Il giudice del Nebraska ha respinto la denuncia contro Dio presentata da un senatore, ma l’ha respinta con motivazioni che non reggono

Sembra quasi una barzelletta, ma non lo è. Come ha già fatto notare qualche lettore, negli Usa il senatore del Nebraska Ernie Chambers, in carica da 38 anni, ha tentato di citare in tribunale addirittura il cosiddetto buon Dio accusandolo di “aver diffuso paura e terrore e di permettere catastrofi e sciagure”. Nella denuncia depositata in tribunale il 14 settembre dell’anno scorso il senatore accusa, giustamente, Dio e i suoi seguaci “delle continue minacce terroristiche, con conseguenti danni per milioni e milioni di persone in tutto il mondo”. Secondo Chambers, si tratta di minacce da non sottovalutare, perché ad avallarle è la stessa “storia personale di Dio”, che ha la pesante responsabilità di “terremoti, uragani, guerre e nascite di bimbi con malformazioni”. Chambers accusa inoltre Dio di aver “distribuito, in forma scritta, documenti che servono a trasmettere paura, ansia, terrore e incertezza, al fine di ottenere obbedienza” da parte degli uomini. Si riferisce cioè alla famosa bibbia, che da Spinoza in poi ha iniziato a essere sempre più smascherata e sempre più presa per quel che è: un “Mein Kampf” scritto prima in ebraico antico e poi tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, e per fortuna che c’è quel “quasi”.
L’obiettivo del senatore Usa era di ottenere dai giudici una diffida, in cui si sarebbe dovuto sollecitare Dio a interrompere ogni genere di “minaccia” sul mondo. Ma la sua causa s’è fermata di fronte al fatto che, come ha spiegato il giudice Marlon Polk, “non è stato possibile reperire un indirizzo ufficiale di Dio”. Il giudice si è appellato a una legge dello Stato del Nebraska, in base alla quale “chi avvia un procedimento giudiziario deve avere l’indirizzo della persona chiamata a difendersi in aula”.
Chambers però non si dà per vinto ed è ben deciso a insistere. Per parte nostra, cercheremo di aiutarlo con le seguenti considerazioni e mettendolo in contatto con l’editore di Napoli, Alfredo Alì, che ha più modestamente citato in giudizio la Cei, vale a dire la Conferenza episcopale italiana, per le manipolazioni della bibbia e per il fatto, molto grave, che la bibbia contenga centinaia di passi e insegnamenti contrari alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e alla Costituzione italiana. Nonché, aggiungiamo noi, contraria alla stessa Costituzione degli Stati Uniti e dei vari codici penali e civili di quasi tutto il mondo. Un libro quindi del quale sarebbe il caso di impedire la diffusione o almeno di spiegare il più possibile, a partire dalle scuole, che è da leggere solo come si può leggere l’Iliade o le favole africane: senza cioè trarvi ispirazione e senza dar retta alle migliaia di esegesi, e interpretazioni, tutte tra loro tragicamente diverse, che tentano disperatamente di rendere presentabile cio che presentabile non è. La bibbia ha molti pezzi bellissimi, ma seminati tra troppi genocidi, pulizie etniche, stragi di esseri umani, neonati compresi, tutti disastri bestiali – si noti bene – voluti o suggeriti da Dio al suo preteso popolo eletto e degni rappresentanti, con il contorno di incesti e altre porcherie.
Una delle cose comiche della bibbia e ancor più dei suoi seguaci, cattolici compresi, è che un comandamento intima di “non desiderare la donna altrui”. Anche un cretino capisce che il comandamento è nato solo per gli uomini, perché – lesbiche a parte – le donne semmai desiderano “l’uomo d’altri”. Già la formulazione del comandamento non lascia adito al dubbio che quei rozzi pastori di capre e pecore considerassero le donne alla stregua di semplice proprietà maschile, ma da quando le donne hanno finalmente iniziato a ribellarsi gli esegeti di tutti i tipi si sono esibiti nelle più varie acrobazie per imporre le versioni secondo le quali quel comandamento diceva sì pere, ma intendendo dire anche cocomeri…. Il dramma è che la versione completa del comandamento non è quella che ci propinano da qualche secolo, ma quella che ingiunge di non desiderare non solo la “donna d’altri”, ma anche “l’asino, il gregge e gli schiavi d’altri”. Ovviamente, come sempre in questi casi, la Chiesa la parola schiavi la traduce con la più soave parola “servi”, per nascondere il fatto strano che anche il popolo preferito da Dio era schiavista e che anche la stessa Chiesa ha legittimato per secoli lo schiavismo ed è stata per secoli proprietaria, tra l’altro, anche di schiavi. Una decina di secoli dopo la nascita del povero Cristo, S. Isidoro – grande studioso e intellettuale – scriveva i testi per leggi che distinguevano tra schiavi della Chiesa e schivi di privati…. Comunque, a parte il trucco di tradurre male la parola “schiavi”, è evidente che la formulazione originale di quel comandamento, ossequiato per secoli e secoli, trattava la donna come una pezza da piedi. Piedi maschili, ovviamente. Pezza da piedi proprietà privata di piedi maschili al pari dell’asino, delle pecore e degli schiavi….
Insomma, come sappiamo da Spinoza in poi, Chambers e Alfredo Alì di ragioni ne hanno da vendere. Ed è da notare che a differenza di quella di Chambers la causa intentata da Alì è stata dichiarata ammissibile. Ma non è questo il punto. Nello specifico della vicenda della denuncia di Chambers il punto è che il giudice Marlon Polk ha torto. Torto marcio. Per due buoni e incontrovertibili motivi. Il primo è che Dio per definizione è dappertutto, quindi la denuncia nei suoi confronti può essere notificata ovunque, in un qualunque punto del globo terrestre, anzi dell’Universo, ma in questo caso possiamo limitarci allo Stato del Nebraska. La citazione quindi è valida, in base alle stesse leggi del Nebraska, dovunque la si notifichi.
Il secondo motivo è che sul pianeta pullulano i tizi che si dicono rappresentanti di Dio sulla terra. E non pochi di loro – dal papa ai rabbini, dal vertice del clero anglicano fino agli ayatollah – sono legalmente riconosciuti come tali! Polk potrebbe quindi notificare la denuncia al papa, o al rabbino capo, anzi ai vari rabbini capi, e ai vertici delle altre confessioni monoteiste cha alla bibbia o comunque al Dio unico si ispirano. Tutta gente che dispone anche di fondi, utilizzabili per pagare qualche danno.
Insomma, volendo, si potrebbe fare. Per dirla alla Uolter, “we can”, espressione che anche Polk ben comprende.
Se tutto ciò può apparire paradossale e provocatorio, e in larga misura lo è, appare invece ragionevole far notare quanto segue. Si tratta della conclusione di una vicenda che conoscete bene perché ne ho parlato più volte nel mio blog sul sito de L’espresso.
Alla fine la condanna è arrivata, ma solo quando è del tutto inutile, anzi anche sospettabile di strumentalismo: buttare a mare il pesce piccolo per salvare i pesci grandi. Papa Ratzinger dunque su proposta di quella Congregazione per la dottrina della fede, una volta nota come Tribunale dell’Inquisizione e da lui diretta per anni prima di essere eletto papa, ha “spretato” d’autorità, cioè licenziato in tronco dal mestiere di religioso di professione, l’ormai 85enne Lelio Cantini. Chi è? Come sappiamo bene, perché ne ho scritto più volte, si tratta dell’ex parroco fiorentino accusato da una ventina di uomini e donne di abusi sessuali negli anni 1973-1987, quando loro nella parrocchia della Regina della Pace erano ancora bambine e bambini. Quattordici anni di abusi sessuali, ricatti e pressioni psicologiche emerse solo nel 2004, dato che le vittime non hanno trovato ascolto nei molti anni precedenti.
“Abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, dell’abuso nell’esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze”: questa la conclusione del cardinale Ennio Antonelli, amministratore apostolico della diocesi di Firenze. Per accertare che l’acqua calda è calda ci sono voluti molti anni. Troppi. E’ da anni infatti che quei fedeli si sono rivolti alla curia di Firenze, restando sempre inascoltati, finché hanno deciso di rivolgersi direttamente al Vaticano.
Nel 2005 il multi stupratore di minorenni era sì stato riconosciuto dalla Chiesa fiorentina colpevole di “delittuosi abusi sessuali, falso misticismo e dominio delle coscienze”, ma era stato condannato alla ridicola pena del divieto di celebrare messa in pubblico per cinque anni e all’obbligo di recitare litanie alla Madonna. Spostato ad altra sede, e mai denunciato dal clero alle autorità della Repubblica italiana, il parroco Cantini poteva continuare anche nel suo perverso meccanismo psicologico con il quale costringeva bambine e bambini alle sue voglie sessuali.
La sentenza della Congregazione critica anche l’allora vescovo ausiliare Claudio Maniago (proveniente e formatosi nella parrocchia della Regina della Pace) sia per avere sottostimato il caso e sia per avere protetto il parroco in modo non del tutto disinteressato neppure sul piano sessuale. Su certe orge a luci rosse sta indagando infatti finalmente anche la Procura della Repubblica di Firenze. Maniago stranamente non trovò di meglio che inviare alle vittime una lettera per dire in buona sostanza che “il danno è stato fatto e non si può tornare indietro”, invitando tutti al perdono e a “ritrovare la serenità”. Di peggio fece l’allora capo della Congregazione dei vescovi italiani, meglio nota come CEI, quando ha inviato agli stessi malcapitati una lettera per invitarli a “purgare la memoria”. Cioè a dimenticare. Però la sentenza della Congregazione critica sì Maniago, ma tace su Ruini…. Troppo potente e troppo amato in Vaticano per essere stato lo stratega tra l’altro del grasso obolo dell’8 per mille e di altri scandalosi privilegi ottenuti dallo Stato italiano con un pressing di fatto anche ricattatorio sulle coscienze dei nostri parlamentari di fede cattolica e di schiena non diritta.

Il lato comico di questa vicenda è che le prove e le testimonianze raccolte dalla Congregazione, organo di uno Stato estero chiamato Vaticano, non possono essere comunicate alla magistratura dello Stato italiano! E sì che il cosiddetto “segreto confessionale” qui non c’entra assolutamente un fico secco. Come sempre la Chiesa si comporta soprattutto in Italia come uno Stato nello Stato, con la pretesa non solo di intervenire, ma per giunta di sottrarre il proprio personale alla magistratura competente. Il dramma infatti è – come ben sappiamo – che Ruini&C ai fedeli fiorentini che hanno subìto quello che hanno subìto non poteva rispondere altrimenti, perché – per quanto possa parere incredibile – a voler imporre il silenzio, anzi il “segreto pontificio” sui reati gravi commessi dai religiosi, compresi gli stupri di minori, è stato proprio l’attuale papa, Ratzinger. A suo tempo nel blog de L’espresso ha pubblicato il testo integrale della ben precisa circolare inviata ai vescovi di tutto il mondo il 18 maggio 2001 dall’allora capo della Congregazione per la dottrina della fede, come si chiama oggi ciò che una volta era la “Santa” (!) Inquisizione e poi il Sant’Ufficio, cioè da Ratzinger. Il quale imponeva il segreto su questi orribili argomenti e avvertiva che a volere una tale sciagurata direttiva era il papa di allora. Vale a dire, Wojtyla in persona: che più si ha la coda di paglia e più si vuole sia fatto “santo subito”, in modo da sottrarlo il più possibile alle critiche per i suoi non pochi errori.

335 commenti
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  1. Sylvi
    Sylvi says:

    Cara Anita,

    Il sole è già dietro le prealpi e sono appena le 17.00.
    Che tristi lunghi mesi di notti lunghe.
    Ho passato la mattina e il pomeriggio a rinvasare in grandi ciotole macchie di viole e di verze colorate.
    Dovevo tappare le zone più spelacchiate del mio cosidetto “prato inglese” che , causa scarità di pioggia , assomiglia più a un prato pugliese.
    Sono soddisfatta.
    Tanti colori ravvivano anche l’umore!
    Mandi

  2. Sylvi
    Sylvi says:

    caro cc,

    in friulano: stropà- distropà.
    In veneto: destropar.
    Non credo derivi dal tedesco.

    Comunque io ho provato l’indigestione di ciliege.
    Terribile.
    Altro che distropà, era roba da lavanda gastrica.
    sylvi

  3. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Care Sylvi,
    ieri abbiamo messo dentro i miei oleandri, che traffico.
    Di solito li spostiamo con un carrello a mano, ma ieri avevo tre’ messicani che non capiscono una parola e non hanno nemmeno un po’ di buon senso, hanno insistito a caricarli a mano, alla fine ci siamo riusciti… :-(

    Poi questa notte abbiamo avuto un forte temporale con alti venti, il mio prato sembra allegro coperto di foglie rosse, gialle e rosa, brillano sotto il sole.

    Gli alberi saranno spogli verso la meta’ di novembre, secondo la temperatura.
    Anche qui abbinano le verze colorate con le viole ed i crisantemi.

    I miei gerani, le impatiens, le begonie e la mandevilla sono ancora in fiore, fino al primo gelo, ci siamo stati vicini, ma ancora non a zero Centigradi .

    Ciao, Anita

  4. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi
    “Dovevo tappare le zone più spelacchiate del mio cosidetto “prato inglese” che , causa scarità di pioggia , assomiglia più a un prato pugliese.”
    Forse più delle dominazioni storiche la differenza di abitudini è dovuta dalle differenze non umane ma climatiche.
    L’acqua…sembra una cosa banale,scontata ma fa la differenza.Non riusciremo mai a capire,metterci nelle stuazioni degli”altri” che “buttano il sangue” per procurarsela.Ricordo che la generazione dei miei nonni pugliesi aveva un concetto quasi sacro dell’acqua,la raccoglieva,dopo aver ben spazzato e pulito le terrazze di raccolta della pioggia(e che fatica!)nel pozzo,per poi conservarla e depurarla con le “anguille”.Quante raccomandazioni a noi sconsiderati “piccenne”che ce la tiravamo addosso sprecandola inutilmente per gioco!
    Queste cose per capirle bisogna viverle!
    Saluti
    L.

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Cara Sylvi, “prato pugliese” è una contraddizione in termini: o è prato, o è pugliese.
    I prati pugliesi sono steppe, se incolti, e terra arata, se curati.
    Io mi incavolo sempre come una biscia con l’assessorato al verde pubblico che, come vede crescere un po’ d’erba sui prati pubblici, manda subito i contadini che arano tutto. La vegetazione spontanea mediterranea, ricca e profumata, per la loro mentalità è soltanto erbaccia da estirpare.
    Ci piantassero almeno qualcosa, nel terreno pubblico arato… macchè, neanche quello!

  6. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Pino, riguardo alle foto della mia amica: glie lo proporrò.
    Lei è una tipa molto pignola (è ebrea, ma non so se c’entri qualcosa) e mi chiederà in quale modo saranno pubblicate, nel senso della destinazione finale. Cosa le rispondo? Come foto a sè stanti, come illustrazione di qualcosa o cos’altro?

  7. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Peter:
    “E la borsa d’acqua calda nel letto? non esagerare, senno’ i piedi si indeboliscono (roba da fare bagnare il letto… dalle risate, ad averci il tempo).”
    ————-
    Beh, io credo invece che questo potrebbe avere un senso: immaginiamo una donna con pressione bassa, che mette i piedi al caldo della borsa; la pressione le si abbassa ulteriormente a causa della vasodilatazione, lei esce dal letto in quel momento magari per far pipì e si ritrova barcollante a causa dell’ulteriore abbassamento di pressione. Di qui l’idea che la borsa troppo calda rammollisce i piedi.

  8. Anita
    Anita says:

    x Linosse

    I prati verdi da noi sono come una religione.
    Spendiamo un sacco di soldi per mantenerli, tagliati ogni settimana, fertilizzati, guai se ci sono erbacce o qualche fiore di cicoria giallo…
    I vicini criticano chi non li mantiene come di “regola”.
    Analisi al terreno, fungicidi, anacquuare profondo, e’ una vera scienza.
    Negli Stati più’ caldi usano altri tipi di erba, ma deve essere verde.
    Negli Stati scarsi d’acqua i giardini sono molto differenti, rocce e molte varieta’ di cactus.

    Anita

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Quando ero piccolo, nei miei primi 4 anni di vita abbiamo abitato in campagna io, mio fratello minore, i miei genitori e due anziane signore che abitavano con noi. Non c’era nè corrente elettrica nè acqua potabile: si accendeva il lume a petrolio e si beveva l’acqua del pozzo ( acqua piovana). Che io ricordi, solo mio fratello minore ( all’epoca lui poteva avere due anni ed io tre) prese il paratifo ma, poichè era uno che metteva in bocca qualsiasi schifezza, chissà cos’aveva ingoiato, avendo noi galline, conigli, capre e chissà cos’altro; non dipendeva dall’acqua del pozzo, perchè altrimenti ci saremmo ammalati tutti, specie le signore anziane e noi due bambini.

  10. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro CC, una curiosità: noto una difformità tra il piemontese che scrivi tu e il torinese che conosco io. Sei per caso del cuneese? Senza offesa, naturalmente, poichè a Torino ” t’ses ad Cueni è un’offesa”; semplicemente, ricordo amici di Boves che parlavano un piemontese leggermente alterato rispetto al torinese, con le alterazioni che trovo nella tua scrittura. Pura curiosità. Cerea!

  11. Sylvi
    Sylvi says:

    x Linosse.

    Credo di aver cominciato a capire andando nelle isole dalmate.
    Venivamo da una regione, la più piovosa d’Italia, e abbiamo visto enormi cisterne per la raccolta dell’acqua piovana.
    Ogni famiglia il suo pozzo e, soprattutto negli anni ’70, i filtri erano pressochè inesistenti.
    Tutto doveva essere bollito.

    Un nostro amico, ufficiale di macchina, aveva sostituito i filtri di sabbia con quelli di carbone, comprati all’estero, ed era invidiato da tutta l’isola.
    Ricordo la sua lavatrice che ci lasciava sbalorditi:
    la lavatrice in mezzo; a sinistra il bidone dell’acqua pulita da aspirare, a destra il bidone dell’acqua saponata espulsa.
    Quest’ultima naturalmente serviva per il water.
    Quante cose ci hanno insegnato!
    Ci si può lavare i denti con un bicchiere d’acqua, ci si può lavare in mare con sapone marino e sciacquarsi con l’acqua dolce…
    bagnare i pomodori, e gli altri pochi ortaggi dell’orto con un barattolo di pelati come misurino e naturalmente anche le bouganville.
    Si, abbiamo,anche i figli, capito il valore dell’acqua.
    mandi

  12. Peter
    Peter says:

    xMarco T

    le pressione bassa e’ un mito, in cui credono in molti. Se fosse una ‘malattia’, sarebbe l’unica che fa vivere piu’ a lungo. Sempreche’ non ci siano ragioni particolari che portino a repentini, ed inappropriati, abbassamenti (ma e’ una cosa che non viene mai ‘da sola’). L’ipotensione ortostatica e’ un caso a parte, e lo evito.
    Credo che solo una vasodilatazione generalizzata (come quella terapeutica indotta da certi farmaci ipotensivi) possa portare ad un reale abbassamento di pressione, non certo la borsa d’acqua calda. Il caldo ambientale puo’ avere un effetto simile, ma l’organismo si adatta prontamente con meccanismi di compensazione

    Peter

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x marco tempesta

    Ovviamente saranno pubblicate come foto realizzate dall’autore. E come se no? Posso chiedere a Davide di fare un link cliccando il quale si vedono le foto in questione. Magari con una breve presentazione scritta dalla stessa autrice degli scatti. Io al massimo posso scrivere perché le metto nel sito, al massimo tre o quetto righe. Che peraltro potrebbe scrivere lo stesso Marco Tempesta. Devo chiedere a Davide se è una cosa che sa fare, ma immagino di sì, e agli altri di Giornalettismo se sono d’accordo.
    Riguardo il fatto che sia ebrea non vedo a chi possa interessare. Direi che sono solo affari suoi.
    Un saluto.
    pino

  14. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Oggi pomeriggio sono stato in campagna. Ha piovuto tutta la metà di Settembre, ma Ottobre è stato caldo e senza un goccio d’acqua. Le olive si sono rattrappite, hanno bisogno di acqua. Dovrebbe piovere adesso, perchè se piove troppo a lungo e troppo a ridosso della raccolta, le olive si riempiono d’acqua e rendono meno olio, per cui i frantoiani le pagano di meno.
    La coltivazione delle olive è economicamente sempre in perdita, tant’è che interviene lo Stato con un’integrazione economica agli olivicoltori. Quest’anno è l’annata piena ( si sa che le olive vanno un anno a piena e un anno a vuota, con produzione minore). Si spera in un olio buono, ma non si sa a quale prezzo; credo che supereremo, a livello di acquisti al frantoio, abbondantemente i 4 euro al litro, se non 5 euro. Per cui, se al supermercato vedete olio al di sotto dei 6-7 euro al litro, sappiate che è roba greca o tunisina.

  15. marco tempesta
    marco tempesta says:

    ok, Pino, glie lo dirò.
    Ho detto che è ebrea per sottolineare la pignoleria ( non so se è una caratteristica tipica), ma in tono scherzoso, ovviamente.

  16. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    anche qui in GB di acqua ce n’e’ troppa. Vi e’ anzi serio rischio di allagamenti.
    Proprio giorni fa ho fatto demolire il capanno in cemento asbesto, e me ne hanno messo uno bellissimo prefabbricato in legno, con meta’ del tetto spiovente in plastica semiopaca. Insomma, quasi una serra, in cui ci tengo aranci in vaso. Le grondaie pero’ pendono dal lato sbagliato, per cui quei silly billies dovranno tornare e porvi rimedio. Avevo preso un bel bidone da 200 litri per raccogliere l’acqua piovana, ma non posso usarlo: troppo alto. Non importa, piove quasi sempre…
    Mica male come blog politico: sembra invece un salotto dove tutti bevono te’ e fanno small talk…

    ciao, Peter

  17. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Peter:
    come intervento d’urgenza per far abbassare la rpessione, certi medici consigliano di mettere i piedi nell’acqua calda o anche lavarsi le mani con acqua molto calda. Prima dell’intervento alle coronarie, io usavo l’asciugacapelli cone riscaldatore locale e funzionava.
    La variazione ortostatica può anche essere messa in causa, poichè niente toglie che certe persone, alzandosi bruscamente dal letto magari per la solita pipì urgente ( che a sua volta mi sembra sia ipotensiva), attribuissero alla borsa dell’acqua calda il fenomeno delle vertigini.

  18. Peter
    Peter says:

    xSylvi

    le anguille sono dei pesci d’acqua dolce che somigliano molto a delle serpi nere…
    Si usava metterle nelle cisterne con l’idea che depurassero l’acqua…beh, suppongo che si mangiassero gli insetti, forse i girini…
    Da ragazzo ne misi una piccolina in una vecchia cisterna in campagna. Anni dopo, la cisterna crollo’ per un’alluvione. Trovammo una bestiaccia lunga un metro e mezzo che sguazzava nel fango…paralizzata dal freddo. Francamente, faceva paura…

    Peter

  19. marco tempesta
    marco tempesta says:

    caro Peter, fare chiacchiere è anche politica: si evince la maniera in cui affrontiamo il nostro ruolo in società.
    Leggere tra le righe porta a conoscere il pensiero e l’indole altrui molto meglio di qualsiasi discorso politico, che per necessità è mediato dalla cultura e dal livello d’ informazione a cui si ha accesso.
    Conoscere gli altri ci porta a riflettere su quali siano le reali necessità della società, al di là dei proclami teorici. Come ben ha fatto osservare Pino qualche post fa, la gente mette al primo porto la pancia e poi viene tutto il resto. la sinistra è caduta ( e qui rispondo a Nunzio) proprio perchè si è allontanata dal ‘bar’, ovvero dai discorsi apparentemente fatui dei comuni mortali. Se avesse avuto l’accortezza di ascoltare i discorsi da bar, avrebbe capito l’aria che tirava. Non lo ha fatto e adesso ci ritroviamo il Cavaliere ( i cavalli siamo noi, che dobbiamo tirare la sua carretta).

  20. Peter
    Peter says:

    xMarco T

    altro mito urbano, o campestre, non saprei.
    La pressione alta non e’ mai un’urgenza di per se’. E se lo fosse, non si abbassarebbe certo mettendo mani e piedi in acqua calda…
    Ricordo con orrore ‘certi medici’ (come dice lei) in Italia che trovavano dei valori alti di pressione, forse alta da anni, e la abbassavano repentinamente con capsule da schiacciare sotto i denti, iniezioni endovenose, etc…
    Abbassare la pressione di colpo e’ quasi sempre uno sbaglio, salvo casi particolarissimi

    Peter

  21. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Le capsule le hanno date anche a me, credo fosse nitroglicerina o roba del genere. Si scioglievano sotto la lingua ed abbassavano la pressione di parecchio ( io andavo a volte in ospedale con 210/110)
    Ma la medicina non dovrebbe essere scientifica, quindi uguale per tutti i medici?

  22. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ora devo andare: mi aspetta la presentazione di un libro (presenta una mia amica, io vado solo ad ascoltare) che parla del disagio di vivere. Mai un libro che parli della gioia di vivere. Eccheccavolo, ma che razza di vita di m… fanno questa gente, se scrivono solo di disagi, solitudini, disperazioni?

  23. Peter
    Peter says:

    xMarco T.

    mi hanno gia’ detto che questo non e’ un blog di medicina.
    Comunque, la nitroglicerina sotto la lingua si usa di solito per l’angina (dolore toracico cardiaco etc etc). Se la pressione si abbassa, pazienza, anzi forse meglio, perche’ si riduce il lavoro cardiaco di un povero cuore ischemico. Come dicevo su, vi sono sempre dei casi particolari…
    Le capsule cui mi riferivo erano invece certi calcio-antagonisti (farmaci peraltro ottimi in generale), che si davano SOLO per abbassare repentinamente la pressione in persone che stavano bene nell’insieme.
    Dico solo che la pressione ‘alta’ deve essere confermata da ripetute misurazioni. Una volta confermata, ed escluse cause particolari, va portata giu’ a valori ‘normali’ (anche qui il discorso si complica) gradualmente: di solito ci vogliono settimane, o anche mesi

    Peter

  24. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Peter

    so benissimo che cosa sono le anguille, ma virgolettate da Linosse pensavo fossero un filtro particolare!
    Non sapevo però che venissero messe nei pozzi.
    Anche oggi ho imparato!
    Per i veneziani il “bisato sull’ara” (anguille allo spiedo) era piatto tradizionale della vigilia di Natale.
    Ma anguille di acqua limpida!
    mandi

  25. Peter
    Peter says:

    a proposito di medicina, tempo fa brontolavo che oggi si cura meglio l’acne della Vi sono sclerosi multipla.
    Ebbene, proprio l’altro giorno una gradita notizia: un nuovo farmaco sembra in grado di riparare le lesioni della sclerosi multipla. Vi sono ancora studi e trials da fare, ma i risultati iniziali sono molto incoraggianti. Un tale che ne era affetto severamente, a quanto dice, si sente ‘guarito’ ed ha ripreso a giocare a golf. Se e’ tutto vero, e’ sbalorditivo: e’ molto raro che una malattia complessa venga guarita da un solo farmaco.
    Il farmaco era stato sperimentato per il trattamento delle leucemie…

    Peter

  26. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Ho letto l’articolo e qualche giorno fa lo mandai a due amiche, una col figlio malato di MS, l’altra ha MS da almeno 12 anni.
    Ho anche letto di un farmaco usato per alcuni tipi di leucemia che sembra che siano di beneficio per MS.

    Sin da giovane soffrivo di IBS, inizio’ quando avevo circa 25 anni.
    Dopo la morte di mio figlio Alan, mi prescrissero diversi sonniferi, nessuno mi aiutava, anzi al contrario.
    Il medico tento’ un vecchio farmaco, Dalmane, non mi aiuto’ per il sonno, ma l’ IBS si fermo’ completamente.
    Lo prendo ancora adesso, se manco un un giorno mi ritorna l’inzio dei sintomi dell’ IBS.

    Strange? It works for me.
    Bye, Anita

  27. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Le anguille nel pozzo.
    I miei nonni materni abitavano a Ravenna, in citta’, anzi al centro.
    Non c’era acqua potabile, avevano il pozzo in cortile con le anguille.
    Io cercavo di pigliarne una col secchio…pensandoci adesso mia mamma era un tantino trascurata, potevo facilmente cadere nel pozzo.

    Anita

  28. x Peter: Nioctri purtroppo non racconta balle
    x Peter: Nioctri purtroppo non racconta balle says:

    Other Losses, ovvero quanto è difficile per uno storico fare accettare una verità non ufficiale. Quella che non si trova sui libri di storia. Criticato aspramente negli Stati Uniti e in Francia, oggetto di pesanti accuse anche a livello accademico, James Bacque non si è perso d’animo. Il suo Other Losses, best-seller in Canada, tradotto in francese, in tedesco e presto in italiano ( Gli altri lager, i prigionieri tedeschi nei paesi alleati, Mursia) ha scatenato un putiferio. Bacque è stato accusato di revisionismo da Stephen Ambrose, professore all’università di New Orleans, di nazismo o di apologia del nazismo da più di un giornalista…

    ( Daniela Cavallari – Articolo pubblicato su L’Italia settimanale del 5 maggio 1993

    Il libro del canadese James Bacque fu stampato per la prima volta nel 1989 in Canada: fu subito il sasso nello stagno. La sua colpa? aver detto per la prima volta quello che era stato fino a quel momento solo sussurrato e cioè che alla fine della guerra nei campi alleati i prigionieri di guerra trdeschi erano trattati in condizioni non diverse da quelle dei Gulag e dei Lager nazisti.

    Bacque giunge a calcolare che tra il 1945 e il 1946 almeno ottocentomila soldati tedeschi (ma non solo soldati e non solo tedeschi, ci tiene a precisare Bacque: in mezzo c’erano anche italiani) morirono di fame, sete, malattie.

    Cosa diede a Bacque lo spunto per incominciare ad investigare ed a ricercare le testimonianze riguardo a questo tentativo di “genocidio”? Una semplice operazione aritmetica. I dati ed i registri relativi ai prigionieri di guerra detenuti dagli americani sono velocemente “andati distrutti” impedendo di fare calcoli precisi, non così i dati dell’ Unione Sovietica che riportano come nei campi sovietici (dove gli ex soldati tedeschi erano sì trattati in condizioni miserrime ma dove almeno conservarono lo status di prigionieri di guerra) morirono 450.600 soldati tedeschi. Poichè nei registri tedeschi è accertato che tra tutti i tedeschi fatti prigionieri alla fine della guerra, 1,4 milioni non tornarono e quindi morirono in prigionia, è evidente che la differenza è a carico degli angloamericani. Da notare comunque che mentre i prigionieri tedeschi in mano sovietica furono in discreto numero sin dall’ inizio del conflitto tra la Germania e l’ URSS ed in particolare furono numarosi sin dalla fine del 1942, la stragrande maggioranza di prigionieri tedeschi caddero in mano alleate solo ad incominciare dalla fine del 1944 e quindi la “strage” di prigionieri in mano americana si compì in soli pochi mesi e comunque a partire solo dopo la fine delle ostilità.

    Il libro di Bacque è zeppo di testimonianze personali sia da parte dei tedeschi sopravvissuti che di parte americana, tuttavia ciò che ha maggiore importanza, è che il libro dimostra come queste violenze siano derivate da decisioni preseal più alto livello militare e politico a riprova che si è trattato di un’ azione deliberata e pianificata, volta letteralmente a sopprimere quante più vite possibile ed a punire un intero popolo.

    Di chi le responsabilità? Dei militari, di chi dirigeva i campi di prigionia, o anche del corpo politico? Bacque denuncia che Eisenhower, comandante dello Shaef (Supreme Headquarters Allied Expeditionary Forces, Supremo Quartier Generale delle Forze di Spedizione Alleate), poi dell’Usfet (United State Forces European Theatre, Forze americane sulla scena europea), e futuro presidente degli Stati Uniti, appoggiava, e favoriva le azioni contro i tedeschi.

    Con un artificio gli Stati Uniti cambiarono lo “status” dei prigionieri tedeschi che da POWs (Prisoners of War, prigionieri di guerra, come definiti dalla Convenzione di Ginevra) furono declassificati in “DEFs” (Disarmed Enemy Forces, Forze nemiche disarmate). Il cambiamento fu sostanziale. Mentre come POW i prigionieri erano protetti dalla convenzione di Ginevra, i “DEF” non godevano della protezione stabilita dal trattato ginevrino, e quindi potevano essere affamati, maltrattati, esposti a malattie mortali. E così fu

    * ai prigionieri tedeschi per moltissimo tempo (vedi più avanti in questa pagina) non fu permessa l’ assistenza da parte della Croce Rossa Internazionale;
    * i prigionieri furono lasciati in campi all’ aperto senza la costruzione di nessun riparo e quindi esposti (giorno e notte) alle intemperie;
    * mentre i “POWs” per la convenzione ginevrina avevano diritto a razioni alimentari confrontabili con quelle dei militari del paese che li deteneva, tali privilegi non esistevano per i “DEFs” e quindi ai tedeschi furono concesse razioni insufficienti e spesso anche l’ acqua scarseggiava;
    * in espressa violazione della Convenzione di Ginevra un gran numero di prigionieri tedeschi furono trasferiti ad altre nazioni. Gli Stati Uniti trasferirono 765.000 prigionieri tedeschi alla Francia, 76.000 alle nazioni del Benelux e 200.000 all’ Unione Sovietica. Inoltre gli U.S. si rifiutarono di accettare la resadi soldati tedeschi in Sassonia e Boemia i quali furono consegnati all’ Unione Sovietica.

    Non solo Eisenhower agito nella deliberata consapevolezza di danneggiare quanto più possibile i prigionieri tedeschi, Ike anche mentì, dice Bacque:

    Mentre i prigionieri di guerra in mano degli americani morivano di fame e di stenti a Parigi egli dichiarò, nel febbraio del ’45, che “gli Stati Uniti rispettano pienamente la Convenzione di Ginevra, come è sempre stato nella tradizione militare americana”. Eisenhower andò anche oltre: impedì ai “buoni americani”, mossi a pietà, di aiutare i tedeschi dopo la guerra.

    Nel libro di Bacque, sono riportate le testimonianze di coloro che videro i camion carichi di cadaveri che ogni giorno lasciavano gli accampamenti e delle donne civili che furono arrestate mentre provavano a gettare il pane sopra la recinzione dell’accampamento. Il fatto che agli ispettori della croce fu impedito l’ accesso ai campi, e che gli aiuti alimentari della croce rossa sono stati rispediti indietro, la proibizione di costruire ripari, l’ adozione di razioni ridotte è visto da Bacque come “metodi da genocidio„

    Abiettamente lo stato giuridico di POWs fu cambiato quando la guerra con la Germania era finita. Quando le razioni furono ridotte nei campi di prigionia negli USA, Canada, and Great Britain, molti tedeschi conclusero che gli angloamericani stavano esercitando una sorta di “vendetta del vincitore”. E’ probabile che non avessero torto: ora che la guerra in Europa era finita gli alleati non avevano alcun motivo per trattare bene i prigionieri tedeschi: non c’era più timore che, per ritorsione, anche i tedeschi potessero trattare i loro POWs non in linea con la convenzione di Ginevra.

    Il libro di Bacque fu accolto molto negativamente negli USA e molto criticato da tutta la stampa. Molti detrattori insorsero, ma non potendo contraddire dati di fatto come l’ artificio di declassificare i prigionieri di guerra in “DEFs”, cercarono di dimostrare che ciò era dovuto ad una drastica crisi nei rifornimenti e che comunque le cifre indicate da Bacque dovessero essere nettamente ridimensionate.

    E’ facile argomentare che se fosse così non si spiegherebbe perchè per ordine di Eisenhower fu fatto divieto (pena la morte) a che i civili portassero cibo ai prigionieri e perchè venissero respinti al mittente gli aiuti della Croce Rossa:

    “…Under no circumstances may food supplies be assembled among the local inhabitants in order to deliver them to prisoners of war. Those who violate this command and nevertheless try to circumvent this blockade to allow something to come to the prisoners place themselves in danger of being shot…”

    Quello sopra è il contenuto della lettera che Eisenhower stesso mandò con corriere urgente speciale a tutti i sindaci di tutte le città tedesche il 9 maggio 1945, cioè il giorno dopo il Victory in Europe Day che sanciva la fine della guerra in Europa. Come si vede in questo documento, tuttora conservato negli archivi civici di molte città tedesche, Eisenhower proibiva tassativamente di fornire cibo ai prigionieri di guerra, pena la fucilazione, cosa che effettivamente avvenne in molte occasioni, quando alcune donne che portavano cibo agli uomini affamati vennero passate per le armi.

    Dunque il libro di James Bacque ha fatto rumore nel mondo, ma vi è da dire che in passato molte altre voci avevano comunque avuto il coraggio di denunziare il comportamento degli americani in Germania.

    L’ imprenditore e politico americano Homer Earl Capehart fu fortemente critico con le politiche di Truman e di Eisenhower nei confronti della Germania subito dopo la guerra e li accusò del tentativo di far morire di fame ciò che rimaneva della nazione tedesca

    Konrad Adenauer, che sarebbe diventato il Cancelliere della Germania ricostruita, intervistato dall’esercito Usa il 22 giugno 1945, chiese pietà alle autorità militari a stelle e strisce:

    «Anche i prigionieri tedeschi nei campi americani mangiavano l’erba e raccoglievano le foglie dagli alberi perché avevano fame, esattamente come facevano i russi, purtroppo… Gli alleati hanno usato gli stessi metodi che usarono anche i tedeschi».

    E in un discorso tenuto in Svizzera nel 1949, Adenauer fece ufficialmente riferimento alla morte, causata dagli alleati, di milioni di prigionieri tedeschi.

    La Croce Rossa Internazionale ad oggi non ha avuto il coraggio di ammettere esplicitamente la strage di soldati tedeschi nei lager americani, tuttavia, implicitamente qualche cosa fa velatamente capire. Leggiamo infatti dal sito ufficiale della Croce Rossa:

    The surrender of Germany on 8 May 1945 led to the capture of millions of German soldiers who could no longer count on the assistance of their government nor on that of their families, themselves in a situation of dire poverty. On the victorious side, public opinion held that the Germans were only getting what they deserved, and the ICRC found itself virtually alone in interceding on their behalf.

    The ICRC made approaches to the authorities of the four occupation zones and, in the autumn of 1945, it received authorization to send both relief and delegates into the French and British zones. On 4 February 1946, the ICRC was allowed to send relief into the American zone, and on 13 April 1946 it obtained permission to extend this activity to the Soviet zone.

    The quantities received by the ICRC for these captives remained very small, however. During their visits, the delegates observed that German prisoners of war were often detained in appalling conditions. They drew the attention of the authorities to this fact, and gradually succeeded in getting some improvements made.

    E dunque si ammette che alla Croce Rossa fu vietato per molti mesi di accedere ai campi in cui erano detenuti i soldati tedeschi, che fra le nazioni occidentali gli americani furono gli ultimi a permettere alla Croce Rossa di raggiungere i prigionieri e che anche quando ciò fu permesso si potè farlo solo in piccolissima parte. Inoltre l’ ammissione che i prigionieri erano detenuti (quasi un anno dopo la fine della guerra) in “appalling conditions”.

  29. x Peter e x Nicotri
    x Peter e x Nicotri says:

    “E in un discorso tenuto in Svizzera nel 1949, Adenauer fece ufficialmente riferimento alla morte, causata dagli alleati, di milioni di prigionieri tedeschi”.

    Non vorrei vi sfuggisse questa frase nell’articolo che ho postato (sbagliando il cognome di Nicotri, cosa di cui mi scuso).
    Ratzy very a Mary

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