Gasparri straparla invocando “un nuovo 7 aprile a base di arresti preventivi”. Cossiga si rivolta nella tomba, perché sa bene per esperienza diretta che così Gasparri spinge al terrorismo

Scrivo con qualche approfondimento per il blog quanto scritto questa mattina per il giornale online Blitzquotidiano a proposito della bella idea del’onorevole Maurizio Gasparri di mettere in galera preventivamente un po’ di studenti per evitare disordini di piazza. Idea che ci ricorda come Gasparri sia rimasto un fascista, e del resto il suo camerata ministro Ignazio La Russa di essere fascista se ne vanta anche in televisione senza che per questo il presidente della Repubblica ne imponga a tutti i costi la destituzione. L’onorevole Gasparri, che quando era minstro delle Telecomunicazioni si lustrò come servitore degli interessi televisivi e massmediatici del suo grande capo Silvio Berlusconi,  non sa di cosa parla, perciò invoca “arresti preventivi e un nuovo 7 aprile” straparlando non solo riguardo l’anno degli arresti, avvenuti nel ’79 e non nel ’78 come ha detto lui, ma anche riguardo la sostanza. Andiamo però per ordine, spiegando prima di tutto cos’è stata l’ondata di arresti del 7 aprile 1979, passato alla storia giudiziaria e giornalistica come “il blitz” per antonomasia. E aggiungendo subito che il ministro degli Interni di allora, Francesco Cossiga, ebbe poi modo di dichiarare pubblicamente d’essersi pentito di avere mandato i carabinieri e la polizia a reprimere sempre, soprattutto nel ’77,  le manifestazioni di piazza, all’epoca spesso molto più violente di quelle che hanno sconvolto Roma nei giorni scorsi. Cossiga se ne pentì perché riconobbe che proprio quella repressione spinse troppi giovani verso il terrorismo brigatista, che nel ’78 tra l’altro rapì e uccise lo statitsta e uomo di governo democristiano Aldo Moro. Non so se l’onorevole Gasparri se ne renda conto, ma la sua invocazione equivale quindi a invocare la rinascita del terrrorismo.
Dunque: quel giorno il pubblico ministero Pietro Calogero fece arrestare una dozzina di personaggi, me compreso, con in testa il professore universitario di Dottrina dello Stato Antonio Negri, detto Toni, e altri leader o supposti tali di spezzoni del movimento extraparlamentare di sinistra chiamato Autonomia Operaia, come per esempio gli allora famossissimi Oreste Scalzone e Franco Piperno, ex leader con Negri del disciolto gruppo di Potere Operaio, ma compresi assistenti universitari di Negri che non c’entravano nulla di nulla se non solo con i suoi studi e libri, come Luciano Ferrari Bravo e Alisi Del Re. A quell’epoca imperversavano le Brigate Rosse (BR) e Prima Linea (PL), dedite a quella che loro chiamavno lotta armata e che altri chiamavno terrorismo. Le vittime uccise dalle BR e da PL erano purtroppo sempre più numerose. Tra gli altri, nel ’78 era stato rapito e ucciso l’onorevole Aldo Moro, con il massacro della sua scorta. Per cercare di rintracciare i responsabili del sequesto e dell’uccisione di Moro e della sua scorta il ministero dell’Interno decise di far trasmettere alla Rai  e alle radio e tv private le registrazioni delle intercettazioni di alcune telefonate di brigatisti alla famiglia Moro fatte per tentare di dettare le condizioni per la liberazione del rapito. Una delle telefonate mandate in onda era invece al professor Tritto, un amico di Moro, e venne fatta per dirgli dove si trovata il cadavere di Moro, cioè in una Renault rossa parcheggaiata in via Caetani, a Roma.

Fu così che nell’estate del ’78 un assistente di matematica alla facoltà di Ingegneria di Padova, Renato Troilo, ex di Potere Operaio passato al Partito comunista, si recò in questura per dire che la voce della telefonata a Tritto gli pareva fosse la mia. La questura trasmise la “testimonianza”, definendola di “fonte solitamente attendibile”, cioè a dire come se Troilo fosse un informatore abituale della polizia, sia alla procura della Repubblica di Padova che a quella di Roma, competente per il delitto Moro.  La procura di Roma, ben sapendo che quella voce non era mia ma del brigatista Valerio Morucci, cestinò l’informazione. Calogero invece la prese sul serio, tanto che il giornale il Gazzettino segnalò, prima dell’agosto ’78, un suo viaggio a Roma “perché pare ci siano agganci padovani con il delitto Moro”. All’epoca ero collaboratore fisso de L’Espresso, corrispondente dal veneto di Repubblica e caposervizio del neonato Mattino di Padova, che avevo contribuito a far nascere su richiesta di Giorgio Mondadori, che quando mi chiese di darmi da fare era il presidente del consiglio di amministrazione di Repubblica. La notizia del Gazzettino mi incuriosì, e informandomi venni a sapere che ero sospettato di essere un telefonista dell BR del caso Moro! In seguito venni a sapere anche che Negri era pure lui sospettato di essere stato un telefonista brigatista del caso Moro, su “testimonianza” del professore di scuola media Severino Galante, solo che il brigatista vero di quelle telefonate e di tutto il resto si chiamava ed era Mario Moretti, non Toni Negri.
Raccontai divertito le “scoperte” di Calogero ad amici e ad amiche, tanto che quell’estate la faccenda delle telefonate diventò un gioco, ci scherzavamo su. Come ho già scritto più volte tra i commenti del blog, a quell’epoca si usavano zoccoli di legno con la suola molto altra e io a volte quando ero in compagnia per far ridere me ne toglievo uno, lo impugnavo come un telefono e dicevo “Pronto, casa Moro?”. Quell’anno passai le vacanze a Lampedusa, e col giochino dello zoccolo-telefono tenevo allegra la mia amica Cristina, venuta in vacanza con me. Non avrei immaginato neppure da lontano che una simile cazzata sarebbe diventata un giorno la “prova” per mandare in galera un sacco di gente. In seguito però un ex militante di Potere Operaio, Antonio Romito detto Pomito, su pressione del Partito comunista al quale anche lui come Troilo era iscritto, andò da Calogero per rilasciare una ben singolare “testimonianza”: a suo dire, nel 1973 Potere Operaio aveva solo fatto finta di sciogliersi, per poter meglio confluire nelle Brigate Rosse. Le oltre 20 pagine del “memoriale Romito”, come venne pomposamente definito, a me dedicavano a malapena un paio di righe: “Il giornalista Pino Nicotri ha nel movimento un luogo particolare”. A parte la stranezza della prosa, la sostanza era vera: ero il presidente dell’intera assemblea dell’ateneo dell’Università di Padova oltre che della facoltà di Fisica dove studiavo, ormai molto fuori corso, ero cioè il presidente assembleare dell’intero movimento studentesco padovano. Movimento studentesco però, cosa ben diversa dal resto.

Calogero, pressato anche lui dal Partito comunista, che allora si apprestava ad appoggiare dall’esterno i governi democristiani lanciando la linea del “compromesso storico”, non seppe resistere alla tentazione e scambiando fischi per fiaschi prese il più colossale granchio della storia giudiziaria italiana del dopoguerra ordinando la retata del 7 aprile contro “i componenti della direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima Linea e Autonomia Operaia, nonché autori e responsabili del sequestro e uccisione dell’onorevole Aldo Moro”. Come l’onorevole Gasparri può vedere, il movimento degli studenti e le loro manifestazioni di piazza NON c’entravano un fico secco, checché lui ne straparli.  In seguito i capi d’accusa vennero estesi a tutti gli omicidi brigatisti avvenuti a Roma. In cella a regina Coeli lessi allibito che nella ennesima versione del mandato di cattura, sempre più voluminoso,  ci contestavano anche “il mancato pagamento del bollo dell’automobile Citroen di colore rosso utilizzata per trasportare il cadavere dell’onorevole Moro”. Le accuse riguardo la direzione strategica una e trina dell’intero terrorismo italiano e il sequestro Moro caddero miseramente per tutti gli arrestati del 7 aprile, che invece furono rinviati a giudizio per la cosiddetta Autonomia Operaia Organizzata, che in realtà era quanto di meno organizzato ci fosse. Alcuni, come Emilio Vesce e Luciano Ferrari Bravo, si fecero fino a 7 anni di galera preventiva per poi essere assolti o condannati per cose tutto sommato da poco. Vite sconvolte, famiglie distrutte, carriere spezzate, e tanto dolore per la bufala del 7 aprile….

Come i lettori del mio blog sanno bene, il 7 aprile venni a sapere nel primo pomeriggio dal collega Pasqualetto dell’Ansa di Mestre Venezia che erano stati arrestati Negri, Vesce, ecc., e che stavano cercando anche me con tanto di mandato di cattura. Avevo mangiato nella pausa pranzo in una trattoria di via Beato Pellegrino e la notizia rischiò di farmi andare di traverso il pranzo. Allibito, tornai al giornale, in via Pellizzo, e vidi che un gruppone di agenti in borghese era fermo in strada di fronte al portone del Mattino di Padova. Ebbi la tentazione di fuggire, poi però tornai indietro, parcheggiai l’auto, scesi, mi diressi verso il portone del giornale e quando vidi che anche i tizi in borghese attraversavano la strada, verso di me, feci dietro front e andai da loro dicendo “Ah, ma allora è vero che mi state cercando?”. Quando leggi il mandato di cattura che parlava del rapimento Moro scoppiai a ridere, pur con le manette ai polsi: “Non ci posso credere! Calogero è stato così cretino da credere alla cazzata delle telefonate!”.
Dopo quattro carceri e 90 giorni di detenzione, i primi 60 dei quali in isolamento stretto, ero già fuori, e in seguito al processo venni assolto. Nelle carte dell’inchiesta e del processo Moro non ero neppure nominato: né rinviato a giudizio né prosciolto! Semplicemente scomparso… Roba da matti e alla faccia delle leggi, le quali impongono che chi riceve un mandato di cattura venga o prosciolto o rinviato a giudizio, e terzium non datur. Gli altri imputati, ripeto, fecero vari anni di carcere preventivo, alcuni vennero condannati per reati che comunque non avevano a che fare neppure da lontano con il delitto Moro o con altre uccisioni né con le BR né con PL. La mia fortuna fu che, oltre ad essere estraneo al tutto, a L’Espresso c’era chi aveva riconosciuto la voce di Morucci, una voce molto nota anche in vari salotti romani di sinistra,  e quindi tutti sapevano bene che io non c’entravo niente. Tant’è che il giornale mi assegnò come difensore il suo avvocato, il grande Adolfo Gatti, e mi pubblicò anche due articoli che dalla  galera riuscii a far arrivare alla redazione, suscitando l’arrabbiatura dei magistrati romani che accelerarono così la decisione di cacciarmi dal carcere e di farmi uscire completamente dal caso Moro. Fui infatti rinviato a giudizio solo per il filone Autonomia Operaia, nonostante il pubblico ministero avesse chiesto il mio prosciogliemento e nonostante il giudice istruttore si fosse ben guardato dallo scrivere per quali motivi aveva invece deciso di rinviarmi a giudizio. Giudizio a conclusione del quale venni assolto. Il tutto senza avere nessun fastidio nel mio lavoro di giornalista per L’Espresso, Repubblica e il Mattino di Padova. L’unico danno che ebbi fu la rottura decisa dall’allora direttore di Repubblica, il grande Eugenio Scalfari, perché rifiutai il suo diktat di non occuparmi degli altri imputati, che sapevo bene essere innocenti quanto me almeno per le vicende Moro, BR e PL. Purtroppo Scalfari si vendicò del mio rifiuto impedendomi di continuare a scrivere per Repubblica. Fu la prima delle due forti delusioni ricevute dal mio idolo giornalistico. La seconda fu quando vendé l’intero Gruppo L’Espresso alla Mondadori e in assemblea di redazione del settimanale in via Po 12 spiegò che aveva dovuto vendere perché “ho due figlie che per vivere da grandi non voglio debbano fare la riffa”. Scoprii così che riffa significa lotteria… E che anche per il mitico Scalfari, affettuosamente ribattezzato Barbapapà dai colleghi di Repubblica per la sua barba e il fare un po’ paternalista, valeva l’italianissimo motto “Tengo famiglia!”. Repubblica era ed era considerato un “giornale partito”. Poiché di fatto fiancheggiava il Partito comunista, era come dire che Enrico Berlinguer, che di tale partito era il segretario nazionale, si vendesse il partito per evitare che sua figlia Bianca da grande dovesse fare la riffa… Molto più pratico rifilarla a Raitre, come avvenuto, e del resto Scalfari una sua figlia la sistemò a Mediaset. Altro che riffa!

Tutto ciò premesso, con qualche nostalgia perché all’epoca ero giovane, il problema sul quale Gasparri dovrebbe meditare anziché straparlare è che Francesco Cossiga, all’epoca ministro dell’Interno, si è in seguito pentito di avere represso nel 1977, “anche inviando in piazza i cingolati dei carabinieri”, il movimento e i suoi gruppetti extraparlamentari perché “così facendo li spinsi tutti verso il terrorismo vero delle Brigate Rosse”. Sulla coscienza di Cossiga pesava anche il sapere che il suo compagno di partito Aldo Moro era rimasto vittima proprio del predominio brigatista sul resto del movinento extraparlamentare, predominio realizzato proprio grazie alla repressione di piazza ordinata da Cossiga nel ’77, in particolare durante in convegno nazionale di tre giorni realizzato all’Università di Bologna da tutta l’area extraparlamentare per tentare di capire cosa fare e come organizzarsi senza cadere nella trappola del terrosirmo di massa.
Se fosse politicamente intelligente, l’onorevole Gasparri si renderebbe conto che il suo invocare “un nuovo 7 aprile” significa – come dicevamo all’inizio – solo invocare una nuova stagione brigatista. Vale a dire, sigle a parte, una nuova stagione di terrorismo e di sangue. Prima se ne rende conto meglio è anche per lui: si eviterebbe infatti i rimorsi che  hanno roso l’animo e incupito Cossiga per il resto della propria vita, dall’uccisione di Moro in poi.

198 commenti
« Commenti più vecchi
  1. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Col brasato ci va benissimo anche il pure’ di patate……

    Mi e’ venuto in mente perche’ ho appena mangiato per lunch due croquettes di patate rimaste da ieri, mi mandano sempre a casa con avanzi dei due pranzi.

    Buona fine di Santo Stefano.

    Anita

  2. Vox
    Vox says:

    BOLIVIA

    Riconosce lo stato della Palestina
    secondo i confini del 1967

    PARAGUAY

    Riconoscerà lo stato Palestinese
    all’inizio del 2011

    aggiungendosi alla lista di:

    Francia
    Brasile
    Argentina
    Venezuela
    Uruguay
    Cuba
    Equador

  3. Vox
    Vox says:

    GAZA

    Durante il massacro [del 2008-2009] un soldato israelianio commentò: “Il bello di Gaza è che, se vedi un tale che cammina su un sentiero, anche se è solo e disarmato, non devi identificarlo, puoi sparargli e basta”…

    http://www.intifada-palestine.com/2010/12/gaza-two-years-after-the-horror-by-haidar-eid-2/

    During the massacre, one Israeli soldier commented, “That’s what is so nice, supposedly, about Gaza: You see a person on a road, walking along a path. He doesn’t have to be with a weapon, you don’t have to identify him with anything and you can just shoot him.”…

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Anita,
    ha ragione è un uso assai diffuso. Ma la purea di patate, che io non so fare, contiene del latte che secondo me non va bene con il vino.
    Un saluto U.

  5. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Non l’ho mai sentito….

    Il pure’ di patate e’ semplicissimo, basta usare le patate giuste, il latte e’ minimo, burro e sale.

    Non userei pure’ di patate con salse di pomodoro.

    Anita

  6. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Per curiosita’ come farebbe ad arrivare a casa mia a piedi?

    Nel mio vicinato si vede raramente un anima viva, mia mamma si chiedeva dov’era la gente.

    Anita

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Con il GPS, Komare.
    Comincia il solletico?
    Non vede l’ora di abbracciare il Cerutti, èh?
    Lazzaroncella…

    Scherzi a parte, vorrei fare tante di quelle cose che sarò costretto a fare una lista delle priorità.
    Diamo tempo al tempo, dopo una vita passata a pedalare non mi farò prendere dalla smania. Una cosa alla volta. E sì!

    Chi va piano va sano e va lontano.
    C.G.

  8. A Z Cecina Li
    A Z Cecina Li says:

    Attento Gino … io da quando sono andato in pensione non ho più fatto, le ferie, e non scherzo, con la scusa che sei in pensione tutti ti trovano qualcosa da fare, il volontariato, lo sport, i nipoti, parenti … amici e siccome qualche ora amcora mi restava ho comprato anche un pezatto di terra ed ora sono sistemato!!!!
    Quindi se hai intenzione di andare a trovare qualcuno parti subito .. dopo potrebbe essere tardi…
    Antonio antonio.zaimbri@tiscali.it

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Caro Antonio,
    non è che mi trasmetti ottimismo…
    Guarda che se voglio, potrei continuare a lavorare, magari in maniera ridotta, nessuno me lo vieta.
    Vedremo, al momento cerco di gestire gli eventi senza scervellarmi più di tanto.
    Una voglia matta di alzarmi al mattino senza dover pianificare al minuto la giornata,un bel fanculo- quanno ce vò – a Photoshop, Quark-x-Press , InDesign e ai grafici rompicojoni i quali il mondo per loro finisce sempre il giorno dopo, alle quadricomie, alla Heidelberg con annessi e connessi, ritirarmi la sera potendo dire: “domani mi gratto la panza”.
    Vedremo.
    Salutoni
    C.G.

  10. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Se finanziariamente se lo puo’ permettere si prenda le vacanze che lei sogna.

    Domani potrebbe essere troppo tardi.

    Mio marito ha sempre rimandato, quando si e’ dimesso per ragioni personali aveva 65 anni, si tuffo’ in un altro impiego che richiedeva weekends, tarda sera ed anche feste come Natale, Capo d’anno, etc….

    C’era sempre un domani, la sua salute gia’ precaria peggioro’ ed il domani non si avverro’ mai.

    Lo stesso e’ successo a diversi amici, incollati al lavoro….

    Se poi lei e’ soddisfatto con la sua presente occupazione puo’ sempre lavorare part time.

    Anita

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Komare,
    il sottoscritto non è mai stato “incollato” causa il lavoro.
    Mi spiego:
    ho sempre lavorato per vivere e non ho vissuto solo per lavorare.

    Per quanto mi riguarda, una consistente differenza.
    Quando i miei marmocchi era piccolini, mi prendevo libero, a turno, il mercoledì pomeriggio per fare il papà, compresi i fine settimana, acquistandomi tra i miei conoscenti la nomea di “mammo”. Poi magari, mi toccava sbrigare le mie pendenze (e le loro, aiutandoli dove potevo) fino a notte fonda, a volte al di sopra delle mie forze, ma NON mi sono perso la loro crescita e questo per me è stato lo stimolo fondamentale.

    Buona giornata.
    C.G.

  12. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Siamo sempre li’, non tutte le occupazioni permettono di scegliere l’orario o i giorni di lavoro.

    Per mio marito non era una scelta, come non era una scelta per altri amici o conoscenti con impieghi impegnativi di dirigenti, non tutti hanno il lusso di scelta e molti tipi di lavoro sono unici e non si puo’ dire me ne vado e trovo un altro impiego.

    Anita

  13. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    sono d’accordo con te che non sempre si possono scegliere i ritmi di lavoro, nè è facile delegare per prendersi qualche giorno di vacanza.
    Molti anni fa, quando l’azienda di mio marito aveva un socio, riuscivamo a prenderci anche venticinque giorni di vacanza di seguito, perchè restava sempre uno presente in Azienda.
    Liquidato il socio, tutto è diventato molto più complicato e le vacanze si sono drasticamente ridotte tanto che io andavo da sola al mare con i bambini.
    Ma la crociera più o meno lunga a vela è sempre stata sacra, ad agosto…nella ressa…uno strazio a trovare un ormeggio!
    Però alle festine scolastiche, di sabato o domenica, mio marito non è mai mancato, anche perchè mancavo io!
    Ma il grosso dell’impegno toccava a me.
    Poi…bisogna combattere l’esclusività del lavoro che per molti maschi diventa l’esclusività della vita.
    E’ anche successo che abbia portato una brandina da campeggio e che gliela abbia aperta in ufficio, proibendogli di ritornare a dormire nel suo letto.
    Certe battaglie….
    Però quando minacciavo di andarmene da sola a fare un viaggio e vedeva il biglietto aereo in mano, il suo stava dall’amica dell’Agenzia turistica, allora cedeva facendo il martire!!!
    Adesso è più facile, l’età gli fa capire ORA o MAI più!!!
    Ma i tragitti non superano mai le due settimane.

    ciao Sylvi

  14. alessandro
    alessandro says:

    A Roberto Saviano:
    ci sarebbero tante cose da dire……….ma stringo:non mi piace l´idea
    di fermarsi in una qualsiasi zona stabilita dal potere……………e non mi piace nemmeno la tua proposta di lasciare la piazza ai violenti……………
    caro Roberto……….forse dimentichi due cose:
    1-non si possono rispettare gli ordini imposti da un potere che oggi e´ antidemocratico;
    2- non si puo´ lasciare la piazza ai violenti perche´ si e´ andati li´ per parlare e non si torna indietro a causa di persone violente e poi con i violenti bisogna parlare:lasciare soli i violenti significa rifiutarsi di parlare con loro e io credo,invece, che bisogna parlare con tutti dato che,in fondo, non si nasce violenti:lasciare i violenti soli significa alimentare la violenza.
    Un´ultima cosa:
    sei uno scrittore e sai ,quindi, che tutta una gramde letteratura e´ fatta di sovversione alla lingua,alla grammatica, ai contenuti, alla morale:basterebbero i nomi di De Sade, Lautremont,Rimbaud…………Beckett……….Genet……….per smerdare cio´ che si ritiene consolidato e aprire le porte della percezione.
    Insomma ogni vera e grande scrittura e´ scandalo.
    Non credi che,a maggior ragione, dovrebbe esserlo la letteratura impegnata come la tua?
    Probabilmente tu hai fatto tua quella bella poesia pasoliniana dove si dice che non bisogna scappare dall´inferno ma viverlo con marmorea volonta´ di capirlo…………..da qui il dovere tuo (e di tutti, credo) di capire le cose, di saperle legare..ecc.ecc…………………ma, ti chiedo ancora, una volta capite certe cose come e´ possibile fermarsi alla zona nera?
    sia ben chiaro che io personalmente in quella (o altre piazze) non avrei usato nessuna forma di violenza ma, ed ecco il paradosso, non potrei,nello stesso tempo, condannare le forme forti di contestazione,non sarei mai riuscito a lasciare la piazza ai soli violenti,avrei cercato di parlargli….
    Infine(c´era gia´ ma la testa):nella tua lettera porti esempi del passato
    e dici come la violenza ,in realta´, serva al potere e nuoce sempre ai poveri:e´ vero solo in parte, si sarebbero benissimo potuti portare altri esempi di come la violenza abbia,POI, ridato un minimo di dignita´ agli uomini…………per cui tutto va contestualizzato e trent´anni son tanti e la Parola, caro Roberto, rischia di non bastarci piu´.
    un saluto,alessandro.

  15. alessandro
    alessandro says:

    Per tutti:
    volevo mandare il mio 166 direttamente a Saviano ma non so come fare e l´ho riportato qui:qualcuno di voi, piu´ esperto, puo´ dirmi come fare?
    grazie.

  16. controcorrente
    controcorrente says:

    Esercitazione Pseudo- Letteraria in attesa del nuovo anno 2011, che senza alcun dubbio ci porterà con la “calza della befana” un avvenire migliore…e di più e più ancora e chissà cosa manca ancora..!!!

    Il Mistero della” bicicletta scomparsa” in un Lunedì di Mercato…!!

    Si dà il caso che ad un bravo bambino(11 –12 anni) come il “sottoscritto”, che all’epoca dei fatti si comportava “quasi sempre bene “ in casa ed a scuola,(la perfezione è solo dei Santi, e in genere dopo la “conversione”, prima va bene tutto ,pure lo sterminio), fosse tradizione regalare un dono , di valore .
    I miei “proletari” genitori”,con notevoli sacrifici, regalarono al bimbo una “fiammante” bicicletta “rossa” con il cambio a tre marce, manubrio corto, con gingilli in plastica penzolanti dalle impugnature del manubrio.
    Non era regalo da poco, nemmeno rispetto ai bimbi d’altre classi sociali dell’epoca.
    La mia scuola era all’avanguardia e disponeva di un piccolo parcheggio con tettoia al coperto per biciclette ,accessibile solo dall’ingresso principale unico.
    Dopo due mesi di” biciclettate”casa scuola, scuola casa, casa campo sportivo ed oratorio,un Lunedì malefico giorno di mercato al paesello accadde il “ dramma”.
    All’uscita delle regolari lezioni “il bambinello” ,al gancio della tettoia ,appare un terrificante “vuoto”.

    Il “bambinello” restò pietrificato, ma stranamente per un caso insondabile della sua Psiche e del suo carattere o della sua strana formazione,era preoccupato più che dalla “perdita” dell’’importante e gratificante bene di consumo,dall’esigenza impellente di come giustificare la perdita di fronte ai genitori…
    Infatti il “tapino” più non ricordava se aveva inserito l’innocuo antifurto a lucchetto,cosa perfettamente inutile…
    Puntualmente “il fatto” gli venne subitamente rammentato dal genitore “maschio”,che gli rese noto all’uopo, che dati i tempi, non gli sarebbe stata riconfermato il “bene” di consumo nuovo.
    Le indagini si protrassero per una settimana, per concludersi , ovviamente, nel nulla.

    Caso A)
    Si trattava di “furto normale” ad opera di sconosciuti” che approfittando dell’apertura incauta dell’unico accesso ivi si intrufolarono, compiendo il “crimine”.
    La Scuola risultò priva di copertura assicurativa, figurarsi…all’epoca..!!
    Un’’indagine sommaria, al banchetto dell’ambulante prospiciente l’ingresso, non produsse effetto alcuno (l’unica strada di accesso all’epoca del misfatto era infatti, chiusa al traffico) (ricordate era giorno di Mercato).

    Caso B)
    Voci incontrollate,portarono alle “orecchie” del genitori, che il Bidello Capo era “uso” , da tempo immemorabile, nell’espletare le sue funzioni d’istituto, servirsi della prima bicicletta che gli capitava a tiro e che durante “tale missione” avendo egli incautamente abbandonato il “mezzo”,che so fuori dalle Poste o dal Panettiere, gli fosse stata carpita .

    Morale :
    Da quel giorno “il bambinello” circolò sempre con Biciclette scassate,addirittura né dimenticò una davanti alla stazione del paesello per una settimana, tanto che il Capo_Stazi,di togliere quel “ferro vecchio”dal muro della Sua Stazione.

    Ognuno può trarre dalla vicenda le conclusioni che crede, meno che accusare “tutti “ i bidelli capo”del mondo, poiché Uno è mio amico.
    Altri potrebbero trarre dalla vicenda conclusioni errate tipo “sei un perdente”, la storiella ti avrebbe dovuto insegnare che la soluzione era di appendere ai “ganci vuoti” tutti gli zingari “ del mondo.

    Io adottai la soluzione di girare con “biciclette scassate”.

    cc

    Anche “Poirot “indagò sull’accaduto !

  17. alessandro
    alessandro says:

    Per Controcorrente:
    ho letto la tua risposta che mi hai data……………solo che il mio dubbio resta ancora perche´ se non ricordo male mi interessava sapere non tanto quali sono i problemi italiani ma le reazioni a quei problemi
    a partire dai disordini del 14 dicembre e dalla lettera di Saviano agli studenti.
    Sinceramente non capisco una cosa::::::nel momento in cui gli studenti fanno rivolta contro la riforma Gelmini ecc.ecc.
    il problema era come gestire la rivolta e alcuni di loro hanno scelto la violenza……….bene……….Saviano dice no alla violenza ma non ha soluzioni………………come se per lui era giusto parlare col Palazzo ma se il Palazzo ti mette la zona nera tu li devi rimanere ……..anzi devi proprio andartene perche´ ci stanno dei violenti e la cosa migliori e´ lasciarli soli.
    NO:::::::::::
    i migliori restano soli
    i peggiori devono essere lasciati soli……….
    che cazzo e´ questa separazione?

  18. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    mi meraviglio che un lettore di gialli non sia venuto a capo della vicenda; se non ai tempi, (come leggevi a quell’età????) in età più “matura”.
    Un bambinello, allora, non poteva e non doveva andare in giro con una bici fiammante, in più ornata da gingilli acchiappa attenzione. Era come dondolare sotto il naso di stuoli di affamati un cosciotto croccante!
    Qualcuno sarebbe riuscito ad arraffarlo!
    Se poi il tuo amico bidello se ne andava in giro, come sogliono i bidelli, con le bici dei ragazzini, e sarà magari stato un po’ svampito come tutti i bidelli, logico che la tua bici si è involata per non tornare mai più!

    Posso capire il tuo dolore, scapaccioni paterni a parte!!!
    Ma Poirot e anche Maigret nulla avrebbero potuto di fronte al sogno realizzato, anche se un po’ fraudolentemente, e a spese di un ingenuo pirla che non chiudeva a tripla mandata la sua bici, aggiungendoci magari un antifurto sonoro di sua invenzione…dal momento che si preparava a diventare un “tecnico”!

    Parla una che ai tempi di Tito è stata derubata lungo le coste dalmate di tutto e di più, compresi i costumi più nuovi e più belli, da regalare alla morosa! Made in Italy.
    Facendoci pure un figurone!!!

    Sylvi

  19. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Alessandro ,
    trovo strana la tua richiesta per scrivere a Roberto Saviano..

    http://www.facebook.com/pages/Roberto-Saviano/17858286863

    In merito al resto e cioè sull’uso della “violenza” direi che tu apri un capitolo “vecchio com’è vecchio il mondo”, irto di un’infinità di definizioni e deduzioni e contro deduzioni.
    Ti dirò la mia sull’argomento…: La violenza è sempre esistita..è storia del mondo..,ma questo non giustifica la “violenza stupida” o peggio la violenza che mira ad ottenere scopi contrari a quelli che dice di perseguire..

    Si tratta di capire come al solito ,senza “falsi moralismi “di facciata…
    Pensa un Pò che un Tizio come Mazzini ebbe a dire in un momento di sconforto :

    . ” Sono assetato,furiosamente desideroso di azione, e infastidito di ogni altra cosa che riguardi l’Italia e l’Europa, scriveva nel %7 fatidico,, “Senza una bella tempesta che spazzi via tutto non c’è speranza.l’aria è inquinata.Le parole hanno perso il loro significato.Si è perduta ogni regola di veridicità e di morale politica ”

    Non voglio continuare su questa strada, ma ti dico questo caro Alessandro….: Mazzini criticò aspramente il Socialismo nascente con parole durissime…Carlo Marx definì il nostro (anche Lui in un momento di sconforto ? )semplicemente un somaro.
    Giudizio impietoso, certamente..,ma che induce a riflessioni, non tanto sul problema dell’Unità d’Italia, quanto piuttosto sul’uso della violenza.

    cc

  20. controcorrente
    controcorrente says:

    Ma mia cara Sylvi,
    cosa vuoi che leggessi a quell’età…
    Sandokan di Salgari, che riusciva a mettere pure i Rinoceronti In India scontrarsi contro gli elefanti…!!
    Quando torni dalle mie parti ti faccio vedere il “masso erratico” su cui al termine della sua vita ,si mormora che “il nostro” aveva lunghi colloqui con Yanez , meglio “il fantasma di Yanez”

    cc

  21. controcorrente
    controcorrente says:

    Ps- Io ero sicuro di aver messo il “catenaccio”…ma a parte l’inutilità della cosa …era di tipi “standard” mi spiegarono che bastava una forcina..però non si sa mai …quel giorno magari avevo la testa impeganata in un inutile compito in classe sul “de bello gallico”, mi pare che fosse terza media.

    cc
    in Merito al tecnicismo ti rammento che sto sfogliando “vecchie relazioni di lavoro, (conservate)quanto mai esatte, ma quanto mai inutili…!!

  22. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    ma tu sulla Dalmazia , vuoi proprio aprire ancora “un contenzioso” ormai chiuso da tempo.
    Un pò come i prodi Venessian, partiti per liberar Gerusalemme , finirono per depredar Costantinopoli !
    I prodi venessian,finirono per trovar si dice “molto oro” e lasciarono incautamente sembra lo Sacro lenzuolo a dei Monaci guerrieri.
    Lo santo lino finì a Torino, e con il cacchio che ve lo ridiamo indietro ,con tutti i soldi turistici che ci porta !!
    Amen

    cc

  23. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x CC
    Da ragazzini, quando i genitori ci mandavano, noi lupetti di mare pieni di salsedine sulla pelle, un mesetto in colonia estiva montana sopra Bologna (Lizzano in Belvedere, il paese di Enzo Biagi) ricordo a stento una canzoncina che cantava il cuoco bolognese purosangue:

    “c’è chi dice che è bella Milano, c’è chi ammira sul mare La Spessia, ma dovrebbe vedere Venessia….”

    Il seguito non me lo ricordo.
    Bei tempi..
    C.G.

  24. sylvi
    sylvi says:

    caro Alessandro,

    questa volta non mi trovi d’accordo sulla tua teoria della violenza necessaria.
    Nemmeno Pasolini la giustificava, ma diceva che era necessario capirne il contesto.
    Non ci sono soltanto gli episodi di Roma, ma anche, ad esempio, della Statale di Milano, dove sono stati distrutti, per protestare contro i tagli della Gelmini (sic,sic,sic) computer, proiettori, sistemi audio, allacciamenti a Internet su aule nuove di zecca….
    e via dicendo lungo lo Stivale…
    Sostituire il tutto necessiterà di altri tagli!

    Che c’entrano questi delinquenti incapucciati con i numerosissimi studenti che reclamano una scuola di livello europeo?
    In moltissime città gli studenti “veri” hanno manifestato, hanno seguito lezioni dei loro professori nei posti più impensati, con il sostegno silenzioso, ma non apatico, dei cittadini, hanno occupato senza sfasciare…

    No, caro Alessandro, non sono d’accordo che la violenza risolva;
    dovremmo essere abbastanza creativi da non ricorrere all’antichissimo Potloc ( non mi ricordo se è giusta la parola) dove bisognava distruggere tutto perchè tutto rinascesse.
    Siamo in troppi sul Pianeta per permetterci guerre inventate da ragazzacci troppo nutriti!
    Un cordiale saluto
    Sylvi

  25. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Nutriti ma precari.
    Drammaticamente precari, cara Sylvi.
    E senza futuro.
    Vogliamo dirlo o sarebbe meglio tacerlo?

    Law and orden, direbbe il Poppy…e pure la Komare.

    Dio, Patria e Famiglia, direbbe La Russa.

    “Che se annassero affanculo”, direbbe Trilussa.
    Le Gelmini di turno, ovviamente.
    C.G.

  26. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Sylvi,
    nessuna “guerra” è mai stata provocata,da Irresponsabili ,ragazzacci supernutriti.
    Semmai ,certi ” atti” sono semplicemente serviti a ad accelerare decisioni già prese, con eserciti sul piede di mobilitazione, e condizioni economiche “mature ” da tempo.
    Sarebbe come dire che la causa della della prima guerra mondiale è stato il “gesto” di Sarajevo.
    Stupidaggini…!!
    Infatti è noto che la Germania è stata aggredita dalla Polonia, da fanatici “nazionalisti” polacchi che perseguitavano le “minoranze tedesche”.
    Una guerra “difensiva” ,come ormai acclarato dalla storia!

    cc

  27. sylvi
    sylvi says:

    caro C.G.

    la canzoncina la conosco anch’io!
    Ma come puoi vedere, i piemontesi già nel Medioevo si preparavano all’Unità d’Italia fregando i “santi lini”, e non solo, ai veneziani.
    Quanto a credere alla Santità del Lino…figurati…bastano i turisti creduloni!!!

    E se dovessimo muovere guerra a tutti quelli che hanno depredato Venezia….prima ancora dei miei costumi dalmati…meno male che Lei non è stata da meno!
    Fra l’altro, in Dalmazia,una volta ci hanno fregato i remi del tender, con un motorino da due cv senza benzina!!!
    Anche oggi mi verrebbe voglia di muovere guerra agli slavi discendenti degli Uscocchi.
    Ma è ancora aria di Natale!

    Sylvi

  28. alessandro
    alessandro says:

    per Silvy:
    ho scritto che io pur non essendo un violento
    non condannerei senza se e senza ma i gesti di alcuni disperati studenti
    come ha fatto Saviano(e non solo):::::::::
    Saviano aveva suggerito addirittura di fermarsi proprio nella zona nera,
    di non oltrepassarla,
    e aveva consigliato agli studenti di lasciare la piazza ai soli violenti…….
    e cosa avremmo avuto cosi´?
    gli studenti bloccati,niente dialogo
    e,dopo, un centinaio di violenti isolati che s´azzuffano con la polizia mentre gli studenti pacifici se ne sono andati………….
    ovvero si era partiti con l´incontro col Palazzo
    e si finisce con il NON-INCONTRO
    e il ritiro.
    Ti pare democrazia?
    Ora, ti sembrera´ strano ma io, a differenza di quanto scrivi tu, non e´ che abbia scritto che la violenza sia necessaria, ma nel conto c´e´ pure quella non perche´ io ne stia parlando
    no no,
    c´e´ perche´ il 14 dic. era li´ di fatto e quindi bisogna averci a che fare,nonostante la violenza.

    un saluto

  29. sylvi
    sylvi says:

    Al Policlinico, reparto fisiatria, avevo la camera n.1, fra la Medicheria, gli studi medici e la cucinetta.
    Posizione strategica, che, se appena mi avessero conosciuta, mai si sarebbero sognati di darmela.
    I medici, i professionali, gli Ota (infermieri generici) passavano e soprattutto si fermavano tutti lì.
    Mi sono fatta una cultura sul funzionamento di un reparto ospedaliero, fortunatamente non d’urgenza.
    A parte i medici e i pochi professionali, decisamente sotto dimensionati e competenti, era un bel casino di pseudo infermieri che pretendevano di fare tutto, compreso i fisioterapisti.
    Perchè loro hanno fatto nove mesi di scuola!
    Comunitari, extracomunitari, del nord e del sud stazionavano soprattutto nella cucinetta…pranzo, cena, caffè, the…e se il vecchietto suonava….che rompi! non è mica un’emergenza fare la pipi…o altro!

    O il malato sta così bene da minacciarli e inveire rispondendo per le rime,…oppure…soprattutto sabato e domenica si attaccasse !
    Tutti lavoratori NON precari, tutti sicuri del posto.
    Tutti, o quasi, arroganti e maleducati.
    Forse troppo!

    La sottoscritta se l’è cavata, un po’ vivacemente…

    Sylvi

  30. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Il problema, cara Sylvi, va ricercato nel fatto che spesso in Italia e negli ospedali da parte della parentela del malato si fa una sorta di “campeggio”.
    Conosco da vicino realtà dove alle 19.30 di sera tutti, dico tutto il parentato, se non si tratta di bambini degenti, deve uscire dalle corsie e dalle camere e tornarsene a casa propria. Ci sono infermieri e infermiere, medici di turno che provvedono a tutto.
    Gente qualificata per ogni evenienza. Se tra di loro c’è un maleducato e lavativo viene messo, senza se e senza ma alla porta. Una sanità che costa, purtroppo. E non mi riferiscoa a cliniche private.
    La tara è che viene assunta gente che prima magari faceva il maniscalco….lo ho constatato quando mio fratello maggiore fu ricoverato per seri motivi di salute.
    Presi per il collo (davvero!) un testadikazzo che si permise, alla domanda del mio congiunto su quanto doveva aspettare per i medicamenti che non arrivavano, di risponderea mezza bocca:
    “non rompere i cojoni”.
    Gli promisi, se lo avesse ancora detto, di buttarlo dalla finestra.
    C.G.

  31. Anita
    Anita says:

    X Alessandro

    Non so cosa dirle, sul mio screen c’e’ la casella con una busta postale, se clicca li’ si apre la scelta di tre’ siti, il primo e’ informazioni, se clicca su quello si apre la sua mail box personale gia’ indirizzata.

    Non le dico che le rispondano se non con una circolare, ma non perde niente a scrivere.

    Nel frattempo ho trovato questo video nel website:

    http://tv.repubblica.it/videoforum/roberto-saviano/58461?video

    Anita

  32. Vox
    Vox says:

    Marchionne non è altro che un bieco sfruttatore globalista, uno spietato contractor ad alto livello e uno schiavista lasciato libero di agire, in questo paese e in altri, da governicchi asserviti agli agenti storici di quel capitalismo marcio che ci tiene in pugno, e che sembra destinato a dominare l’inizio del terzo millennio.
    Marchionne è simile ai macellai che dirigevano i campi di concentramento novecenteschi o ai “lanisti” di età romana che trafficavano in schiavi, sempre proni dinanzi all’aristocrazia del tempo, ma forse è ancor peggiore di questi, poiché rappresenta un’ulteriore diminuzione dell’uomo che prelude ad un’altra “specie”, più feroce ed insensibile della nostra.

    Marchionne è ben pagato per ristabilire l’equazione lavoro-schiavitù portandola alle estreme conseguenze, ed è incaricato della Creazione del Valore in nome e per conto degli agenti strategici di questo capitalismo, delle élite globaliste per le quali questo individuo abbietto sta pregiudicando il futuro e la dignità di migliaia di famiglie italiane.

    Marchionne è disposto a tentare qualsiasi ricatto, come quello che prevede lo scambio dei diritti contro un salario che in realtà è sempre più misero, e per lui l’etica significa esclusivamente “creare valore per l’azionista”.

    Se poi posiamo lo sguardo sul testo dell’accordo dello scorso 23 di dicembre, per il rilancio produttivo dello stabilimento di Mirafiori Plant, scopriamo che si tratta di una serie di clausole-capestro imposte ai lavoratori, poiché: Ai fini operativi la Joint Venture, che non aderirà al sistema confindustriale, applicherà un contratto collettivo specifico di primo livello che includerà quanto convenuto con la presente intesa.

    Si specifica di seguito, essendo questo “accordo” un’imposizione, una sorta di diktat mascherato, che tutte le sue clausole sono correlate ed inscindibili tra loro, e che il mancato rispetto degli impegni da parte dei sindacati gialli firmatari e delle loro rappresentanze avrà l’effetto di liberare l’Azienda dagli obblighi derivanti dal presente accordo nonché da quelli contrattuali, lasciandola magari libera di chiudere Mirafiori e di andarsene dall’Italia.

    Due sono gli elementi che balzano all’occhio, leggendo il testo di questo accordo-diktat dalle cosiddette clausole di responsabilità agli allegati, e cioè che ciò avviene al di fuori di quelli che ancora dovrebbero essere i canali ordinari – il citato sistema confindustriale, ossia il Ccnl per intenderci meglio – e la piena libertà che la Fiat di Marchionne si concede nel caso qualcuno osi “alzare la testa” non rispettando le clausole imposte.
    Fatta salva la mezz’ora retribuita per la refezione collocata all’interno dei turni, iniziano le grottesche imposizioni, in una generale limitazione dei diritti non certo “compensata” da robusti elementi retributivi.

    Particolarmente feroce sarà la lotta all’”assenteismo”, ad eccezione dei casi conclamati di malattie gravi, gravissime o terminali, i quali saranno valutati [forse] con benevolo dall’azienda, e le indennità concesse ai lavoratori sono particolarmente ridicole, come ad esempio le seguenti: indennità di disagio linea, euro/ora 0,0177 lordi pari a euro/mese 3,0621 lordi, oppure premio mansione euro/ora 0,0248 lordi pari a euro/mese 4,2900 lordi.

    Dato che l’utilizzo degli impianti, a discrezione dell’azienda, è giudicato molto più importante della dignità delle persone e del riconoscimento dei diritti, si impongono due schemi di orario, che in sintesi sono i seguenti: 1° schema orario – 15 turni (8 ore x 3 turni x 5 giorni alla settimana) e 2° schema orario – 18 turni (8 ore x 3 turni x 6 giorni alla settimana).

    Però non si rinuncia a scaricare la crisi capitalistica che investe il settore dell’auto su lavoratori e risorse pubbliche, in quanto durante il periodo che precederà l’avvio produttivo della Joint Venture le Parti convengono sulla necessità di ricorrere […] alla cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per evento improvviso e imprevisto, per tutto il personale a partire dal 14 febbraio 2011 per la durata di un anno.

    Quelle che si fanno passare per esigenze produttive determinate dal mercato domineranno incontrastate, a Mirafiori, poiché l’azienda gestita da Marchionne per conto dei globalisti potrà imporre ai lavoratori fino a 200 ore annue pro-capite di lavoro straordinario, di cui 120 ore senza preventivo accordo sindacale. Non solo, ma per i lavoratori addetti alle linee che saranno così “fortunati” da operare sul turno sperimentale di 10 ore, vi sarà un’indennità di prestazione collegata alla presenza di ben 0,2346 euro [neanche a dirlo] lordi orari.

    Seguono poi i recuperi produttivi, i fabbisogni organici, per i quali vi sarà ampio ricorso in primo luogo al lavoro precario somministrato, al termine e all’apprendistato, le disposizioni in merito all’assenteismo, per malattia anzitutto, ma è chiaro che questo orribile accordo-diktat fra le “Parti” è stato possibile perché ci sono i sindacati gialli firmatari, disposti a vendere il vendibile, ed un governo nazionale cialtrone, socialmente criminale, il cui capo è interessato in primo luogo alla sua sopravvivenza politica per evitare le manette, fregandosene sia delle sorti del paese sia della questione sociale.

    Le “Parti”, per quando riguarda l’abominevole sindacalismo giallo che oggi trionfa, sono per l’esattezza Fim, Uilm, Fismic e UGL Metalmeccanici, e queste sigle, gli stessi nomi e cognomi dei firmatari, sarà bene ricordarseli, quando e se verrà il momento del riscatto, perché sappiamo bene che d’ora in avanti si cercherà di estendere simili accordi alla generalità dei settori produttivi.

    L’accordo-capestro, volto a sottomettere interamente i lavoratori e ad espellere dalla fabbrica l’unico sindacato che ancora li rappresenta – quella Fiom che è l’unica ad aver respinto l’esca avvelenata – è stato ottimamente accolto da Berlusconi, il quale lo ha definito un accordo storico e positivo …

    Marchionne è quindi in buona compagnia, una compagnia degna di lui e di ciò che nella realtà rappresenta.

    Per la verità, questo individuo tanto giustamente vituperato da chi ha ancora un po’ di senso di giustizia e qualche considerazione per la dignità dell’uomo, è niente altro che un prodotto antropologico spregevole della dominazione capitalistica incontrastata, la quale agisce sempre più in profondità attraverso manipolazioni culturali e simboliche, attraverso la flessibilizzazione del lavoro e la precarizzazione degli stessi percorsi esistenziali.

    Il Dopo Cristo in cui questo individuo dichiara di vivere, è il tempo della riproduzione capitalistica che non incontra più ostacoli, è il tempo discontinuo della precarietà, è il tempo della speculazione su tutto, dai prodotti energetici all’acqua, è il tempo di una nuova barbarie che lo stesso Marchionne e i suoi simili diffondono.

    Per quanto riguarda l’Italia, notiamo che l’accordo separato per Mirafiori, estensibile in futuro in tutte le direzioni, ad altri settori e in molti comparti, non è altro che la riproposizione per nuove vie e in nuove forme, questa volta in piena Europa, di quelle “zone franche d’esportazione” diffuse nei paesi in sviluppo, in cui si possono violare tranquillamente i diritti dei lavoratori, sottopagarli ed aumentare rapidamente il valore creato.

    Per poter istituire queste zone in cui il dominio del capitale tende a diventare assoluto, sono necessarie alcune sponde, come quelle rappresentate, in Italia, dai sindacati gialli, da un governo screditato, corrotto, cialtrone e compiacente, e da un’opposizione vile e inconsistente, a sua volta sottomessa al peggior capitalismo. Ed è grazie a queste sponde che il Marchionne di turno può realizzare anche in Italia, partendo da Mirafiori e dagli stabilimenti Fiat ancora attivi, il suo allucinante Dopo Cristo, che altro non è se non il tempo dell’illimitatezza capitalistica, della ri-schiavizzazione del lavoro, delle grandi ineguaglianze, dei rischi ambientali diffusi e del degrado etico.

    Marchionne qui in Italia è purtroppo in buona compagnia.

    Eugenio Orso
    http://pauperclass.myblog.it/archive/2010/12/27/marchionne-e-un-criminale-in-buona-compagnia-di-eugenio-orso.html

  33. Vox
    Vox says:

    L’AMERICA A TORINO

    DI LUCIANO GALLINO
    repubblica.it

    L´accordo per la nuova società che gestirà Mirafiori segna una brutta svolta nelle relazioni industriali in Italia. Esclude la Fiom, che sin dagli anni del dopoguerra è stato il sindacato di maggior peso nel grande stabilimento torinese.

    Inasprisce deliberatamente il conflitto tra i maggiori sindacati nazionali: Fiom-Cgil da una parte, tutti gli altri contro. Divide i sindacati in un momento in cui i lavoratori dipendenti, di fronte alle cifre drammatiche della disoccupazione, della cassa integrazione e del lavoro precario, avrebbero il massimo bisogno di sindacati uniti per poter uscire dalla insicurezza sociale ed economica che li attanaglia. In presenza, per di più, di un governo del tutto inerte di fronte ai costi umani della crisi.

    Ora che si è chiuso stabilendo che solo i sindacati che lo hanno firmato potranno avere in essa i loro rappresentanti, si può dire che nell´insieme l´accordo su Mirafiori lascia intravvedere un paio di certezze, ed altrettante incognite. Una prima certezza è che l´ad Sergio Marchionne pensa evidentemente di importare in Italia non solo le auto, ma anche le relazioni industriali degli Usa. Il motivo è chiaro: legislazione e giurisprudenza statunitensi sulle libertà sindacali sono assai più arretrate che in Europa. Al punto che grandi imprese tedesche e francesi, che coltivano in patria relazioni industriali pienamente rispettose di quelle libertà, nelle sussidiarie Usa le violano con la massima disinvoltura. Assumendo crumiri al posto di lavoratori in sciopero, ad esempio, oppure esercitando pressioni inaudite sul singolo lavoratore affinchè non segua le indicazioni del sindacato. Il tutto nel rispetto della sottosviluppata legislazione del luogo. Nel mondo globale non si vede perché, sembra essere il ragionamento di Fiat, le relazioni industriali in Italia non si possano conformare a quel modello.

    Inoltre pare ormai certo che l´operazione Fiat-Chrysler non sia affatto destinata a fare di Chrysler la testa di ponte statunitense della Fiat; è piuttosto questa che si accinge a fungere da testa di ponte europea per la Chrysler. Partendo da Mirafiori. Si può infatti convenire che a fronte di una produzione prevista di oltre 250.000 vetture, tre volte quella degli ultimi anni, non si vede che differenza faccia produrre per la maggior parte Jeep Grand Cherokee, magari con la placca Alfa Romeo, piuttosto che qualche successore delle attuali auto del gruppo. Sono sempre posti di lavoro. Ma qui la Fiat si gioca la sopravvivenza come marchio originale. E´ noto che per non sparire sul mercato europeo Fiat deve assolutamente spostarsi sulla fascia medio-alta; si comincia ora a intravedere che il prezzo potrebbe essere la sua uscita dal rango dei progettisti originali e costruttori che hanno fatto la storia dell´auto.

    Le incognite riguardano anzitutto che cosa succederà nelle altre aziende, a cominciare dalla componentistica, visto che il tetto comune del contratto nazionale sembra prossimo a cadere. Le grandi aziende – poche ormai in Italia – possono anche ritenere che il principio “ad ogni azienda il suo contratto” si attagli alle loro esigenze. Ma le piccole e medie? Il contratto nazionale non serve soltanto a proteggere i lavoratori in modo relativamente uniforme. Serve anche a proteggere le aziende dalla proliferazione incontrollata di sigle sindacali, come pure da rivendicazioni interne, magari extra-sindacali, che in assenza di un contratto quadro possono dare agli imprenditori grossi grattacapi.

    Un´altra incognita riguarda destino e strategie della Fiom e dei suoi iscritti, in presenza di un´intesa che dal 2012 li esclude dalla newco Mirafiori – salvo un esito diverso del referendum. A Torino sarà assunto solo chi giura di non appartenere alla Fiom? Oppure dovrà nascondere la propria identità sindacale? O, al contrario, dovrà portare un badge che permetta ai capi di distinguerli a vista? Fuori Torino, poi, le cose potrebbero essere anche più complicate. Chi sa se l´ad Fiat si rende conto che in molte aziende meccaniche, comprese quelle che fabbricano componenti, la Fiom è il sindacato di maggioranza; in non pochi casi è l´unico.

    All´epoca della produzione giusto in tempo, il parabrezza o la sospensione o il disco dei freni che non arrivano perché il fornitore è fermo per una vertenza sindacale, può danneggiare la produttività di Mirafiori molto più che non i 40 minuti di pausa per turno invece di 30, o la pausa mensa a metà turno invece che alla fine. Le grandi strategie sovente naufragano per aver trascurato i dettagli.

    Luciano Gallino
    Fonte: http://www.repubblica.it

  34. Uroburo
    Uroburo says:

    alessandro { 27.12.10 alle 15:02 } non mi piace l´idea di fermarsi in una qualsiasi zona stabilita dal potere… e non mi piace nemmeno la tua proposta di lasciare la piazza ai violenti…
    dici come la violenza ,in realta´, serva al potere e nuoce sempre ai poveri: … portare altri esempi di come la violenza abbia, POI, ridato un minimo di dignita´ agli uomini…………
    sylvi { 27.12.10 alle 17:18 } … sono stati distrutti, per protestare contro i tagli della Gelmini (sic,sic,sic) computer, proiettori, sistemi audio, allacciamenti a Internet su aule nuove di zecca….
    Che c’entrano questi delinquenti incapucciati con i numerosissimi studenti che reclamano una scuola di livello europeo? … gli studenti “veri” hanno … occupato senza sfasciare…
    Siamo in troppi sul Pianeta per permetterci guerre inventate da ragazzacci troppo nutriti!
    ——————————————————————
    Ha perfettamente ragione Controcorrente a dire che il tema della violenza è vecchio come il mondo. Tuttavia sarebbe necessario fare alcune precisazioni.
    La prima è che il metodo degli agenti provocatori è vecchio come il cucco: anche a Roma tra i violenti c’erano personaggi dell’estrema destra fascista.
    A volte chi manifesta vuole, sulla base di un calcolo preciso sulla situazione politica del momento, arrivare a degli scontri anche sanguinosi; altre volte non lo si desidera affatto.
    In quest’ultimo caso i movimenti organizzati, ad esempio i sindacati, creano dei robusti servizi d’ordine difficilmente superabili sia dall’interno sia dall’esterno. Tuttavia pretendere un servizio d’ordine in un movimento del tutto spontaneo come quello attuale degli studenti, è una grossa sciocchezza.
    In un qualunque gruppo di persone c’è una quota parte di persone che hanno bisogno di distruggere. Costoro non hanno scritto in faccio le loro intenzioni e controllarli può essere del tutto impossibile. Per altro il controllo dell’ordine pubblico, che comprende i vandalismi, è compito delle forze cosiddette dell’ordine- O no? Facciano il loro mestiere.
    Il suggerimento di non manifestare per evitare incidenti è esattamente quel che la destra ha sempre voluto: state a casa e non disturbate il manovratore. La Costituazione garantisce il diritto di manifestare ed attribuisce alle forze cosiddette dell’ordine così, il compito di mantenere l’ordine pubblico.
    Incolpare un movimento delle violenze messe in atto da una sua piccolissima parte è il solito modo per criminalizzare quel movimento, anche questo è sempre stato il gioco della desta.
    C’è poi da fare un’analisi “in seno al popolo”: a chi serve la violenza? A volte al popolo, ha ragione Alessandro. Ma solitamente serve al potere.
    Qui, in questo momento, in una situazione di vittoria evidente della peggior destra, a livello mondiale, la violenza non serve all’opposizione.
    Tuttavia nessuno potrà impedire alla polizia di infiltrare i suoi manutengoli all’interno delle manifestazioni per creare disordine; ed a minuscole frange distruttive di mettere in atto quella violenza di cui sono pieni. U.
    PS. Naturalmente il disagio giovanile attuale, basti vedere il tasso di disoccupazione giovanile ed il livello dei salari dei giovani (da Terzo Mondo!), non c’entra nulla con la loro nutrizione.

  35. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Negli ospedali qui sono molto piu’ rigidi, ci sono orari fissi secondo i reparti e non piu’ di due visitatori alla volta.

    I bambini non sono permessi, sono portatori di germi e viruses.

    A volte la gente se ne approfitta, in particolare nelle camere private, in questo caso ero io a far sgombrare la camera….

    Anche nelle case di riposo e di riabilitazione hanno orari fissi.

    Ma ti assicuro che le cose stanno peggiorando…l’ho notato io e mia nuora e’ infermiera psichiatra, con i forti tagli di personale cadono le regole ed i servizi.

    Questo succede anche negli uffici dei dottori, adesso molti hanno un “medical assistant” che si credono di essere dottori e dispensano anche prescrizioni senza consultare il dottore, io non ci casco piu’, chiedo sempre di volere vedere il dottore quando faccio un appuntamento.

    Anche qui per ottenere il certificato di assistente medico bastano 9 mesi di scuola, novita’ degli ultimi anni.

    Una cosa che non mi convince sono le procedure chirurgiche robotiche a distanza, come da qui in India, le vedo in TV e mi spaventano, sara’ la mia ignoranza nel campo medico…..

    Come va il ginocchio?

    Un caro abbraccio,
    Anita

  36. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    forse C.G. ha capito male il mio post.
    I visitatori non c’entrano per niente.
    Hanno due ore al giorno di visita, rigidissime, e i miei venivano solo nel weekend.
    Con le stampelle sono scesa all’entrata per vedere Riccardo.
    In ciò che ho raccontato c’ero io, da malata che osservava come andavano le cose.
    Meno studi e professonalità e più arroganza, soprattutto con chi non osa protestare.
    E ritengo che quel Policlinico sia un’oasi felice rispetto a quello che leggo sui quotidiani di ciò che succede in Italia.

    Il mio ginocchio migliora , e anche il mio deambulare.
    Il 2 gennaio andiamo una settimana a Portorose, Slovenia, non per i famosi Casinò che farebbero la felicità di Rodolfo, ma perchè hanno delle bellissime terme e piscine marine.
    Poi credo che sarò pronta per prendermi cura di Riccardo che ora corre più di me.
    La Slovenia si sta organizzando in tutti i sensi: il servizio è ottimo e i prezzi sono molto competitivi, anche il 40% in meno che in Italia, a poco meno di 100km da casa!
    Durante il comunismo lavoravano malvolentieri sei ore al giorno, ora ne fanno dieci senza fiatare e non si sentono sfruttati.
    Si può parlare fin che si vuole, ma a Marchionne tutti farebbero ponti d’oro.
    Così è se vi pare. diceva Pirandello.

    Mah, mah poi mah!

    Sylvi

  37. controcorrente
    controcorrente says:

    Tutti lavoratori NON precari, tutti sicuri del posto.
    Tutti, o quasi, arroganti e maleducati.
    Forse troppo!

    Cara Sylvina,

    Una serie di bei distinguo tra vari tipi di personale ed un’analisi accurata…secondo Me è colpa della Fiom..oh perbacco ,”non sono metalmeccanici”…!!!
    E’ ora di finirla con questi sindacati “non comunisti”nel pubblico che imperversano tra comunitari, extra-comunitari ,nelle stanzette cucina ,dove si fa il caffè alla napoletana…nel senso che è più buono ..scommetto che non te lo hanno portato !!

    Avrei voluto scrivere di più, ma le storie di Toninatto e poi quella di Felice Maniero e di Campolongo, mi hanno portato via del tempo prezioso…!!
    Lucarelli e poi Massimo Carlotto alla fine ..credo che in fondo la storia sia ancora lunghetta..con interessanti appendici “imprenditoriali..future e ricadute sociali!!
    In fondo un’ora e quaranta minuti di A4 da casa tua..!!
    Belli questi discorsi sul Brenta..!!

    cc

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI
    E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
    BUONA LETTURA.
    pino nicotri
    P. S. COME HO INIZIATO A FARE DI RECENTE, ORA DISABILITO LA POSSIBILITA’ DI ULTERIORI COMMENTI A QUESTA PUNTATA.

  39. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    L’arroganza l’ho vista io quando mia mamma era ammalata.

    Mi dispiace di dire che le dottoresse erano le piu’ arroganti.

    Pensa che sono stata nell’ospedale nuovo di Caltanissetta, ogni giorno, per due settimane.
    Non sono riuscita a vedere / parlare col primario solo fino all’ultimo giorno.

    Risposte vage e anche lui mi disse che mia mamma non era la loro inquilina e mi disse che era compito mio prenderne cura….io in America e lei a Caltanissetta con buco all’intestino causato da una infezione amebica non diagnosticata da loro stessi.

    La dottoressa in minigonna, gambe accavallate, truccata eccessivamente, capelli rosso scuro fino sotto le spalle, una vamp, voleva che donassimo il sangue usato per mia mamma in 2 mesi di degenza.

    Mio marito non era idoneo perche’ prendeva medicinali giornalmente, io avevo la pressione bassa ed ero in cura medica per i miei nervetti.
    Poi non era umanamente possibile che in due potessimo rimpiazzare dozzine di sacchetti di sangue.

    Cosi’ abbiamo offerto remunerazione finanziaria, la dottoressa si imbestiali':
    Voi Americani volete risolvere tutto con soldi!

    Dimmi tu cos’altro potevamo offrire?

    Oh, e in ospedale ci andava la sua donna di servizio ogni giorno per cambiare le lenzuola, per l’igiene personale, e per quello che le serviva.

    Abbiamo fatta una generosa offerta alle suore che dirigevano l’ospedale.

    Se fosse successo qui’ sarebbe stato sui giornali…a dire poco.

    Buona notte,
    Anita

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