E’ possibile una verità storica?

La storia non può finire con l’esperienza terrena, poiché in questa dimensione la verità, nel senso pieno della parola, è impossibile. Finché esistono civiltà antagonistiche, i cui poteri dominanti decidono l’ideologia ufficiale, avendo il monopolio dei mezzi comunicativi, nessuna verità è possibile. Al massimo sono possibili delle “mezze verità” o delle critiche alle verità ufficiali del governo, delle istituzioni, ma la vera verità, quella che una volta si definiva “pura”, è fuori della nostra portata.

Possiamo soltanto avvicinarci ad essa, in maniera approssimativa, facendoci aiutare da chi ha una visione opposta a quella dei poteri dominanti, a quella di chi non tiene in alcun conto le classi marginali; ma dobbiamo farlo senza credervi ciecamente, poiché non c’è nulla che indichi la verità come un’evidenza. Infatti dobbiamo accontentarci di un’approssimazione per difetto. L’insieme sfugge alla nostra comprensione, anche se un lavoro d’équipe è certamente più significativo di quello del singolo, per quanto intelligente sia.

Il nostro giudizio è condizionato soprattutto da due fattori. Il primo è che quando gli aspetti privati confliggono con quelli pubblici, diventiamo cinici se preferiamo quelli pubblici (quanti grandi personaggi sono stati fatti fuori dalla cosiddetta “ragion di stato”? Socrate, Cristo, Tommaso Moro, sino al deputato Aldo Moro). Se invece preferiamo quelli privati diventiamo sentimentali, troppo condiscendenti.

I conflitti sociali di queste civiltà inducono a dare più importanza alla politica che alla morale, anche quando non si è politicamente impegnati; sicché la morale si guasta, subisce dei condizionamenti che le fanno perdere lo spessore umano. Chi fa politica per mera esigenza di potere fa diventare cinico anche chi non la fa, cioè anche chi preferisce dedicarsi agli affetti familiari, agli amici, ai propri hobby.

“Il potere logora chi non ce l’ha” – questa tristissima massima di uno dei principali protagonisti del delitto Moro, in fondo pesca nel vero, poiché nell’antagonismo sociale l’emarginato s’incattivisce, si disumanizza, perde la faccia di bronzo che caratterizza chi sta al potere, per il quale l’assenza di morale va vissuta con assoluta indifferenza.

Chi invece pensa che gli aspetti etici siano da coltivare molto di più di quelli politici, finisce col diventare ingenuo, col non capire fin dove si può spingere il cinismo della politica, dove la regola è quella di dire sempre il contrario di ciò che si pensa.

Il secondo fattore da considerare, che ci impedisce di avere una visione obiettiva delle cose, è il fatto che tendiamo a dare ragione a chi soffre, tendiamo a giustificarlo, anche quando sappiamo che politicamente ha torto. Gli aspetti umani ci commuovono, ci mettono in confusione e offuscano l’interpretazione obiettiva della realtà, quella che deve tener conto dei conflitti di classe, dei rapporti di proprietà. Quanti militari tedeschi sopravvissuti alla battaglia di Stalingrado hanno pianto i loro compagni perduti, senza rendersi conto del genocidio che stavano compiendo ai danni dei russi?

Ecco perché non siamo capaci di vera verità. Il fatto è purtroppo che non siamo automi, in grado di accontentarci di verità evidenti, di tipo matematico. E’ un bisogno della natura umana quello di conoscere il senso delle cose, quello profondo o “ultimo”. E sappiamo bene che se non riusciamo a soddisfarlo, meno ancora vi riusciranno le generazioni future, per quanto a volte la lontananza dagli interessi in gioco possa aiutare nella ricerca nella verità.

Noi rischiamo continuamente di compiere azioni di cui non saremo noi a vergognarci, ma le generazioni future, le quali, se e quando prenderanno consapevolezza dei nostri errori, non avranno modo di rinfacciarceli. Già faranno una fatica immane a scoprire le nostre falsificazioni, in quanto noi avremo lasciato loro un’interpretazione dei fatti del tutto edulcorata. Ma anche quando vi riuscissero, con chi se la prenderanno? Non è forse un’ingiustizia che una generazione compia impunemente degli abusi e ne scarichi le conseguenze sulle generazioni successive?

Questa mancanza di senso della storia non ci permetterà mai di raggiungere la verità. Ecco perché abbiamo bisogno di un’altra dimensione per chiarirci definitivamente, e chissà fino a che punto sarà possibile farlo a mente fredda: le cose a volte s’interiorizzano così tanto che neppure a grande distanza di tempo si riesce a metabolizzarle. Quando i sopravvissuti dei lager ricordano quello che hanno passato si commuovono ancora, come se fosse successo ieri, e si commuovono persino i loro figli, quanto i genitori sono morti già da tempo.

L’importante, sin da adesso, è non acquisire la psicologia della vittima innocente, quella di chi vuole reagire a tutti questi soprusi con spirito vendicativo. Noi non possiamo rischiare di comportarci peggio delle precedenti generazioni, anche se è nostro compito smascherare chi sostiene d’essersi comportato in una certa maniera per assicurarci un’esistenza dignitosa.

La sofferenza va relativizzata: di per sé essa non rende più vera la verità; anzi, il più delle volte la falsifica, poiché uno pensa che in nome del proprio dolore tutto gli sia lecito. Quando Dante incontrò Brunetto Latini e lo sentii inveire pesantemente contro i fiorentini, lui che, in fondo, da loro aveva ottenuto un danno alquanto modesto, così gli rispose: “Son pronto ad affrontare la sorte, qualunque cosa essa mi riservi, purché la mia coscienza non mi rimproveri” (Inferno, XV, 91-93).

7 commenti
  1. controcorrente
    controcorrente says:

    Il concetto di verità (assoluta)è figlio delle Morali (qualsiasi)
    E le Morali sono storicamente determinate(punto)

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  2. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro enrico,
    dopo aver scherzato, veniamo al sodo della tua domanda.
    No,una verità storica basata sulla morale , per esempio non è possibile.
    Esistono dei dati storici sui quali imbastire dei ragionamenti.
    I dati storici sono
    A ) l’homo da quando è homo è principalmente un Homo economicus..
    B) gli ultimi dati dicono a mio avviso parlando di PIl mondiale,in questa crisi è che il Pil Mondiale nei paesi di vecchio sviluppo è diminuito di circa il 3,5 % mentre altri come la Cina aumenta del 9% …dati del 2009…
    C) a meno di avere del prosciutto sulle meningi a mio avviso “tutti si stanno annusando su questi dati…poi vengono le morali i cambiamenti di morale,le verità e semi-verita,e tutta una ridda di ipotesi, comprese anche una bella dose di seghe mentali..!!
    d) naturalmente tutto ciò in “ultima analisi”,ma la storia che segue stranamente è la storia di ultime analisi POI..anche se negli ambienti accademici dicono che non bisogna mai parlare in questi termini..non so forse nelle accademie fanno la storia della provvidenza divina..Tra econo- misti, politologi, moralisti ect,ect
    almeno mi pare

    cc

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  3. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Non c’è dubbio che la morale sia relativa allo spazio e al tempo, ma se fosse solo così dovremmo arrivare a dire che non esiste un’unica specie umana o comunque che tra le varie generazioni della storia non sia possibile una vera comunicazione (o confronto), in quanto ognuna pretenderebbe di aver ragione, specie le ultime (quelle che ci sono contemporanee).
    Invece io mi pongo il problema di come trovare una linea comune tra le generazioni che prescinda da spazio e tempo: una linea interpretativa che ci permetta di dialogare su quelli che possiamo considerare i comuni fondamenti di un’esistenza umana e naturale.
    Se li troviamo, possiamo tranquillamente ipotizzare che vi era più senso etico quando secondo il nostro modo d’interpretare la storia avrebbe dovuto essercene di meno, e cioè nell’epoca primitiva.
    Se noi riusciamo a dimostrare, tanto per fare un esempio, che il rispetto della natura che avevano gli uomini primitivi non era dovuto alla scarsità di mezzi con cui potevano manipolarla, né alle loro concezioni magico-religiose, ma dipendeva proprio da una scelta etica della vita, noi dobbiamo riscrivere in toto i manuali di storia.
    La nostra storiografia è viziata profondamente da un’arbitraria coincidenza di progresso tecnologico e sviluppo civile. Nei confronti di questo progresso siamo noi che nutriamo delle idee magico-religiose (feticistiche).
    Il fatto che tu attribuisca all’economia un fondamento universale della morale, è già un modo morale di interpretare i fatti, un modo materialistico o addirittura cinico, che vede l’interesse materiale alla base di ogni scelta umana. Questo modo di vedere le cose è borghese.
    Noi invece dobbiamo costruire un’etica che giudichi l’economia, che la faccia cadere dal suo piedestallo, che le impedisca di porre l’interesse alla base dell’etica.
    ciaooo

    Rispondi
  4. Linosse
    Linosse says:

    Dopo una notevole produzione di opere riscritte da amanuensi controllati strettamente da maestri nell’arte della falsificazione di tutto quello che non era “parola di Dio” (dalla sfericità della terra nel sistema solare a tutta la filosofia e storia ) cosa è rimasto dei riferimenti attendibili?
    Un pietoso velo su questa eco-nomia che si riflette e ripete rimbalzando su tutti gli angoli possibili che trova sul percorso proponendosi in una cacofo-nomia incomprensibile più dell’oracolo di Delfi.
    Forse per questo l’interpretazione dei confusi balbettii degli “espert” è tanto libbera-le da essere personale,ognuno pensi quello che vuole tanto il margine d’errore è lo stesso ,il 90%;insomma ci azzecchi per sbaglio .
    La confusione è grande e non solo sotto il cielo ma ,in particolare,terra terra.
    L.

    Rispondi
  5. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,
    non si tratta in questa sede di rifare la storia di una vecchia polemica se sia più giusto o meno partire da piuttosto che..
    Su questa base si sono già sprecati montagne di tomi..mi pare !
    Io e te però sappiamo che è già stato inventato il metodo dialettico di vedere le cose del mondo..
    Io e te sappiamo come per un sacco di altre cose,esiste una dialettica nello sviluppo delle “cose del mondo” e quindi anche un rapporto dialettico tra Etica ed Economia.
    Per cui vorrei sgombrare subito il campo da affermazioni che mi pongono nella situazione per cui mi fai dire o mi attribuisci questa interpretazione : ..tu attribuisca all’economia un fondamento universale della morale, è già un modo morale di interpretare i fatti, un modo materialistico o addirittura cinico, che vede l’interesse materiale alla base di ogni scelta umana. Questo modo di vedere le cose è borghese.
    Io non ho mai affermato nulla del genere!

    Mi pare abbastanza chiaro che Scienza ,tecnologia per esempio in rapporto con l’economia siano da queste potentemente “influenzate” sia nell’indirizzo delle ricerche che negli sviluppi.
    Ma se non si afferra il Modo con cui si è sviluppata l’economia ,ovvero il Sistema Dominante ormai sistema capitalistico globale,si rischia di non capire come un fatto di per sè positivo come l’enorme aumento della produzione agricola negli ultimi 150/200 anni abbia provocato un aumento enorme degli affamati nel mondo ormai globalizzato.
    Ma la globalizzazione( e quindi la diffusione dell’economia capitalistica nel mondo) non è un’ideologia od un’etica come ben sai,ma piuttosto il logico sviluppo di alcune “leggi” già scoperte alcuni anni fa. (attendo smentite in merito)
    Pertanto il modo di considerare l’economia (o meglio i dati ) non è un’altra visione etica (magari borghese come dici giustamente tu).
    Sono d’accordo la Borghesia in fondo ha creato un’altro DIO gli economisti odierni gli apostoli con varie sfumature..tra gli apostoli metteri pure tutte le visioni di tutti i riformismi socialisti, che oggi al pari della varie chiese, si trovano in difficoltà a giustificare la setta degli adoratoridel Welfare , come sistema di conciliazione dei conflitti e portatore della pace perpetua sull’onda della Religione madre dello Sviluppo incessante generatore del profitto come elemento trinitario di uan nuova triade che magari per questi adepti vedrebbe nel Welfare il novello gesù venuto per salvaRCI DALLE CONTARDDIZZIONI DEL VECCHIO testamento. (amen)
    Si può quindi accogliere il tuo appello………

    Noi invece dobbiamo costruire un’etica che giudichi l’economia, che la faccia cadere dal suo piedestallo, che le impedisca di porre l’interesse alla base dell’etica.

    …..alla condizioni che non si ignorino i processi dialetti della storia , si analizzino i dati si acceti la realtà della situazione , ma soprattutto non si ignori che Le contraddizzioni sono ineliminabili con le buone intenzioni o nuove idee ..o nuove religioni dell’essere…
    La storia del mondo è la storia della lotaa….ect(attendo smentite) e mai come in questo momento storico i proletari (oggi si chiamano salariati ) stanno crescendo a dismisura nel mondo, e mai come in questo momento i fenomeni di inurbamento sono così massicci…certo noi europei abbiamo finito un ciclo , ma il mondo non si ferma all’europa..
    Per cui …trai tu le logiche conclusioni su cosa bisogna fare, ..per esempio se il Capiale è internazionale è ormai questa è una realtà vera allora i salariati cosa devono essere ?

    cc

    Rispondi
  6. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    I processi dialettici della storia il marxismo li ha individuati all’interno della struttura economica (dicendo chiaramente che l’ideologia borghese, quando fa coincidere interesse privato con interesse pubblico, non fa che mistificare la realtà), ma non ha mai visto un’influenza reciproca tra struttura e sovrastruttura (Engels ha dovuto ammetterla, obtorto collo, solo alla fine della sua vita). In ultima istanza la struttura ha sempre giocato per Marx ed Engels il suo bel primato. Infatti è stato Lenin a dire che un tipo particolare di sovrastruttura: la politica, è più importante dell’economia, essendone la sintesi. Una rivoluzione politica può evitare di aspettare una transizione economica sotto il dominio della categoria della necessità.
    Il fatto è che non esiste alcun primato. Esiste solo l’uomo, che è fatto di etica e di economia e di tante altre cose. Solo che oltre il leninismo non si è ancora andati.
    Guardare le cose da un mero punto di vista economico (l’interesse materiale) o da un mero punto di vista politico (il conflitto di classe) sono due facce della stessa medaglia. E con nessuna delle due facce siamo stati capaci di porre le basi per superare definitivamente l’etica dell’antagonismo sociale, che si avvale non solo del primato della proprietà sul lavoro, ma anche della tecnologia sulla natura, del mercato sull’autoconsumo, della moneta sul baratto, dello Stato sulla comunità di villaggio, dell’industria sull’agricoltura, del lavoro intellettuale su quello manuale e così via.
    Neanche se il proletariato mondiale vincesse la sua partita contro le multinazionali avremmo fatto un passo avanti in direzione di un diverso modo di concepire l’etica.
    ciaoooo

    Rispondi
  7. controcorrente
    controcorrente says:

    A Robespierre non andavano a chiedere cosa sarebbe stata la società borghese, perchè molto presumibilmente egli avrebbe risposto che il suo problema in quel momento era far fuori il RE !

    Nessun pacifista che io sappia ha mai fermato una guerra !
    La storia del mondo è storia di lotte e di rapporti di forza.
    Lo schiavismo dell’antica Roma era una cosa normale e temo assai che il Cristianesimo sia stata la causa della fine dello schiavismo..le invasioni barbariche presumo molto di più…!!
    La dialettica è un processo in divenire e Engels ha sempre risposto a chi gli chiedeva cosa sarebbe stato il socialismo che sarebbe stato un problema di quelle generazioni…
    Marx non leggeva sfere di vetro !
    Una cosa per volta…senza dimenticare però che il proletariato, non ha mai vinto ancora nessuna battaglia..che io sappia..!!
    Appunto, un processo dialettico presume che senza un rapporto di forza favorevole non si va da nessuna parte..si filosofeggia..ma per costruire un Rapporto di forza favorevole bisogna pur partire…da qualche parte..
    Io poi sono d’accordo con te se , i proletari (salariati) vorranno un mondo….”.per superare definitivamente l’etica dell’antagonismo sociale, che si avvale non solo del primato della proprietà sul lavoro, ma anche della tecnologia sulla natura, del mercato sull’autoconsumo, della moneta sul baratto, dello Stato sulla comunità di villaggio, dell’industria sull’agricoltura, del lavoro intellettuale su quello manuale e così via” …
    mi paiono tutte cose ottime…temo assai però che si possano realizzare semplicemente proclamandole….e temo che nemmeno sia possibile realizzarle senza una decisivo ribaltamento dei Rapporti di Forza…
    Già mi immagino masse di borghesi penitenti in pellegrinaggio con il cilicio che si percuotono con le verghe ..!!
    Poi è solo un mio modesto parere !!

    cc

    ciaoo

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