L’Iran, antichissimo ombelico del mondo. Compreso il nostro. L’Iran, che quando le atomiche voleva farle davvero lo scià gli abbiamo venduto 12 centrali nucleari e il formidabile Dipartimento di Ingegneria Nucleare del MIT, mentre ora vogliamo impedire anche il solo nucleare civile! L’Iran, la cui gioventù soprattutto femminile è una pentola a pressione ormai inarrestabile

Quando varie settimane prima di Pasqua ho visto nella posta elettronica l’e-mail giratami da un collega che parlava di un viaggio in Iran organizzato dal Gruppo cronisti lombardi non credevo ai miei occhi: l’itinerario benché di soli 6 giorni pieni e due di fatto di solo viaggio aereo prevedeva visite a Persepolis, Pasargade, Naqsh-e-Rostam, all’Iran Bastan di Shiraz e a luoghi dello zoroastrismo. Tutte cose che da tempo sognavo di vedere e che mai avrei creduto di poter vedere dato che l’Iran viene costantemente dipinto come un postaccio dove impiccano la gente per strada, quando non la lapidano o non la mutilano col taglio della mano e altre simili prelibatezze, e dove le donne sono una specie di soprammobile alla mercé del capriccio maschile o peggio ancora clericale. Il programma di viaggio mi pareva irreale anche perché, oltre a condensare il meglio del meglio riguardo le origini delle umane civiltà, elencava una sfilza impressionante di visite alle più belle moschee del mondo islamico, cosa molto strana visto che ci viene raccontato da mane a sera che noi infedeli nelle moschee non ci possiamo mettere piede pena il linciaggio o qualcosa di simile. E anzi, come se il programma fosse stato scritto da un marziano del tutto all’oscuro della “realtà iraniana”, erano previsti perfino incontri con la comunità cristiana, ebraica e zoroastriana.

Peccato solo che non era prevista una visita anche a Susa, oggi Shush, nell’antico Elam, dove ben 6.000 anni fa è nata la scrittura, vale a dire il linguaggio scritto. Forse la scrittura era già nata nella vicina Mesopotamia, con il linguaggio detto di Uruk IV, ma è nell’iranica Susa che sono meglio documentati il suo esordio come segni di pura e semplice registrazione delle tasse dovute al Palazzo e al Tempio e il suo lungo cammino per diventare quel rivoluzionario e insostituibile mezzo di comunicazione che ancora oggi utilizziamo e continuamente miglioriamo. Se si è stati a Susa e si sono visti i primi vagiti del linguaggio scritto si può poi meglio capire in pieno anche il rivoluzionario passaggio dalle scritture con alfabeto sillabico a quelle con alfabeto consonantico. Passaggio rivoluzionario perché se le prime annotano il linguaggio dal punto di vista della parola ascoltata, cioè quasi una registrazione passiva dei nomi dell’esistente, le seconde – vale a dire i linguaggi espressi man mano con gli alfabeti fenicio, ebraico, aramaico, nabateo, arabo, antico persiano,  dell’India e infine greco – hanno invece permesso il passaggio decisivo e dirompente alla annotazione scritta dei suoni dal punto di vista del soggetto parlante. Le prime avevano cioè al centro il mondo, la natura data, con i nomi “naturali” e quindi preesistenti delle cose, oppure – il che era in pratica più o meno la stessa cosa – i testi scritti delle leggi e delle dediche sacre, che bisognava solo saper leggere, ascoltare, con atteggiamento di fatto solo passivo. Le seconde hanno invece permesso di mettere al centro l’uomo, fornendogli la possibilità di creare ed esprimere i suoi pensieri: le parole sono così diventate gli stampi nei quali noi umani coliamo il nostro pensiero per poterlo rendere comprensibile a noi stessi e ai nostri interlocutori. Pensare, infatti, non significa altro che pensare parole: non possiamo pensare se non tramite le parole.

Se si è stati a Susa è poi più facile comprendere il misterioso e affascinante comparire – a un certo punto della Storia umana – delle vocali, vale a dire della “vocalizzazione” delle parole. La vocalizzazione è infatti affare che riguarda solo Dio, tant’è che solo gli ebrei masoreti qualche millennio dopo si sono azzardati a riscrivere l’intera bibbia notando in ogni parola anche tutte le vocali oltre alla consonanti, novità però rapidamente dimenticata…. Perché, appunto, la vocalizzazione è solo faccenda che riguarda Dio: che ha creato l’uomo “vocalizzandolo”, cioè alitandogli sul volto modellato con la creta. Inserire le vocali nelle parole prima fatte solo di consonanti equivale ad alitare in esse l’armonia della chiarezza e della impossibilità di equivoci nella loro interpretazione.
Ho così deciso di partecipare al viaggio, ma con una punta di allarme: probabilmente in Iran avrei avuto vari fastidi, dal momento che non sono il tipo che subisce in silenzio né che ama vedere per strada scene di violenza sia pure “giusta” e “legale”. I miei familiari erano decisamente contrari che io partissi: “Ma come? Proprio tu vai a fare il turista in un Paese dove impiccano e lapidano la gente in piazza!?”. D’altro canto le autorità iraniane hanno tirato molto per le lunghe la possibilità che il viaggio si facesse o no. Poiché gli organizzatori del Gruppo cronisti lombardi hanno deciso di chiedere il (più costoso) visto giornalistico anziché solo quello turistico, per evitare che se fossimo entrati come turisti potessero poi rimproverarci che in realtà eravamo entra
ti come giornalisti,  nell’ambasciata iraniana a Roma sono rimasti comprensibilmente perplessi: che ci andavano a fare una ventina di giornalisti in Iran a poche settimane dalle elezioni presidenziali? Possibile che un intero gruppo di giornalisti volesse entrare solo per fare del turismo? E’ così che l’incertezza sulla concessione dei visti si è protratta in modo esasperante per oltre un mese, con man mano le richieste più strane: mentre in Marocco ero sulle dune al confine con l’Algeria sulla groppa di un cammello mi è arrivata l’ennesima telefonata che chiedeva anche la fotocopia della tessera di giornalista o il suo originale…..

A un certo punto, a pochissimi giorni dalla data della partenza,  ci è stato detto che dovevamo chiedere anche il pass giornalistico, una tesserina che ci avrebbe permesso di poterci muovere come giornalisti per l’intera settimana del viaggio: altri 450 dollari a testa! Avevo finalmente la scusa per dire “No, adesso basta! Allora non parto”, quando il mio interlocutore ha aggiunto che date le proteste anche dell’agenzia turistica le autorità iraniane ci avrebbero fatto pagare solo 100 euro a testa anziché i normali 450 dollari.
E’ così che mi sono ritrovato all’aeroporto di Teheran con un gruppetto di colleghi e colleghe che prima non conoscevo, accolti da Reza, un iraniano calvo che parla in italiano. Le sorprese sono iniziate subito, già all’aeroporto. Tra gli enormi tabelloni luminosi pubblicitari ne spicca uno di una notissima “griffe” italiana di abbigliamento che nulla ha a che
vedere con la tanto temuta severità islamica. Al controllo passaporti e alla dogana inoltre nessuno ci ha “filato”, siamo cioè passati senza intoppi né interrogatori. M’è venuto in mente che all’aeroporto di New York mi avevano anche infilato un dito su una macchinetta, credo per prendermi le impronte, e hanno chiesto insistentemente a mia figlia se io fossi davvero suo padre. Per non dire dell’aeroporto di Tel Aviv, dove la  mia collega de L’espresso  Barbara Schiavulli anche di recente è stata interrogata con pignoleria prima che si decidessero a farla passare, lei che a Gerusalemme ci ha anche vissuto, per non dire dell’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, che è stato torchiato per ore con la minaccia di non lasciarlo entrare e rispedirlo invece in Italia, lui che a Gerusalemme ha scelto di andare a viverci anziché puntare ad andare in Vaticano come papa.

Fuori dell’aeroporto ci prende in consegna un altro Reza, niente affatto calvo e piuttosto ciarliero, che parla italiano e sarà la nostra guida per tutta la durata del viaggio. Nella trentina di chilometri che ci separano dall’albergo il traffico caotico, al confronto del quale quello di Napoli e Palermo sono roba da educande, chiarisce subito che Teheran, un ammasso piuttosto informe di 70 chilometri per 50, capitale e maggior polo industriale del Paese, conta ben 17 milioni di abitanti ed è cresciuta troppo in fretta dall’iniziale villaggio di poche migliaia di abitanti sito su un altopiano ai piedi della catena montuosa Elburz, visibile sullo sfondo. Teheran significa “Andare verso il basso”, perché per raggiungerla dai monti circostanti si deve scendere fino ai suoi 1.600-1.700 metri sul livello del mare. I semafori hanno tutti un grande orologio che segna a ritroso quanto manca alla fine del colore in atto, rosso o verde o giallo che sia, in modo che gli automobilisti in colonna possono regolarsi, magari evitando di tenere inutilmente accesi i motori per troppo tempo. La durata media del rosso e del verde è infatti di 30 secondi, durante i quali c’è poco da “sgommare”.
Quello che lascia sbigottiti è che a quanto pare nessuno sa cosa sia la precedenza, la auto ti tagliano la strada sia da destra che da sinistra, gli stop sono virtuali, le frecce forse le usano solo per giocare agli indiani, ma certo non per segnalare lo spostarsi di corsia o il girare a destra o a sinistra. I cantieri della nuova enorme metropolitana sventrano quasi ovunque le strade, a volte sembrano lunghe ferite aperte e altre volte lunghe cicatrici già indurite ma ineliminabili, in ogni caso la nuova linea subway appare chiaramente come l’unica ancora di salvezza per disintasare le budella della metropoli intasate e ubriache di automezzi. Si spera sia un’ancora di salvezza anche contro l’inquinamento: dalla mia stanza d’albergo al 15esimo piano vedo un immenso brulicare di palazzi scalcinati, privi di qualunque fascino, quasi tutti con l’aria di eterna costruzione mai terminata, una sorta di calabrese Isola Capo Rizzuto moltiplicata per un milione, ma tutti immersi in qualcosa che mi ricorda la nebbia in val Padana ed è invece solo smog.

E’ il giorno dopo, al museo archeologico nazionale Iran Bastan, che vengo improvvisamente risucchiato indietro di millenni e comincio a capire che l’altipiano iranico è stato l’inizio di tutto, non solo della scrittura. E che la Via della Seta è stata per millenni il cordone ombelicale che ha nutrito di mercanzie, odori, sapori, delizie, di beni di prima necessità e di lusso vertiginoso, di religioni e di saperi di vario tipo quell’Occidente che sarebbe poi diventato Europa. Non ricordo il nome dello studioso, mi pare fosse russo, che ha appurato come TUTTE le varietà di frumento che ci hanno nutrito nel corso dei millenni siano nate nell’area proprio della Via della Seta. Da qui ci sono arrivati anche quelle delizie e meraviglie chiamate fichi e arance, quest’ultime provenienti dall’India dove l’hanno chiamate arance perché questa parola significa “frutti preferiti dall’elefante”. L’incanto si compie davanti a un bassorilievo di marmo nero portato via mi pare da Persepolis: si vedono distintamente il Gran Re assiso sul trono che riceve dei dignitari e questi in piedi davanti a lui che lo riveriscono. O meglio: che lo adorano. L’adorazione, come dice l’etimologia stessa della parola, che viene da “ad oras”, cioè “dalla bocca”, altro non era che un saluto fatto con la mano spostandola più volte dalla bocca in direzione del sovrano, che non poteva assolutamente essere avvicinato troppo e tanto meno toccato, insomma un modo simbolico di mandargli con la mano le parole del saluto. Un gesto simile al nostro lanciare baci con le mani quando per esempio si saluta una persona cara alla partenza del treno. E dietro il dignitario “adorante” si vedono distintamente altre due persone che recano ognuna una piccola sacca con un dono particolare, molto particolare, che verrà poi bruciato nei due piccoli bracieri bene in vista siti tra il dignitario in visita e il Gran Re. Il dono altro non è che incenso, da millenni misteriosa forma di grande riverenza verso la divinità, tanto che anche tra i romani era convinzione comune che le preghiere rivolte agli Dei sarebbero state sicuramente a loro più gradite e quindi da loro più facilmente esaudite se accompagnate dai fumi dell’incenso.

Il bassorilievo di marmo nero portato via da Persepolis mi rivela quindi di colpo che già esistevano da tempo immemore quei rituali che la Chiesa di Roma, dopo avere inutilmente tentato a lungo di sradicarli, ha finito col fare propri, quali l’adorazione e l’uso dell’incenso nel corso della messa e di altre cerimonie religiose. Sono cioè nate qui, in Iran o se preferite nell’antica Persia, usanze che ancora oggi fanno parte della nostra vita, anzi del nostro dna. Nell’Iran Bastan vedo che sono nati qui perfino gli orecchini, portati già dai dignitari, e perfino i baffi a punta, quelli stile Zorro per intenderci, che vedo sul viso incredibilmente moderno di un baldo principe partico dal sorriso fiero, sicuro di sé, sicuro di far colpo, un giovane che scoppia di salute e pur essendo un gigante di marmo pare stia proprio venendo verso di me, come verso qualunque altro visitatore che lo guardi. Effetto strabiliante. Anche per via del copricapo, da turista inglese che si ripara dal sole difendendo in particolare la nuca.
Ma chiarisce tutto molto meglio il trovarmi davanti ad antiche rappresentazioni dei simboli di Zoroastro, il famoso uccello con le due ali spiegate e tre ordini di penne nella coda che pare pilotato da un anziano con la barba che stringe tra le mani una specie di volante. Le due ali rappresentano il bene e il male, i tre ordini di penne della coda rappresentano i tre principi cardine della religione di Zoroastro: pensare bene, parlare bene, agire bene.

Come si vede, si tratta del condensato di qualunque altro monoteismo nato successivamente, dall’ebraismo all’islam passando per il cristianesimo. Quello che sembra un piccolo volante è invece l’anello della legittimità, consegnato dal sacerdote al Gran Re al momento della sua investitura: con la sua forma circolare l’anello simboleggia il fatto che per quanto ci si dia da fare torniamo sempre ciclicamente al punto di partenza, non esiste per nessuno, neppure per il Gran Re, un punto di fuga permanente, motivo per cui conviene essere onesti: conviene cioè “pensare bene, parlare bene, agire bene”. E l’anello lo usiamo ancora oggi anche nel matrimonio, con lo scambio delle fedi, cioè della fiducia e legittimità reciproca degli sposi.

Lo zoroastrismo sopravvive ancora in Iran, donde si dirama un po’ nel mondo, con qualche decina di migliaia di credenti che hanno diritto, come i cristiani e gli ebrei, a proprie scuole e a propri rappresentanti in parlamento. Ma lo zoroastrismo rimanda alla religione mitraica, vale a dire al culto solare del dio Mitra, arrivato dai Veda dell’India assieme al suo bellissimo libro “sacro” Avesta, culto talmente radicato anche a Roma che la Chiesa ne ha copiato quasi tutto: dal nome “messa” al copricapo chiamato ancora oggi “mitria”, dal pasto comune diventato il sacramento della comunione alla ricorrenza del Natale il 25 dicembre, da tempo immemorabile il “dies natalis solis invicti”: vale a dire, il giorno in cui, dopo i tre giorni di “morte” col solstizio d’inverno del 21 dicembre, il sole ogni anno riprende a salire, cioè rinasce, dal punto più basso della sua traiettoria celeste. I primi a portare il mitraismo a Roma furono i soldati di Pompeo reduci dalla campagna contro i pirati dell’Illiria, ma a portarlo in grande stile fu l’imperatore Settimio Severo, che sposò Giulia, nata dalla stirpe dei sacerdoti del dio Sole di Emesa, in Siria, odierna Homs. Poi l’imperatore Aureliano rese il mitraismo ancora più grande e diffuso: ispirandosi alla festa che si svolgeva nella città di Emesa e che cadeva il 25 dicembre, il 25 dicembre dell’anno 274 d. C. istituì addirittura il “Dies Natalis Solis Invicti”. Da Emesa proveniva anche l’imperatore Eliogabalo, noto anche come Marco Aurelio Antonino, che – sacerdote di quel culto – lo rafforzò sostituendo nel pantheon capitolino Giove con Mitra. Era di fede mitraica lo stesso Costantino, l’imperatore che “sdoganò” il cristianesimo e che non è certo sia mai stato battezzato. Quando Teodosio mise fuori legge tutte le religioni pagane passando alla Chiesa tutti i loro templi (molte chiese a Roma sorgono sui resti di basiliche mitraiche, compresa la stessa basilica di S. Pietro), la Chiesa con grande disinvoltura non farà altro che impadronirsi anche del già esistente Natale del 25 dicembre facendo finta che in quel giorno sia nato Gesù Cristo!

E’ stato del resto Ciro il Grande ad abolire per primo nella Storia del mondo la schiavitù, precorrendo i tempi di qualche millennio, e a permettere che se ne tornassero a casa quelle parti di popolazioni sottomesse che una 70ina di anni prima erano state spostate d’autorità per meglio amalgamare l’impero. Tra gli altri Ciro permise perciò il rimpatrio degli ebrei da Babilonia, e proprio questi esuli – come fa rilevare lo studioso Gianni Liverani – saranno gli unici a legarsela al dito, a fare di quei 70 anni una lamentazione che dura ancora oggi e, liberati da Ciro, a tornate a casa col dente talmente avvelenato con chi in patria durante quei 70 anni di loro assenza aveva accettato l’insediamento di “stranieri” da scrivere le parti più “dure e pure”, cioè meno accettabili, della bibbia, quelle a base di genocidi e simili orrori “ordinati da Dio” (!), strani concetti la cui influenza dura ancora oggi. Il profeta Daniele visse anche lui a Babilonia, pare come interprete dei sogni, e anche lui portò in patria le influenze dello zoroastrismo incorporate nel monoteismo biblico. Il cortocircuito tra la antichità “locale” di queste terre, la realtà odierna e anzi l’attualità più incalzante del nostro mondo esiste ancora, e con pericolo di altri incendi….
Ecco perché ritrovarsi davanti a certi antichissimi reperti e simboli in Iran significa ritrovarsi di colpo e inaspettatamente immersi nel liquido amniotico che ha partorito anche la nostra civiltà e la nostra stessa religione, cioè la nostra identità. Osservare da vicino certe cose significa osservare da vicino il nostro dna… L’effetto non può essere ch
e stravolgente e di massimo incantamento. M’è piombata addosso una lunga serie di sorprese che non mi aspettavo: io, giornalista e maniaco della parola scritta, volevo solo vedere da vicino la nascita della scrittura! Mi trovo invece sommerso da una valanga di altre delizie.

Queste terre inoltre hanno fatto parte di quei regni ellenistici che, specie dopo le conquiste di Alessandro Magno, hanno visto lo spirito speculativo dei greci incontrare la enorme massa di nozioni pratiche di matematica, geometria, chimica, astronomia, ecc., esistente da millenni nell’area comprendente l’Egitto, la Mesopotamia, la Caldea, l’Iran, ecc., e dare così vita allo spirito scientifico e alle scienze, beni e conquiste da noi ereditate ma ignorate per 2.000 anni – ai romani che conquistarono quei regni le scienze non interessavano, tanto meno alla Chiesa che in seguito prese il posto dei romani – finché nella Spagna araba, dopo la cacciata dei musulmani, non furono scoperte le migliaia di libri salvati e tradotti tanto dai bizantini quanto dagli arabi nelle terre che erano state dei regni ellenistici. E’ stato il ritrovamento di quei libri che – oltre a farci scoprire Aristotele e perfino Omero – ha innescato le rivoluzioni dei vari Newton, Galilei, Copernico, Leonardo da Vinci, ecc. I greci, dispersi con una sorta di diaspora marina su centinaia e centinaia di isole e polis per conservare l’unità identitaria greca hanno affinato al massimo la capacità di estrarre dal particolare il tratto comune, universale: un modo per trarre dal particolare delle centinaia di isole e polis, spesso in lotta tra loro, il tratto comune e universale dell’identità greca. E’ stata questa capacità di estrazione, e quindi di astrazione, che una volta applicata alla enorme massa di conoscenze pratiche egizie, mesopotamiche, iraniche, ecc., ha permesso di creare le scienze, quelle che noi ancora oggi conosciamo e utilizziamo.

Se questi sono i pensieri che cominciano a darmi le vertigini, rendendomi per i primi giorni un compagno di viaggio piuttosto muto, quasi assente, in strada i pensieri sono ben altri. Non solo non vedo da nessuna parte impiccagioni né lapidazioni, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare neppure una persona cui sia stata mozzata una mano o un piede. Se il taglio delle mani e dei piedi fosse praticato in Iran come si usa dire sui nostri mass media, in strada ci sarebbero e si vedrebbero dei mutilati, né più e né meno come per molti anni dopo la seconda guerra mondiale era cosa comune vedere in tutta Italia non solo i reduci tornati storpi e mutilati dal fronte, ma anche donne, vecchi e ragazzini mutilati da bombe e proiettili vari. E poi c’è sempre questa strana faccenda che siamo liberi di andare dove ci pare, parlare con chi ci pare e fare le domande che più ci aggradano a chi più ci pare e piace. Ma la cosa più strana di tutte è l’accorrere a frotte di gruppi di ragazze desiderose di parlare con noi, di farsi fotografare, sempre allegre, sorridenti e disponibili, a Shiraz addirittura un po’ sfacciate, cosa che alla mia età può creare qualche imbarazzo: “Scusate, ragazze, ma a parlare con noi occidentali non rischiate le frustare e la galera?”. Coro di risate, come se avessimo raccontato una barzelletta.

La vitalità e la modernità delle ragazze iraniane irrompe fino a ridicolizzare lo spolverino nero e il velo nero che, anche se può essere di qualunque colore o fantasia di colori, quasi tutte indossano, come un esercito di fantasmini o suorine animate da moto perpetuo a mo’ di argento vivo, gocce di mercurio allegre e imprendibili. Lo spolverino e il velo sono obbligatori per legge quando una donna esce di casa, ma ormai le giovani – che comunque indossano sempre i jeans, per giunta attillati, lo hanno reso una specie di variante dell’abbigliamento stile Liu Jo delle nostre liceali: spolverini attillati, avvolgenti, con cintura o fusciacca o lacciuoli strategici ad altezza “giusta”, il cui effetto di sex appeal è evidente anche a un cieco. In più, siccome il viso è l’unica parte del corpo che una donna può mostrare in pubblico, tutte lo esibiscono truccato alla perfezione, sorridente, luminoso e perfetto, con gli occhi e lo sguardo che dicono molto di più del nostro andare sbracate in giro con mezzo sedere e le falde del monte di Venere in bella vista. Non manca chi esibisce ciuffi di capelli ribelli e a volte colorati artificialmente che fuoriescono orgogliosamente dal velo come una sfida al mondo: ogni volta ci guardiamo attorno preoccupati, certi di vedere piombare i Guardiani della Morale armati di frusta… invece niente!

Le donne vestite di nero o comunque intabarrate per legge ci fanno istintivamente pena, però quando lo scià Reza Pahlevi per occidentalizzare l’Iran ne proibì l’uso furono pochissime quelle che obbedirono. E’ evidente che, per quanto ci possa parere incredibile, questa faccenda del velo deve avere a che vedere con l’identità nazionale. In definitiva le nostre nonne portavano spesso anch’esse il velo e fino al secondo dopoguerra anche la veletta: coprire anche il volto, lasciandolo intravedere sotto la rete della veletta, era considerato un elemento di seduzione, non certo di oppressione. E’ così anche in Iran? Sì e no? Sì perché è evidente che l’uso in realtà non impaccia nessuna e non impedisce niente. No perché quando le mie colleghe chiedono ad alcune ragazze di Teheran dove possono comprare un velo nero si sentono spesso dire: “Ma come!? Noi ce lo vogliamo togliere e voi invece ve lo volete mettere!?”.

Come che sia, quello che colpisce delle ragazze è che hanno tutte, oltre ai jeans all’ultima moda, le stesse scarpe sportive e la mania del telefonino delle nostre ragazze. L’unica differenza è che qui le scarpe, sportive o sportivissime, le portano – sia le ragazze che i ragazzi – allacciate anziché slacciate   come si usa da noi. L’impressione è che la massa di ragazze, in un Paese dove le donne sono molte di più degli uomini e costituiscono il 70 per cento della popolazione studentesca, sia una sorta di pentola a pressione, di bomba a tempo che prima o poi farà crollare il regime clericale o lo costringerà a forti riforme e migliorie. “Siamo un Paese civile, colto, con una storia antichissima, non meritiamo questo regime”, affermano molti giovani e molte giovani. A giudicare da quel che si vede ovunque, il regime ha chiaramente rinunciato, posto che ci abbia mai pensato, a livellare la massa femminile in senso tristanzuolo. Le elezioni presidenziali vedranno quasi certamente il ballottaggio tra il conservatore Ahmadinejad e il riformista Moussavi, ma è probabile vinca il primo. Se vince, in molti danno per scontato che farà una serie di riforme liberalizzatrici, per quanto possa parere incredibile: una volta certo di avere il potere saldamente in mano, il clero riprenderà almeno parte del programma del progressista Katami, che non è stato rieletto perché battuto da Ahmadinejad grazie alla infelice decisione di George W. Bush di inventarsi l’Asse del Male, con l’Iran membro eminente, offendendo così ancora una volta l’orgoglio e la dignità dell’Iran (già colpite con il colpo di Stato della Cia che buttò giù il democraticamente eletto capo del governo Mossadeq e riportò dall’estero dove era fuggito e sul trono lo scià Reza Pahlevi, che diede inizio a una repressione selvaggia con centinaia di migliaia di vittime tramite la famigerata e torturatrice polizia segreta Savak).

La demenziale trovata di Bush ha scatenato per reazione l’orgoglio nazionale e fatto vincere le elezioni alla destra, cioè ad Ahmadinejad, buttando al macero il programma riformista di Katami, che nel luglio del 2006 aveva vinto le elezioni presidenziali con oltre il 70 per cento delle preferenze in una votazione che ha visto andare al voto quasi l’80 per cento dell’intero elettorato. Katami era stato ministro della Cultura, ma aveva dovuto dimettersi perché aveva dato troppa libertà agli editori, ai giornalisti, ai pittori e agli autori cinematografici, con il cinema iraniano avviato a una sorta di rinascita, i giornali passati da 100 testate a 501 e i titoli dei libri pubblicati cresciuti da 500.000 a quasi 900.000. Il programma elettorale  con il quale Katami vinse le elezioni presidenziali si basava su temi coma la società civile, le libertà individuali, i diritti delle donne, il pluralismo politico e il “dialogo tra civiltà”. Katami sosteneva la “distinzione tra religione e tradizioni ammantate di religione”, affermava che si dovevano adottare le idee del nostro Illuminismo e più in generale apprezzare gli aspetti vantaggiosi dell’Occidente. Inoltre non si stancava di ammonire la destra affermando che migliore garanzia contro un altro colpo di Stato Usa o una invasione militare era una società apertamente democratica, capace quindi di difendersi senza indugio e decisa a farlo per conservare le proprie libertà.

Questo programma, che era quanto di meglio ci si potesse aspettare, è stato duramente osteggiato e ridotto dal Consiglio dei Guardiani, i quali hanno il potere decisamente non democratico di vagliare e bocciare le leggi approvate dal parlamento e i candidati alle varie elezioni, ma Katami era ben deciso ad andare avanti anche con una legge che riducesse drasticamente il potere dei Guardiani. A far fuori il programma di Katami è stato però George Bush, con la demenziale trovata dell’Asse del Male con annesso Iran. Poi è cominciato anche il tormentone sul “programma nucleare militare iraniano”, che semplicemente non esiste, ma è una scusa buona per tenere l’intero Iran, cioè un Paese di 70 milioni di abitanti, sotto l’eterna minaccia di una invasione o “almeno” di bombardamenti israeliani. L’ipocrisia e la memoria corta di cui sempre siamo i primatisti ci ha fatto dimenticare che il programma nucleare è iniziato negli anni ’70, quando lo scià burattino degli Usa sosteneva che l’Iran aveva bisogno di fonti di energia alternative in vista del fatto che prima o poi il petrolio sarebbe finito. Abbiamo dimenticato che Usa, Germania e Francia firmarono contratti per costruire allo scià ben 12 centrali nucleari fregandosene bellamente del fatto che lo scià della repressione di massa dichiarava alla stampa estera: “Senza dubbio, e prima di quanto pensiate, avremo armi nucleari”.

Tant’è che il delinquenziale e corrottisimo Pahlavi aveva stipulato con il prestigioso Massachusset’s Institute of Technology, noto anche come MIT, un accordo per acquistare il suo formidabile Dipartimento di ingegneria nucleare. La maggior parte dei docenti era favorevole alla vendita, che saltò solo per la feroce opposizione della massa studentesca. E a far fuori le 12 centrali è stata la rivoluzione komeinista prima e la guerra con l’Iraq dopo. Ora che le centrali nucleari servono davvero e nessuno in Iran intende costruire bombe atomiche, anche perché non ne possiede e non ne può possedere la tecnologia, suoniamo una musica ben diversa dalle serenate che ci piaceva suonare allo scià. Il ridicolo e il tragico di questa nostra nuova farsa è che il minerale d’uranio per il quale vogliamo bombardare l’Iran è sempre e quasi solo solo quello acquistato e immagazzinato a suo tempo dallo scià! Come si vede, c’è più di un motivo valido perché gli iraniani ne abbiano le palle piene delle interferenze Usa e dell’annessa ipocrisia europea ormai al guinzaglio delle inammissibili pretese di monopolio nucleare, bombe atomiche comprese, dell’un po’ troppo aggressivo Stato di Israele. Che finalmente pare avere trovato a Washington un inquilini della Casa Bianca meno disposto del solito a ballare al suono del governo israeliano, che ha vinto le elezioni promettendo la fine “con ogni mezzo” del programma nucleare iraniano e rifiutando ormai apertamente anche solo l’ipotesi di uno Stato palestinese, peraltro ormai impossibile per mille e uno motivi basilari.

Dopo una giornata passata tra musei da capogiro e la marea di gente che affolla Teheran a tutte le ore, la sera partiamo in aereo per Shiraz, nome che significa “Città dei misteri”, compresi i misteri della poesia dei suoi grandi poeti, tra i quali Hafez e Saadi, e dei sorrisi delle sue vivacissime donne, che godono fama di essere le più aperte e curiose dell’intero Iran. Da Shiraz risaliremo verso Teheran in pullman, con Reza Sahya come guida, l’imperturbabile Magid come autista infaticabile e bravissimo e Alì assistente tuttofare di Reza. Un itinerario di 1.500 chilometri, su un altopiano di 1.600 metri di altezza media, che allinea deserti e città splendide, sempre circondato da catene di monti, in un Paese che ha oltre 240 mila siti archeologici aperti, uno più importante dell’altro, e le più belle moschee del mondo. Un viaggio fin troppo denso, talmente pieno di bellezze e di sorprese che vorrei ripeterlo con più calma, impiegandoci magari un mese. E andando a vedere finalmente Susa!
La prossima e ultima puntata tra qualche giorno.

487 commenti
Commenti più recenti »
  1. Anita
    Anita says:

    Bandito facebook in Iran fino alle presidenziali
    un’ora fa: Padovanews

    Forum relativi alla notizia: Facebook, Iran, Medio Oriente, Mahmoud Ahmadinejad.

    Il divieto e’ stato deciso fino al 12 giugno dopo lo straordinario successo del candidato Mousavi, il principale sfidante di Ahmadinejad. Il segreto? Aveva utilizzato il sito come strumento per la sua campagna elettorale.
    ~~~

    I nostri candidati usano ed hanno usato facebook e myspace durante la campagna elettorale.
    Ringtones, videos su youtube, e-mails, telefonate, posta a montagne e miliardi spesi per pubblicita’ sui canali televisivi.

    Anita

  2. ber
    ber says:

    Anche li gli avversari politici hanno vita grama,…mica solo in Italia,…due grandi civilta’,…in mano a piccoli uomini.
    Chi vivra’,…vedra’…se si sopravvivera’…
    Giongiorno a tutti,Ber

  3. ber
    ber says:

    x tutti,
    c’e’ un interessante art su:
    http://www.bbc.co.uk
    sulla pirateria somala e riscatti pagate dalle navi di passaggio,
    pare che i soldi dei riscatti ai pirati veri,la manodopera locale
    per intenderci ne arriva ben poca,…il grosso si ferma a Londra,..
    Cosa vi ricorda tutto questo?
    Un saluto,Ber

  4. Il Passator  Cortese
    Il Passator Cortese says:

    sylvi { 24.05.09 alle 19:44 } n° 82

    Il tempo a mia disposizione è molto limitato.

    Addentrarmi nel merito delle tue esatte e dolorose spiegazioni, di quella che fu una terribile disgrazia, una guerra insulsa, gratuita, provocata per soddisfare gli insani appetiti di politici miopi, dovremmo scriverci per giorni e giorni, detto questo però mia cara, il nostro contendere si attesta in un gesto molto semplice ed importante e talmente significativo che potrebbe nel prossimo futuro, sia cancellare le barbare ed inutili guerre, togliendo tutte le possibilità di procurar dolore a famiglie come quella di Marko, sia di costruir nella nostra amatissima Italia una sana e vera democrazia, come?, con una semplice ics sul simbolo politico della tua tosta compaesana Deborah. Lo so, eccome lo so, farti cambiar idea non sarà facile impresa, però penso che nella tua libreria mentale alberghi un pò di buon senso e di avveduta razionalità.

    Non vorrei esser volgare, però, per esternar al meglio il mio pensiero, devo illustrarti un famoso detto popolare. Io penso che tu, se dovessi mantenere la tua decisione irrevocabile, tu faresti come quel marito che scoperta l’infedeltà della moglie si recise il pene per fargli dispetto, se la ritieni espressione volgare ti chiedo scusa, però raffigura, a mio parere esattamente il tuo ostinato convincimento al non voto al PD.

  5. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    A fine dicembre Noemi ha fatto una lunga vacanza nella villa di Berlusconi in Sardegna.

    C’erano tante ragazze, tra 30 e 40, alloggiavano in questi bungalow nel parco…

    Sono successe cose strane, la chiamavo sul cellulare e non rispondeva mai.

    Gino Flaminio, ex fidanzato di Noemi,

    Repubblica 24 maggio

  6. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Linosse, ho letto il link:
    un conto sono le buone intenzioni, un conto è la capacità di metterle in pratica.
    Che questo governo faccia schifo lo sappiamo tutti, non c’è bisogno che ce lo dica il PD.
    Che nei due anni di governo Prodi la gente abbia percepito di aver a che fare con una manica di imbecilli, è però una realtà dalla quale non si può prescindere o, almeno, l’elettore non prescinde.
    Dica il PD nei dettagli cosa ha intenzione di fare: come, con quali precisi interventi e con quali soldi e quali effetti si aspetti con i suoi interventi.
    Finora ho solo sentito Franceschini dire che bisogna dare uno stipendietto ai senza lavoro. Non ho sentito dire che bisogna DARE LAVORO ai senza lavoro, nè cosa ci sia da fare DI CONCRETO e non solo di buone intenzioni, di cui, si sa, è lastricata la via…dei falliti.

  7. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Spiacente, ma sulle donne sono solidale con Berlusconi. Beato lui. Se fossi al suo posto farei volentieri il satrapo anch’io.
    Ci sono donne che a 17 anni sono più zoccole delle battone di strada e non mi si venga a dire che sono delle poverine indifese, perchè allora significa che voi le donne proprio non le conoscete. A loro piace e, dove c’è gusto, non c’è perdenza. Ci sono molte più poverine indifese nella classe delle trentenni, piuttosto che in quella delle 17enni di ora. Una volta è stata proposta in una riunione di redazione, un’inchiesta sul sesso precoce nei giovani di Bisceglie. Una redattrice ventenne presente ci ha detto: “Siete voi adulti che vi scandalizzate per il sesso precoce, ma per noi questa è la normalità!”. Non se ne è fatto più niente.
    D’altronde, anche il Presidente Mao si circondava di ragazzine. Depravato anche lui? Essendo un’icona del comunismo, certe cose non si possono dire.

  8. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Gradirei magari qualche commento su quanto ho scritto sul viaggio, visto anche l’impegno che ci ho messo. Tanto queste storie di book e di pelo andranno avanti per un bel pezzo…..
    pino nicotri

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x CHI VUOLE SAPERNE DI PIU’ SU MAMMA RAI
    consiglio la lettura del libro “La piovra Rai. Sprechi, vizi e privilegi della televisione di Stato”, scritto dalla mia collega de L’Espresso Denise Pardo, già autrice dell’ottimo, molto indovinato e profetico “Razza cafona”.
    Il libro della Pardo sulla Rai, 192 padine edite da Bompiani, è definito bene da quanto scritto sulla quarta di copertina: ” Un’inchiesta sulla tv di Stato che punta il dito sulle storture di un’azienda pubblica che spesso segue logiche non di mercato, ma di opportunismo. La radiografia di una casta sovrabbondante, in cui cariche, seggiole e poltrone sono sproporzionate rispetto alle necessità. Ma chi sono i padroni del palinsesto Rai e in che modo il Palazzo interferisce con viale Mazzini? Qual è il rapporto della Rai con la Corte dei Conti? Una analisi impietosa, corrosiva, documentata, ricca di dati e molto “divertente” sulla più grande azienda pubblica del Paese”.

    Buona lettura. E buona meditazione….
    pino nicotri

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    che ha creato l’uomo “vocalizzandolo”, cioè alitandogli sul volto modellato con la creta.

    A giudicare dal risultato, doveva aver mangiato aglio, quel giorno!

  11. x marco tempesta
    x marco tempesta says:

    Di sicuro gli puzzava l’alito! E doveva avere i coglioni di traverso…
    Eva

  12. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro Pino, la lettura del tuo articolo, interessantissimo nella prima parte, già a me noto nella seconda parte ( ho un’amica, come sai, grande viaggiatrice e ottima osservatrice, che è stata in Iran un paio d’anni fa), mi conferma l’idea che quando un regime è in mano ai preti, bisogna sempre fare i conti con la parte più buia del Medioevo; noi qui in Italia ne sappiamo qualcosa. L’Iran di Teheran non è l’Iran dei villaggi. Come anche la Turchia. O come l’Italia di 50 anni fa, senza andare lontani.

    Non riesco a capire il ruolo di Ahmadinejad, nè riesco a percepire la sua vera statura politica: eminenza grigia che gioca di fino, o testa di turco di poteri oscuri. Tendo più ad individuarlo come un portavoce, che come un vero e proprio leader. Mi meraviglia e mi stupisce questo suo accanimento nel dire di voler distruggere Israele, dando così sia agli israeliani che ai falchi Usa la scusa buona per intervenire militarmente. A chi giova un atteggiamento del genere? Quali segnali e a chi, sono impliciti in questo suo apparentemente idiota modo di fare?
    Può dire a chiare lettere che riconosce Israele ma vuole uno stato palestinese indipendente, e farebbe più bella figura, oltre che smussare le unghie a chi gli è ostile. Un Iran che si ponga a mediatore di pace, guadagnerebbe più credibilità anche nei confronti dell’entourage dei paesi islamici, che smetterebbero di temere una volontà di sopraffazione egemonica dell’area.

  13. marco tempesta
    marco tempesta says:

    per Eva post 11:
    infatti, si è reso conto, a un certo punto, di aver fatto una stronzata ed ha mandato il diluvio per cancellare l’errore.
    Però si vede che non doveva essere molto lucido, perchè per continuare la Specie ha scelto Noè, che anche lui, grazie a Dio…
    Insomma, se la discendenza siamo noi e le leggi di Mendel funzionano…si fa in fretta a fare due più due!

  14. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Il divieto e’ stato deciso fino al 12 giugno dopo lo straordinario successo del candidato Mousavi, il principale sfidante di Ahmadinejad. Il segreto? Aveva utilizzato il sito come strumento per la sua campagna elettorale.
    —-
    cara Anita, questo bisogna dirglielo a chi crede che le televisioni siano tutto!

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    I non votanti o coloro che annulleranno le schede per schifo verso l’attuale politica, non sono dei rinunciatari ma, al contrario, si identificano in un ‘insieme’ coerente, che altro non aspetta che un partito o un movimento d’opinione in cui riconioscersi.
    Sono il Partito di coloro che attendono, attualmente in stand-by, ma pronti per partire e fare massa critica.
    Ci vuole solo un primo movens che sappia essere più convincente del ‘papi’.
    Un primo movens che non potrà certo essere D’Alema o qualcuno di quelle provenienze lì.
    Con buona pace dei PDisti che si sbracano dalla disperazione.

  16. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Marco Tempesta der Vernünftige, ist König .
    Bravo per via del post Nr. 12.
    Vedo che dai ragione al mio post del precedente argomento.

  17. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Nella prossima puntata chiarirò ciò che ho chiesto esplicitamente a Qom e che peraltro è già stato abbondantemente chiarito dallo stesso Ahmadinejad in interviste a televisioni Usa. Nessuno vuole distruggere fisicamente Israele, vogliono solo eliminare l’attuale struttura di potere gestita a tutti i costi solo e sempre dall’etnia ebraica islamofoba, eliminare cioè il monopolio sionista del potere. Né più e né meno come l’Urss è stata “distrutta”, ma senza sparare neppure una cartuccia. L’Urss è semplicemente diventata un’altra cosa: è stato “distrutto” il partito unico, il Pcus, ed è stata permessa la creazione di nuovi e senza nessun gulag. Può piacere o no, ma nessuno può dire si sia trattato di “distruzioni” violente.
    Alla morte di Francisco Franco la dittatura spagnola è stata “distrutta”, sì, ma senza colpo ferire, idem la sanguinosta dittatura argentina dopo la batosta delle Malvine e direi anche la dittatura di Pinochet in Cile. Tutti esempi di “distruzioni” di regimi che sono state in realtà solo cambi pacifici anche se traumatici dei rispettivi sistemi politici. In meglio, direi anche, pur se la situazione nell’ex Urss lascia molto a desiderare.
    Personalmente sono dell’idea che qualunque Stato democratico, se è democratico, deve essere lo Stato di tutti i suoi cittadini, quelli cioè che pagano le tasse, senza stare a impicciarsi su fatti privati come la religione, il colore della pelle, l’etnia di appartenenza, ecc. Per questo trovo piuttosto insostenibile la pretesa sionista di uno Stato “ebreo”, cosa che mi ricorda la pretesa del Sud Africa di uno Stato a potere “bianco”, finita come sappiamo, pretesa che sarebbe sballata anche se al contrario volesse un potere solo “nero”. Kennedy ha rimosso la divisione razziale negli Usa mandando i marines a proteggere i diritti dei neri, e oggi gli Usa hanno un presidente nero. Il mondo gira e si globalizza, prima o poi anche gli israeliani spero si rendano conto che l’epoca dei ghetti è finita, non c’è nessuno al mondo che possa anche solo immaginare di fare il bis di ciò che solo noi europei abbiamo empiamente commesso anche a loro danno. A parte il fatto che nell’ipotesi fantascientifica si mettano a perseguitare gli ebrei in Giappone o al Polo Nord, non vedo cosa potrebbe mai fare Israele. Potrebbe fare molto di più l’insieme del mondo civile, a partire dall’Onu, che l’esercito israeliano. Non trovi?
    Ragionando come i sionisti islamofobi, cosa dovrebbero mai fare gli africani per evitare il “pericolo di essere di nuovo per secoli preda degli schiavisti bianchi”?
    Un abbraccio.
    pino

  18. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x RETTIFICHE

    Le ricordo, a scanso di equivoci, che la presenza di Rachamim e di altri guastatori di professione in questo blog non è gradita, quale che sia il nick con cui si firmano. Se qualcuno vuole essere riammesso al blog non deve fare altro che scusarsi per i fastidi e gli insulti sparsi qua e là e impegnarsi a non offendere più nessuno. Non c’è neppure bisogno di dare voti e pagelle ai commenti altrui, perché non siamo a scuola e comunque non gradiamo montati in cattedra.
    Credo di essere stato chiaro.
    pino nicotri

  19. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Ma và….và, passi lunghi e ben distesi.
    Ci pensi un pò su e capirà quanto è stupido il suo atteggiamento.
    Se c’è qualcuno che deve scusarsi è proprio lei.

  20. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    mi ha commosso la visita al museo, e molto interessato i commenti sul sovrapporsi delle credenze e religioni.
    Questo è un viaggio, Susa compresa, che spero di fare prima che gli acciacchi abbiano ragione di me.
    E’ sicuramente come andare alle sorgenti della civiltà, Irak compresa!
    Però un paio di maniche è andarci come turisti, e forse anche peggio con il cartellino da giornalisti, un altro paio di maniche è intrufolarsi, magari fingendosi muti, con gente del luogo.
    E’ un’esperienza che ho fatto!

    Le ragazze iraniane delle grandi città sono senz’altro aperte, convengo che lo spolverino e il velo siano quasi un vezzo, ma bisognerebbe poterci addentrare nei villaggi, dove basta osservare per capire.
    La misura della nostra libertà noi l’abbiamo nel fatto che sia nelle metropoli, che nel villaggetto, chiunque ha gli strumenti per informarsi, per conoscere.
    50 o 60 anni fa non era così, Marco ha ragione.
    In queste condizioni di disinformazione peggiorano le situazioni, le credenze e la percezione di diritti.
    In Serbia, un giudice di tribunale può affidare il figlio al padre soltanto perchè abita in città e non alla madre che abita nel villaggio e quindi
    incapace di dargli la civiltà….

    In Turchia, derogando dalla strada principale, ci sono situazioni non solo economiche o alimentari, ma anche sociali…incredibili.
    A Jalta basta andare nel mercato locale, anzichè in quello turistico, e se solo ha la maccina fotografica può essere aggredito!

    Non credo che Ahmadinejad mozzi le mani o lapidi le adultere in piazza Teheran, ma i suoi principi sono sicuramente applicati in “maniera restrittiva” nei villaggi…e l’Iran è grande!
    Questo almeno dicono coloro che ci lavorano da decenni e non hanno libertà di movimento a piacere, ma qualcosa vedono.
    Spero, e credo sia inevitabile, che l’Iran si apra al mondo e anche ai diritti civili delle donne. Spero che per Katami sia la volta buona, sarebbe un bene anche per noi!!!

    Ribadisco l’invidia per il suo viaggio!

    Mandi Sylvi

  21. anche tu brinda con papi!!
    anche tu brinda con papi!! says:

    Ci sono donne che a 17 anni sono più zoccole delle battone di strada e non mi si venga a dire che sono delle poverine indifese, perchè allora significa che voi le donne proprio non le conoscete.
    marco tempesta

  22. sylvi
    sylvi says:

    Caro Pino,

    leggo ora i suoi cenni sul Sudafrica.
    Là non c’è niente da ridere, anzi!
    Ogni volta che mia figlia ritorna , è più demoralizzata.
    Il Sudafrica non è più per i bianchi e non è nemmeno per i neri, nonostante per legge abbiano la precedenza assoluta in qualsiasi lavoro, a parità di titoli.
    All’Ospedale Groote Schuur, di Cape Town,enorme e all’avanguardia, il primo in tutta l’Africa, il 10% scarso dei medici è nero, gli infermieri non raggiungono il 50%.

    Ehh, il mondo è molto complicato!

    Sylvi

  23. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Qui non si può nemmeno essere daccordo con qualcuno che ci si sente pestato ai piedi. Pagelle de qui…pagelle de là.
    Essere daccordo con il post Nr. 12, dov’è il problema, accennavo anche che si avvicinava di molto ad un’altro mio post nel precedente argomento. Che sè ppò faà!

  24. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x RETTIFICHE

    Vedo che lei continua a far finta di non capire.
    Io l’ho avvertita.
    nicotri

  25. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Nei villaggi di tutto il mondo è sempre più dura che in città, almeno per certe cose. Per altre è meglio, per esempio non c’è il disgraziatissimo sottoproletariato delle cinture urbane né lo sdradicamento e il disadattamento, con annessi fiumi di droga.
    Che l’Iran sia avviato a grandi passi verso la modernità e una migliore democrazia è fuori da ogni dubbio. Tra l’altro dopo il salasso della guerra impostagli dall’Iraq ha ridotto di molto le spese militari, che oggi mi pare non superino il 3 per cento! La grande apertura al turismo, che è oggetto anche di fiere internazionali, è un sintomo chiaro: milioni di europei, giapponesi e americani non è pensabile non vadano a ficcare il naso dappertutto, villaggini compresi. Io la prossima volta che ci vado mi affitto un’auto e vado dove mi pare, non certo solo a Susa. Ho già un elenco di pensioni in paesini sperduti dove alloggiare a costo minimo.
    Non vorrei che nel frattempo noi a furia di berlusconoemizzarci andassimo invece indietro….
    Un abbraccio.
    pino

  26. Marta x Marco T.
    Marta x Marco T. says:

    Caro Marco, il belloccio che ammiri, usa il piccolo schermo eccome se lo usa, il sito non è la stesa cosa se ti scappa qualche lacrimuccia nessuno la vede…..ma poi sono sicura che nessuno l’avrebbbe votato. Gelli avrebbe dato incarico a qualcun altro, ti pare, per portare a termine il lavoro che quella” buona associazione benefica” volgarmente chiamata P2 aveva a suo tempo iniziato.Come si dice”luomo giusto con i mezzi giusti”
    E poi gli iraniani, non hanno la testa nelle veline, nelle tette sulle loro tv non penso proprio si vedano??
    evidentemente la cultura del voto è molto differente dalla nostra,
    e poi forse sapevano già il motivo per cui si doveva votare cosi`.Saluti M.

  27. Peter
    Peter says:

    xNicotri

    caro Pino

    e’ difficile fare dei commenti su di un racconto di viaggio che sembra tratto dal un ‘mille ed una notte’ moderno…O meglio, ci sarebbe molto da dire, una volta superata la perplessita’.
    In sostanza, da come descrive Teheran direi che e’ meglio starne alla larga. Sovraffollata, inquinatissima, caotica oltre ogni dire a cominciare dal traffico. Suppongo sia esattamente come il Cairo (da come mi e’ stata descritta) e tante altre metropoli mediorientali o asiatiche moderne. E poi quegli sfacciati (degli stranieri, cioe’ indiani, egiziani, e persino i tailandesi che sono tanto bravi, etc) dicono che a Napoli e persino Roma le ‘regole’ del traffico sono esattamente come a casa loro, per tirarsi su…ma dico io. Concordo poi con Marco T. che l’Iran della capitale non e’ certo quello rurale e dei villaggi. In sostanza, uno stato islamico confessionale alle prese con una popolazione giovane ed affamata di ‘modernita’. Il solito conflitto che in altri stati (come Arabia Saudita) viene represso molto di piu’ e tenuto a bassa cottura. In Iran si sono dati una facciata ‘democratica’ per forza di cose, e speriamo che da cosa nasca cosa. Ma i candidati sono quelli scelti ed approvati dal clero, che detiene il vero potere, e controlla tutto e tutti.
    Sul programma nucleare dell’Iran non saprei cosa dire. Se veramente di nucleare civile si tratta, vada pure. E di certo Israele non puo’ arrogarsi legalmente il diritto di bombardarlo. Ma l’ultima cosa che vorremmo vedere e’ un altro stato confessionale munito di un arsenale nucleare bellico, non trova? Almeno Israele e’ tenuto sotto stretto controllo USA, quindi occidentale.
    Per vedere arabe (o islamiche, dato che i persiani non sono arabi) vestite alla moda e col telefonino basta andare a Londra e dintorni. Dove pero’ vedo anche islamiche totalmente coperte dal velo che guidano la macchina, e mi chiedo come facciano a vedere dato che non c’e’ neanche fessura per gli occhi. E gli inglesi lo permettono…mah.
    Non credo che non si possa pensare senza parole. E’ ovvio che il linguaggio ha reso il pensiero infinitamente piu’ efficace, produttivo e complesso. Ma esiste un pensiero non verbale ancora oggi. E non dimentichiamo che un’immagine (compreso un quadro o una pittura paleolitica) vale piu’ di mille parole…

    un saluto

    Peter

  28. x RETTIFICHE post 24
    x RETTIFICHE post 24 says:

    Ma che piedini delicati che hai, Rachamistaminchia vestito non di nuovo.
    Belbu Li Pecuri

  29. BERLUSKA A NON ESSERE RAZZISTA PROPRIO NUN CE LA FA! PER LUI GLI AFRICANI SONO SPORCHI!!! MA SI GUARDI ALLO SPECCHIO, LUI E LA SUA PADANIA PIENA DI MERDA. SARA' PULITA LA MILANO LASTRICATA DI CARTACCE, PLASTICA, MERDE DI CANE E MOZZICONI DI SIGARETTE OVUN
    BERLUSKA A NON ESSERE RAZZISTA PROPRIO NUN CE LA FA! PER LUI GLI AFRICANI SONO SPORCHI!!! MA SI GUARDI ALLO SPECCHIO, LUI E LA SUA PADANIA PIENA DI MERDA. SARA' PULITA LA MILANO LASTRICATA DI CARTACCE, PLASTICA, MERDE DI CANE E MOZZICONI DI SIGARETTE OVUN says:

    Il premier chiede più attenzione alla pulizia anche a Napoli e Palermo e provvedimenti contro le scritte sui muri
    “La Capitale mi piace così com’è ma è sporca. Suggerirei più cura del verde”
    Berlusconi: “Roma sporca, sembra l’Africa”
    Poi precisa: “Ce l’avevo con la sinistra”
    Poi il comunicato: “Non intendevo attaccare Alemanno. Mi riferivo al degrado ereditato”

    Berlusconi: “Roma sporca, sembra l’Africa” Poi precisa: “Ce l’avevo con la sinistra”

    Silvio Berlusconi
    ROMA – Prima l’affondo, poi la precisazione. Come spesso capita, Berlusconi è costretto a rettificare, correggere, spiegare meglio. Per non creare un caso tra le sue stesse fila. E’ successo anche questa mattina, quando si è scagliato contro “Roma sporca come una città africana”. E poi ha dovuto precisare: “Tutta colpa della sinistra”.

    “Fa male al cuore girare per molte città italiane come Roma, Napoli o Palermo e vedere che per scritte sui muri e lordura nelle strade sembrano più città africane che europee”, ha detto il Cavaliere parlando a Radio Radio. Per poi proporre alcuni “suggerimenti” al sindaco, Gianni Alemanno, per promuovere l’immagine turistica della Capitale: “Più cura degli spazi verdi, più attenzione alla pulizia, provvedimenti per evitare i graffiti che deturpano i muri”.

  30. controcorrente
    controcorrente says:

    No, cara Sylvi,
    secondo me proprio non ci siamo a mio modesto avviso!!
    Da un certo punto di vista il richiamo del passator cortese mi sembra perfino un tantino “patetico”, se , come penso le ragoni più profonde che stanno alla base di un voto siano altre.
    Per esempio , io, non credo affatto che il discrimine delle tue ,come di altre scelte di voto,passi attraverso una sostanziale indifferenza tra “il bombarolo “ di Sarajevo e un vecchio satiro con rughe nascoste e magari carezze lascive su “corpi” verginali.
    E’ altro.
    Oggi Giorgio Galli su repubblica “azzecca” il nesso giusto a mio avviso.
    Sarà “sociologico”,malattia senile del sinistro come direbbe marco , ma corretto.

    Vedi, mia cara Sylvi,”secoli” fa agli albori del primo “boomm” del Nostro si affacciò prepotente anche dalle mie parti un “vincente” industrialotto locale con l’efficienza nelle parole e l’articolo quinto nel cuore, che governò per ben due legislature “il paesello”.
    In un democratico (sic!) incontro tra candidati , gestito dai direttori della stampa locale si potevano porre domand scritte ai candidati “filtrate”dai democratici direttori di “testatine”.
    Io ne posi una sola, consegnando ilmio misero bigliettino.
    Era ..”ritiene lei che un Comune possa e debba essere gestito come un’azienda???.
    Domanda “cassata”..ritenuta che so “stupida in un mare di rinnoviamo qui , rinnoviamo là ,efficentiamo qui e là, in un orgia di efficienza et amenità altre su modello simil-gestionale..tipole buone idee non sono di Dx o di Sx ,vogliamoci tutti bene ect,ect..
    Qui a mio avviso sta il vero discrimine e cioè nella concezione politica di fondo della gestione della Res Publica, cioè in quel sottile sotteso che è implicito nel pubblico e cioè di “tutti”.
    Sembrerà incredibile ma nelle moderne liberal-democrazie è alla base di tutto e non escude di certo la “decisone”.
    Infatti se si toglie quel di “tutti” poco o nulla resta alle ragioni della liberal-democrazia,se non il “simulacro” delle libere elezioni.
    Per cui la vera domanda non è se tu voterai o meno il PD (sinceramente non me ne frga un cacchio), ma piuttosto a Quale credo tu appartenga.
    Cioè se tu appartieni per esempio al credo che , come dice Galli…ha come assunto..principale..” che in politica debba prevalere ilmodello aziendale, un uomo solo al comando dimenticando che la politica è e deve essere “consapevolezza della dimensione complessa dell’Esistenza Comune.

    Qui sta Rhodi !!!!

    Sinceramente di tutto ilresto, comincia a “fregarmene” un accidente.
    Qui sta il “burro” ove affonda il Coltello.
    Io voto, ho sempre votato e sempre voterò,ma cerdo che il “corso” della storia è miglior giudice e bene fa Pino Nicotri ad alzare lo sgurado sul mondo dimenticando per un attimo le miserie di 2casa nostra” che in quanto a prospettive sembrano veramente come la scala del pollaio.

    Cara Sylvi quel “tutti” è resta l’unico baluardo rimasto e rimane tutto sommato anche l’unica ragione per la quale , in fondo a parer mio sto ancora qui a dialogare, anche se sempre più frequentemente ricominciano ad assalirmi seri duddi su chi lla fine avesse poi veramente ragione tra Billy The Kid e lo sceriffo che non ricordo neanche più come si chiamasse al pari del terzo re magi.

    Oggi cara Sylvi per la prima volta dal dopoguerra il consumo di Energia Elettrica è calato nel di ben 3,5% punti.
    Chissà cosa ci dice il buon marco in materia , Lui patito dell;advancede tecnology…un mondo più pulito e più umano, o l’inizio della fine di un modello considerato universale e senza tempo..?
    Mah , cara Sylvi, c’è di che riflettere, non trovi?

    cc

  31. A sporcare l'Africa e non solo quella sono....
    A sporcare l'Africa e non solo quella sono.... says:

    —-i turisti berluscoidi italiani, gentaglia che dopo avere ridotto l’Italia a un cesso fanno di peggio quando sono nel “Terzo Mondo”, maleducati, ignoranti e presuntuosi.
    Patrice Lumumba

  32. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro marco,
    se anche solo rendesse un punt e mess in % fanno bene a pestare sul vecchio satiro..cheè ti da fastidio..forse..
    Per uno come te che del Colpisci mediaticamente e fuggi, fai una reliligione non ti dovrebbe dispiacere..pittosto sei monotono ..con quel tuo anticomunismo d’annata..rispolverare Mao..addirittura..che è successo marco..vendetta postuma su qualche piccolo lenin che ti zittì in un qualche assemblea e che non era rimasto prigioniero..
    Marco decisamente quando vuoi sai far di meglio!

    cc

  33. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Qui e’ contro la legge guidare coperti da qualsiasi cosa che possa impedire la visione.
    Veramente non ho mai viste donne velate, o con la burka.
    Le islamiche portano solo un foulard o scarf che copre solo i capelli, di solito di colori pastel, no prints.
    Makeup perfetto.
    Anche nelle banche ci sono cartelli, non head covers and sun glasses.
    ~~
    La mia battuta sulla testa mi ha causato una mild concussion, I was sleepy, dizzy and I still have some swelling under my face.
    Not new to me, I banged my head before……

    Ciao, Anita

  34. x anche tu brinda con papi!!
    x anche tu brinda con papi!! says:

    anche tu brinda con papi!! { 25.05.09 alle 13:20 }

    Ci sono donne che a 17 anni sono più zoccole delle battone di strada e non mi si venga a dire che sono delle poverine indifese,

    la zoccola è lei e non il maiale, tanto invidiato, dall Adone di Bisceglie e nessuno del blog dice nulla. Mah!!

  35. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Il mio primo post era in riferimento al suo articolo, non esattamente al suo viaggio turistico ma al regime Iraniano.
    Le elezioni non sono libere senno’ Ahmadinejad non proibirebbe all’avversario di usare facebook.

    Negli US l’internet e’ stato il piu’ influenzale nelle scorse elezioni presidenziali e continua tuttora.

    Saluti, Anita

  36. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Ho aggiunto due foto del bassorilievo con la “adorazione” di cui ho parlato. Non sono chiarissime, ma illustrano a sufficienza ciò che ho scritto in merito.
    pino

  37. Alba rossa
    Alba rossa says:

    mi rivolgo a lei quì sopra in riferimento al maiale m.tempesta delle 13,20.

    Ma cosa vuole che scriviamo? con un miserabile di sifatta pasta ci si sporca soltanto a badarlo, è un volgare ciarlatano che scrive, scrive e lui di donne ne ha toccate ben poche, la sua mentalità lordata, denota il solito maschilista ignorante e bauscia.

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Il problema più che altro è che la Guida Suprema, che mi pare sia Kamenei, ha il potere decisamente non democratico di far decadere anche il presidente delle Repubblica eletto dal popolo! Fino a che ero in Iran, e pare fino ad oggi, Kamenei non si è espresso a favore di nessuno, neppure di Ahmadinejad, ma tutti stanno col fiato sospeso perché una sua indicazione sarebbe comunque una pesante interferenza del clero, anche se costituzionalmente legittima. Katami ha rinunciato a candidarsi proprio perché sa che la Guida Suprema gli è ostile e ha lascito campo libero a Moussavi con la speranza che la Guida taccia, non gli remi pubblicamente contro.
    In ogni caso, queste elezioni sono importanti non solo per l’Iran. Che può svolgere un ruolo importante di stabilizzazione in una regione che, con le atomiche del Pakistan, i talibani dell’Afganistan, l’oscurantismo medioevale dell’Arabia Saudita e la tragedia permanente israelo-palestinese, è di fatto la polveriera del mondo.
    Un saluto.
    pino

  39. Peter
    Peter says:

    x36

    veramente un commentino su quel post di Marco stavo per farlo, mi creda.
    Era un commento sulla promiscuita’ in genere, di donne e uomini. Prima pero’ va detto che usare parole come ‘zoccola’ e ‘maiale’ per donne e uomini sessualmente promiscui e’ sbagliato, visto che sono termini offensivi e denigratori. Mi pare che essere sessualmente promiscui non faccia male a nessuno, purche’ si usino precauzioni: mentre fanno danno agli altri gli evasori fiscali, i ladri, i truffatori, e via dicendo.
    Un altro mito e’ che ad esserlo sono sempre e solo quelle (e quelli) dell’ultima generazione. In realta’ c’erano (molte) donne e uomini promiscui persino nella pia e devota zona rurale della Puglia da cui provengo, e sentivo dire che per farlo si rifugiassero in quelle arcaiche costruzioni rurali fatte a secco (oltreche’ nelle macchine in posti appartati, dove pero’ vevivano spesso beccate, quindi i pettegolezzi. Niente lapidazioni, pero’!).
    Le donne promiscue vengono messe alla berlina, il che non e’ giusto, certo. La ragione e’ culturale e genetica, ed esiste in tutte le culture, anche se in quelle retrograde non mettono alla berlina ma fanno di peggio. Si riassume nel ‘mater certa, pater numquam’. Il maschio non ha mai la certezza di trasmettere i suoi cromosomi alla discendenza, deve poter contare sulla ‘fedelta’ della donna (o delle donne, the more the better, cosi’ le probabilita’ aumentano a suo favore). Invece le donne trasmettono i loro geni a prescindere dall’uomo, fedele o promiscuo…Ed hanno interesse a NON essere fedeli, dato che cosi’ aumentano il pool di geni a loro disposizione, il che puo’ migliorare le qualita’ della discendenza…Pero’ la famiglia umana ha le sue ragioni d’essere, di qui le sanzioni, i giudizi, le scenate, l’ipocrisia, etc etc.
    La promiscuita’, da un punto di vista relazionale, non e’ ne’ buona ne’ cattiva. Per me essere promiscui denota la difficolta’, o incapacita’, a realizzare una relazione significativa con chiunque

    Peter

  40. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Guardi che anche Karrubi ha il suo sito personale, credo perciò anche Moussavi e altri candidati. In quello di Karrubi però non sono riuscito a capire come fare per leggerlo in inglese anziché in lingue dell’Iran.
    pino

  41. Peter
    Peter says:

    xAnita

    ti ho gia’ detto che dovresti farti vedere. Negli anziani c’e’ il rischio di emorragie intracraniche lente, che portano ad ematomi subdurali. Vedo che con te occorre sempre parlare fuori dai denti

    Peter

  42. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Il post “Brinda anche tu con papi!!!!” a firma di marco tempesta è apocrifo, cioè non è di marco tempesta.
    Vi prego di evitare termini come zoccola, maiali e affini, specie se riferiti a donne e a usi e costumi sessuali di chicchessia. Capisco che il boom delle temperature, superiori a 30 gradi già prima di giugno, ci faccia un po’ saltare i nervi, ma cerchiamo di non esagerare.
    Grazie.
    Un abbraccio a tutti.
    pino

  43. sylvi
    sylvi says:

    caroCC,

    e che cavolo di riunione era quella dove si potevano fare domande filtrate dal” menzognero” ( noi il Messaggero V. lo chiamiamo così).
    L a Sentinella prende troppo sul serio il suo ruolo!
    Io ti avrei risposto: NO, il Comune non si gestisce come un’Azienda.
    Gli obiettivi, le finalità sono completamente diverse, compreso il fatto di far o non far tornare i conti a fronte di responsabilità completamente diverse.

    Io mi sforzo, nelle mie scelte, di essere pratica, ma non credulona e imbecille!
    Prima della nascita del PD, e del maggioritario, io potevo avere mie idee più o meno istintive, più o meno legate alla mia storia, come te, e potevo scegliere, tenendo fede alle mie convinzioni e ideali, non alla mia pancia!
    Ora…o PD o il fardato coi tacchi!
    Ma nel PD il baffetto fa il giochetto: per ora la faccia ce la mette Franceschini (una bella faccia!) ma subito dopo, intascato il guiderdone elettorale, a ottobre spunta l’altro e farà quello che ha fatto finora: l’arrogante incompetente che poverino ha sbagliato, sempre!!, per colpa delle circostanze!
    E piazzerà i suoi devoti!

    Il mio ragionamento è il seguente:
    miei cari io metto la croce sulla ragazza che pare capace di chiarezza, ma non sul calderone dove il mestolo ce l’ha in mano lo yhactman. Vi aspetto alla boa finale.
    Se la ragazza se la mangia viva come già successo, e come temo,
    non avrò derogato dalle convinzioni di una vita per una fregatura!!!
    Se le cose cambiano in meglio,…bene , solo gli imbecilli non cambiano idea!
    E arriveranno le politiche, e metterò diligentemente la croce dove piace a te!!

    Mandi Sylvi

  44. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Dai A Carlo Galli quel che è di Carlo.
    Sarà figlio o nipote di Giorgio, come usa nella Press italiana!!!
    S.

  45. x anche tu brinda con papi!!
    x anche tu brinda con papi!! says:

    marco tempesta { 25.05.09 alle 9:54 }

    Spiacente, ma sulle donne sono solidale con Berlusconi. Beato lui. Se fossi al suo posto farei volentieri il satrapo anch’io.
    Ci sono donne che a 17 anni sono più zoccole delle battone di strada e non mi si venga a dire che sono delle poverine indifese, perchè allora significa che voi le donne proprio non le conoscete. A loro piace e, dove c’è gusto, non c’è perdenza.

  46. Anita
    Anita says:

    x Pino

    Non avevo realizzato che le foto sono cliccabili.

    Bravo Pino, le donne sono al doppio degli uomini…in numero. ;-)

    Anita

  47. RETTIFICHE
    RETTIFICHE says:

    Post Nr. 26-:-Tra l’altro dopo il salasso della guerra impostagli dall’Iraq ha ridotto di molto le spese militari, che oggi mi pare non superino il 3 per cento!


    Spese militari Iran 7,5 %
    Media Europea 1,7%

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