Barak Hussein Obama. Un Presidente di nuove libertà?

L’uomo di questi giorni è il neo eletto presidente degli Stati Uniti, Barack Hussein Obama. Eletto a furor di voti, è riuscito a fare il pieno dei Democratici anche nel Parlamento americano.
Esce di scena, seppur tra due mesi e mezzo, George W. Bush, reo di aver trascinato un Paese e un popolo in guerre preventive, diritti civili negati, e come ultima stilla un disastro finanziario che ha travolto i mercati internazionali. La sua popolarità si era assestata al 24 per cento: una débâcle!
Dall’attacco alle torri gemelle, alla guerra in Iraq, all’Afghanistan, la politica di Bush ha dimezzato le libertà di tutti, ha violato sempre più volentieri i diritti umani e si è conclusa con disastri finanziari che sono oggi sotto gli occhi di tutti. L’ego di un uomo è stato il disastro di milioni di persone, la loro fine come esseri umani e come coscienza politica e dignità di vita.
Gli otto anni da incubo Bush sono finiti e, per dirla con Patrick Mc Grath, grande scrittore, finisce anche la politica della stupidità, della incompetenza e arroganza: “Abbiamo guardato con crescente rassegnazione George Bush, un uomo sgraziato, poco curioso e presupponente, guidato da una ideologia di estrema destra e rabbiose convinzioni da religione dottrinale, diventare presidente”.
Ora inizia l’era Obama che dovrà dare parecchie risposte, ma soprattutto dovrà cercare di salvare, per quel che si potrà, tutto il dissesto mondiale operato dal suo predecessore. I have a dream!
Difficile, al di là delle compiacenze o delle delusioni, pensare che l’America e il mondo resteranno quel che oggi sono. L’America soprattutto; quella stessa America che doveva scegliere tra un afroamericano e una ex first lady: una rivoluzione che alla fine ha portato in trionfo Barak Hussein Obama!
Contati i voti e la sconfitta di McCainn e dell’invasata Palin, il neo Presidente si è materializzato alle 5.59 ora italiana di mercoledì 5 novembre, sul palco del Grant Park di Chicago, tenendo per mano la figlioletta e seguito da tutta la famiglia.
Inizia il suo discorso di ringraziamento; dice parole che potrebbero essere di circostanza e, per la prima volta nella storia, schiarisce il cielo delle libertà e dell’impegno: “…è la risposta data (la sua elezione ndr.) da giovani e vecchi, ricchi e poveri, Democratici e Repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, gay, etero, disabili e non disabili. Americani, che hanno inviato al mondo il messaggio che noi non siamo mai stati solo un insieme di individui o un insieme di stati rossi e stati blu. Noi siamo, e sempre saremo, gli Stati Uniti d’America…”.
Un segnale per quel che sarà la nuova America di Obama e dei suoi milioni di cittadini.
Non faccia scandalo, né ci si impensierisca, se il nuovo Presidente cita proprio i gay. Sono loro, individualmente o tramite le potenti lobby che esistono negli States, ad aver veicolato migliaia di voti verso Obama, ad aver fatto campagna elettorale e ad aver raccolto milioni di dollari di finanziamento. Ma c’è dell’altro sulla figura pro-gay di Obama.
Il nuovo Presidente degli Stati Uniti è di fede cristiano protestante e membro della UCC (United Church of Christ) che conta negli Usa un milione e 300 mila fedeli circa. La UCC è stata fondata nel 1957 con la fusione tra la Evangelical and Reformed Church e la Congregational Christian Church. Queste ultime, negli anni ’30 si erano a sua volta unite ad alcune chiese calviniste. Insomma, la UCC vanta una storia più che millenaria
Durante la campagna elettorale, lo stesso Obama dichiarò di essere molto distante dalla destra cristiana perchè “non rispettano i loro valori e non amano la Chiesa, suggerendo alla gente che solo loro erano portatori di verità su materie importanti come aborto e gay”.
Ed è proprio l’UCC a essere una delle chiese più liberal di tutta l’America, avendo consacrato per prima un pastore afroamericano nel 1785; un pastore apertamente omosessuale nel 1972 e ad aver avuto una donna pastore nel 1853.
La chiesa frequentata da Obama è da tempo impegnata anche sul fronte della pace, tanto che il suo presidente e una pastora furono arrestati a ottobre dello scorso anno, davanti alla Casa Bianca, rei di voler consegnare una lettera a Bush in cui si chiedeva la fine della guerra in Iraq.
Ma il giano bifronte americano si è rivelato proprio nei giorni del trionfo di Obama. Con un referendum, alcuni Stati, tra loro la California, hanno messo al bando i matrimoni tra persone
dello stesso sesso; referendum proposto da una ampia coalizione di gruppi religiosi e conservatori. Questo, nonostante la Corte suprema dela California avesse stabilito nel maggio scorso che le coppie gay hanno tutto il diritto di sposarsi, perché l’impegno basilare della costituzione garantisce l’eguaglianza per tutti. Ora, l’American Civil Liberties Union, Lambda Legal e il National Center for Lesbian Rights hanno promosso iniziative legali contro questa decisione referendaria.
Vedremo! Intanto, anche da noi, il centrodestra ha mal degluttito la vittoria di Obama.
L’ex ministro delle Comunicazioni, capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, non intende digerire la vittoria di Barack Obama. Gli va proprio di traverso, così da continuare anche oggi sulle pagine del Riformista i suoi sproloqui sulla contentenza alqaediana alla vittoria di Obama. Dice che ieri è stato a pranzo dall’ambasciatore Usa che ha compreso il senso della sua dichiarazione; ambasciatore Usa del governo dimissionario repubblicano Bush. Ok, non mettetevi a ridere, Gasparri è fatto così!
Il problema per Gasparri è che Obama si chiama anche Hussein. Riporto domanda e risposta per rallegrare un po’ la giornata.
D. Lei sa che Obama si chiama anche Hussein, come il martire dello sciismo?
R. Sì, leggo i giornali (sigh! ndr.) e so anche della gaffe che ha fatto dicendosi musulmano e poi smentendolo. Obama non si sa cos’è. Se è cristiano, musulmano, boh!
Se fosse passato da Current, proprio ieri ho messo un post sulla religione professata dal nuovo presidente Usa.
Poi un altro Pdl, Antonio Martino, ex ministro degli esteri. Dice che gli interventi annunciati da Obama arrecheranno danni gravi agli Usa e all’Occidente. Sull’aumentare le imposte a chi ha redditi superiori ai 250mila dollari (che non sono bruscolini ndr.) Martino avverte: “è puro assistenzialismo”.
Lasciamo perdere. Buon lavoro, Presidente Obama!

1 commento
  1. ségolene
    ségolene says:

    se il presidente obama manterrà le sue promesse, voglio vedere se berlusconi e i suoi continueranno a dire di ispirarsi al liberalismo e agli usa!
    probabilmente cominceranno ad accusare anche gli americani di essere comunisti (oltre che troppo abbronzati)

I commenti sono chiusi.