milano un luogo di ritrovo erano i Bastioni di Porta Venezia, ai Giardini Pubblici, adesso si chiamano: Giardini Pubblici Indro Montanelli.

    Ancora una volta ripeto che io ero bambina, percio’ sapevo poco o niente di loro.

    Quando c’era ancora mia mamma avevamo un donna Sarda, piccola e scura, si sposo’ col Mariolino, lo chauffeur della zia Carla. (Carlotta)
    La zia aveva sempre un chauffeur tutto fare, secondo le occasioni.
    Portavano diversi cappelli, da butler, a chauffeur, a handyman.
    Aveva un autorimessa con limousine per affitto.
    Le Lancia.

    Altri tempi, adesso dovrebbero appartenere ai sindacati…..

    Anita

  16. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Parlo per me!
    Sei molto gentile a comunicarci di che cosa ti frega…e di che cosa non te ne frega…ma già che ci sei potresti anche non leggere!!!
    Nessuno si offenderebbe.

    Per chiarire…leggo sempre Lettieri-Raimondi…prima di tutto perchè sono chiari…poi perchè mi informano e mi indicano eventuali temi di approfondimento. Stop.
    Non ho niente da dire o da contestare perchè parlano di argomenti che conoscono e io non posso che imparare!!!
    Scusa sai…ma è come se io commentassi o contestassi Pino quando parla del caso Orlandi.
    Lui ci ha passato mezza vita dietro, …io ho solo letto i giornali e nemmeno guardato Chi l’ha Visto, …la Sciarelli mi pare una gran furbona…
    Questo è quanto posso dire.
    Ti sare grata quindi se evitassi, dall’alto dei tuoi cieli, di farmi il sermone su ciò che scrivo o non scrivo.

    Questo diritto lo riconosco solo al blogmaster!

    Cerea
    Sylvi

  17. peter
    peter says:

    non ho mai capito, a propos, se i sigg Lettieri e Raimondi scrivano espressamente le loro pregiate per questo blog, o se tali epistole vengano doviziosamente riportate da terzi…forse pino me lo potra’ dire.
    Un’altra cosa: che e’ cerea? mi pare significhi fatta di cera, ma cosa? forse Sylvi, CC e Pino intendo il sigillo di cera con cui ‘na volta si chiudevano le lettere? mah…

    Peter

  18. peter
    peter says:

    domani andro’ a trovare la mia aspirante meta’ (ad aspirare sono io) nella grande capitale. Sta qui da nove anni ed un comune amico ci ha presentati. Non vede i suoi in Corea del Sud da nove anni…il crudele mondo della moda. Insomma, sono di ottimo umore. Devo adesso procurarmi i biglietti per un’esposizione di British design (di cui non mi potrebbe calare di meno…)al V&A museum, che ieri ho finto di avere gia’ in tasca per persuaderla a vederci…Insomma, sono di ottimo umore

    Peter

  19. controcorrente
    controcorrente says:

    Il mio non era un “sermone”, bensì un commento..insomma, leggo di petunie..figurarsi se non leggo altre beatitudini che tu normalmente scrivi..!!

    cc

  20. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Ripeto ciò che mi disse il mio amico prof. torinese:
    Cerea è l’antico saluto piemontese che all’incirca corrisponde al nostro Mandi.
    Non corrisponde affatto al ciao, ma rimanda a un augurio di andare o restare col Signore.
    Mi diceva anche che questo saluto è caduto piuttosto in disuso, soprattutto fra i giovani; probabilmente con lo scarso uso del piemontese…ma questa è una mia supposizione che CC correggerà.
    Quel che ne penso io credo sia chiaro: è un peccato …perchè il “cerea” è molto più armonioso di certi sboccati ciaoooo che si sentono in giro, e anche di certi “salve” ” buonagiornata”…ecc. ecc.!

    Sylvi

  21. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi (e Peter)

    Il suo amico professore si sbaglia, il Signore non c’entra nulla. Mandi è la contrazione di “mane diu”, che signifcava “rimani più a lungo”, saluto di cortesia rivolto agli ospiti e agli amici. Poi forse per assonanza al “comandi”, usato spesso ovunque, lo si usa un po’ con tutti.
    Un saluto. O meglio: mandi.
    pino

  22. controcorrente
    controcorrente says:

    AVVERTENZA

    Questo Post è severamente vietato ai minori di anni 14,ai coltivatori di datteri,ai raddrizzatori di banane,ed in particolare ai dispensatori di diritti del Friuli..!!

    Caro Pino,
    ho letto che sta per uscire nelle sale cinematografiche un Film sul G8 di Genova e sui fatti che ne conseguirono..
    Sere fa ad Otto e Mezzo ho assistito ad una intervista ad Erri de Luca,che incalzato da delle domande, poteva a prima vista sembrare reticente sugli “anni di piombo”..in realtà riflettendo ho capito il vero motivo delle sue “presunte reticenze”..
    In sostanza De Luca affermava che certe risposte non le avrebbe date in pubblico,ma alla domanda cosa avrebbe detto ad un giovane di oggi su quei fatti, risponde ..Dovrei sedermi ad un tavolo, con il giovane ed allora gli spiegherei la mia versione dei fatti..
    In effetti penso che avesse pienamente ragione,oggi dare risposte ai Media ufficiali è come pisciare contro -vento!

    Per ritornare a bomba sul tema del G8 , penso di essermi finalmente dato una risposta che penso valga per gli anni di De Luca , come per i recenti fatti del G8..
    Ogni tanto succede che una generazione prenda coscienza della realtà che la circonda e si tramuta in un movimento di massa…contro le versioni ufficiali..
    Il Potere in quel Momento deve “distruggere quel movimento”, troppo pericoloso al di là di chi lo guida e dei suoi errori (a Genova il torto fu di non capire quello che sarebbe poi successo e prendere le precauzioni del caso)..in sostanza il potere deve dare un esempio eclatante..
    Solo così si spiegano gli avvenimenti
    Una generazione a mio avviso fu distrutta scientemente sul nascere!

    cc

  23. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Strano, ma scrivono espressamente per il nostro blog. Ignoro se inviino a più blog e giornali online gli stessi argomenti, come sarebbe logico aspettarsi, ma non credo lo facciano. Li ho conosciuti alla Fiera di Roma in occasione della presentazione di un libro sul petrolio di Benito Li Vigni, e mi chiesero di collaborare. “A gratis”, ovviamente.
    Un saluto.
    pino

  24. controcorrente
    controcorrente says:

    Tratto dal Blog Parlapà

    Vi riporto un dialogo-tipo dal quale trarrò l’etimologia del giorno, l’interlocutore sarà chiamato con il generico cognome piemontese Pautasso:

    P: Cerea madama Pavia
    N: Cerea monsù Pautasso
    P: oh ma che bel cit!
    N: su, saluta il signor Pautasso…
    M: …
    P: ehi, bel bambino, come ti chiami?
    M: …
    N: a l’è ‘na cita, a ‘s ciama Marta. Su, saluta!
    P: ooh ma lo sai che sembri proprio un maschietto?
    M: signore, io non faccio mica la pipì da in piedi!

    Di questo dialogo esilarante (ce ne sono stati molti altri di questo tipo) la parola che ci interessa è cerea, saluto del quale mi sono chiesta per anni il significato.
    Pare che derivi da un’alterazione di signoria attraverso *sereia, serea, simile al saluto veneziano sioria vostra e al genovese scià

    cc

    Potrebbe essere valida questa interpretazione.

    In particolare poi ,se, sembrerebbe assodato che le “cite” non facciano la Pipì da in piedi, in quanto al detto”Pisa lung”..non hanno nulla da invidiare ai maschietti

  25. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino ,

    mi dispiace contraddirla a proposito di “mandi”.
    Non “mane diu”, ma “mane Deu ” o “mane cun Deu” , almeno secondo l’Enciclopedia monografica del Friuli, e anche il Nuovo Pirona.
    Il comandi ha tutt’altra storia e anche altra epoca.

    saluti Sylvi

  26. Uroburo
    Uroburo says:

    Per Silvy e Pino.
    Wikipedia, alla voce http://it.wikipedia.org/wiki/Mandi dà altre origini che a me sembrano più attendibili.
    Non sono un glottologo ma mi sembra strano che Mane Deo o Mane cum Deo diventi un Mandi. Deus non diventa Di in un arco di tempo così breve ma rimane deo o al massimo do.
    Mane diu secondo me non vuol dire nulla: non si saluta abitualmente qualcuno dicendogli Rimani più a lungo.

    A me sembra più probabile che sia la contrazione di “m’arcomandi” (eventualmente a Dio).
    Un saluto U.

  27. Uroburo
    Uroburo says:

    sylvi { 13.04.12 alle 7:29 } Ti sare grata quindi se evitassi, dall’alto dei tuoi cieli, di farmi il sermone su ciò che scrivo o non scrivo.
    Questo diritto lo riconosco solo al blogmaster!
    ——————————————-
    Non voglio entrare nel merito della/e polemica/che (ho già espresso il mio sommesso parere) ma vorrei fare un’osservazione metodologica.
    Personalmente non riconoscerei neppure al blogmaster il diritto di dirmi quel che devo scrivere ma solo quello di dirmi COME NON lo devo scrivere.
    Pino ha il diritto di dirmi che non accetta l’espressione X o Y perchè irrispettosa o perchè viola diritti usualmente riconosciuti, ma non quello di dirmi cosa o come devo scrivere. Altrimenti la libbbbertà di parola scompare.
    Un saluto U.

  28. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    insisto sul”mane Deu o Diu”.
    Queste notizie le ho tolte dalla Società Filologica Friulana.
    Il friulano ha parecchie variazioni che vanno dalla montagna al mare.
    Si è parlato e scritto a lungo, e con parecchie polemiche, su quale koinè usare ufficialmente.
    Comunque Pasolini diceva Diu, altri Deu e così via…
    Per il Mandi la versione ” mane Diu o Deu” è quella più gettonata…anche perchè è assodato che nacque come saluto di commiato, anche se ora è usato come saluto e basta.

    A CC avevo scritto di evitare di “farmi il sermone” …anche perchè è sempre svelto a sottolineare …quando io e Anita “parliamo di petunie”!!!…
    Comunque credo che …poichè Pino non mette in moderazione i nostri interventi, dovremmo essere doppiamente responsabili nel non creargli problemi.

    Sylvi

  29. Anita
    Anita says:

    La parola “mandi”

    Io l’ho sempre presa come un saluto di commiato in Furlan,
    lingua neolatina riconosciuta.

    Potrebbe anche significare, come un benvenuto…ma alla fine di una lettera, visita o discorso, e’ un commiato.

    Anita

  30. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Non si spiegherebbe la i finale. Che non è una e, ma una i.
    Un abbraccio.
    pino

  31. Anita
    Anita says:

    La parola “ciao” deriva dal veneto.

    Da schiavo = servo…..

    Ormai usata quasi globalmente, confidenzialmente o addirittura elite.

    Anita

  32. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Giusto! Schiavo in veneto si dice “s’ciavo”. L’epressione iniziale era “s’ciavo vostro, siòr!”, vale a dire “Schiavo vostro, signore!”. Poi ridotta a “s’ciavo” e infine a “ciao”.
    Un saluto. Anzi, un bel CIAO.
    pino

  33. sylvi
    sylvi says:

    x Pino

    Credo che i veneziani, come i triestini poi e che continuano…usassero lo “s’ciavo” soprattutto rivolto agli slavi delle campagne e delle montagne che consideravano sommamente inferiori e selvaggi.

    Il termine s’ciavo ha assunto così un significato negativo e offensivo che a Trieste è ancora ben vivo.
    S’ciavo, s’ciavazzo lo si dice per offendere profondamente.

    Man-e Di-u = Mandi

    Sylvi

  34. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Non è così. O meglio: è anche così. La parola “schiavo” deriva infatti dalla parola “slavo” perché al tempo degli Ottoni l’Europa si riforniva di schiavi non più nel solito Medio Oriente, dove l’impero musulmano non permetteva più le solite razzie durate secoli, ma in Slavonia. Mi pare che ancora oggi in inglese “schiavo” si dica proprio “slave”, cioè “slavo”.

    Prima lo schiavo veniva indicato con la parola latina “servus”, che noi sbagliando traduciamo oggi con “servo”. Un errore dovuto alla necessità di non sputtanare la Chiesa ammettendo che ha posseduto schiavi per secoli e secoli. Quando i ricchi volevano comprarsi un posto in paradiso lasciavano in ereditò alla Chiesa la proprie ricchezze, spesso terre, “cum servis et ancillis”, vale a dire “con gli schiavi e le schiave”. Papa Leone Magno trafficava in schiavi barbaricini. E il famoso “ora et labora” dei pii monaci era possibile perché i monaci si limitavano perlopiù ad “orare”, cioè a pregare, mentre gli schiavi dei conventi “laboravano” come negri, cioè come schiavi!
    L’espressione “servi della gleba” non significa “camerieri della terra”, ma “schiavi della terra”. Oggetti come gli animali e le zappe. Si usa dire che è stata la Chiesa ad avere il merito cristiano di essere passata dallo schiavo al “servo della gleba”, che è pur sempre uno schiavo, e poi al colono. La realtà è un po’ diversa. Il passaggio è stato possibile per la mancanza di facili rifornimenti schiavili e per l’aumento della produttività del lavoro manuale dovuto a non poche invenzioni arrivate, tanto per cambiare, dall’Oriente: dalla falce a manico lungo al molino.
    ‘Notte.
    pino

  35. peter
    peter says:

    x Pino

    d’accordo sull’etimologia di ciao e schiavo, tanto piu’ che in Austria e Baviera si usa ancora, raramente, ‘servus!’ come forma di saluto…molto in disuso e molto formale.
    Slave in inglese significa solo schiavo, attenzione, non slavo, che e’ Slav con la maiuscola. Slave inglese deriva dal francese esclave, mentre slave in francese significa appunto slavo…
    Come lei ben dice, in latino medievale slavo era s(c)lavonicus, la prima c poi cadde. Da li’ l’italiano schiavo…
    Schiavile in inglese e’ slavish

    un saluto

    Peter

  36. peter
    peter says:

    ‘servi homini sunt’, gli schiavi sono uomini, Seneca. In realta’ raramente diventavano uomini maturi, sembra che la vita media degli schiavi nell’antica Roma fosse di 17 anni e mezzo…

    Peter

  37. peter
    peter says:

    il mio erroretto dimostra bene come il latino classico abbia dato origine ai vari dialetti italici e romanzi…
    Omnis, omnes, omnia non piaceva, totus era preferito. Malum, latino classico per mela, ebbe poco successo (fr. pomme). E cosi’ via

    Peter

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Seneca per certi versi anticipò, come molti altri, varie idee del pensiero cristiano, che peraltro ha pescato a piene mani in idee altrui esistenti da tempo. Però non si sognò mai di liberare neppure uno dei suoi schiavi.
    Il trattamento degli schiavi a Roma non sempre fu orribile da parte di tutti, ma era comunque bestiale. Lei parla della loro età media: dipendeva dal costo di mercato degli schiavi. Più basso era il prezzo d’acquisto, meno a lungo gli schiavi vivevano perché al padrone conveniva disfarsene e comprarne di nuovi, che rendevano di più al lavoro perché più giovani. Più alto era il prezzo d’acquisto, più gli schiavi vivevano perché conveniva ammortizzare il costo dell’acquisto con un maggior numero di anni di lavoro.
    Lo schiavo ormai inutile veniva ceduto al magistrato che si occupava dei “giochi” gladiatori, che li faceva scannare tra di loro al Colosseo, e prima in altri bei posticini, per il diletto di quella feccia umana che erano i famosi e civilissimi romani, i nostri gloriosi avi dei quali pure ci vantiamo.
    Sono rimasto sconvolto quando ho visto un filmato che ricostruiva come veniva estratto l’oro dai romani nelle miniere spagnole. Per mesi gli schiavi scavavano le gallerie spaccando il minerale aurifero, con una marea di pietre accumulate sul pavimento delle gallerie, che erano scavate in leggera discesa. A un certo punto veniva aperta la chiusa all’imboccatura più alta delle miniera, in modo che l’acqua, fatta accumulare a bella posta, scorrendovi dentro trascinasse la massa di pietre fuori dello sbocco in basso, dove era approntata la zona di raccolta per l’estrazione del minerale. Gli schiavi venivano fatti restare in galleria, così che l’acqua li affogasse portandone infine fuori i cadaveri in massa. Dopodiché si ricominciava….
    Sono francamente imbarazzato.
    Un abbraccio.
    pino

  39. Uroburo
    Uroburo says:

    S’ciavo ecc. credo si dovrebbe tradurre con l’espressione Servo vostro, sior.
    Il latino non conosceva la differenza tra schiavi e servi tuttavia i servi della gleba istituiti da Diocleziano (e quindi prima della cristianizzazione dell’impero) spesso non erano schiavi ma contadini liberi epperò obbligati a continuare questa attività che non potevano abbandonare, obbligo che valeva anche per il loro figli. Che fossero liberi lo si vede dai loro regimi matrimoniali: sposavano chi volevano, pur all’interno dei costumi dell’epoca. Erano obbligati ad un mestiere ed erano asserviti ad una proprietà terriera che non potevano abbandonare per passare ad un’altra. Era un modo per impedire un aumento dei redditi ai contadini legato alla libera concorrenza.
    Con l’arrivo dei popoli germanici, che erano tutti liberi (tranne i loro schiavi) tutti divennero gradualmente liberi anche se all’inizio, nella la popolazione romana, i contadini rimasero servi. Con l’avanzare della medievale economia curtense tutti divennero servi e quindi tenuti a fornire al signore delle corvée. Non potevano abbandonare la terra del signore per andare da un altro signore, se non fuggendo. Fuggivano anche per andare nelle città dove diventavano automaticamente liberi.
    Rimanevano però liberi ed i loro figli non erano tenuti a continuare l’attività del padre. Però erano tenuti ad effettuare le corvée.
    La Chiesa non ha inventato nulla ma ha continuato le pratiche che l’aristocrazia romana (di cui è la diretta discendente) aveva creato. Io credo che il passaggio dall’economia schiavile dei romani all’economia servile del Medioevo sia legata principalmente alla fine dell’afflusso di schiavi con la fine delle guerre di conquista. Inoltre era stata osservazione comune dei proprietari terrieri la constatazione che l’economia schiavile aveva una resa bassissima per l’ovvia tendenza degli schiavi a lavorare il minimo indispensabile. Era stato più redditizio trasformarli in servi chiedendo loro dei lavori gratuiti, che potevano arrivare anche al 50% del tempo. La resa dei campi rimaneva comunque superiore.

    Secondo me è difficile che l’espressione Mane Deo diventi Mane Diu. Perfino il plurale di Dio diventa Dei e non Dii, come invece era il latino. Mentre invece la caduta della prima parte di Marcomandi (mi raccomando, eventualmente Deo, a Dio) mi sembra più abituale. Tuttavia la glottologia ha delle regole precisissime, che io non conosco, sul cambiamento di vocali e consonanti, cosa che spiega l’evoluzione delle lingue dello stesso ceppo. U.

  40. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Checché ne dicano gli accademici furlani, NON ha nessun senso un saluto che suono “Rimani a Dio” o “con Dio” o “di Dio”. Neppure l’espressione “Vai con Dio”, pure usata, ha mai avuto grande diffusione né è diventata un saluto. Ha invece evidentemente senso dire “rimani di più con noi”, che è anche una evidente forma augurale di continuare a vivere.

    E’ vero che la schiavitù è stata abolita solo a causa della difficoltà di procurarsi nuovo schiavi da quando l’impero arabo islamico aveva reso impossibile continuare a far schiavi in Oriente. Ma il servaggio della gleba non è stato così lineare e omogeneo nella sua evoluzione. Nei territori della Chiesa i servi della gleba erano oggetti, non disponevano loro dei propri figli bensì ne disponevano i loro padroni, erano cioè animali da riproduzione, per produrre altri servi della gleba. La Chiesa a un certo punto abolì la riduzione in schiavitù solo per quanto riguardava persone battezzate. Infine è stato un papa ad autorizzare, con una apposita bolla, la riduzione in schiavitù degli africani e “infedeli” vari, gettando così le basi per la tratta dei neri che è durata qualche secolo. La schiavitù venne abolita prima ad Haiti, poi dagli inglesi per mettere in ginocchio l’economia degli odiati francesi basata sulle colonie e annessi schiavi. Napoleone fece rientrare dalla finestra lo schiavismo cacciato dalla porta dai rivoluzionari francesi.
    Un saluto.
    pino

  41. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino,
    bisogna stare attenti a non confondere i periodi.
    La servitù della gleba nella sua forma ufficiale è molto tarda, credo addirittura cinquecentesca, ma la sostanza della servitù della gleba era che il contadino era legato al mestiere e ad uno specifico fondo agricolo. In questo senso la “servitù della gleba” (che allora si chiamava colonato) viene istituzionalizzato da Diocleziano e riguardava tutti i contadini dell’impero (e, in realtà, tutte le professioni perché divenne obbligatorio esercitare la professione paterna). Allora però una parte dei contadini erano liberi ma una parte, soprattutto in Italia ed in Africa, erano schiavi. Questi rimasero schiavi come prima.
    Tuttavia il rifornimento di schiavi diminuì fino a cessare non tanto per l’avvvento dell’impero arabo ma perché erano finite le guerre di conquista dell’impero. E perché era più conveniente trasformare i contadini in servi dato che la resa economica era molto superiore. I bizantini nelle loro guerre nella Balcania, ad esempio, presero molti prigionieri ma raramente li ridussero in schiavitù perché preferirono istallarli in Asia Minore (ma anche in Tracia) trasformandoli in contadini liberi e proprietari di terra ma obbligati ad entrare nell’esercito (nel sistema dei Themi) ed a pagare le tasse di proprietà sulla terra.
    Oltre a questa evoluzione bisogna anche considerare che l’istituto della schiavitù permanente ed ereditaria era sconosciuto tra i popoli germanici che occuparono l’impero e che rimasero liberi. Con il passar del tempo sia i contadini schiavi sia i contadini liberi divennero dei servi, cioè tenuti a risiedere su un determinato fondo ed a prestare specifiche attività al servizio del signore, le corvée. I servi potevano avere delle loro proprietà (ad esempio i loro attrezzi ed i loro mobili ma anche proprietà immobiliari come campi o case) di cui non potevano essere privati; potevano sposarsi ed i loro figli non erano tenuti a fare anch’essi i contadini ma potevano fare gli artigiani.
    Invece nel Cinque-Seicento ci fu una ridefinizione della Servitù della gleba soprattutto in Germania (dove provocò la guerra dei contadini del tempo di Lutero) ed in Europa orientale, ed i servi vennero privati perfino del diritto di sposarsi.
    La schiavitù rimase anche in Occidente fino in epoca tarda ma non riguardava più i contadini.

    Oggi sono impegnato: sto cucinando un piatto iraniano… U.

  42. sylvi
    sylvi says:

    Questo Post è severamente vietato ai minori di anni 14,ai coltivatori di datteri,ai raddrizzatori di banane,ed in particolare ai dispensatori di diritti del Friuli..!! n.125 CC

    caro CC,
    la pentola borbotta e io ho un po’ di tempo.
    Non avendo visto commenti al tuo 125, e non volendo dapprima rispondere io, perchè non avevo nemmeno finito di serrare la bocca spalancata per le uscite di Erri De Luca, che già tu me la facevi rispalancare nuovamente.
    Buon per te, tu dici e non dici, esprimi e non esprimi…resti là nel vago così qualcuno può sempre pensare di aver capito male!!!

    Erri De Luca invece è stato chiarissimo…mentre io e mio marito, a tavola, continuavamo a guardarci allibiti e a dire che : -quello è fuori di testa!!.

    Dunque: il di cui ha fatto l’apologia del terrorismo di sx, con un sorrisetto sardonico, beffardo, cattivo!
    – Il terrorismo fu solo quello delle bombe di Piazza Fontana e sui treni.-
    -LC può essere paragonata al National Congress di Mandela!!!!
    – Gli anni settanta in Italia come l’aparheid in Sudafrica!!!
    – “Se dovessi dire la mia a un ragazzo, la direi in osteria davanti a un bicchiere di vino… in privato”.
    eh già, perchè se l’avesse detto alla Gruber, in TV, si sarebbe beccato una denuncia appunto per apologia di terrorismo!

    Preferisco non capire quello che hai scritto tu come giustificazioni eventuali…perchè non posso pensare che nessuna persona di sx in buona fede possa approvare in parte o tutto quel che ha detto questo cosidetto poeta, della cui produzione artistica nulla so nè nulla voglio sapere, perchè ritengo che l’artista vero sappia elevarsi altrove!!!!

    Ieri sera ho sentito l’arroganza, la sicumera, la tracotanza dello “scrittore” Cesare Battisti dal Brasile.
    Il primo è sicuramente un istigatore e un giustificatore di assassini, un manipolatore di giovani ( lo ha affermato lui stesso!) il secondo è stato assassino davvero, ma che non ha pagato!
    Chi dei due è peggio?
    Ecco, proprio mi restava sullo stomaco!

    Suppongo che per la sx non bastino 40anni per capire, ce ne vorranno 70 come per la strage di Porzus!

    Buon pranzo!

    Sylvi
    -

  43. sylvi
    sylvi says:

    Ps x CC

    E suppongo che tu ti sia giustamente indignato, come me, all’uscita della Santanchè che ha paragonato Nilde Iotti alla Minetti!!!

    Sylvi

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