Siamo giornalisti o Minzo Scondinzolini? Uomini o caporali berluschini piegati in preghiera verso Arcore più delle 5 volte al giorno verso La Mecca dei musulmani? La svolta contro l’Iran di Papino il Breve costerà all’Eni, e all’Italia, la perdita degli impianti di Darkhuin e quindi la proprietà di 100 mila barili di petrolio al giorno più una penale e un danno globale di una marea di miliardi di euro. Una stangata di cui approfitterà la Cina, oltre al governo Netanyahu (accusato anche di assassinio in Oman). Intanto il papalinato incassa dai nostri capi di Stato e di governo il silenzio sul silenzio protettore della pedofilia del clero e altri quattrini per la scuola cattolica

Non posso dire, per educazione e rispetto del codice civile e penale, che il direttore del Tguno Augusto Minzolini mi fa augustamente schifo, percò posso dire che il suo giornalismo è ormai davvero esecrabile, servile, se non proprio schifoso. Anzi, è ridicolo. Continuare a battere il chiodo della “giustizia ad orologeria” affermando che le inchiesta giudiziarie arrivano sempre “guarda caso prima delle elezioni” è un argomento da manus habeas o da disonesti in mala fede o da disinformati, tutte cose gravi per un giornalista che per giunta dirige un telegiornale di una tv pubblica anziché del rione Scassanapoli o Spaccamilano. Di elezioni in Italia ce ne sono a getto continuo, tra elezioni per il parlamento europeo, elezioni politiche, cioè per il parlamento italiano, elezioni regionali, cioè per il parlamento regionale, elezioni provinciali, elezioni regionali…. più non di rado qualche referendum. Stando così le cose, egregi Minzolini dello Strapaese, quando lor signori i magistrati potrebbero fare le inchieste ed emettere gli avvisi di reato e gli eventuali mandati di cattura senza venire accusati di “fare politica con l’uso della giustizia ad orologeria”?
Queste cialtronerie accuse minzolinesche sono a ben vedere un boomerang, che dobbiamo far tornare sulla faccia di bronzo, se non peggio, di chi l’ha lanciato. E infatti: di chi è la responsabilità se nello Strapaese ci sono elezioni a getto continuo? Dei magistrati? O piuttosto di una classe politica sempre più gelatinosa, sfaldata, sfaldante, scollata dall’interesse generale, vale a dire berluscona? Il rincorrersi di elezioni anche regionali è responsabilità dei magistrati o dei politici di stampo leghista, localista, “territorialista” cioè affarista?
Sì, il giornalismo minzolinesco fa orrore, fa arrossire di vergogna non solo i giornalisti non proni e col sedere rivolto verso Arcore ben più delle 5 volte al giorno canoniche per chi invece rivolge il capo verso La Mecca. Embé, è ormai da tempo Arcore la vera Mecca per questo nuovo tipo di famelici fedeli. Arcore o palazzo Grazioli. Siamo arrivati al punto – di degradazione – che un Luca Fazzo, noto per legami troppo stretti con i servizi segreti militari italiani, in sigla Sismi, tanto da avere dovuto uscire dal quotidiano la Repubblica, ma accolto a braccia aperte in un giornale a lui più adatto, attacca Antonio Di Pietro perché “c’è chi pensa” che l’inizio della sua carriera in magistratura possa essere stato favorito dai servizi segreti. Oddio, va’ bene che il bue usa dire cornuto all’asino, però al ridicolo ci dovrebbe essere un limite. O no? Se si dovesse scrivere a proposito della carriera di Fazzo “c’è chi pensa” come si sia svolta, staremmo freschi. Se poi dovessimo anche scrivere a proposito di certi suoi colleghi “c’è chi pensa”, dovremmo arrossire. Ma certe cose le lasciamo fare volentieri ai mestatori di professione, amanti di qualunque tipo di farina purché di qualità discutibile o avariata. Siamo uomini, non caporali al soldo di servizi o berluschini.

Dopo la vergognosa sparata di Berlusconi in Israele e la immediatamente successiva sparata altrettanto vergognosa contro l’Iran e contro l’ENI in Iran, facciamo un po’ di conti. Tanto per farci un’idea del danno che il nostro amato re Papino il Breve sta sempre più arrecando all’Italia. Dunque. L’Eni ha con l’Iran un contratto per la ricerca e l’estrazione di petrolio con un impianto che se non erro si chiama Darkhuin, per il quale l’ENI ha fino ad oggi speso già 5 miliardi di euro. L’impianto ha a regime capacità estrattive di 200 mila barili al giorno, metà dei quali per contratto vanno all’Italia. Il colpo di genio del campione europeo di democrazia netanyahuana ci procura in un sol colpo una inculata da 100 mila barili persi al giorno! Moltiplicato 365 giorni, l’inculata berluscona è pari a 36.500.000 barili di petrolio l’anno andati a farsi fottere.  Poiché ogni barile vale in media 60-80 dollari l’uno, abbiamo un danno di 36,5×70= 2.555 milioni di dollari l’anno, pari più o meno a quasi 2 miliardi di euro l’anno. Cifra alla quale dobbiamo aggiungere 5 miliardi di euro di trivellazioni andati in fumo. Ma non è finita: la penale che l’ENI dovrà pagare se non rispetta gli impegni contrattuali presi con l’Iran per Darkhuin ammonta a 10 miliardi di euro. L’Eni quindi dovrà gettare nella spazzatura, oltre ai 36 milioni e mezzo di barili di petrolio l’anno pari a quasi 2 miliardi di euro anche 15 miliardi di euro, pari una una “legge finanziaria” di medie dimensioni. Insomma, come salasso non c’è male. Ovvio che l’Iran, se davvero l’Eni e l’Italia caleranno in tal modo le brache, avrà tutto l’interesse a vendere il suo petrolio alla Cina, aumentando così ancor più il già grave danno procuratoci da Berlusconi.

Il tutto per leccare il culo al governo Netanyahu, che – non dimentichiamolo – ha come ministro degli Esteri quel russo che si chiama Avigdor Lieberman il cui programma è espellere, cioè deportare, fuori da Israele tutti i palestinesi e i cittadini israeliani di etnia araba, quasi 3 milioni di esseri umani. Roba da fare impallidire perfino le leggi razziali di Mussolini. O no? Lieberman, dichiarato “impresentabile” dal governo francese, è quindi un teorico di fatto del “Lebensraum”, cioè dello “Spazio vitale” – ci ricorda qualcosa? – israeliano e della “pura razza” che non saprei come definire, ma che comunque la si voglia definire lui e i tipi come lui la vogliono non contaminata dal sangue di “estranei” o inferiori che dir si voglia. Se una tale politica la seguissero gli altri, magari i sudafricani neri così come una volta la seguivano i sudafricani e gli americani bianchi, verrebbe definita “razzismo”. La seguono invece nel governo israeliano e viene applaudita. Stranezze della vita. O meglio: stranezze della politica. O meglio ancora: stranezze degli interessi politici di parte.
E sorvoliamo sulle accuse ai servizi segreti israeliani, cioè al governo israeliano che ne è responsabile, di mandare all’estero, vedi il caso nel Dubai, sicari del Mossad per assassinare dirigenti politici di Hamas, tacendo per ora sui sospetti di responsabilità nell’uccisione di uno scienziato nucleare iraniano. Abituati ai metodi “spicci”, cioè illegali, usati a man bassa ai tempi di Arafat per accopparne un po’ di dirigenti ovunque possibile, radicati nel metodo degli “omicidi mirati” contro dirigenti di Gaza, strategia condannata dall’ONU e anche da organizzazioni israeliane, i dirigenti politici israeliani non hanno perso né il pelo né il vizio. Chissà cosa diremmo se la strategia degli “omicidi mirati” la praticassero i palestinesi o gli islamisti. Dubito ne saremmo contenti o silenziosi. Invece la pratica il governo israeliano e perciò siamo tutti felici, protestano i governi di Londra, Parigi e Berlino, ma la leccaculeria berluscona se ne guarda bene. C’è perfino chi, come il giornalista Davìd Parenzo, nella home page del proprio blog infila il sito del Mossad tra quelli consigliati nella colonna del blogroll…

La leccaculeria berluscona, così come il conformismo “de sinistra”, dovrebbe invece meditare sulle analisi del giornalista israeliano Zeev Sternhell, che dimostra come il governo Netanyahu comincia a mostrare pericolosi segni di soffocamento della stessa democrazia in Israele: http://www.haaretz.com/hasen/spages/1150938.html . Il fanatismo alla Netanyahu, debitamente supportato in Italia anche da parlamentari come Fiamma Nierenstein, tra trasformando il diritto all’esistenza di Israele nel dovere di non fare esistere o nascere altri Stati, lo sta cioè trasformando in qualcosa di meno difendibile. Io ho sempre sostenuto il diritto di Israele a esistere, dato che ormai esiste da 60 anni, ma ciò non può significare legittimare il diritto a fare abortire lo Stato palestinese o ad aggredire qualunque altro Stato mediorientale la cui politica non piaccia al governo di turno in Israele. Sono sempre stato favorevole anche al sionismo, dato che era un movimento migratorio come ce ne sono stati altri, ma mi riferivo al sionismo dei Judah Magnes, certo non all’indifendibile sionismo arabofobo affamato di territori altrui e ormai punta di lancia della penetrazione politico militare dell’atlantismo angloamericano – ed europeo al traino – in Medio Oriente in vista del “contenimento”, cioè del soffocamento, della Cina. La Germania fece saltare in nome del proprio interesse economico di “area” quella che era la Jugoslavia, armandone le secessioni, prontamente riconosciute anche dal Vaticano, strategia che ha distrutto – tra l’altro – l’islam europeizzato e pacifico della Bosnia. Ora la Nato, Germania compresa e servilismo berluscone incluso, sta facendo il bis in Medio Oriente, usando il governo Netanyahu.

E c’è da meditare anche leggendo la raccolta edita in Francia di articoli del giornalista anch’egli israeliano Gideon Levy, detestato dalla gran parte degli israeliani non solo perché ne è la coscienza critica, ma anche perché continua a scrivere da Gaza da dove non s’è mosso neppure durante l’invasione per documentare i crimini di certa soldataglia e di certi ufficiali, debitamente supportati e motivati dal peggior rabbinato. Faccio parte del gruppo di incoscienti, ovviamente tacciato di “antisemitismo” dai soliti mascalzoni e propagandisti, cioè dai veri antisemiti incalliti del mondo d’oggi, che vuole proporre Levy per il premio Nobel per la pace. Questa è una istruttiva intervista rilasciata da Levy a Parigi in occasione della presentazione del suo libro, che mi piacerebbe presentare in Italia: http://nasr-moqawama.blogspot.com/2010/02/comment-parler-de-paix-et-construire.html

Infine il solito blablablà fintamente antipedofilo del papalinato. Lo scandalo dei preti violentatori di minorenni si allarga ora nella stessa “Cermania” Paese natio di Ratzinger, che a chiacchiere sta sempre molto bene, ma non pare abbia ritirato il suo ordine del 2001 ai vescovi di tutto il mondo di nascondere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia del clero, ordine firmato assieme al cardinale Raffaele Bertone. E i risultati si sono visti… anzi, si continuano e vedere. Anche in “Cermania”. Tuttavia, non solo il nostro capo dello Stato e il nostro capo di governo vanno a festeggiare con Bertone l’anniversario dello sciagurato e servile Concordato senza chiedere conto di quel famigerato ordine, ma per giunta garantiscono altri quattrini per le scuole private cattoliche. Povera Italia. Garibaldi a 150 anni dalla raggiunta unità d’Italia continua a rivoltarsi nella tomba.

260 commenti
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  1. alessandro
    alessandro says:

    Per Controcorrente:::::::::::::::::::
    Una precisazione di fondo(poi,domani, rispondero´ punto per punto:anche a G.V.))))))))))))))))))))))):::::
    hai ripetuto(per due volte) “all´abbisogna”……………e hai pensato
    quando si e´ parlato di disvelamento che io mi stessi riferendo
    all´interiorita´………..:errore grossolano……………e ho citato, non a caso, Derrida la cui decostruzione e´ storica………in riferimento
    proprio alla societa´……..alla sua critica…………..(((((de sviluppare)))

    velocemente::::::
    l´assalto a Popper e´ gia´ avvenuto in seguito a certa epistepologia:
    Khun,Lakatos, Feyerabend…………

    P.S. le osservazioni e le idee comportano,ahime´, un´assemblaggio radicale di discipline diverse………..(da sviluppare))………………….

    infine:controcorrente, ti prego, di non confondere cio´ che dico
    con cio´ che tu pensi io abbia detto::::non e´ facile…lo so

    lo so.
    saluti

  2. Faust x Alessandro
    Faust x Alessandro says:

    … aaahh!!! il tuo modo di scrivere…. mi ricorda come scrivevo qualche tempo fa… Mi piace molto… non mi piace ppiu sscrivere con le doppie andocojocojo… come le virgole appioggia…. i puntini aggrappolo… ma non riesco ppiu auscirne… scrivere senza immagini non mi fa pensare… addomani… ciao!!
    Faust

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    I perfetti imbecilli sono oltre il 50% degli US. Anita { 21.02.10 alle 21:47 }
    ——————————————–
    Non ne avevo il minimo dubbio, tuttavia dovrebbe detrarre dal numero quelli che hanno effettivamente qualcosa da perdere. Come potreste essere voi due. U.

  4. sylvi
    sylvi says:

    Pensierino della sera.

    Labetaia si stendeva a perdita d’occhio.
    I fusti dritti, 20 o 30 m, protesi al cielo limpido; ma i rami ,gravati dalla neve appena caduta, parevano anelare la terra, e i fiocchi sugli aghi brillavano come diamanti al sole, incerti se resistere o liquefarsi al mite calore.
    Sopra tutto le cime infuocate del Cimone e della Rosetta.
    Le Pale di S.Martino splendevano come la Mitra del Vescovo in processione.
    Oltre il Passo era difficile inoltrarsi a piedi lungo i radi sentieri tracciati da qualche forestale o lungo le orme lasciate dai caprioli che raggiungevano le mangiatoie foraggiate quotidianamente.
    Uno…si aggirava guardingo, le corna appena visibili, ma d’inverno è una costante… anche per certi umani maschi!!!
    Con la primavera si estenderanno in tutto il loro fulgore!!!

    E’ la meravigliosa abetaia del Violino, quello di Stradivari; e parrebbe, come in un incanto, di sentire fra i rami i trilli e le sonate…della Storia…
    Là, oltre una selva di tronchi Uto Hughi che insegue Beethoven???
    Paganini attaccato a un tronco che prova l’archetto???…
    Un soffio di vento accende un pulviscolo gelato che pare avvolgere la terra e il cielo.

    Ahhh…sulla strada un cartello: -non basta il casco, ci vuole anche la testa…-
    Un essere che pare umano, squittisce, bofonchia,, starnazza, ulula, muggisce e strepita…
    Un Urogallo? Magari!!!
    E’ solo un Uro!!!!

    Due, sì due, pernici bianche delle Alpi, spendide nel loro fulgore, lo sbirciano in tralice e si allontanano con la cresta eretta nel sole!!!

    Buonanotte.

    Sylvi

  5. Carlo Ruta per Arcoiris: IL SISTEMA CALTAGIRONE
    Carlo Ruta per Arcoiris: IL SISTEMA CALTAGIRONE says:

    Il sistema Caltagirone
    Dalle sfide al nord industriale alla conquista del sud; dall’acquedotto pugliese ai porti turistici di Sicilia, una storia imprenditoriale emblematica, all’insegna della Roma caput mundi, con tanti lati in ombra.

    di Carlo Ruta

    Con la sua morte, Gaetano Caltagirone chiude in un certo senso l’album dei ricordi della dinastia romana. Ancora in vita costituiva in effetti l’emblema di un passato, mosso e ingombrante. Altri nomi della famiglia, con strategie affinate, sono entrati in gioco, hanno superato i passaggi più tortuosi del paese, mostrandosi oggi, tanto più oggi, in perfetta linea con i tempi. Con le sue disinvolture, Gaetano ha tracciato probabilmente delle coordinate, forse è stato pure un pioniere, percependo già, per esempio, l’importanza del binomio imprenditoria-giornali. Era tuttavia espressione di un mondo che è andato fuori tempo. Quelli che si sono fatti avanti, durante e dopo, non sono venuti allora a raccoglierne il testimone, ma, soprattutto, a rigettarne l’eredità, dichiarandosi diversi. Ma quanto lo sono nella sostanza? I Caltagirone, lungo i decenni hanno espresso un metodo, che si è tradotto man mano in un sistema di potere, in un ordine di cose. Hanno esercitato un’influenza forte e condizionante sull’informazione, oltre che sulla politica. La loro storia s’intreccia infatti con quella dei tanti giornali che sono finiti nelle loro mani. Hanno fatto quindi scuola. E da tale scuola, forse, ha potuto trarre qualcosa pure Silvio Berlusconi. Oggi fanno capo alla famiglia romana il Messaggero, il Mattino di Napoli, il Gazzettino di Venezia, il Corriere Adriatico, il Nuovo Quotidiano di Puglia, il quotidiano gratuito Leggo, altre testate ancora. I destini degli imprenditori romani restano saldati comunque ai business industriali che più contano, alla finanza, alla borsa, alle sedi del potere reale. E per definirne i modi è il caso di fare, anzitutto, un po’ di storia.

    Il passato si è snodato sugli sfondi della prima Repubblica, che i Caltagirone hanno superato abilmente, seppure con qualche danno, legato maggiormente alla vicenda Italcasse: finita, come è noto, con una plenaria assoluzione. Proveniente dalla Sicilia, da Palermo, la dinastia costituiva, già allora, una istituzione della capitale: discretamente protetta dalle circostanze, in grado di contare decisivamente nel teatro dell’economia italiana, e non solo, quando il cemento erompeva su tutte le linee, fino a permeare di sé la finanza e a fare aggio sull’imprenditoria padana del miracolo industriale. Era tuttavia altra cosa, perché del tutto particolare era lo stile, la visione delle cose che animava taluni componenti della famiglia romana, Francesco Gaetano in primo luogo, detto Franco, il quale, cresciuto in relativa sordina nel business delle costruzioni, nei primi anni ottanta ne diventava la mente strategica. L’attenzione mediatica veniva attratta in quegli anni da elementi più mossi della famiglia: da Francesco Bellavista, diviso fra scommesse edilizie e mondanità, come dal più pittoresco Gaetano, pure lui costruttore di rango, su cui circolava un’ampia aneddotica, fino a oggi inesausta. I Caltagirone del tempo, a dispetto delle diversità, che non erano da poco, recavano comunque una comune consuetudine: la contiguità strettissima con il potere politico della capitale, in particolare con la componente democristiana di Giulio Andreotti, che più di ogni altra, in quelle stagioni, andava combinandosi con lo Stato, sullo sfondo di alcuni affari strategici, sui quali aveva peraltro puntato lo sguardo il cronista Mino Pecorelli.

    Franco riusciva a fare la differenza in una famiglia che già costituiva un fatto a sé. Volava in effetti là dove solo i più audaci dell’imprenditoria italiana potevano: lungo prospettive capaci di garantire, dopo le disillusioni del decennio settanta, guadagni consolidati, a partire da quelle che combinavano appunto edilizia e finanza. Nei primi anni ottanta, avocava a sé, per farne un ariete a tutto campo, la Vianini Spa, operante su scala globale nel comparto delle grandi infrastrutture. Deciso altresì a giocare risolutivamente la carta di Roma caput mundi, nei primi anni novanta si aggiudicava, in lizza con gli Agnelli, la torinese Cementir, terza società italiana nel settore cementiero. In quella stagione, che vedeva tramontare l’egemonia democristiana sullo Stato, l’imprenditore della capitale entrava quindi, d’impeto, nel top dei potenti del paese, mentre il cugino Gaetano, rientrato in Italia dopo l’assoluzione, riduceva il passo per smarcarsi dalle cronache e da ogni altra possibile attenzione. Per alcuni settori dell’opinione pubblica, serviti dall’informazione amica, o di famiglia, ma non solo, Franco costituiva il Caltagirone migliore. Tale era ritenuto del resto dalla stessa sinistra, quella più istituzionale almeno, per la duttilità e le aperture con cui il costruttore romano si proiettava sul nuovo corso della Repubblica, pure sotto il profilo dell’informazione: offrendo soccorso, per esempio, a giornali di diversa ispirazione, da «Paese sera», contiguo al Pds, al «Sabato», di osservanza andreottiana. Il nuovo re del cemento costituiva in realtà una sfinge, contro la quale perdevano vigore i vecchi paradigmi, giacché dentro le mura di quell’impero, pur con riguardo per la tradizione, andava pianificandosi un futuro di traguardi, di concerto ancora con la politica, ma con approcci differenti.

    Come tutta l’imprenditoria del paese, Franco Caltagirone, aveva dovuto fare i conti con una situazione magmatica e imprevista, che aveva finito per sedimentare le politiche berlusconiane. Il suicidio di Raoul Gardini aveva aperto, per certi versi, il rendiconto di un’epoca, che insisteva, un decennio dopo, ancora emblematicamente, con lo scandalo Parmalat di Callisto Tanzi. Venivano incrinati in sostanza miti tenacissimi, a partire da quello che aveva fatto di Milano la capitale morale, oltre che economica, del paese. La cosiddetta seconda Repubblica, nel rimescolare le carte, è divenuta allora lo scenario giusto perché la famiglia romana, pur sempre divisa, potesse consolidare le proprie sfide. Franco Caltagirone non ha fatto partita comune con Berlusconi, né si è posto su quella specie di Aventino che vede arroccati, cauti e dubitanti, alcuni ambiti della finanza e dell’economia reale. Si è mosso nondimeno da protagonista, fedele, ma in modo nuovo appunto, al «rito romano» che la famiglia, per quanto con modalità distinte, aveva sempre osservato. Ha puntato in effetti su una politica duttile, mediana, in grado di spostamenti a tutto campo, ritrovandola infine, nuova di conio ma erede anch’essa di una storia, nel partito di Pierferdinando Casini. Ed è la vicenda di questi anni.

    Da quando esordiva come Ccd, l’Unione centrista ha espresso uno stile, con effetti non da poco al sud, dove è riuscita ad esercitare un’influenza di tipo dirigistico su ambiti strategici dell’economia. Facendo tesoro di un certo passato, che non evoca solo l’andreottismo meridionale, ha finito in sostanza per «specializzarsi», investendo con calcolo sui disegni di riequilibrio sollecitati dalla UE, in ambiti come l’acqua, le energie, i rifiuti, le infrastrutture. Ne sono un po’ l’emblema i processi di «modernizzazione» avviati in Sicilia da Salvatore Cuffaro e i grandi appalti che si sono avvicendati in Calabria sotto l’egida di Lorenzo Cesa. Dovrebbero esserne altresì un risvolto, ai livelli più interrati, i business interregionali, garantiti ancora dai contributi UE, testimoniati da Francesco Campanella, già star nascente dell’Unione. Le cronache degli anni zero suggeriscono beninteso che il partito di Casini, nella coalizione di riferimento, ha avuto a che fare con competitori agguerriti, in tutte le aree del Mezzogiorno. La vicenda ondivaga dei Mastella, i tentativi di dar vita a un partito del sud, l’autonomismo di Raffaele Lombardo, dicono quanto sia complessa in realtà la trama degli interessi. A dispetto di alcuni inevitabili rovesci qui e là, come nel caso di Cuffaro, l’Udc regge tuttavia sulle linee essenziali. Avanza altresì nuove pretese. Mentre rilancia infatti, con discrete virtualità, l’idea di un grande centro, non ha esitato a rompere l’accordo con le destre, sempre più ripiegate peraltro, con l’avallo condizionante della Lega, sul dirigismo padano. Franco Caltagirone, mossosi ancora una volta con accortezza, può contare, come è evidente, su un partito sufficientemente romano, che negli attuali frangenti si propone, sotto il profilo degli affari, come un capitale politico fra i più spendibili.

    Sollecitato dall’estendersi delle bolle immobiliari, in Italia come altrove, l’imprenditore romano ha percorso l’ultimo decennio con il rovello della diversificazione, che si è tradotta, fra l’altro, in una ulteriore incetta di testate, dal «Messaggero» al «Gazzettino». E in tale quadro gli è venuto naturale rilanciare la sfida al settentrione, con investimenti a tappeto in varie aree, a partire comunque dal nord-est, dove ha trovato un sostenitore veemente nel sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Oltre che clamore, gli arrembaggi finanziari alla Bnl e alla Rcs hanno fatto tuttavia la differenza, testimoniando peraltro, di riflesso, quando lo stile del costruttore abbia fatto testo. Più ancora dei cugini, che pure, come nel caso di Francesco Bellavista, non sono rimasti inerti, Franco Caltagirone ha incarnato in effetti il mito della liquidità finanziaria, la forza del contante, del cash, da cui hanno tratto insegnamento, per esempio, quel Danilo Coppola e quello Stefano Ricucci che con pressappochismo hanno condiviso con lui alcuni blitz sulla finanza settentrionale. Gli esiti di quelle vicende, davvero esemplari, sono noti. Se i parvenu non hanno avuto scampo, lasciandosi dietro l’onta del carcere, Francesco Gaetano ha potuto trattare e ottenere, nel 2008, l’ingresso al più potente gruppo di assicurazione in Europa: le Generali. Ha potuto bruciare altresì un ulteriore traguardo, di rilievo non minore, acquisendo una quota di prestigio del Monte dei Paschi, che gli è valsa, in un solo colpo, la vice presidenza del gruppo e la contiguità strategica con alcune multinazionali che, con quote altrettanto significative, recano rappresentanza nel board del medesimo, come, attraverso Axa, la francese Suez Gaz de France, leader mondiale nel business dell’acqua.

    L’acqua evidentemente non è un dettaglio. Pure nella vicenda Caltagirone, come è nelle regole di questi tempi, il circuito va chiudendosi con i profitti e le utilities dell’oro blu, giacché proprio questa è la nuova frontiera di Francesco Gaetano, oltre che il punto di ricongiunzione del medesimo con altri esponenti della dinastia. La testa d’ariete è costituita nello specifico dall’Acea, che l’imprenditore romano è riuscito a sottrarre di fatto, con il nulla osta di Alemanno, al controllo del comune di Roma, per farne, appunto, un agile strumento di penetrazione: ben oltre i confini regionali, se si considera che ha già messo radici in Toscana, in Umbria, in Campania, in Puglia. Ma l’Acea non è sola, trovandosi in gioco la Acque Blu Fiorentine, che la famiglia romana controlla tramite la Società italiana per i lavori marittimi, mentre sull’arena del nuovo business, corroborato come è noto da propositi di finanziamenti della UE, che per i prossimi decenni dovrebbero ammontare a circa 50 miliardi di euro, ritorna, con il controllo della storica Acqua Marcia, Francesco Bellavista. Per il gruppo Caltagirone, in particolare per Francesco Gaetano, si profilano allora percorsi di partnership inediti, con risvolti in sede internazionale, mirati comunque a chiudere nel modo più profittevole la corsa alle risorse idriche in Italia, a partire dal centro-sud, dove, ancora, tutto appare in discussione.

    La famiglia Caltagirone non poteva pretendere di più, ponendosi in un girone d’affari che insiste a progredire pure in tempi di crisi. Ha dovuto fare i conti beninteso con gli stranieri, che recano motivi per far pesare il loro status in sede internazionale. Ma li ha fatti secondo tradizione. Nel panorama italiano Suez costituisce un fatto consolidato, in competizione con Veolia e la spagnola Aqualia, venute a patti a loro volta con altri protagonisti del cemento: dai Pisante di Puglia, proprietari di Galva, al siciliano Pietro De Vincenzo. In ogni caso, nell’accordarsi, Francesco Gaetano è stato risoluto nel non cedere il passo. Con pienezza riesce a dirigere infatti le politiche di Acea, di cui possiede solo il 7 per cento, quando la multinazionale francese ne detiene una quota di molto superiore. Fedele alla propria storia, Caltagirone propone in realtà strategie di attacco che possono ben meritare la condivisione di Gaz de France, come nel caso di Acquedotto Pugliese, già amministrato dal Tesoro, che il costruttore, proprio attraverso Acea, intende trarre a sé, di concerto con il partito di Casini e alcuni interlocutori forti, divisi fra Pd e Pdl. Si tratta della struttura più grande d’Italia, in grado di rifornire di acqua più regioni. Per guadagnare terreno nel Mezzogiorno l’operazione pugliese, rimasta fino a oggi senza esito per l’opposizione tenace della giunta regionale, può essere assunta quindi come strategica.

    Si tratta di una vicenda sintomatica, dei modi in cui i Caltagirone sono andati posizionandosi al sud, in senso lato. È opportuno definire allora, da una prospettiva esemplare, quanto è avvenuto di nuovo e di diverso. Con le politiche di integrazione UE, l’introduzione dell’euro, l’avvicendarsi delle privatizzazioni, con l’avvento infine della crisi globale, che sta influendo non poco sui destini economici del Mediterraneo, pure nell’ambito della famiglia romana si proceduto a sensibili cambi di paradigma. E nel fluire di tali aggiustamenti una considerazione inedita è stata riservata alla Sicilia. È la storia di questi anni, all’insegna di una incalzante occupazione, che è stata pianificata soprattutto, in sintonia con gli spostamenti Franco, da Francesco Bellavista, attraverso il gruppo Acqua Marcia, di cui ha assunto da oltre un decennio la leadership. Il Caltagirone ha fatto business a tutto campo, a partire dall’industria turistica. A Palermo, ha avocato a sé Villa Igea e il Grand Hotel des Palmes. A Taormina ha acquisito il San Domenico. A Catania sta trattando l’acquisizione della Perla Jonica, già proprietà del costruttore Costanzo. Gli affari più vistosi, legati ancora al turismo elitario, riguardano comunque le strutture portuali. Sotto l’egida di Acqua Marcia vanno allestendosi infatti scali turistici a Siracusa, Catania, Mazara del Vallo, in altre località della costa sud. Ma quale è il significato di tali operazioni?

    L’imprenditore, che, significativamente, è stato insignito dall’ateneo catanese di una laurea honoris causa, ha visto bene, giacché le cose nel Mediterraneo evolvono in modo vertiginoso. Gli accordi che sono seguiti al patto di Barcellona del 1995 hanno modificato gli scenari complessivi, con l’apertura di numerose aree di scambio. Tangeri, sede di una Free Zone fra le più nevralgiche, si appresta a divenire il primo porto d’Europa e uno dei maggiori al mondo. La sponda nordafricana, ancorandosi a India e Cina, ha reagito in modo esemplare ai rovesci finanziari che hanno sconvolto l’Occidente. In gran parte dei paesi del Maghreb, oltre che del Vicino Oriente, ancora dopo i rovesci di Dubai, che pure hanno influito non poco sui trend, il saldo del PIL è rimasto infatti positivo. Le sollecitazioni al protezionismo appaiono in sostanza esigue e sormontabili. Francesco Bellavista ha motivo allora di scommettere su una Sicilia che di qui a pochi anni, a partire soprattutto dalla costa meridionale, potrà essere utilizzata come una straordinaria pedana di lancio in direzione del Nord Africa, in tutti i sensi. Francesco Gaetano, più dotato di senso strategico ma attento all’estro del cugino, per adesso non si esprime, mantenendo nell’isola una presenza sottintesa, che nella vicenda delle acque potrebbe essere rilevabile da alcuni passaggi dell’avvocato Luigi Pelaggi, membro dal 2009 del Cda di Acea, già incaricato dal governo a gestire l’emergenza idrica nelle Eolie. Tutto lascia pensare comunque che pure il Caltagirone più facoltoso e quotato stia disponendosi, come è nel suo stile, a puntate decisive.

    Fonte: domani.arcoirs.tv

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Che l’assassinato di Dubai fosse un dirigente di Hamas è fuori di ogni dubbio, che abbia commesso i reati di cui lei parla è probabile, ma io non posso basarmi sulla verità spacciata dal governo israeliano, per il semplice motivo che sono italiano e non israeliano. I governi israeliani hanno inoltre dimostrato ad abundantiam che su certe cose NON sono credibili: hanno ucciso troppa gente con omicidi “mirati” senza che sia stata emessa nessuna sentenza accettabile dal civile consesso internazionale, tant’è che tale pratica abominevole è stata condannata non solo dall’Onu, ma anche da varie associazioni israeliane. Se l’Anp o Hamas eseguissero assassinii “mirati” di israeliani, con oltretutto abbondanza di vittime civili sicuramente innocenti, io non approverei. Ergo, NON posso approvare la stessa pratica solo perché seguita da Israele o da altro Paese occidentale.
    Fossi in lei rifletterei sulla mania di gran parte della comunità di dare sempre e comunque ragione a Israele, comportandosi così più da israeliani che da membri della comunità nazionale non israeliana di cui si fa parte. Alla lunga, si rischia di essere visti come estranei. Ci sono già troppi cattolici che guardano agli interessi del Vaticano e che ne sposano qualunque tesi, anche le più ridicole, che sono purtroppo la grande maggioranza.
    Non so se l’Eni farà quello che Berlusconi ha ordinato, ma le intenzioni di Berlusconi sono chiare: lui punta a qualcosa che somiglia molto alla guerra, oppure si aspetta un attentato di ritorsione da utilizzare come una palla al balzo per far passare non solo le leggi che gli assicurano l’impunità per i reati pregressi, ma anche le leggi speciali utili per decapitare i “filoterroristi” italiani, che esistono solo nelle menti bacate come quelle dei suoi lacché, imbavagliare definitivamente ciò che resta di ciò che una volta era la sinistra e restare in sella moooolto più a lungo.
    Un saluto.
    pino nicotri
    P.S. Spero sempre di sbagliarmi. Ovviamente.

  7. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Non ne avevo il minimo dubbio, tuttavia dovrebbe detrarre dal numero quelli che hanno effettivamente qualcosa da perdere. Come potreste essere voi due. U.
    ________________________________________

    A domani la risposta.
    Il mio post non passa, l’ho mandato a Pino.

    Buona notte,
    Anita

  8. Anita
    Anita says:

    Ecco un pensiero che descrive i giovani votanti:

    The support is bound to wane when the people who voted go back to smoking their bongs, standing around on street corners, waiting for welfare checks, hugging trees, following the Grateful Dead and watching “American Idol”…
    ======================

    Il sostegno sparira’ quando quelli che hanno votato ritorneranno a fumare i loro bong, piazzati a un angolo della strada, aspettando l’assegno del welfare, abbracciando gli alberi, seguendo the Grateful Dead e guardando “American Idol”…

    Sounds better in English….

    Anita

  9. elezioni americane
    elezioni americane says:

    Affluenza elettorale USA 1960-2008 (affluenza in % popolazione avente diritto)
    Presidenziali:
    1960 = 63.1
    1964 = 61.9
    1968 = 60.8
    1972 = 55.2
    1976 = 53.6
    1980 = 52.6
    1984 = 53.1
    1988 = 50.1
    1992 = 55.1
    1996 = 49.1
    2000 = 51.3
    2004 = 55.3
    2008 = 56.8

  10. elezioni americane
    elezioni americane says:

    Altre votazioni nazionali USA affluenza %
    1962 =47.3
    1966 = 48.4
    1970 = 46.6
    1974 = 38.2
    1978 = 37.2
    1982 = 39.8
    1986 = 36.4
    1990 = 36.5
    1994 = 38.8
    1998 = 36.4
    2002 = 37
    2006= 37.1

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Strage di civili in Afghanistan. Un errore della Nato.
    Qui si stà imparando troppo dai maestri USA. E scippa.
    C.G.

  12. greatful dead
    greatful dead says:

    I Grateful Dead sono uno dei più celebri e influenti gruppi musicali rock statunitensi di tutti i tempi. Nati alla metà degli anni sessanta, furono fra gli artisti fondamentali della storia di quello che veniva chiamato acid rock o rock psichedelico. Divennero celebri per il loro stile eclettico, che univa elementi di rock, folk, bluegrass, blues, country e jazz e dal vivo era caratterizzato da interminabili e lisergiche improvvisazioni modali. Attorno ai Grateful Dead nacque una sorta di culto; alcuni loro fan, chiamati Deadhead, seguirono il gruppo in concerto per anni, vivendo di fatto come nomadi in onore della loro devozione verso “the Dead”.

    Sciolti nel 1995

    http://it.wikipedia.org/wiki/Grateful_Dead

  13. eisenhower
    eisenhower says:

    Eisenhower scrisse nelle sue memorie “The White House Years”:

    Nel 1945 il Segretario alla Guerra Stimson, visitando il mio quartier generale in Germania, mi informò che il nostro governo stava preparandosi a sganciare una bomba atomica sul Giappone. Io fui uno di quelli che sentirono che c’erano diverse ragioni cogenti per mettere in discussione la saggezza di un tale atto. Durante la sua esposizione dei fatti rilevanti, fui conscio di un sentimento di depressione e così gli espressi i miei tristi dubbi, prima sulla base della mia convinzione che il Giappone era già sconfitto e che sganciare la bomba era completamente non necessario, e in secondo luogo perché pensavo che il nostro paese dovesse evitare di sconvolgere l’opinione pubblica mondiale con l’uso di un’arma il cui impiego era, pensavo, non più obbligatorio come misura per salvare vite americane. »

    http://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamenti_atomici_di_Hiroshima_e_Nagasaki
    http://en.wikipedia.org/wiki/Debate_over_the_atomic_bombings_of_Hiroshima_and_Nagasaki

  14. PER I BAMBINI DI GAZA
    PER I BAMBINI DI GAZA says:

    Giovedì 25 febbraio 2010 alle 18.00 si inaugura la mostra 100 illustrazioni per i bambini di Gaza. Oltre ottanta illustratori italiani, tra i più affermati, hanno donato le loro opere per una raccolta fondi a favore delle adozioni a distanza di bambine e bambini di Gaza, tramite l’associazione Najdeh (soccorso sociale) delle donne palestinesi.
    L’iniziativa è organizzata dall’ARCI e toccherà diverse tappe. dopo l’inaugurazione di Milano, ci saranno Roma, Messina, Palermo ed Acquedolci. Molte altre realtà stanno chiedendo di poter organizzare eventi simili.
    La mostra continua in orario pomeridiano, dalle 16 alle 20, fino a Sabato 27 febbraio 2010.
    Info: 339.8599708

    COMUNICATO STAMPA

    “100 illustrazioni per i bambini di Gaza”: E’ questo il titolo della mostra itinerante che si inaugurerà a Milano Giovedì 25 febbraio 2010 alle 18.00 presso la Galleria L’Affiche di via dell’Unione, 6.

    Oltre novanta illustratori italiani, tra i più affermati, hanno donato le loro opere per una raccolta fondi a favore delle adozioni a distanza delle bambine e bambini di Gaza, vittime innocenti della guerra. (vedi elenco dei partecipanti n fondo)

    La mostra è promossa dall’ARCI in sostegno all’associazione delle donne palestinesi Najdeh (soccorso sociale) di Gaza. La mostra, dopo la tappa di Milano, raggiungerà Roma, Messina, Palermo e diverse altre città in fase di programmazione.

    Najdeh è nata originariamente negli anni settanta, durante la guerra civile a Beirut, per creare protezione e opportunità di lavoro per le migliaia di donne palestinesi e libanesi rimaste vedove, organizzandole in cooperative di produzione. La commercializzazione dei manufatti (ricami, vestiti tradizionali, ecc…) avviene principalmente tramite comitati di sostegno in Europa, negli Stati Uniti e nei paesi arabi. Il successo dell’esperimento si è diffuso poi in altre realtà della diaspora palestinese e nei territori occupati.

    Le adozioni a distanza (50 € al mese per ogni bambino) servono a permettere alle famiglie di mandare i figli a scuola ed evitare il lavoro minorile.

    Ospiti d’onore della mostra saranno Dario Fo, che ha donato una sua opera, e Franca Rame.

    La mostra rimarrà aperta il 26 e 27 Febbraio 2010 dalle 16.00 alle 20.
    La mattina apertura su prenotazione per le scuole.

    Si ringrazia Adriano Mei Gentilucci per aver messo a disposizione i locali della galleria L’Affiche. Si ringraziano tutti gli illustratori che hanno aderito e quelli che lo vorranno fare in futuro.

    Per informazioni:
    Farid Adly 339 8599708
    Giulia Orecchia 349 3173676

    Ringraziamo anticipatamente per l’attenzione.

    Ufficio Stampa
    Illustratori per Gaza

    Elenco partecipanti:

    Dario Fo

    Antonella Abbatiello
    Allegra Agliardi
    Massimo Alfaioli
    Roberta Angeletti
    Cinzia Battistel
    Alessandra Bedin
    Manuela Bertoli
    Julia Binfield
    Silvia Bonanni
    Nella Bosnia
    Marcella Brancaforte
    Valeria Brancaforte
    Filippo Brunello
    Emanuela Bussolati
    Ivan Canu
    Anna Canavesi
    Alessandra Ceriani
    Alessandra Cimatoribus
    Piero Corva
    Nicoletta Costa
    Laura Crema
    Francesca Crovara
    Anna Curti
    Paolo D’Altan
    Evelyn Daviddi
    Flavia De Carli
    Gianni De Conno
    Pasquale Del Vecchio
    Stefano Delli Veneri
    Francesca Di Chiara
    Vittoria Facchini
    Sophie Fatus
    Costanza Favero
    Antongionata Ferrari
    Alessandro Ferraro
    Julieta Ferrero
    Silvia Forzani
    Gloria Francella
    Letizia Geminiani
    Cinzia Ghigliano
    Beppe Giacobbe
    Monica Gobbi
    Libero Gozzini
    Marcella Grassi
    Desideria Guicciardini
    Yukiko Iwata
    Istvansch
    Karen la Fata
    Bimba Landmann
    Roberto Luciani
    Maria Sole Macchia
    Roberta Maddalena
    Marco Martis
    Anna Masina
    Claudia Melotti
    Alessandra Micheletti
    Sara Not
    Giulia Orecchia
    Arianna Papini
    Giulio Peranzoni
    Tiziano Perotto
    Petra Probst
    Paola Ravioli
    Laura Rigo
    Marina Romagnoli
    Alberto Ruggieri
    Francesco Santosuosso
    Lorenzo Sartori
    Alessandra Scandella
    Guido Scarabottolo
    Enrica Scurati
    Febe Sillani
    Sergio Staino
    Miguel Tanco
    Gianni Tacconella
    Franco Tempesta
    Stefano Tognetti
    Franca Trabacchi
    Agostino Traini
    Toprak Turan Kara
    Natascia Ugliano
    Barbara Vagnozzi
    Andrea Valente
    Pia Valentinis
    Vauro
    Marisa Vestita
    Marco Viale
    Stefania Vincenzi
    Fabio Visintin
    Sara Vivan
    Alessandro Zecca

  15. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    “Non ne avevo il minimo dubbio, tuttavia dovrebbe detrarre dal numero quelli che hanno effettivamente qualcosa da perdere. Come potreste essere voi due. U”.
    ________________________________________

    Quelli che non hanno niente da perdere, anzi hanno gia’ guadagnato, sono gli impiegati statali, governativi e federali.
    Oltre tutti gli altri impiegati affiliati con i sindacati.

    I loro salari e benefici di base sono molto piu’ alti dei salari medi in privato.
    Senza poi parlare delle pensioni a vita.
    Un salario medio per un privato e’ di circa $45’000 l’anno.
    I benefici variano e molti NON hanno pensioni.

    Un pompiere percepisce, (nel mio Stato) circa $75’000 entro i primi 5 anni ed, arriva oltre ai $110’000 con seniority= anzianita’.
    La pensione e’ circa il dal 75% al 90% del salario ed i benefici sono a vita.
    Piu’ gli incrementi “costo vita” annuo.
    Moltissimi vanno in pensione con disabilita’ vere o meno e, non pagano tasse sulla pensione.

    I salari vengono pubblicati sui giornali annualmente.

    Ecco chi non ha da perdere e, non dimentichiamoci dei recipienti del wellfare.

    Per chi crede che votino…..per il partito che gli aumenta la bonanza e che promette di piu’.

    Ieri in TV gli esperti di finanza facevano i calcoli di quanto ci costa ogni impiegato governativo.
    In media durante gli anni lavorativi contribuiscono circa $123’000, in pensione ci costano altre $3′ 500’000, calcolando 20 anni in pensione.

    Inoltre ognuno di noi riceve la pensione governativa, che varia secondo gli anni del salario piu’ alto.

    La mia sarta riceveva $55’000 l’anno, piu’ i benefici, ando’ in pensione a 40 anni e visse fino a 87.
    Lavorava per Quonset Point, un operaia, a bench worker.

    =====

    Ritornando a me, io ricevo solo la pensione governativa, ho pagato fino a 70 anni, perche’ la pensione di mio marito era minore, essendo un “notch baby”.
    Cioe’ nato tra’ il 1916 ed il 1922. Una legge stramba, mai rettificata.
    (Pensione su cui Obama ha messo un freeze per tre’ anni.)

    L’interesse dei nostri risparmi e la vendita di un piccolo business e di due case di mia propreta’, una in Italia, mi permettono di campare.
    Niente pensioni private.

    Sulla pensione governativa mi deducono un dollaro su tre’, perche’ il mio introito e’ superiore al minimo.
    Pago per Medicare e per Blue Cross, piu’ tutti i co-pay.
    Ho anche l’assicurazione nell’evento che dovessi entrare in una casa di riposo, che pago ogni 6 mesi.

    Saro’ una patata lessa, ma il cervello mi funziona ancora.

    Contento?

    Buona notte,
    Anita

  16. Mario Lettieri e Paolo Raimondi: Il rischio dei derivati per gli Stati sovrani
    Mario Lettieri e Paolo Raimondi: Il rischio dei derivati per gli Stati sovrani says:

    Il rischio dei derivati per gli Stati sovrani

    Di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
    (*sottosegretario all’Economia nel governo Prodi
    **economista)

    Il grande Totò lo aveva pensato per primo: un contratto di vendita della Fontana di Trevi ad un arricchito petroliere del Texas che in cambio di cash (l’upfront dei derivati moderni) gli garantiva il diritto sine die di imporre una tassa sulle fotografie scattate dai turisti.

    La crisi greca ci ha infatti svelato che gli stati europei, ma non solo loro, hanno fatto uso dei servizi delle grandi banche internazionali per confezionare dei prodotti derivati ad hoc al fine di coprire i buchi di bilancio o di creare Pil virtuale aggiuntivo per aggiustare i propri libri contabili e superare gli sbarramenti e le regole di partecipazione ai club economici più esclusivi e all’Unione Europea.

    La Goldman Sachs, per esempio, aveva ristrutturato parte del debito pubblico greco per la sanità in un derivato da ripagare salatamene ma in un periodo più lungo. Aveva cioè comprato il debito e lo stato greco in cambio aveva acquistato uno strumento finanziario confezionato non come credito ma come operazione monetaria. Il derivato veniva anche posto fuori bilancio. Per pagare, la Grecia ha concesso diritti di riscossione delle tasse aeroportuali o incassi delle lotterie per molti anni a venire.

    Speriamo che ciò non abbia scalfito anche l’Italia. Sarebbe però opportuno che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza controllassero come sono stati strutturati i derivati che grandi comuni come Milano e Roma o regioni come La Campania e la Lombardia hanno sottoscritto con le grandi banche internazionali e nazionali. Tempi lunghi di pagamento sono stati ottenuti in cambio di che? Della privatizzazione di servizi o altro?

    Purtroppo la pesante situazione e i rischi non riguardano soltanto la Grecia. Certo essa ha obbligazioni per 300 miliardi di dollari, di cui 235 sono dovuti a istituzioni finanziarie europee, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea.

    Ma l’Inghilterra per esempio ha un mercato ipotecario che è in uno stato peggiore di quello americano. Ben 470 miliardi di dollari devono trovare acquirenti o coperture di capitale privato in poco più di tre anni pena il collasso del suddetto mercato.

    Uno degli effetti della crisi del debito greco, oltre agli attacchi speculativi contro l’euro, è quello di innescare gravi turbolenze sui mercati delle obbligazioni e del credito.

    Infatti si sta già registrando un aumento generale del tasso di interesse sui bond pubblici.

    Per l’Italia, con un debito pubblico vicino al 120% del Pil, ciò vorrà dire un costo aggiuntivo che andrà a sottrarre risorse agli investimenti e al welfare.

    Inoltre si acuisce lo scontro per “accaparrarsi” i compratori di un debito pubblico globale enormemente aumentato.

    Si sta già manifestando un effetto di contagio tra le turbolenze dei mercati del debito sovrano e quello dei titoli obbligazionari delle imprese (i corporate bond) la cui contrazione in Europa è stimata per il 2010 intorno ai due terzi.

    Mentre si continua a discutere della Grande Riforma che trova forti ed evidenti resistenze dalla finanza più agguerrita e speculativa, riteniamo che due iniziali provvedimenti potrebbero essere attuati in tempi brevi.

    Bisognerebbe anzitutto rendere “non convenienti” i derivati Over The Counter (OTC) con regole semplici ma restrittive. Bisogna bloccare l’attuale sistema di questi derivati che è drogato e necessita di un intervento degli Stati per correggerlo, perché il solo mercato si è dimostrato incapace di farlo.

    Contemporaneamente c’è l’urgenza di attivare gli investimenti e nuovi strumenti finanziari capaci di accelerare la ripresa produttiva. Noi ribadiamo l’opportunità di un accordo in sede UE per la creazione di “Union Bond”, di obbligazioni europee per lo sviluppo, allo scopo di sostenere gli investimenti strategici nelle infrastrutture e nella modernizzazione dei settori energetici e tecnologici. Dovrebbero essere titoli di credito a lungo termine, senza alti profitti a breve, ma con una giusta e certa remunerazione e naturalmente con positivi riverberi di crescita economica e occupazionale.

  17. Unione Nazionale Cronisti Italiani: il caso Marrazzo se fosse stata in vigore la legge Alfano
    Unione Nazionale Cronisti Italiani: il caso Marrazzo se fosse stata in vigore la legge Alfano says:

    FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA
    Unione Nazionale Cronisti Italiani

    FERMA PROTESTA DI GRUPPO TOSCANO E UNCI PER UN ATTO GRAVE

    Perquisizione per due colleghi a Prato
    Si tenta di limitare il diritto di cronaca

    Nel mirino Paolo Nencioni del Tirreno e Elena Duranti de La Nazione

    Il Gruppo cronisti toscani e l’Unione nazionale cronisti italiani (Unci) esprimono piena solidarieta’ ai colleghi Paolo Nencioni del “Tirreno” e Elena Duranti de “La Nazione” di Prato le cui abitazioni ed i loro posti di lavoro sono stati perquisiti sabato dai carabinieri. Un atto grave che non fa che confermare le sempre crescente difficolta’ del lavoro dei cronisti. Un atto nei confronti del quale e’ ferma la protesta del Gruppo cronisti toscani e dell’Unci.

    Ai due colleghi e’ stata contestata la violazione del segreto istruttorio per aver pubblicato sui due quotidiani la notizia di un carabiniere accusato di violenza sessuale nei confronti di un giovane. In questo contesto la “visita” dei militari nelle abitazioni dei due cronisti e poi nelle redazioni dei due quotidiani e’ la rappresentazione plastica dei rischi e degli ostacoli che sempre di piu’ caratterizzano il lavoro di cronaca. Quanto accaduto non puo’ che essere interpretato come un oggettivo tentativo di limitare il diritto-dovere di fare informazione, un diritto-dovere per il quale i cronisti di tutto il Paese si battono ogni giorno in prima persona

    00186 ROMA – Corso Vittorio Emanuele 349 – Tel 06/680081 – Fax 06/6871444
    sito: http://www.unionecronisti.it – mail: unci@unionecronisti.it

  18. Linosse
    Linosse says:

    X “capitan” P 118
    Quando il gioco delle tre carte si gioca addirittura con carte false si raccolgono crti risultati:
    Da Come don Chisciotte
    “Barack Obama è sempre più ondivago. Dopo aver attaccato la Cina per oltre un mese, ha ceduto alle pressioni di Pechino e ha ricevuto il Dalai Lama di nascosto alla Casa Bianca, facendolo passare dal retro, vicino ai sacchi della spazzatura…

    Ora si profila un’altra clamorosa novità. Altro che ritiro dall’Irak, la maggior parte delle truppe rimarrà nel Paese e la guerra continuerà. Cambierà solo il nome, come spiego qui: non più Iraqi Freedom (libertà per l’Iraq), ma Operation New Dawn ovvero Operazione Nuova Alba.

    Insomma, il presidente gioca con le parole. Si rifugia nel marketing politico, come sempre. Sa azzeccare gli slogan; su quest’arte, sapientemente consigliato, ha costruito la carriera fino a conquistare la Casa Bianca. Ma dov’è la sostanza?

    Aveva promesso “change” e il cambiamento è innegabile; ma non sul cammino promesso. E’ multidirezionale. Obama va avanti a zig zag, spesso in retromarcia, come sulle riforme finanziarie. Annuncia e non mantiene.

    C’è ancora qualcuno disposto a dargli credito?

    Marcello Foa ”
    Al peggio non c’è rimedio
    L.

  19. alessandro
    alessandro says:

    Per Controcorrente,Uroburo,Vaschi……………………………

    Leggendo certi post(per es. quello di G.V.) …
    confesso che, nonostante la loro logica e sensatezza, non mi hanno comunicato,EFFETTIVAMENTE,nulla……pare che l´Etica sia un oggetto di cui si possa fare una specie di trattato…….;
    la perla e´ il legame beneficio-azione-etica- di G.V……….e viene subito da pensare al vecchio concetto di utilitarismo((per Controcorrente:Bentham)) per cui il giudizio morale diventa un giudizio sulla felicita´:buono e´ cio´ che da benefici.
    Ma non e´ che ,forse, QUESTA morale si riduce a una specie di
    “edonismo calcolato”?

    Sulla felicita´ bisogna ,almeno, ricordare Montaigne secondo il quale
    per saper esser felici e´ necessario l´atto presente del vivere…..
    potrebbe venirne fuori una morale del contrario, per cui
    NON-E´- MORALE che qualcuno eserciti potere sul mio atto presente del vivere:diventerebbe im-morale ogni atto umano contro la vita e la liberta´; e si acquista coscienza della liberta´ proprio perche´ prima di tutto si ha coscienza del dovere((per Controcorrente:vedi Kant)).
    L´idea,quindi, dei benefici serve solo fino a un certo punto…
    e anche Uroburo l´ha sottolineato…………;
    esiste qualcosa che va oltre l´idea del beneficio…………….
    anzi oserei perfino dire che cio´ che e´ veramente morale
    e´ l´opposto del beneficio…………..

    Il positivismo e´ caduto anche da un punto di vista morale
    ma, nel Novecento, non e´ che sia semplicemente caduta questa o
    quest´altra idea………no
    e´ saltato ,addirittura, l´uomo……e come egli si percepiva.
    Se ho parlato dei “maestri del sospetto l´ho fatto solo ai fini di chiarire
    che con loro e´ venuto fuori un uomo diverso e nuovo……….
    un uomo sicuramente piu´ debole e piu´ insicuro dell´uomo
    della tradizione razionalista e positivista.
    I post di Uroburo sono condivisibili in linea di massima
    ma non trovo soddisfacenti le conclusioni……………..
    un uomo completamente in declino…..senza immaginazione,senza creativita´::::e´ la morte dell´uomo prospettata gia´ da Foucault???
    Si spera di no
    ma questa speranza ha un senso solo rapportandola alla morale.

  20. alessandro
    alessandro says:

    In sintesi:::::
    non sono d´accordo con G.Vaschi……..chiamerei la sua “morale economica” e si dovrebbe anche sapere,allora, dove essa ci ha portato:lungo le mostruose radici dell´accumulo…………….
    non sono d´accordo nemmeno con Controcorrente :non siamo di fronte solo e semplicemente a delle idee:siamo di fronte alla crisi dell´uomo e che e´ sia storica sia individuale(i due piani si muovono insieme)…………..
    rifiuto il relativismo di Peter……………………….
    penso ,invece, di essere d´accordo con Uroburo sebbene con condivida affatto le sue conclusioni.

  21. alessandro
    alessandro says:

    Per Faust…………………
    La scrittura e´ la rivincita sul limite umano…….
    si scrive per “non morire”
    o(ma e´ la stessa cosa) si scrive per morire sempre.
    Ma la scrittura stessa e´ un limite………..
    anche la scrittura puo´ essere fascista:chiusa e chiara puo´ essere
    un atto di violenza psicologica togliendo liberta´ di interpretazione al lettore.
    E,allora, si cerca un po´ di farla esplodere questa benedetta scrittura
    ,di aprirla ,di lacerarla
    e la scrittura puo´ diventare allora apertura di scritture e di sensi.

  22. alessandro
    alessandro says:

    Per Peter………………
    Usare certe parole non e´ facile,soprattutto quando si tratta di parole che, per certi “meccanismi” , ci fanno subito scattare nel cervello altri concetti.
    Il passaggio da parole ad altre parole o da parole a concetti,in fondo, e´anche naturale, pero´ bisogna far attenzione a non restare vittime di questo passaggio e,quindi, se il passaggio e´ naturale sara´ necessario operare su quel passaggio un atto culturale capace di liberarsi da quei meccanismi.
    Se qualcuno usa, ad es., la parola “carita´” subito ci scatta nel cervello
    che questo qualcuno e´ un cristiano………ma non e´ detto che cio´ risponda a verita´:e´ necessario un atto interpretativo.
    Non e´ che ,quindi, tutti coloro che pensano che la morale sia un assoluto siano hegeliani.
    Come ,ancora, ci sono stati uomini che hanno parlato di speranza
    ed erano marxisti.

  23. Controcorrente
    Controcorrente says:

    caro alessandro,

    non siamo di fronte solo e semplicemente a delle idee:siamo di fronte alla crisi dell´uomo e che e´ sia storica sia individuale(i due piani si muovono insieme)…………..

    caro, giovane Alessandro, hai messo in campo con i tuoi ultimi “post” una marea di concetti..da impressionare..!!

    Mi limito ad alcuni chiarimenti da parte mia , senza ovviamente ,voler trarre nessuna conclusione…

    1) L’attacco a Popper…si è nò mio caro, Popper a mio avviso è la punta massima dell’idea della”possibilità di un cambiamento” riformatore “,mirato, della Società.
    Ma la sua convinzione è basata anche qui, sul fatto che sostanzialmente il Novecento già avesse espresso tutto quello che vi era da esprimere,contraddizzioni comprese e che si trattasse solo come dire ..di procedere con “giudizio”..!!
    L’ultimo Popper per esempio si accorge che già qualcosa non funziona in questo meccanismo…per esempio il ruolo dei Media, nella società…secondo il suo” schema” erano una pedina fondamentale della capacità di “critica” essenziale per una società democratica…lo avverte con gli attacchi alla Tv, poichè a mio avviso avverte che il suo castello sta per crollare…
    Quello che manca ..dell’attacco a Popper è il piano Politico , quindi ..che solo se prende atto del fallimento di alcuni schemi,può sperare di continuare..ovvero essere ancora “cosienza critica” dell’esistente..per non finire di essere confuso nell’anonimato di un pensiero dove alla fine è come di notte..ovvero tutti i gatti sono “neri”..
    2) E’ proprio perchè tutti i gatti non sono neri, che solo ora si affacciano sulla scena del pensiero europeo dominante (anche filosofico”, nuovi attori (gatti di diverso colore),…tantissimi, e se i giocatori aumentano ,cambia il gioco ,e la storia continua a correre…
    3) possiamo perdonare le dimenticanze ai Greci,e forse ai primi filosofi dell’800, non tutti..,ma ai nuovi, santa pazienza ..mi pare rimestino nel calderone !!

    cc

  24. Il signor P.
    Il signor P. says:

    x Linosse
    Direi che per la maggior parte hai ragione. Obama crede ancora di essere in campagna elettorale menandosi da qua o la’ cercando di mantenere la confidenza dei cittadini, ormai persa.
    La guerra in Iraq non la poteva terminare semplicemente perché l’aumento di soldati e cambiamento del metodo di pacificazioni avevano dato frutto. Cosi’ si e’ dovuto ingoiare la sua vanità e seguire il piano di Bush.
    Obama e’ un altro illuso idealista che ancora crede nel collet-tivismo, un altra parola per comunis-mo.
    Non mi preoccuperei per l’affluenza alle urne. Tutti i stati canaglia partecipano sopra il 90% e che governo hanno? Saddam come Stalin veniva eletto con 97% dei voti.
    Saluti.

  25. Anita
    Anita says:

    Cina, spopola il vino di tigre
    210 euro costo medio di una bottiglia

    In Cina il vino contenente ossa sbriciolate di tigre è più di una normale bevanda alcolica, è una panacea usata per curare una gran quantità di malattie, su tutte artrite e reumatismi. I produttori hanno sempre sostenuto che per farlo vengono usate ossa di animali morti e hanno persino vantato di essere in possesso di un’autorizzazione speciale.
    La realtà è ben diversa.

    http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo474618.shtml

    Mi ha fatto impressione questo articolo, da leggersi al completo.

    Anita

  26. Il signor P.
    Il signor P. says:

    x Gino
    Caro gino,
    Non preoccuparti di me! Sono in ottima salute. L’unico bum-bum che sento e’ la musica. Ma ogni tanto sento degli starnazzi pugliesi, credi che dovrei farmi controllare?

  27. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Anita,
    suvvia, adesso basta con il tifo da stadio, che fai ,alla prossima beatifichi i Vini californiani”, tranquilla, non li berremo MAI!

    cc

  28. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi,

    (2)
    Il bel “post” pieno di Simboli, linguaggio simbolico..si potrebbe definire, mi ha fatto venire in mente un Film su Beethoven,visto la scorsa settimana.
    Anzi ti dirò ,..che le tue “suggestioni simboliche” che cerchi trasmettere sono le stesse viste nel Film.
    Ma bando alle ciance , dimmi ,visto che ami Beethoven, dimmi qualche piccola cosa su Sanremo..l’hai visto ,..hai seguito…???
    Quali suggerimenti, imopresioni, simboli, trarre da questa “bella Kermesse” di costume ittalico…
    Sono curioso di un tuo parere..!!
    Sai, sono stato in Liguria,in questo fine settimana..e mia moglie dal parrucchire…poi in passeggiata “origliando”, i discorsi delle Donne over 60..mi sono fatto una certa idea..!!

    cc

  29. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Poppy,
    lascia stare gli starnazzi, preoccupati seriamente dei tuoi boccheggi da trota presa all’amo.
    Ari-ripeto: siete cadaveri se pur con la facoltà di respirare (a fatica).
    La tua visione del mondo è semplicemente monnezza.
    Putrefatta.
    Riciclati finchè sei in tempo, pompelmo, il futuro non vi appartiene.
    Ascolta il Gino.
    C.G.

  30. Vox
    Vox says:

    AFGHANISTAN

    Altri 27 civili innocenti ammazzati “per errore” dalle armi intelligenti dell’Occidente. Seguiti dalle solite “proteste” di routine del governo afghano, in attesa dell’eccidio successivo.

    Siamo davvero diventati tutti così indifferenti, da non uscire nelle strade a chiedere che il nostro paese tolga il sostegno a questo eccidio quotidiano, col contributo delle nostre tasse e del nostro silenzio?

    Ma forse è più importante Sanremo.

  31. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    “‘Vogliamo arrivare all’obiettivo reati zero’. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, illustrando in un convegno all’Universita’ Cattolica di Milano i risultati del ‘buon lavoro’ del Governo nel contrasto alla criminalita”‘.
    —————————————————————————-
    Un’altro che quaglieggia.
    C.G.

  32. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Vox.
    Lo postavo stamattina: hanno imparato dai “maestri” USA.
    E scippa, ovviamente.
    C.G.

  33. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro linosse,
    “costoro” ancora non hanno capito, che almeno per molti di noi , non è certo “il colore della pelle” di un presidente, ad impressionarci, bensì la sua politica, spogliata dagli orpelli mediatici.
    In sostanza, Obama, cucina con gli ingredienti che ha,è solo questione di un pizzico o meno di pepe o più sale…il brodo però è sempre brodo..sovente anche “brodaglia”…
    Questi Yankees starnazzano al vento di comunismo e totalitarismo ad ogni piè sospinto…
    Obama, cerca di rallentare il loro “declino”…niente di più , niente di meno…
    Ha ragione Gino, sono segnati…!!

    cc

  34. Anita
    Anita says:

    x Controcorrente

    Controcorrente { 22.02.10 alle 15:42 } cara Anita,
    suvvia, adesso basta con il tifo da stadio, che fai ,alla prossima beatifichi i Vini californiani”, tranquilla, non li berremo MAI!
    cc
    —————————————————————————

    Ovviamente non hai letto l’articolo.

    Non sei solo tu, spesso mando links con uno spunto del contenuto e, mi rispondono “rava per fava” senza leggere l’articolo.

    Anita

    PS: Ci sono ottimi vini Californiani, anche il nostro piccolo stato ha ottimi vini, in quantita’ limitata naturalmente.

    La maggioranza delle coltivazioni californiane vengono da ceppi-radici Italiane. A.

  35. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    facevo e dicevo altro che guardare S.Remo.
    Dalla Parrucchiera ci sono stata prima di partire, per non essere influenzata “nel voto”!
    Ho visto però You Tube e la simpatica Antonella che , nel finale, fra spartiti, non di Beethoven! che volavano come bianche farfalle, proclamava che ” quella è la volontà del popolo sovrano”!!!
    Tà capì!!”!
    E allora mi sono sentita una candida pernice che, idealmente, dava la sua aluccia alla candida pernice oltreoceano e assieme, drizzando la cresta dell’ ETICA VISSUTA sulle proprie piume, cima per cima , altipiano per altipiano, cercavano ancora il sole …
    e un vero Urogallo!!!
    E lontane da cervidi cornuti e stranamente starnazzanti!!!

    Peter ha cambiato il sonoro, io la pelliccia o pellaccia stropicciata.
    Tà capì???

    Ps: Adesso capisco perchè l’urogallo è scomparso dalle Alpi occidentali e centrali!
    Con gli Uro che si ritrova????

    Sylvi

  36. Anita
    Anita says:

    x Controcorrente

    Obama, cerca di rallentare il loro “declino”…niente di più , niente di meno…
    ———————————————————————-

    No caro, ci sta mettendo in rapida discesa.
    Senno’ non perderebbe di favore cosi’ velocemente.

    E’ in TV ogni giorno, ci prende per cretini, dice una cosa e ne fa un’altra, molti del suo partito stanno disertando, senatori, congressmen, etc….

    Il colore della pelle, ma che cosa dici, abbiamo molti valenti neri, veri neri, in alte posizioni.
    C’era un tempo che avrei votato per Colin Powell, il volta faccia non mi e’ piaciuto, e di meno ancora adesso che si e’ ricantato…

    Anita

  37. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Sylvi,

    Ho capito, ho capito..!!
    Però mi pare che nel tuo precedente Post, ci sia un” Hai capito”di troppo.
    Stroppia con il tuo “stile pacato ” canzonatorio..!!
    Mi ricorda una mia vecchia Prof, che continuava a ripetere “Capito”?
    Ma non per “scrupolo didattico”, per prenderci per il Kulo.
    Capimmo talmente bene la “lezione”, che finì l’anno per farsi Lezione da sola..beata lei..beati tutti!!

    cc

  38. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    spero che tu ricordi le similitudini studiate!
    Altrimenti sono qua!
    ———————————————————-
    Lo sparviero e talvolta l’aquila che cerca sulle praterie alpine la candida pernice….
    Ma qui abbiamo solo un attempato pavone gonfiato.

    Anita

  39. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Sylvi,
    (2)
    sinceramente mi aspettavo un tantino di più, dal tuo simbolismo..
    Eri più seria un tempo…
    Sinceramente quella del “popolo sovrano”,da una Intellettuale come Te,.mi sarei aspettato una critica di costume, non per denigrare,ma per cogliere eventualmente delle novità in positivo…!!
    Sono un pochino deluso , lasciamelo dire..non sei andata oltre la lettura dei giornali..!
    Sono deluso.

    cc

  40. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Per Anita, e Sylvi,
    suvvia , non esaltiamoci, le pernici “bianche” d’estate diventano “grigiastre” e perdono molto del loro fascino” bianco”

    cc

  41. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    so che in “questa classe” ci sono degli allievi svegli che a volte superano la maestrina dalla penna rossa e… anche nera!

    -NOOO,… il Milan non c’entra , per pietà!-

    Ma ci sono altresì zucconi patentati che un bravo didattico si sforza , spesso inutilmente ahimè, di recuperare!
    L’ottimismo è: insistere, insistere, insistere!!!

    Sylvi

  42. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Si mimetizzano, mio caro, si mimetizzano, non solo per sfuggire all’aquilotto spesso alle prime armi, ma anche al cacciatore che crede di avere a che fare con un pollo…o una pollastra!!!

    Sylvi

  43. Controcorrente
    Controcorrente says:

    cara Sylvi,

    tu fai un torto alla tua intelligenza ed alla mia se pensi veramente “che io pensi”…
    Nei dialoghi, io sono sempre per un pensiero “soft” ,aleatorio, come il volo di una libellula,il soffio di un vento caldo primaverile,un pallido colpo di Sole..che ci annuncia la bella stagione…suvvia mia cara , un poco di ottimismo non guasta..!!

    cc

  44. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Certo che la settimana…

    Certo che la settimana inizia bene: ” Tentativo di colpo di stato, in Turchia sventato,tensione Anglo-Argentina per il petrolio delle Maldive, tormentone Italo-Libico -Svizzero, con telefonate tra i due Raiss, ….
    Chissà come finisce…con qualche “crollo in Borsa?
    Mah ??!!

    cc

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