Gasparri straparla invocando “un nuovo 7 aprile a base di arresti preventivi”. Cossiga si rivolta nella tomba, perché sa bene per esperienza diretta che così Gasparri spinge al terrorismo

Scrivo con qualche approfondimento per il blog quanto scritto questa mattina per il giornale online Blitzquotidiano a proposito della bella idea del’onorevole Maurizio Gasparri di mettere in galera preventivamente un po’ di studenti per evitare disordini di piazza. Idea che ci ricorda come Gasparri sia rimasto un fascista, e del resto il suo camerata ministro Ignazio La Russa di essere fascista se ne vanta anche in televisione senza che per questo il presidente della Repubblica ne imponga a tutti i costi la destituzione. L’onorevole Gasparri, che quando era minstro delle Telecomunicazioni si lustrò come servitore degli interessi televisivi e massmediatici del suo grande capo Silvio Berlusconi,  non sa di cosa parla, perciò invoca “arresti preventivi e un nuovo 7 aprile” straparlando non solo riguardo l’anno degli arresti, avvenuti nel ’79 e non nel ’78 come ha detto lui, ma anche riguardo la sostanza. Andiamo però per ordine, spiegando prima di tutto cos’è stata l’ondata di arresti del 7 aprile 1979, passato alla storia giudiziaria e giornalistica come “il blitz” per antonomasia. E aggiungendo subito che il ministro degli Interni di allora, Francesco Cossiga, ebbe poi modo di dichiarare pubblicamente d’essersi pentito di avere mandato i carabinieri e la polizia a reprimere sempre, soprattutto nel ’77,  le manifestazioni di piazza, all’epoca spesso molto più violente di quelle che hanno sconvolto Roma nei giorni scorsi. Cossiga se ne pentì perché riconobbe che proprio quella repressione spinse troppi giovani verso il terrorismo brigatista, che nel ’78 tra l’altro rapì e uccise lo statitsta e uomo di governo democristiano Aldo Moro. Non so se l’onorevole Gasparri se ne renda conto, ma la sua invocazione equivale quindi a invocare la rinascita del terrrorismo.
Dunque: quel giorno il pubblico ministero Pietro Calogero fece arrestare una dozzina di personaggi, me compreso, con in testa il professore universitario di Dottrina dello Stato Antonio Negri, detto Toni, e altri leader o supposti tali di spezzoni del movimento extraparlamentare di sinistra chiamato Autonomia Operaia, come per esempio gli allora famossissimi Oreste Scalzone e Franco Piperno, ex leader con Negri del disciolto gruppo di Potere Operaio, ma compresi assistenti universitari di Negri che non c’entravano nulla di nulla se non solo con i suoi studi e libri, come Luciano Ferrari Bravo e Alisi Del Re. A quell’epoca imperversavano le Brigate Rosse (BR) e Prima Linea (PL), dedite a quella che loro chiamavno lotta armata e che altri chiamavno terrorismo. Le vittime uccise dalle BR e da PL erano purtroppo sempre più numerose. Tra gli altri, nel ’78 era stato rapito e ucciso l’onorevole Aldo Moro, con il massacro della sua scorta. Per cercare di rintracciare i responsabili del sequesto e dell’uccisione di Moro e della sua scorta il ministero dell’Interno decise di far trasmettere alla Rai  e alle radio e tv private le registrazioni delle intercettazioni di alcune telefonate di brigatisti alla famiglia Moro fatte per tentare di dettare le condizioni per la liberazione del rapito. Una delle telefonate mandate in onda era invece al professor Tritto, un amico di Moro, e venne fatta per dirgli dove si trovata il cadavere di Moro, cioè in una Renault rossa parcheggaiata in via Caetani, a Roma.

Fu così che nell’estate del ’78 un assistente di matematica alla facoltà di Ingegneria di Padova, Renato Troilo, ex di Potere Operaio passato al Partito comunista, si recò in questura per dire che la voce della telefonata a Tritto gli pareva fosse la mia. La questura trasmise la “testimonianza”, definendola di “fonte solitamente attendibile”, cioè a dire come se Troilo fosse un informatore abituale della polizia, sia alla procura della Repubblica di Padova che a quella di Roma, competente per il delitto Moro.  La procura di Roma, ben sapendo che quella voce non era mia ma del brigatista Valerio Morucci, cestinò l’informazione. Calogero invece la prese sul serio, tanto che il giornale il Gazzettino segnalò, prima dell’agosto ’78, un suo viaggio a Roma “perché pare ci siano agganci padovani con il delitto Moro”. All’epoca ero collaboratore fisso de L’Espresso, corrispondente dal veneto di Repubblica e caposervizio del neonato Mattino di Padova, che avevo contribuito a far nascere su richiesta di Giorgio Mondadori, che quando mi chiese di darmi da fare era il presidente del consiglio di amministrazione di Repubblica. La notizia del Gazzettino mi incuriosì, e informandomi venni a sapere che ero sospettato di essere un telefonista dell BR del caso Moro! In seguito venni a sapere anche che Negri era pure lui sospettato di essere stato un telefonista brigatista del caso Moro, su “testimonianza” del professore di scuola media Severino Galante, solo che il brigatista vero di quelle telefonate e di tutto il resto si chiamava ed era Mario Moretti, non Toni Negri.
Raccontai divertito le “scoperte” di Calogero ad amici e ad amiche, tanto che quell’estate la faccenda delle telefonate diventò un gioco, ci scherzavamo su. Come ho già scritto più volte tra i commenti del blog, a quell’epoca si usavano zoccoli di legno con la suola molto altra e io a volte quando ero in compagnia per far ridere me ne toglievo uno, lo impugnavo come un telefono e dicevo “Pronto, casa Moro?”. Quell’anno passai le vacanze a Lampedusa, e col giochino dello zoccolo-telefono tenevo allegra la mia amica Cristina, venuta in vacanza con me. Non avrei immaginato neppure da lontano che una simile cazzata sarebbe diventata un giorno la “prova” per mandare in galera un sacco di gente. In seguito però un ex militante di Potere Operaio, Antonio Romito detto Pomito, su pressione del Partito comunista al quale anche lui come Troilo era iscritto, andò da Calogero per rilasciare una ben singolare “testimonianza”: a suo dire, nel 1973 Potere Operaio aveva solo fatto finta di sciogliersi, per poter meglio confluire nelle Brigate Rosse. Le oltre 20 pagine del “memoriale Romito”, come venne pomposamente definito, a me dedicavano a malapena un paio di righe: “Il giornalista Pino Nicotri ha nel movimento un luogo particolare”. A parte la stranezza della prosa, la sostanza era vera: ero il presidente dell’intera assemblea dell’ateneo dell’Università di Padova oltre che della facoltà di Fisica dove studiavo, ormai molto fuori corso, ero cioè il presidente assembleare dell’intero movimento studentesco padovano. Movimento studentesco però, cosa ben diversa dal resto.

Calogero, pressato anche lui dal Partito comunista, che allora si apprestava ad appoggiare dall’esterno i governi democristiani lanciando la linea del “compromesso storico”, non seppe resistere alla tentazione e scambiando fischi per fiaschi prese il più colossale granchio della storia giudiziaria italiana del dopoguerra ordinando la retata del 7 aprile contro “i componenti della direzione strategica delle Brigate Rosse, Prima Linea e Autonomia Operaia, nonché autori e responsabili del sequestro e uccisione dell’onorevole Aldo Moro”. Come l’onorevole Gasparri può vedere, il movimento degli studenti e le loro manifestazioni di piazza NON c’entravano un fico secco, checché lui ne straparli.  In seguito i capi d’accusa vennero estesi a tutti gli omicidi brigatisti avvenuti a Roma. In cella a regina Coeli lessi allibito che nella ennesima versione del mandato di cattura, sempre più voluminoso,  ci contestavano anche “il mancato pagamento del bollo dell’automobile Citroen di colore rosso utilizzata per trasportare il cadavere dell’onorevole Moro”. Le accuse riguardo la direzione strategica una e trina dell’intero terrorismo italiano e il sequestro Moro caddero miseramente per tutti gli arrestati del 7 aprile, che invece furono rinviati a giudizio per la cosiddetta Autonomia Operaia Organizzata, che in realtà era quanto di meno organizzato ci fosse. Alcuni, come Emilio Vesce e Luciano Ferrari Bravo, si fecero fino a 7 anni di galera preventiva per poi essere assolti o condannati per cose tutto sommato da poco. Vite sconvolte, famiglie distrutte, carriere spezzate, e tanto dolore per la bufala del 7 aprile….

Come i lettori del mio blog sanno bene, il 7 aprile venni a sapere nel primo pomeriggio dal collega Pasqualetto dell’Ansa di Mestre Venezia che erano stati arrestati Negri, Vesce, ecc., e che stavano cercando anche me con tanto di mandato di cattura. Avevo mangiato nella pausa pranzo in una trattoria di via Beato Pellegrino e la notizia rischiò di farmi andare di traverso il pranzo. Allibito, tornai al giornale, in via Pellizzo, e vidi che un gruppone di agenti in borghese era fermo in strada di fronte al portone del Mattino di Padova. Ebbi la tentazione di fuggire, poi però tornai indietro, parcheggiai l’auto, scesi, mi diressi verso il portone del giornale e quando vidi che anche i tizi in borghese attraversavano la strada, verso di me, feci dietro front e andai da loro dicendo “Ah, ma allora è vero che mi state cercando?”. Quando leggi il mandato di cattura che parlava del rapimento Moro scoppiai a ridere, pur con le manette ai polsi: “Non ci posso credere! Calogero è stato così cretino da credere alla cazzata delle telefonate!”.
Dopo quattro carceri e 90 giorni di detenzione, i primi 60 dei quali in isolamento stretto, ero già fuori, e in seguito al processo venni assolto. Nelle carte dell’inchiesta e del processo Moro non ero neppure nominato: né rinviato a giudizio né prosciolto! Semplicemente scomparso… Roba da matti e alla faccia delle leggi, le quali impongono che chi riceve un mandato di cattura venga o prosciolto o rinviato a giudizio, e terzium non datur. Gli altri imputati, ripeto, fecero vari anni di carcere preventivo, alcuni vennero condannati per reati che comunque non avevano a che fare neppure da lontano con il delitto Moro o con altre uccisioni né con le BR né con PL. La mia fortuna fu che, oltre ad essere estraneo al tutto, a L’Espresso c’era chi aveva riconosciuto la voce di Morucci, una voce molto nota anche in vari salotti romani di sinistra,  e quindi tutti sapevano bene che io non c’entravo niente. Tant’è che il giornale mi assegnò come difensore il suo avvocato, il grande Adolfo Gatti, e mi pubblicò anche due articoli che dalla  galera riuscii a far arrivare alla redazione, suscitando l’arrabbiatura dei magistrati romani che accelerarono così la decisione di cacciarmi dal carcere e di farmi uscire completamente dal caso Moro. Fui infatti rinviato a giudizio solo per il filone Autonomia Operaia, nonostante il pubblico ministero avesse chiesto il mio prosciogliemento e nonostante il giudice istruttore si fosse ben guardato dallo scrivere per quali motivi aveva invece deciso di rinviarmi a giudizio. Giudizio a conclusione del quale venni assolto. Il tutto senza avere nessun fastidio nel mio lavoro di giornalista per L’Espresso, Repubblica e il Mattino di Padova. L’unico danno che ebbi fu la rottura decisa dall’allora direttore di Repubblica, il grande Eugenio Scalfari, perché rifiutai il suo diktat di non occuparmi degli altri imputati, che sapevo bene essere innocenti quanto me almeno per le vicende Moro, BR e PL. Purtroppo Scalfari si vendicò del mio rifiuto impedendomi di continuare a scrivere per Repubblica. Fu la prima delle due forti delusioni ricevute dal mio idolo giornalistico. La seconda fu quando vendé l’intero Gruppo L’Espresso alla Mondadori e in assemblea di redazione del settimanale in via Po 12 spiegò che aveva dovuto vendere perché “ho due figlie che per vivere da grandi non voglio debbano fare la riffa”. Scoprii così che riffa significa lotteria… E che anche per il mitico Scalfari, affettuosamente ribattezzato Barbapapà dai colleghi di Repubblica per la sua barba e il fare un po’ paternalista, valeva l’italianissimo motto “Tengo famiglia!”. Repubblica era ed era considerato un “giornale partito”. Poiché di fatto fiancheggiava il Partito comunista, era come dire che Enrico Berlinguer, che di tale partito era il segretario nazionale, si vendesse il partito per evitare che sua figlia Bianca da grande dovesse fare la riffa… Molto più pratico rifilarla a Raitre, come avvenuto, e del resto Scalfari una sua figlia la sistemò a Mediaset. Altro che riffa!

Tutto ciò premesso, con qualche nostalgia perché all’epoca ero giovane, il problema sul quale Gasparri dovrebbe meditare anziché straparlare è che Francesco Cossiga, all’epoca ministro dell’Interno, si è in seguito pentito di avere represso nel 1977, “anche inviando in piazza i cingolati dei carabinieri”, il movimento e i suoi gruppetti extraparlamentari perché “così facendo li spinsi tutti verso il terrorismo vero delle Brigate Rosse”. Sulla coscienza di Cossiga pesava anche il sapere che il suo compagno di partito Aldo Moro era rimasto vittima proprio del predominio brigatista sul resto del movinento extraparlamentare, predominio realizzato proprio grazie alla repressione di piazza ordinata da Cossiga nel ’77, in particolare durante in convegno nazionale di tre giorni realizzato all’Università di Bologna da tutta l’area extraparlamentare per tentare di capire cosa fare e come organizzarsi senza cadere nella trappola del terrosirmo di massa.
Se fosse politicamente intelligente, l’onorevole Gasparri si renderebbe conto che il suo invocare “un nuovo 7 aprile” significa – come dicevamo all’inizio – solo invocare una nuova stagione brigatista. Vale a dire, sigle a parte, una nuova stagione di terrorismo e di sangue. Prima se ne rende conto meglio è anche per lui: si eviterebbe infatti i rimorsi che  hanno roso l’animo e incupito Cossiga per il resto della propria vita, dall’uccisione di Moro in poi.

198 commenti
« Commenti più vecchiCommenti più recenti »
  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x A. Z.

    Non so perché l’antispam abbia bloccato a raffica il tuo commento che inizia a volte con “Poppone” e a volt con “Poppy”. Ne ho pubblicato uno.
    Un salutone.
    pino

  2. Anita
    Anita says:

    Adesso vi racconto una storia della quale sono incavolata.

    Ancora una volta sono stata incaricata di preparare il polipo in insalata per la vigilia.
    Cosa siciliana o del sud Italia…almeno era.

    I polipi arrivano impacchettati e congelati dalle Filippine.

    Ne ho comprati tre’, impacchettati individualmente del peso complessivo di 12 libre. $50,00

    Ora, ci vuole un pentolone gigante per cuocerli, il risultato…tre’ polipi da far ridere.

    Li pompano d’acqua per aumentare il peso ed il volume, alla fine ci faccio perfino una magra figura con un piatto che dovrebbe servire per un party.

    Senza contare il mio lavoro con la pentola piu’ grande che possiedo per poi trovarmi con una pentola piena d’acqua.

    Anni fa’ non era cosi’.

    Questa e’ l’ultima volta….

    Anita

  3. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Non prenda più i polipi delle Filippine. Di solito a “sgonfiarsi” sono le seppie o anche i polipi surgelati, per esempio se li metto a bolllire molto, forse troppo. Probabilmente i tempi di bollitura devono essere più brevi. Faccia una prova cuocendoli al vapore. Comunque la cosa migliore è non prendere celenterati surgelati.
    Buon appetito…
    pino

  4. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Caro Pino,
    se ci fossero li comprerei….

    La cottura e’ esatta, ho molte ricette italiane e tutte concordano sulla cottura, incluso il tappo di sughero per prevenire l’ebollizione.

    Ormai e’ la mia croce da quando mio figlio minore si e’ sposato in una famiglia di Itri.

    Non si creda che cucinino tutto loro…la maggioranza dei piatti viene gia’ preparata e pronta da infornare o solo da tenere riscaldata.

    Non solo, il polipo ha pochi fans, i piu’ giovani guardano e dicono: Che schifo, cos’e’?

    Il papa’ di mia nuora ed i suoi fratelli sono e’ il fans del polipo.

    Io lo assaggio solo per assaporarlo dopo cotto.

    I polipi devono essere cotti nella propria acqua…etc…

    Bye,
    Anita

  5. sylvi
    sylvi says:

    x Tutti

    Non sono capace di cercare e inviare i bellissimi link che ho visto.
    Ma vi ho messi tutti nel Presepio con le pecore, gli asini , i buoi, i galli, le galline e le anatre.
    C’è il metalmeccanico che batte il ferro, il pastore di asine, il paesano che ha momentaneamente perso la lambretta, l’intellettuale vestito da bidello che guarda la Stella, il poeta assorto accanto al fuoco, la pastora con il cesto di doni, chi porta la giara ricolma di mojito, o forse di grappa, chissà! quello che è caduto nel canaletto , veneziano?, e mi ha intasato il vaporetto, e poi…da lontano…i Re Magi… che si avvicinano alla grotta…uno forse ha i cornetti diabolici sotto il turbante…e molti altri ancora…Appeso sopra la grotta, a controllare il traffico, l’Arcangelo blogmaster che guarda con invidia quelli accanto al fuoco che gozzovigliano, mentre lui deve fare lo scoop di mezzanotte!
    Insomma tutto come da duemila anni.

    Buona Pace a Tutti.

    Sylvi

  6. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    quest’anno, per la prima volta, viene una signora ad aiutarmi.
    Mi ha preparato i tortellini freschi che cuocerò in brodo di cappone , l’anatra ripiena con castagne e fegatini in succo di arancia.
    Antipasti di prodotti del territorio.
    I piatti della tradizione : le trippe del dopo Messa mezzanotte, alla quale non parteciperò, e la brovada e il musetto casalinghi.
    Il dolce è il ciocco di Natale di cioccolato con rami di canditi; ricorda il ciocco che brucerà nel caminetto e che non dovrà spegnersi perchè chiunque passi nella notte trovi un rifugio di luce e calore.

    Buon Natale e un affettuoso abbraccio.

    Sylvi

  7. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi, grazie!
    Speriamo ci sia pace per tutti. E non solo per noi, anche per i meno fortunati e messi peggio.
    Un forte abbraccio.
    pino

  8. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,
    non conosco i cibi friulani, cosi’ sono andata a cercare cos’e’ la musetta e la brovada:

    http://www.ersa.fvg.it/divulgativa/prodotti-tradizionali/carni-fresche/muset

    Io sono stata alle prese con quei diavoli di polipi fino ad ora, ci ho perso piu’ tempo che preparare un pranzo intero.
    Erano difficili da pelare…
    Adesso devo pulire la cucina.

    E’ l’ultima volta che mia nuora mi intrappola, e’ la sua specialita’.

    A domani.
    Anita

  9. controcorrente
    controcorrente says:

    BUON NATALE A TUTTI …
    cc
    Adesso devo andare in panetteria e macelleria..già tutto prenotato ieri..
    Agnolotti in sugo di arrosto e finanziera ..normale come tutti gli anni !!
    Ah dimenticavo, avete visto come babbo natale con poco trucco assomiglia a Karl Marx e per questo che molti bambini sono di sinistra..poi le perfide nonne li confondono dicendogli che è il diavolo..!!

  10. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    purtroppo solo virtualmente, sei la benvenuta!
    Per il polipo ha proprio ragione Pino, o fresco o son solo delusioni!

    La brovada sono rape bianche messe a macerare in tini per almeno due mesi nella “trape” che è la vinaccia.
    E’ il corrispondente dei crauti austriaci-tedeschi e si accompagna con le carni di maiale, particolarmente con il musetto che assomiglia allo zampone ma è meno grasso.
    Negli ultimi anni le vinacce vengono selezionate con più cura e anche la brovada diventa più raffinata.

    C’è un piatto tipico di queste montagne fino al Carso, è la jota, minestra di fagioli patate, alloro e altri sapori arricchita con prosciutto e wurstel e con aggiunta di crauti in Austria e a Trieste, di brovada in Carnia.
    Piatto unico robusto, da temperature molto basse ma incredibilmente buono. La birra è la sua morte.

    Poi se si trova un krafen appena fritto ripieno di crema o marmellata bagnato da un Ramandolo dolce…penso dia la diversità fra il Friuli e la Sicilia, diversità che per me è ricchezza e comprensione della storia e della geografia.

    Buona Vigilia.

    Sylvi

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Da Wikileaks:
    “Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema lo scorso anno mi ha detto che la magistratura è la più grande minaccia allo Stato italiano”.

    (Ronald Spogli, ex ambasciatore US in Italia)

    Baffetto, vaffankulo!
    C.G.

  12. Pasquino
    Pasquino says:

    Per tutti, che sia pieno di gioia questo Natale.
    Auguri di cuore per questo giorno speciale,
    a tutto questo blog, fantastico ed eccezionale.

    Pasquino.-

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    RICEVO E PUBBLICO VOLENTIERI:

    Il futuro dell’economia: le sfide della ricerca e delle produttività

    di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

    Nonostante le distorsioni prodotte dall’invasione di prodotti a basso costo e di bassa qualità, sappiamo che il futuro delle economie si basa sulla capacità di innovazione, sulla competizione tecnologica dei mercati e sulla conseguente riorganizzazione dei cicli produttivi. Perdere il passo della ricerca e della modernizzazione equivarrebbe a mettersi fuori gioco.

    Recentemente la Germania ha fornito dei dati riguardanti il suo impegno nella ricerca che riteniamo meritino un’attenta valutazione in Italia. Nonostante i due passati anni di profonda crisi, il settore industriale tedesco ha mantenuto alto il livello di investimenti nel settore della Ricerca e Sviluppo. Solo gli investimenti privati dovrebbe raggiungere i 60 miliardi di euro nel 2011. Appena 5 anni fa le industrie tedesche investivano 50 miliardi di euro l’anno in R&S. La Germania dà, quindi, molta importanza alla ricerca tanto da avere un’organizzazione, la Stiftverband fuer Investitionen in Forschung und Etwicklung, finanziata dalle industrie per monitorare il settore. Nel 2009 il ministero tedesco della ricerca ha aumentato del 5% il budget per la formazione tecnica e per i centri di ricerca statali.

    In Germania il Gerd (gross expenditure on research and development), cioè gli investimenti pubblici e privati nella ricerca, nell’ultimo decennio è stato circa il 2,5% del Pil. Nel 2009, in piena crisi globale, era già salito al 2,8% e alla fine del 2010 dovrebbe raggiungere l’obiettivo del 3%. Si ricordi che questo era l’impegno preso a Lisbona nel 2000 da tutti i paesi dell’Ue. Oggi, oltre alla Germania, soltanto la Svezia e la Finlandia toccano questi livelli. La tenuta della produzione e la crescita delle esportazioni tedesche poggiano anche su queste fondamenta.

    Invece in Italia gli investimenti nella ricerca si mantengono intorno a 1,2% del Pil. Almeno si spera. In quanto questo livello si riferisce al 2008, l’ultimo anno di cui si posseggono dati abbastanza precisi forniti dallo studio dell’Ocse per il 2010. Da esso si evince che tale investimento in Italia è stato di 250 euro pro capite, molto al di sotto delle media dei paesi Ocse. La media pro capite tedesca è stata invece di 654 euro. E nel 2007 la parte di R&S finanziata dall’industria privata italiana è stata del 42%, molto al di sotto del 64% della media Ocse. Relativamente alle grandi imprese si calcola che l’Italia è al 21esimo posto della classifica delle spese in R&S fatte dai paesi Ocse, e al 14esimo posto per quanto riguarda le PMI. Anche se ancora in misura insufficiente, le nostre PMI dimostrano una maggiore vitalità e attenzione alle sfide del futuro.

    Occorre tenere presente che il 10% circa di questo “Gerd” è finanziato dall’estero, cosa che abbatte ulteriormente l’impegno italiano. E se il nostro investimento in R&S dovesse essere ancora così esiguo, si rischia di perdere anche la marginale attenzione straniera.

    Come ben conoscono le nostre università e i nostri ricercatori precari, in Italia soltanto 4 su 1.000 occupati lavorano nella ricerca, mentre in Francia sono in media 8,7 su mille. Se l’innovazione tecnologica arranca, è chiaro che la produttività del lavoro in Italia sia stagnante dal 2000, come indica l’Ocse.

    Anche la Commissione europea ha gettato il suo allarme sia per l’ Italia che per gli altri paesi europei, che rischiano di rallentare l’intera locomotiva dell’Unione. Osserva inoltre che nel periodo 2000-6 la produttività del lavoro negli Stati Uniti è cresciuta annualmente dell’1,6% e soltanto dello 0,9% in Europa.
    In media, le industrie europee investono meno delle loro concorrenti americane e giapponesi. Tra poco anche di quelle cinesi. La Cina infatti dal 1996 al 2007 ha aumentato i suoi investimenti in R&S in media del 22% all’anno.

    E’ vero che la crisi sta cambiando le tendenze economiche, ma non le ha ancora modificate in profondità. Entro il 2020 l’Europa avrà bisogno di ulteriori 16 milioni di lavoratori qualificati e di sostituire altri 12 milioni di posti di lavoro sotto qualificati. Se negli Usa, il 40% delle persone tra i 25 e i 34 anni hanno un diploma universitario e in Giappone superano il 50%, in Europa non raggiungono il 35%. Da oggi al 2020 la Germania stima di avere la necessità di altri 400.000 ingegneri per lo sviluppo della sua economia.

    E’ una grande sfida per l’Europa e ancora di più per l’Italia che rischia di diventarne il fanalino di coda. Quando si parla di riforme universitarie, di lavoro, di competitività scientifica e tecnologica questi dati non possono essere messi in secondo ordine. Queste sono priorità che dovrebbero essere considerate ineludibili, come l’obbligo di pagare i circa 70-80 miliardi di euro l’anno di interessi del debito pubblico.

    I nostri eccellenti vini, i deliziosi formaggi, le bellezze turistiche invidiabili e la moda sono cose importanti, ma non bastano a fare un’economia solida e moderna.

    Su queste questioni, che riguardano il futuro del nostro paese e dei nostri giovani, sarebbe opportuno che vi fossero davvero idee e scelte condivise in Parlamento e non solo.

    *Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi ** Economista

  14. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Baffetto D’Alema, alla domanda su che cosa gli passava per la testa
    (di c****, ndr) sul fatto delle sue dichiarazioni all’Ambasciatore US Spogli, riguardo alla Magistratura italiana che, stando a WikiLeaks, lo skipper da strapazzo la giudicava una “minaccia per lo Stato italiano” risponde:

    “sono stato frainteso”…

    È lampante, ha preso lezione dal berluska.

    Baffetto, ari-vaffankulo.
    C.G.

  15. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Argentina, ergastolo ad ex dittatore
    Jorge Videla: gioia per tanti.
    L’ex dittatore, 85 anni, e’ stato condannato all’ergastolo perche’ riconosciuto colpevole di aver fatto sequestrare, torturare e fucilare 31 detenuti politici.

  16. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    A proposito di Spogli.
    Ma, dico io, come hanno potuto gli U.S.A- inviare in Italia uno sciocco e sprovveduto fraintenditore (e forse bugiardo) ambasciatore del genere?
    Come si fa a mettere in discussione una figura limpida, cristallina e per nulla ambigua come quella di Massimo D’Alema? Vogliamo scherzare?

    Un uomo probo, il quale, giammai potrebbe pronunciare un sola parola o formulare un singolo pensiero che possa in qualche modo favorire il suo mortale nemico, Berlusconi Silvio.
    Nemico verso cui si è speso sino a consumarsi, mettendo in campo tutte le strategie e tattiche possibili per contrastarlo e sconfiggerlo senza mai risparmiarsi né scendere a patti o cedere di un millimetro sulle posizioni, politiche ed istituzionali, conquistate.

    E’ per questo che gli elettori, ed i suoi compagni di partito, lo stimano e lo acclamano ogni qualvolta ve ne sia l’occasione ed invocano, con voce ferma ed unanime, il suo ritorno come leader sulla scena politica del nostro Paese.

  17. sylvi
    sylvi says:

    caro cc,

    mandami il tuo indirizzo.
    Mio cognato, vedovo da parecchi anni, pare abbia trovato la morosa…e di venire in Piemonte non ha premura!!!
    Sylvi

  18. Anita
    Anita says:

    x La striscia rossa -#121-

    Che io sappia l’Ambasciatore degli USA in Italia e’ David Thorne.
    Conosce l’Italia benissimo.

    E’ il figlio di Landon Thorne Jr., l’ incaricato dal Presidente Eisenhower di amministrare il Piano Marshall in Italia.

    E’ cresciuto a Roma, dove ha imparato a parlare correttamente l’Italiano, ha iniziato a coltivare fin dalla sua gioventu’ una profonda conoscenza ed ammirazione per la cultura, la politica e la societa’ italiane.

    Anita

  19. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Ecco che fine fanno gli scoop e i “supertestimoni” del menga che tanto piacciono alla Sciarelli. In attesa che faccia la stessa fine la Minardi e le sciroppate di testa che se ne servono per imbrattare carta e galleggiare in tv arraffando audience come possono.

    http://www.viterbooggi.it/index.php?tipo=contenuto&ID=23025&categoria=pagine

    Rapinato in casa dalla figlia
Arrestati i due malviventi che aggredirono Maurizio Giorgetti nella sua abitazione di Soriano nel Cimino

    SORIANO NEL CIMINO – Non c’è alcun nesso, come lui sosteneva, tra le presunte rivelazioni sul rapimento di Manuela Orlandi fatte da Maurizio Giorgetti, ex esponente dell’estrema destra romana, da alcuni anni residente a Soriano nel Cimino, e la rapina con aggressione che l’uomo ha subito nella sua casa nell’ottobre scorso. Ma la verità è altrettanto clamorosa. Ad entrare nell’appartamento, armati, a picchiarlo e rapinarlo, secondo i carabinieri, sono stati la figlia trentenne di Giorgetti insieme con un complice.
    Entrambi sono stati arrestati in una discoteca della Capitale dai militari del nucleo investigativo di Viterbo, che hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Viterbo.
    Subito dopo la rapina e il pestaggio subiti, Giorgetti presentò un esposto nel quale sosteneva che l’aggressione sarebbe stata collegata con la sua partecipazione alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto”, durante la quale riferì di aver sentito, in un ristorante di Roma, due affiliati alla Banda della Magliana parlare del rapimento di Emanuela Orlandi. Aggiunse che, stando a quanto aveva ascoltato, il rapimento era stato organizzato per recuperare il denaro del boss Manlio Vitale, probabilmente custodito dallo Ior. Ma il suo racconto non ha convinto gli investigatori che, dopo circa due mesi di indagini, hanno scoperto che a compiere la rapina era stata la figlia di Giorgetti insieme con un suo fidanzato-complice. Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno anche sequestrato della cocaina trovata durante le perquisizioni domiciliari.
    La donna è stata rinchiusa nel carcere Civitavecchia e l’uomo a Viterbo. Nei prossimi giorni saranno sottoposti agli interrogatori di garanzia.

  20. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Per la Sig.ra Anita n.123.-

    Ma, mia cara Signora Anita, il presunto parere esplecitato da D’Alema risale al 2007, quando il centrosinistra era al governo. Wikileaks riporta quanto presubilmente detto da Massimo D’Alema all’ambasciatore Ronald Spogli.
    Racconta Spogli che D’Alema, da ministro degli Esteri nel 2007, gli ha confessato quell’indecenza.
    L’Onorevole D’Alema oggi ha smentito in maniera netta e categorica tale losca affermazione.
    Del resto restano i comportamenti molto netti e chiari dell’Onorevole M. D’Alema a confermare che l’ambasciatore Ronald Spogli ha capito male.
    In tanti anni di vita politica, D’Alema, mai e poi mai ha inveito contro la Magistratura.
    Questo basta e avanza per credergli.

    Cordiali saluti e buon Natale a tutto il blog.

  21. Anita
    Anita says:

    Torture….

    Bradley Manning si lamenta perche’ la coperta e’ ruvida.

    Non e’ vero che non ha il cuscino, il cuscino e’ parte del materasso, le coperte sono ruvide perche’ cosi’ non si possono strappare.
    Vuole piu’ programmi TV e piu’ ore sul computer.
    Come non e’ vero che non ha un avvocato.

    Ci doveva pensare prima….

    Anita

  22. Anita
    Anita says:

    Spesso mi domando come verrebbe tradotta una frase dall’inglese all’Italiano.

    Questa mi ha fatto ridere:

    Elderly RI landlord shot tenant after beef.

    Traduzione in Italiano:
    Anziani RI colpo inquilino locatore, dopo il settore delle carni.

    Traduzione giusta:
    Un anziano padrone di casa nel RI, spara un inquilino dopo un litigio.

    Anita

  23. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    «E Gesù bambino dov’è? lo ha portato via Gasparri…»
    «Per il bambinello arresto preventivo».

    Berlusconi fa il presepe: «Qui c’è l’asino, qui c’è il bue e qui c’è San Giuseppe e qui c’è la nipote di Mubarak».

  24. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Io sono un esempio per tutti, per i giovani.
    Lavoro tanto, dormo quattro ore a notte e se una volta al mese metto insieme gli amici e c’è anche qualche bella ragazza, credo che
    faccia piacere a me e ai miei ospiti

    Silvio Berlusconi,
    23 dicembre

  25. carlino
    carlino says:

    Aleida Guevara, figlia del “Che”, che mi onora della sua amicizia, mi ha inviato un appello per togliere l’embargo degli Stati Uniti a Cuba. L’embargo, criminale perché impedisce anche l’importazione di farmaci di prima necessità, dura dal 1962 e impedisce di fatto il commercio di Cuba con tutti i Paesi che hanno relazioni con gli USA. La piccola Cuba deve fare davvero paura al colosso americano se l’embargo dura da mezzo secolo. “El bloqueo” è stato condannato dall’ONU lo scorso ottobre 2010, che ne ha chiesto la revoca con 187 voti favorevoli e 2 contrari (Israele e Stati Uniti). Obama revochi l’embargo. Sarebbe un bel gesto.

    continua su beppegrillo.it

    Andrebbe letta fino in fondo…

  26. carlino
    carlino says:

    ‘Chi dissente non esiste”. ”E’ evidente che la Fiat vuole un sindacato corporativo e aziendale che sia parte integrante delle gerarchie di fabbrica”. Lo afferma alla Stampa il leader della Fiom, Maurizio Landini, motivando la scelta del sindacato di non firmare l’accordo su Mirafiori. ”Le aziende dell’indotto – spiega Landini – vorranno applicare lo stesso schema. Che poi sara’ emulato da altre categorie. E’ un problema che riguarda la Cgil”. Per questo, aggiunge, ”tra tutte le iniziative che metteremo in campo chiedo esplicitamente che non si escluda lo sciopero generale”.

    Al contrario Rocco Palombella, leader della Uilm, si dice ”soddisfatto” dall’accordo. ”Come puo’ non esserlo – afferma – un sindacalista che mette al sicuro 10mila posti di lavoro e un miliardo di investimento?”. ”Oltretutto – aggiunge – siamo di fronte a una svolta epocale: stiamo riportando in Italia lavoro dopo gli anni della delocalizzazione”.

    L’unita’

  27. carlino
    carlino says:

    Più potente dell’Opus Dei, più efficiente della massoneria.Questo libro racconta per la prima volta dall’interno come funzionano Comunione e liberazione e il suo braccio finanziario, la Compagnia delle opere (una rete di più di 34.000 imprese, un fatturato complessivo di almeno 70 miliardi di euro). Un potere che sembra inarrestabile. “Questo nostro modello conquisterà l’Italia” ha detto Roberto Formigoni. Il modello, in gergo ciellino, si chiama “amicizia operativa”. E oggi sempre più imprese, complice la crisi finanziaria, si avvicinano a Cl per godere dell’ombrello protettivo della Compagnia delle opere.

    In questo libro si propone la prima vera inchiesta su Cl: i rapporti del movimento con Berlusconi fin dagli anni Settanta (nel 1978 nasce “Il Sabato”, il settimanale di Cl finanziato dall’attuale premier), i legami con la sinistra (Bersani al Meeting di Rimini 2003: “Solo l’ideale lanciato da Cl negli anni Settanta è rimasto vivo”) e con la Lega Nord. Dall’università alla scuola, alla sanità, alla finanza, all’edilizia, ai servizi sociali e all’assistenza, quello legato a Cl è un business che vale miliardi di euro e seduce tutti, imprenditori, politici e uomini d’affari. Non senza conseguenze giudiziarie, come dimostrano le inchieste Oil for Food, Why Not, La Cascina, oltre a quella della Procura di Padova sui fondi Ue o i procedimenti che
    hanno toccato la sanità lombarda.

    Un viaggio tra i membri di Comunione e liberazione, con interviste esclusive ad alcuni appartenenti ai Memores Domini, i “monaci guerrieri” che praticano la castità e vivono in residenze comuni, secondo uno stile di vita che molto ricorda quello dei numerari dell’Opus Dei (Formigoni è il più illustre tra i Memores Domini). La testimonianza dura e lucidissima di un fuoriuscito dal movimento (“Dovevo allontanarmi da questa situazione tossica”) e quella di uno psicoterapeuta che ha conosciuto molti militanti di Cl e ne racconta fragilità e paure (“La dipendenza che crea è molto profonda”) restituiscono il ritratto spiazzante e veritiero di una lobby affamata di potere.

    La lobby di Dio
    di Ferruccio Pinotti
    con la collaborazione di Giovanni Viafora

  28. carlino
    carlino says:

    “In tv ci vado io e non tu”
    Lotta dura tra i berluscones Schierati e preparati per difendere il premier. Chi sbaglia viene esiliato dal piccolo schermo. Lupi il più utilizzato


    Anche Anna Maria Bernini, figlia d’arte, ha perso la parola. Scelta per espugnare l’Emilia Romagna dai rossi, per la Bernini la campagna elettorale è lontana: saltabeccava da un salottino all’altro con la coda dei capelli sempre in ordine. L’ha fregata nonna Annarella, il 26 ottobre scorso, durante una diretta con i telegiornali, cioè le telecamere, un microfono e zero domande. Striscia la notizia ha diffuso il video, una delizia per la Rete. La Bernini è seria, elogia B.: “Questo è un discorso importante e significativo che dimostra una grande cultura di governo”. Interviene Annarella: “Ma che sta a dì, che ve comprate ‘a gente!”. La deputata prova con la diplomazia: “Rispetto la sua opinione”. E la nonnina: “Ma io non ve rispetto. Siete dei mascalzoni. Perché non manda ‘sti zozzi in galera. Quelli divorziati che vanno a piglià ‘a comunione. Incanta la gente, incanta ai serpenti”. Annarella leader dell’opposizione.

    Dal Fatto Quotidiano del 24 / 11 / 2010

  29. carlino
    carlino says:

    Enrico Berlinguer.

    “La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello Stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati”.

  30. carlino
    carlino says:

    Milleproroghe, nello Stato d’eccezioneMilleproroghe. Nomen omen.

    Milleproroghe è un termine che è entrato di prepotenza nel linguaggio giornalistico-politico italiano. Indica un decreto-calderone che, a fine anno, il Governo approva per sistemare tutta una serie di questioni lasciate in sospeso.
    Si dà per scontato che esista, questo milleproroghe – che, ogni tanto, viene accompagnato anche dalla dicitura millederoghe – come se facesse parte della normale vita politica italiana. Da sempre.

    Il che, lo rende emblema del nostro Paese allo sbando, per almeno tre ragioni.

    Primo. La necessità di prorogare. E ogni tanto di derogare, di condonare, di fare scudi fiscali e via dicendo.
    Secondo. La scarsa memoria storica. Il milleproroghe esiste solamente dal 2005. E’ stato proposto in quell’anno, governo Berlusconi, per risolvere una serie di questioni urgenti. E poi replicato, con logica bipartisan. Evidentemente, ci si accorse che faceva comodo. Eppure, se ne parla come se fosse sempre esistito.
    Terzo: il Parlamento commissariato. Il decreto Governativo da approvare velocemente nel periodo natalizio, prima che sia troppo tardi, è la prova – se ancora ce ne fosse bisogno – che il Parlamento è di fatto bloccato nei suoi lavori, da anni. E che tutta una serie di questioni sulle quali sarebbe opportuno legiferare nel corso dell’anno, devono essere risolte (o magari prorogate o derogate) con urgenza. In emergenza. Con un decretone di stampo governativo, che nasce senza dibattimento parlamentare e che poi deve essere convertito in legge.

  31. carlino
    carlino says:

    di Mario Cardinali

    Senza peli sulla lingua
    Stragi e teatrini

    E’ come con le stragi dell’Olocausto, che ogni volta bisogna ricaricarsi di sdegno e d’orrore per non farci rassegnata abitudine, infine, alle svastiche nuovamente esibite e rivendicate da tanti, troppi nuovi aspiranti al massacro di razza, in impunito e financo protetto spregio di dignità umana e costituzionale.

    E come con i rigurgiti nazisti, così con l’impunità delle stragi di Stato. Quelle della cosiddetta strategia della tensione, che da Piazza Fontana a Milano nel ’69 fino al treno Roma-Milano nel 1984 ha contato otto massacri bombaroli con 149 morti e quasi 700 feriti. Massacri tutti rimasti “misteriosi”, mostruosi eccidi di massa le cui vittime aspettano ancora una verità. Quella giudiziaria, almeno. Che neppure per la strage di Piazza della Loggia a Brescia è venuta ora fuori dopo trentasei anni, in un’altra assoluzione che si aggiunge a tutti gli altri processi conclusi nell’impotenza, al massimo col rassegnato riferimento alle proverbiali “forze occulte”.

    vernacoliere.com

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    Stamani si lavora! Ho ospiti oggi per Santo Stefano.
    Il menu, dopo gli eccessi di ieri, sarà relativamente parco:
    Antipasti all’italiana (salumi e sottaceti)
    Brasato al Gattinara (annata 2000) con riso bollito (la polenta sarebbe troppo pesante)
    Panettone al mascarpone
    Frutta
    Caffè organico
    Vini:
    Arneis del Roero come aperitivo e con gli antipasti
    Gattinara invecchiato del 2000 e del 2003 con il brasato

    Ho incominciato a spadellare verso le 7.30, si prevede dimettersi a tavola per le 13.30. Il brasato cuocerà dunque per almeno cinque ore e diventerà morbidissimo proprio come piace a me. In effetti i miei ospiti dicono che io non cucino brasati ma stracotti. Sono troppo poco competente di cucina per conoscere la differenza ma tutti sono soddisfatti per la qualità ed io sono contento.
    Si berrà bene ma questa è una costante in casa mia: io bevo solo nelle occasioni ma esclusivamente con vini di qualità.

    A tutti tantissimi auguri
    Uroburo

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x U.
    Con le tue ricette riesci sempre a far venire l’acquolina in bocca.
    Cinque ore di cottura e ti ritieni “incompetente di cucina”?
    màh..
    Buon appetito!!

    P.S.: il vino, presumo un rosso corposo, quale?
    C.G.

  34. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Il Natale è passato, è ora di ritornare ad inkazzarsi:
    —————————————————————————-
    L’embargo usaescippa contro Cuba:

    “Noi non chiediamo niente in cambio di ciò che facciamo. Abbiamo ricevuto molta solidarietà da parte del popolo italiano. Forse uno dei movimenti più forti di solidarietà con Cuba è proprio quello Italiano. Il punto è far conoscere a tutti la realtà che viviamo. Sfortunatamente l’informazione è molto carente e raggiunge la gente in modo profondamente distorto. Per questo è molto importante che si sappia che noi potremmo fare molto di più, potremmo essere ancor più solidali se ci togliessero l’embargo economico.
    Il modo in cui il popolo cubano sta resistendo a un embargo brutale da oltre 48 anni è unico nella Storia dell’umanità. Si parla dell’embargo, ma non si sa come si vive a causa dell’embargo. Un semplice esempio relativo a un gruppo di bambini cubani affetti da leucemia. Attraverso un’organizzazione di solidarietà svizzera di nome “mediCuba”, riesce ad ottenere la materia prima e produce i farmaci citostatici. Possiamo sintetizzarli. Tuttavia non disponiamo dei medicinali per contrastare gli effetti secondari dei citostatici. Per molto tempo abbiamo avuto bambini leucemici che vomitavano venti volte al giorno perché non potevamo somministrare loro il farmaco richiesto. Questo è solo uno degli effetti dell’embargo. Il farmaco in questione è un brevetto statunitense. L’Europa può sintetizzarlo, ogni impresa farmaceutica può produrlo in Europa, ma non ce lo può vendere. Se un’impresa ce lo vende, gli Stati Uniti impongono sanzioni: ritira il capitale americano eventualmente investito o vieta l’esportazione dei prodotti dell’azienda verso il mercato statunitense. Si tratta di una lotta impari dal momento che a Cuba siamo solo 11 milioni, mentre negli Stati Uniti vi sono 400 milioni di potenziali clienti.
    Il problema è che abbiamo una forte necessità di reperire i farmaci e disponiamo del denaro per comprarli, non stiamo elemosinando niente. Stiamo chiedendo il diritto ad acquistare farmaci come qualsiasi altro Paese del mondo. Questo ci viene impedito dall’embargo per ogni risvolto della nostra economia. Immaginate se riusciamo a prestare servizi sanitari a quanti lo necessitano nonostante l’embargo, quanto potremmo fare di più senza l’embargo. La questione è semplicemente questa: un’informazione adeguata alle persone nel mondo perché portino la loro solidarietà a Cuba e esercitino pressione sul governo statunitense affinché sia eliminato questo embargo criminale.”

    (Aleida Guevara, figlia del Comandante Ernesto “Che” Guevara)

  35. Uroburo
    Uroburo says:

    Al Gino
    Oppppofffare!!!!!
    Un Gattinara DOC 2000 ed uno 2003 non sarebbero dei vini corposi?
    Sono l’equivalente novarese del Barolo!
    Ma insomma!

    Il vitigno Nebiolo dà. come vini di altissima qualità, Barolo e Barbaresco nell’Albese; Lessona e Carema nel Biellese; Ghemme e Gattinara nel Novarese ed i vini della Valtellina (Inferno, Sassella e Grumello).
    Sono fondamentalmente tutti dei Barolo coltivati in altre zone.
    I vini di Gattinara hanno veramente poco da invidiare ai Barolo dell’Albese. Sono vini da meditazione ancor più che da pasto.
    Mi piacerebbe farteli assaggiare.
    Un caro saluto U.

  36. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    …e a me piacerebbe assaggiarli!

    Dal 7 luglio del prossimo anno sono in pensione e spero tanto di poter fare, finalmente!, quel milione di cosucce tralasciate nel corso degli anni.
    Andrò addirittura a trovare – a sua insaputa – pure la Komare.
    Mi immagino la scena: mi vesto da musulmano ( me la sono legata al dito) con tanto di kefiah, dopo aver fatto un paio di giri a piedi nel quartiere in modo da dare nell’occhio al vicinato, suono alla sua porta, mi apre e gli dico “buongiorno Komare” sono il Cerutti, come sta?
    Le cose sono due:
    1) sviene
    2) corre a prendere un forcone per infilzarmi.

    Vi racconterò.
    C.G.

  37. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Credo che nel mio vicinato attirerebbe molta attenzione, non abbiamo mai visto mussulmani con la kefiah, correrebbe il rischio di essere fermato dalla polizia, i vicini si crederebbero che potrebbe essere una prova per Halloween.

    Anita

  38. Anita
    Anita says:

    Negli US non si celebra il giorno di Santo Stefano, se oggi non fosse Domenica sarebbe un giorno lavorativo.

    Per chi lavora nei negozi e ristoranti e’ un giorno lavorativo.

    Se non fosse per la neve oggi sarebbe il giorno piu’ grande per i negozi, per il momento c’e’ poca accumulazione, ma in giornata ci aspettiamo una bufera di neve e di vento da 40 a 60 mph.

    Anita

  39. carlino
    carlino says:

    Per uroburo…

    il gattinara e’ un vino straordinario!!! Molto piu’ nobile dei supertuscan…

    La differenza tra un brasato ed uno stracotto sta nelle differenti quantita’ dei liquidi e dei tempi di cottura.

    In genere si parla di brasato quando i soli liquidi presenti sono quelli della marinatura (vino rosso robusto in genere); in uno stracotto si aggiungono anche altri liquidi (brodo vegetale, o di carne).
    A parita’ di peso i tempi di cottura variano: tre ore (mediamente) per un brasato, di piu’ per uno stracotto.

    Il risultato finale e’ diverso ma la goduria e’ la stessa.

  40. Uroburo
    Uroburo says:

    carlino { 26.12.10 alle 14:53 } Il risultato finale e’ diverso ma la goduria e’ la stessa.
    ——————————————
    Sì, sì, sì!!!!!
    Sono un bifolco: faccio del brasato usando solo la marinata senza brodo ma la faccio cuocere 4-5-6 ore. Dev’essere tanto morbido da spezzarsi con un grissino. Altrimenti sarebbe dura! Ma la goduria è’ la stessa.
    Una piccola pausa in attesa del dessert. Com’è bello stare a tavola a chiacchierare!
    Un saluto a tutti U.

  41. carlino
    carlino says:

    Il marito della Senatrice Finocchiaro (PD) e l’imbarazzo del Pd siciliano
    Palermo – Massimo Russo vuole verificare.

    L’assessore alla Salute annuncia che sarà passato sotto lente l’operato dell’Asp di Catania, un’indagine sulla “corretta applicazione delle disposizioni assessoriali” da parte dell’azienda che ha affidato l’appalto dell’organizzazione del presidio territoriale di assistenza di Giarre alla società di Melchiorre Fidelbo, marito del capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro. Russo respinge “il tentativo strumentale di gettare ombre sull’attività di questo governo”.

    Ma su un aspetto, l’assessore-magistrato vuole vedere chiaro: com’è possibile che l’affidamento dei lavori sia stato fatto senza una gara pubblica? “C’è un principio generale che va rispettato: l’affidamento a un privato di un servizio, da parte di un’amministrazione, dev’essere fatto attraverso una procedura di evidenza pubblica. In questo caso faremo una verifica perché l’assessorato è all’oscuro delle procedure seguite per l’organizzazione e l’informatizzazione del Pta di Giarre: non è stata la Regione ma l’Asp di Catania a firmare la convenzione con la Solsamb”.

    http://www.ragusanews.com/articolo/18516/Il-marito-della-Finocchiaro-e-l-imbarazzo-del-Pd-siciliano

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