Le inutili alternative

Il problema maggiore delle moderne civiltà è che qualunque tentativo si faccia per risolvere determinati problemi finisce sempre per produrre nuovi problemi, spesso ancora più gravi dei precedenti. Noi sembriamo destinati a ottenere il contrario di ciò che vorremmo.

Prima che le civiltà antagoniste comparissero si doveva cercare di conservare, il più possibile inalterato, tutto il passato, per poter avere delle certezze sul futuro. Oggi invece non abbiamo alcuna cognizione del passato e viviamo alla giornata, del tutto ignari di ciò che ci attende, tanto che qualunque evento, anche disastroso come un crac borsistico, ci giunge assolutamente inatteso e pensiamo che prima o poi si risolva da sé (si pensi solo a quanto furono impreviste le due guerre mondiali).

Purtroppo però non possiamo non far nulla col pretesto che, facendo qualcosa, peggioreremmo la situazione. Se non facciamo niente, le cose peggiorano lo stesso, proprio perché esse sono frutto di rapporti antagonistici, le cui contraddizioni, stante l’attuale sistema che le produce, risultano irrisolvibili.

Infatti, quando si ha l’impressione ch’esse siano meno pesanti da sopportare, è perché il loro carico maggiore è stato trasferito su categorie sociali più deboli. In molti si sta pagando per far contenti i pochi. E questo meccanismo si verifica a tutti i livelli territoriali: locale regionale nazionale continentale mondiale, essendo strettamente intrecciati. P.es. se in ambito nazionale esiste un’imprenditoria che sfrutta la propria componente operaia, esse, insieme, sfruttano le aree del Terzo Mondo.

Insomma non c’è solidarietà tra sfruttati: ognuno se la deve vedere da solo coi propri “padroni”. Il capitale vuole il globalismo per gli scambi commerciali e finanziari e per il mercato del lavoro, ma si opporrebbe con qualunque mezzo, anche il più devastante possibile, all’idea di un’opposizione internazionale al sistema.

Il crollo dell’impero romano (la maggiore società schiavistica del mondo antico) dovremmo vederlo come esempio emblematico, a livello territoriale (in quanto i suoi confini erano abbastanza definiti), di cosa potrebbe accadere al nostro sistema, che è capitalistico, i cui confini non esistono, essendo un fenomeno mondiale.

La differenza, tra allora e oggi, è che a quel tempo esistevano, in Asia e in Europa orientale, molte popolazioni in grado di opporre resistenza all’idea di “schiavismo”; oggi invece l’idea di “socialismo” sembra aver perduto qualunque forza propulsiva. Il motore della nave s’è spento e non possiamo sostituirlo con la vela, perché ci era stato detto che, in nome del progresso tecnologico, non ne avremmo più avuto bisogno. Siamo praticamente in balia dei venti.

15 commenti
  1. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro enrico,

    ..Insomma non c’è solidarietà tra sfruttati: ognuno se la deve vedere da solo coi propri “padroni”. Il capitale vuole il globalismo per gli scambi commerciali e finanziari e per il mercato del lavoro, ma si opporrebbe con qualunque mezzo, anche il più devastante possibile, all’idea di un’opposizione internazionale al sistema.

    Infatti Io non capisco , perchè ,per forza ,si debba essere più buoni a natale..!!
    Questo è il vero mistero dell’Umanità.!!
    Eh,eh,eh….ma che davvero ci dabba essere un giorno in cui ci si possa , anzi si bdebba essere per forza più buoni, del resto dei giorni dell’anno solare ?

    Mah ..misteri dell?umanità eh,eh,eh !!

    cc

    Rispondi
  2. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro enrico,

    non riesco a capire chi ha detto, che in nome del Progresso tecnologico si debba cancellare la possibilità di avere un futuro socialista…!!
    O forse ho capito male ,io…?
    Se ti riferisci ai “riformatori” è possibile, in quanto da parecchi hanno accettato il sistema pensando che esso sia stato il trionfatore ed è difficile ora spiegare alla gente perchè come mai e per cosa…
    In fabbrica, il sistema solidaristico sta saltando e come in tutte le difficoltà Ognuno per se , per gli altri se ne resta !!
    Del tipo purchè a me resti un miserevole tozzo, crepino due miei compagni di lavoro.
    Sappiamo a chi dover dire grazie..ma sarebbe opportuno ricominciare a dire “le cose come stanno”..dura lex ,sed lex “.
    Pochi per ora lo stanno facendo…ed è difficilissimo spiegare a chi è intronato da decenni di Placebo (acqua colorata) di stronzate!
    Tanto per non tirarmi indietro..avevano inchiappetato pure me..in un recente passato.., ma sto facendo una cura disintossicante veloce !!

    cc

    Rispondi
  3. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Non hai capito male, è proprio così. Il progresso tecnologico è parte in causa del superamento del sistema. Non c’è solo la questione sociale da affrontare (cioè lo sfruttamento del lavoro altrui, inevitabile quando i mezzi produttivi sono in proprietà privata), ma anche la questione ambientale, che non può essere risolta con gli strumenti del progresso tecnologico, i quali suppongono, in tutte le teorie borghesi e di sinistra, non la subordinazione dell’uomo alla natura ma il contrario. L’unico impatto zero possibile è quello in cui si rinuncia alla tecnologia nata a partire dalla rivoluzione galileiana.
    ciaooo e auguri di buone feste!

    Rispondi
  4. Linosse
    Linosse says:

    Cari Enrico e CC
    Come sempre nulla è negativo in tutto,la tecnologia come tutto non è nè buona nè cattiva dipende dall’uso che se fa.Fino ad ora è stata al servizio di un supercapitalismo senza scrupoli e limiti con i isultati che vediamo.
    Bisognorebbe essere TUTTI più saggi e ritornare a un uso più corretto,ottimizzare le risorse condividendole con tutti gli umani cominciando da quelle alimentari, senza sprechi e risultati solo negativi(scorie di tutti i tipi,disastri nucleari e petroliferi,inquinamento ormai mondiale).
    Ad una globalizzazione solo capitalista bisogna contrapprorre una di tutti i “bollettari” (ormai quasi tutti soggetti di solo debito e tasse ad libitum)del mondo,tutti con gli stessi problemi di base che continuano, anche ora 2012, ad essere sempre gli stessi.
    Natale anche per i laici deve essere rinnovamento,AUGURONI E PERSEVERANZA.
    L.

    Rispondi
  5. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,
    Buon natale e buone feste anche a te e a Linosse!
    Sicuro, che ancora nel prossimo anno, discuteremo ancor più nel dettaglio della questione “tecnologica”.
    Per il momento, sono impegnato per la Pubblicazione di un Romanzo inedito che parla delle vicende di fine 300 dalle mie parti.
    Curo prefazione ed introduzione, per cui in questo momento sono impegnato con l’economia “curtense”.
    Devo dire che non mi fatto male rileggere Duby e Le Paure del Medioevo…mi sembrano stranamente uguali alle “nostre”..per certi versi…!!

    Come dici tu, ciaooooo!!

    Rispondi
  6. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Quando hai finito, mandami un estratto del tuo libro (o un capitolo) che te l’ho metto volentieri in homolaicus.com

    Quanto a Linosse, ribadisco che ormai non è più vero che la tecnologia non è né buona né cattiva. E’ nata con intenti “cattivi” (dominare la natura) ed è stata ereditata dalle forze “buone” della nostra civiltà (quelle a favore del socialismo) con gli stessi intenti “cattivi”, in quanto non si è messa minimamente in discussione.
    Fare una rivoluzione sociale senza farne una ambientale non servirà a nulla.

    auguriamoci di capirlo tutti

    Rispondi
  7. controcorrente
    controcorrente says:

    L’economista volgare crede di fare una grande scoperta se, di fronte alla rivelazione del nesso interno insiste nel fatto che le cose nel loro apparire hanno un’altro aspetto.
    Infatti egli è fiero di attenersi all’apparenza e di considerarla definitiva .A che serve allora una scienza?

    Da critica del programma di Ghota…K. Marx
    _________________________________________

    Infatti oggi siamo pieni di economisti “volgari” ed anche un pò confusi…!!
    Di profeti della Fine della storia falliti, di cantori del Liberalismo e del libero mercato che non trovano più “corti” a cui cantare le loro storie…e di giornalisti “smarriti”che non sanno più che cronache raccontare …

    Rispondi
  8. controcorrente
    controcorrente says:

    Una delle accuse che si portano più sovente a K. Marx è di essere stato il Primo profeta della Fine della Storia , nel senso che con Il Proletariato e la fine delle Classi,la Storia del Mondo sarebbe finita.
    (sic’ ,in gloria)

    Alla faccia di K . Marx , mi sembra,che dopo la caduta del Muro,Profeti su Profeti si siano materializzati per annunciare il fatto..Media , mentori cantastorie, economicti , nani,giullari e ballerine!
    Poveretti, la Storia è appena iniziata dopo ,questa “crisone del Debito”….mi viene da ridere, anche Avvenire parla di Crisi del Debito Mondiale…ohibohh…che stiamo anche loro per riscoprire Marx, come il Dalai Lama pochi anni fa ..
    Ragazzi che confusione…in questa “nouvelle” critica dell’economia politica”
    Eh, eh!!

    cc

    Rispondi
  9. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Marx ha capito poco delle società precapitalistiche (anche perché gli studi ai suoi tempi erano scarsi), ha sempre considerato sottosviluppati i contadini, ha sempre guardato il passaggio dal comunismo primitivo allo schiavismo come una necessità storica, solo alla fine della sua vita ha capito che gli slavi non erano un popolo senza storia e ha accettato l’idea che si potesse passare dal feudalesimo al socialismo, inoltre ha sempre considerato il colonialismo come una conseguenza del capitalismo, quando in realtà esso esisteva sin dalle crociate e senza questo colonialismo forse non ci sarebbe stato neppure il capitalismo, e soprattutto non ha mai sviluppato l’idea che senza una determinata cultura religiosa non sarebbe mai nato alcun capitalismo, e questa cultura, prima ancora di diventare protestantica, si chiamava “cattolicesimo-romano”. Il meglio lui l’ha dato nella scoperta del plusvalore, ma resta ancora molto da fare per teorizzare un socialismo davvero democratico. Lenin ha fatto molto per superare Marx nei suoi limiti di fondo, ma neppure lui è mai riuscito a porre le basi per una progressiva estinzione dello Stato, per non parlare del fatto che non s’è mai posto il problema di come rendere compatibile lo sviluppo tecnico-scientifico con le esigenze riproduttive della natura. L’ultima riflessione abbastanza significativa sul socialismo è stata quella di Gorbaciov, cui però non si è dato modo di svilupparsi.

    Rispondi
  10. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Vedi, il problema non è semplicemente quello di liberare il lavoro dal suo carattere salariale, che lo rende odioso a motivo dello sfruttamento che gli è intrinseco (cosa ch’era stata scoperta assai prima di Marx). Noi dobbiamo liberare il lavoro anche da se stesso, dalla sua tecnologia, cioè dalla pretesa che ha di emancipare l’uomo facendogli credere di poter fare della natura ciò che vuole. E’ sbagliato proprio il “modo” di lavorare, a prescindere dalle dinamiche dello sfruttamento: dobbiamo ripensare i criteri del rapporto uomo/natura. Non ha alcun senso che si parli di riciclaggio quando una qualunque produzione industriale è di per sé antiecologica. O parlare di fotovoltaico per sostituire gli idrocarburi quando gli stessi pannelli solari esauriti costituiscono una grande fonte d’inquinamento e un grosso problema per il loro smaltimento. Neppure l’agricoltura biologica può essere un’alternativa all’industria, almeno non lo sarà fino a quando non si sarà eliminata la proprietà privata della terra e dei mezzi produttivi agricoli, la specializzazione delle colture, la produzione per il mercato e le tasse sui lavori agricoli, che dovrebbero essere basati sull’autoconsumo. L’agricoltura ha distrutto la foresta, l’industria ha distrutto l’agricoltura. Ora dobbiamo distruggere l’industria e rimettere in piedi le foreste.
    Ce la faremo senza autodistruggerci?

    Rispondi
  11. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,

    che molte cose siano state “abbozzate ” o scoperte prima di Marx , non v’è alcun dubbio.
    Rimane centrale il problema di chi fa o farà cosa,al di là del “cosa” si farà.
    In sostanza è un problema “culturale” o “politico” ?
    Da quel poco che ho capito io,leggiucchiando qui e lè di problemi di Filosofia e Storia della Scienza, quasi sempre “l’uomo faber”occidentalis” (sic!) da un punto di vista empirico è arrivato prima alla “scoperta”di qualsiasi tipo di macchina..dalle leve, all’aratro, alla staffa,al vapore ..e via discorrendo…
    E te lo posso dimostare ampiamente.
    La scienza ha fornito ,sovente, in seguito, la sistemazione “scientifica” dell’empirismo, sollecitata in questo da molte “richieste”….soprattutto ha risolto i cosiddetti problemi di rendimento delle “macchine” ..qualsiasi macchina!
    Quasi che La tecnologia intesa in senso lato, anticipasse sovente la scienza ,intesa come ricerca dei principi ..!!
    Di conseguenza , ritorniamo al problema principale di chi fa chi e chi fa cosa!
    Temo assai quindi che la via della salvezza passi attraverso una esclusiva presa di coscienza che pieghi “la politica”ed il potere ad altre vie.
    Anche perchè sovente la politica è piegata a sua volta dal prendere atto che la situazione “reale”, non è già più quella desidarata.
    VD il passaggio dal feudalesimo al economia odierna!
    Come si diceva un tempo…una chiara situazione dialettica..oggi non va più di moda ..ma tant’è !!

    Non oso profferir parola sul futuro…però posso dirti che la Storia mai ha fatto a mio avviso dei “salti” culturali ,senza passare dalle forche caudine di un lungo percorso attraverso l’economia reale..un travaglio infinito…
    Posso solo ribadire quello che già ho detto e cioè che solo ora siamo appena agli albori di un’economia veramente mondiale con relativa proletarizzazione di grandissime masse di individui..(inteso come inurbamento nelle metropoli dalle campagne),bisognerebbe spiegare queste cose a milioni di indiani ,cinesi e brasiliani e ct..che già sono più numerosi di noi…!!

    un saluto

    cc

    Rispondi
  12. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    Il problema di un’alternativa al sistema è sicuramente politico: non basta fare una rivoluzione culturale alla Gramsci. Però in attesa che si faccia l’assalto al palazzo d’Inverno, bisognerebbe riflettere su cosa fare dopo, e su questo siamo lontanissimi, destinati inevitabilmente a ripetere gli errori del passato.
    Quanto alle scoperte scientifiche, nessuno nega che non si dovessero fare, ma che si siano fatte senza chiedersi se davvero erano utili, s’era possibile farne a meno, qual era il prezzo accettabile da pagare, se violavano l’esigenza della natura di riprodursi, se sarebbero servite all’intera collettività e non ai soliti noti e così via.
    Tutto è avvenuto senza rispetto per i deboli, per gli ignoranti, per gli sprovveduti e naturalmente per la natura, che ha pagato un prezzo non meno alto delle popolazioni che coi genocidi abbiamo eliminato definitivamente dalla storia.
    Tutti questi abusi l’occidente li deve pagare, ma la vera tragedia è un’altra, che la sua scienza ha preso piede ovunque: sicché presto avremo qualche paese asiatico (Cina, India) che ci supererà anche nelle schifezze che abbiamo creato. E magari lo farà – abominio della desolazione – proprio in nome di un certo modo di realizzare il socialismo!
    ciaooo

    Rispondi
  13. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Enrico,
    solo ora ho trovato il tempo per rispondere al tuo ultimo intervento.

    A proposito di Globalizzazione ,devi ammettere che il vecchio Marx ,ci aveva preso nel Manifesto a proposito di Globalizzazione…” I tenui prezzi delle sue merci sono l’artiglieria pesante,con cui essa abbatte tutte le muraglie cinesi, e con cui costringe a capitolare il più accanito odio dei barbari per lo straniero.Essa costringe tutte le nazioni ad adottare le forme della produzione borghese,se non vogliono perire; le costringe ad adottare la cosiddetta civiltà ,cioè a farsi borghesi.In una parola,essa si crea un mondo a propria immagine e somiglianza”

    Vecchio briccone Carletto !eh?

    Oggi ci sono bravi torturatori della Lingua che si ingegnano di dire la stessa cosa , pur di non riconoscere la paternità di questa dichiarazione.
    Poverini mi fanno tenerezza.

    Ma quel vecchio “briccone” avva detto detto un’altra cosa e cioè che nell’economia capitalistica avanzata a,proposito di merci e di valore, e cioè che tutto sommato l’economia capitalistica scambiava le merci con un tipo di scambio equivalnte ovvero incorpora il costo di produzione, (li nacse il profitto)(e lo sfruttamento moderno)
    Nel contado allargato, esiste invece lo scambio commerciale non equivalente…dove il profitto risiede proprio nella non equivalevanza…capitale commerciale..
    In un economia di ritorno alla natura, che ne facciamo dei Commercianti o li aboliamo ?

    cc

    Rispondi
  14. Enrico Galavotti
    Enrico Galavotti says:

    In un’economia di ritorno alla natura siamo tutti commercianti, nel senso che chiunque può barattare ciò che vuole senza dover sottostare alle leggi del mercato, che oggi sono quelle del monopolio.
    La legge del valore (il valore di un bene è determinato dal tempo di lavoro socialmente necessario a produrlo) si realizza meglio nel baratto, dove chiunque è in grado di valutare il tempo socialmente necessario. E’ il collettivo che produce che deve fare questa valutazione, non un’entità astratta come il mercato: se è il mercato che lo decide, il collettivo dipende in toto dal mercato.
    E’ la figura del commerciante in sé che deve sparire, poiché essa riflette la separazione del capitale dal lavoro, ovvero quella del produttore dalla proprietà dei suoi mezzi di lavoro.

    ciaooo

    Rispondi

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